L’assassinio di un giovane palestinese da parte di coloni israeliani è il più recente tentativo di escalation

Amira Hass

6 agosto 2023 – Haaretz

I coloni israeliani assassini saranno probabilmente liberati o dichiarati innocenti per legittima difesa, i palestinesi attaccati saranno processati per tentato omicidio. Ma la violenza organizzata ha un altro obiettivo.

Ci sono vari possibili scenari in seguito all’assassinio del giovane palestinese Qosai Mi’tan nel suo villaggio di Burqa, a est di Ramallah: la polizia lascerà libero di tornare a casa sua l’ebreo incarcerato in seguito alle affermazioni del suo avvocato che ha agito per legittima difesa dopo che il suo amico era stato ferito. In seguito a proteste crescenti da parte dei parlamentari del (partito) Sionista Religioso che l’esercito sta abbandonando i coloni, l’esercito e lo Shin Bet arresteranno in quel villaggio i palestinesi indiziati per aver attaccato con armi il sospettato (ferito e portato in ospedale), e anche i suoi amici.

Il pubblico ministero chiuderà la pratica contro i due sospettati dato che sarà convinto che si stavano difendendo o potrebbe cambiare l’accusa con una per uso improprio di armi. I giudici a Gerusalemme saranno indulgenti e condanneranno entrambi ai servizi sociali, come lavorare in un asilo nell’avamposto di Pnei Kedem autorizzato di recente.

I palestinesi devono rispondere davanti al tribunale militare di Ofer dell’accusa di aver attaccato pastori ebrei la vigilia dello Shabbat. La loro detenzione sarà estesa fino alla fine di tutti i procedimenti legali. Saranno accusati di tentato omicidio e condannati a vari anni di carcere. “Una disputa sui pascoli non dovrebbe finire in un attacco contro pastori innocenti che volevano solo che le loro pecore e capre brucassero l’erba che cresce su questa terra fertile,” dirà poeticamente il giudice, un tenente colonnello.

Delirante? Non in Israele, come provano i commenti domenica mattina di Itamar Ben-Gvir [ministro di ultradestra per la sicurezza nazionale, ndt.] in cui afferma che ai due sospettati si dovrebbe dare un’onorificenza. Nel giugno 2022 (durante il governo Bennett-Lapid-Gantz), un colono dell’avamposto autorizzato di Nofei Nehemia ha ucciso il ventisettenne Ali Harb del villaggio di Iskaka, a sud di Nablus. Il colono stava partecipando a un’invasione organizzata delle terre del villaggio con lo specifico intento di fondarci un nuovo avamposto. Quando gli abitanti di Iskaka hanno tentato di fermare gli invasori uno di loro ha tirato fuori un coltello con cui ha ucciso Harb. Il pubblico ministero ha archiviato il caso certo che il colono avesse agito per difendersi.

L’invasione dei campi di Burqa da parte di un gruppo di coloni e delle loro greggi è stata prontamente definita dai media come un “conflitto sui pascoli”. Questa formula ingannevole ignora il modello fisso di una crescente violenza dei coloni contro i palestinesi attuata principalmente da “pastori ebrei” ben armati. Dall’inizio dell’anno al 24 luglio ci sono stati 581 attacchi, senza contare assalti e intimidazioni che non sono finiti con danni a proprietà o persone.

Noi non lavoriamo nel vuoto normativo,” ha detto giovedì scorso il giudice Uzi Fogelman, valutando i ricorsi contro la legge che impedisce che Netanyahu venga dichiarato inabilitato a governare. Egli stava difendendo l’autorità della corte a rivedere persino le leggi fondamentali [Basic Laws]. Il giorno prima, lui e i suoi colleghi Esther Hayut e Yael Willner hanno davvero lavorato nel vuoto normativo com’è loro inviolabile abitudine quando si tratta delle colonie in Cisgiordania. Hanno respinto un ricorso presentato dagli abitanti di un altro villaggio chiamato Burqa (questo è vicino a Nablus), che chiedevano fosse loro permesso di lavorare la propria terra senza gli attacchi di coloni e divieti ai propri spostamenti imposti dall’esercito.

La petizione è stata respinta poiché la scuola ebraica, la yeshiva illegale in quella località, era stata spostata in una piccolissima enclave designata come “terra demaniale,” nel bel mezzo di terreni privati palestinesi. Il fatto che i coloni si spostino in questa terra privata e che questa sia la ricetta infallibile per continue molestie e attacchi contro palestinesi non è stata presa in considerazione dai giudici. Proprio come il pubblico ministero che ha liberato l’accoltellatore di Nofei Nehemia ha ignorato l’intenzione illegale a priori di costruire un avamposto invasivo su terreni palestinesi (pubblici o privati fa lo stesso agli occhi del diritto internazionale). Entrambe le decisioni incoraggiano i pogromisti ebrei.

L’assassinio di Mi’tan non è avvenuto in un vuoto. I dettagli precisi saranno chiariti grazie a indagini indipendenti nei prossimi giorni. Ma noi possiamo già riconoscere alcuni degli schemi che saranno seguiti:

1. Collaborazione tra coloni e istituzioni statali. L’avamposto di Migron, a sud di Burqa, fu costruito nel 1999 sui terreni di Burqa. Dopo una battaglia legale intrapresa dagli abitanti del villaggio insieme all’organizzazione Peace Now [Ong progressista pacifista israeliana, ndt.] i coloni furono estromessi dall’avamposto nel 2012, ma l’esercito proibì ai palestinesi, proprietari legali, di ritornare ai propri appezzamenti, coltivarli e svilupparli secondo le proprie necessità. Questo divieto è stato un invito a quelli che 3 anni fa hanno iniziato un allevamento di pecore detto Ramat Migron sulla stessa collina. I contadini e pastori palestinesi della zona spesso denunciano violenti attacchi da questo avamposto. Le autorità hanno trasferito parecchie volte i coloni che, per nulla scoraggiati, ci ritornano continuamente.

2. Anche isolare il villaggio dal circondario, al punto da soffocarlo economicamente e sociale sembra essere sistematico. Burqa giace a meno di 10 chilometri a est di Ramallah. All’inizio degli anni ’80 una strada diretta alla città fu bloccata a vantaggio della colonia di Psagot. Una seconda strada fu bloccata agli inizi del 2000, quando l’avamposto di Giv’at Assaf fu costruito sui terreni del villaggio di Beitin, di fronte all’uscita nord da Burqa. Questa uscita è ancora bloccata.

Invece di meno di 10 minuti per raggiungere Ramallah gli abitanti di Burqa devono fare una lunga deviazione attraverso villaggi adiacenti che richiede dai 30 ai 45 minuti. I costi connessi e la perdita di tempo hanno un impatto diretto sulla difficile situazione economica del villaggio. Anche se nel 2014 l’esercito ha detto al gruppo per i diritti umani B’Tselem che per quanto lo concerne l’uscita non era bloccata, blocchi di cemento e sassi sono piazzati là e non permettono il passaggio delle auto. I pedoni non si azzardano ad andarci. L’avamposto di Oz Zion, ripetutamente demolito e ricostruito, si trova nelle vicinanze della strada bloccata. 

Anche questo è un metodo usato dai coloni: bloccare strade e sentieri usati dagli abitanti dei villaggi palestinesi. L’esercito sta a guardare. Perciò i coloni hanno bloccato l’uscita diretta da Qaryut alla superstrada 60 o la strada dal villaggio di Sinjil ai propri terreni.

3. L’obiettivo comune condiviso dallo Stato e dai coloni assalitori resta quello di occupare i terreni dei palestinesi. Circa 1.000 dunam (100 ettari) di terreni di Burqa, in maggioranza agricoli, sono intrappolati dentro colonie che si sono iniziate a costruire nella zona negli anni ’80, o vicino a strade che portano a quelle colonie. Gli abitanti non hanno accesso alle proprie terre. La maggior parte delle terre rimanenti è nell’Area C (sotto completa autorità israeliana), una definizione degli accordi di Oslo che avrebbe dovuto essere temporanea, ma è diventata permanente. Israele impedisce al villaggio di costruire sulle proprie terre e di svilupparle come sembra opportuno.

Secondo una relazione del 2014 di Iyad Haddad, un ricercatore sul campo di B’Tselem [principale ong israeliana per i diritti umani, ndt.], sugli altri terreni la sistematica violenza da parte dei cittadini israeliani dal 2000 e la conseguente paura impediva agli abitanti di accedere a ulteriori 1.200 dunam. La stessa relazione fece notare che un quarto degli abitanti del villaggio aveva subito attacchi dai coloni. I più noti sono incendiare la moschea e prendere a pietrate i pastori e i raccoglitori di olive.

4. Persino le greggi di capre e le mandrie di bovini servono come arma contro i palestinesi. In tutta la Cisgiordania decine di avamposti di pastori mandano le loro greggi affamate nei villaggi, negli accampamenti di tende, nei campi e frutteti palestinesi per sabotarne i raccolti e impedire agli abitanti di coltivare le proprie terre. Oltretutto questa è una tattica usata per permettere a coloni israeliani armati, spesso scortati dall’esercito, di invadere comunità palestinesi e sconvolgere le loro vite.

Questa violenza organizzata e ben finanziata ha un altro obiettivo: creare provocazioni che portino a un’escalation militare. Dopo tutto i palestinesi non potranno contenere tanto a lungo gli attacchi crescenti contro di loro, commessi con il favore di polizia, esercito e pubblico ministero. Se i palestinesi cercano di difendersi o reagire, esercito e Shin Bet intraprendono delle azioni contro di loro.

Questo obiettivo è stato espresso da Elisha Yered, uno dei due sospetti dell’omicidio di Mi’tan. Yered, un abitante dell’avamposto di Ramat Migron, ha scritto un testo pubblicato il 5 luglio dal Jewish Voice: “Come cittadini cosa ci resta da fare? Non possiamo ridurre neppure per un momento le nostre richieste per una vasta e profonda operazione militare… in tutti i villaggi di Giudea e Samaria. L’obiettivo di tale operazione deve esse la vittoria riconosciuta dal nemico e non una serie di conflitti sanguinosi ogni due o tre mesi …

La recente mini operazione (a Jenin) è stata il risultato di proteste diffuse da parte degli abitanti di Giudea e Samaria [la Cisgiordania, ndt.], a cui più tardi si sono uniti parlamentari e figure pubbliche … noi scenderemo in piazza e protesteremo persino per eventi ‘minori’ come il lancio di pietre e gli attacchi con bombe incendiari e chiariremo agli apparati di sicurezza che non resteremo in silenzio se continua questa politica di contenimento.”

Tutti i rami del movimento dei coloni sono coordinati. Non sorprende quindi che al momento il capo del Comando Centrale, Yehuda Fuchs, sia nel mirino dei rappresentanti dei coloni nella Knesset, che lo accusano di essere debole e di permettere libertà di movimento ai palestinesi. L’opposto del “contenimento” è la guerra. A favore della guerra sono i sostenitori dell’espansionismo e delle annessioni, perché in guerra è più facile commettere crimini irreversibili su larga scala.

(tradotto dall’inglese da Mirella Alessio)




Rapporto OCHA del periodo 5 – 24 luglio 2023

1). Un palestinese ha ucciso un soldato israeliano ed ha ferito una guardia di sicurezza di un insediamento colonico israeliano; successivamente è stato ucciso in uno scontro a fuoco (seguono dettagli).

Il 6 luglio, un palestinese ha sparato, uccidendo un soldato israeliano; è quindi fuggito, ma è stato ucciso in un successivo scontro a fuoco con le forze israeliane. L’episodio è avvenuto vicino all’incrocio di Jit, prossimo all’insediamento israeliano di Kedumim (Qalqilya), quando forze israeliane hanno fermato e perquisito un veicolo palestinese. Nello stesso episodio è rimasta ferita una guardia di sicurezza israeliana. Più tardi, lo stesso giorno, forze israeliane hanno fatto irruzione a Qibya (Ramallah), da dove proveniva l’autore dell’aggressione, ed hanno fatto un sopralluogo nella sua casa di famiglia; secondo quanto riferito, in preparazione della sua demolizione punitiva. Durante il sopralluogo, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni contro palestinesi residenti che lanciavano pietre. Tre palestinesi, tra cui due minori, sono stati feriti con proiettili veri e altri 20 hanno ricevuto cure mediche per aver inalato gas lacrimogeni. Altri tre palestinesi sono stati arrestati. Secondo fonti israeliane un soldato israeliano è stato ferito da pietre.

2). Nella città di Nablus, nel corso di un’operazione che ha comportato scontri a fuoco, le forze israeliane hanno ucciso due palestinesi (seguono dettagli).

Il 7 luglio, forze israeliane hanno fatto irruzione nella Città Vecchia di Nablus, hanno circondato una casa ed hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi all’interno della stessa. Due palestinesi sono stati uccisi. Secondo fonti israeliane, gli uomini erano sospettati di aver sparato a forze israeliane.

Altri 23 palestinesi sono rimasti feriti mentre lanciavano pietre contro forze israeliane; queste hanno sparato proiettili veri, proiettili di metallo rivestiti di gomma e lacrimogeni. Tre uomini sono stati arrestati. Secondo fonti mediche, durante l’operazione, le forze israeliane avrebbero ostacolato l’accesso delle squadre mediche.

3). Il 7 luglio, nel Campo profughi di Nur Shams (Tulkarm), un palestinese è morto per le ferite riportate dall’esplosione di un ordigno che stava preparando.

4). Durante due episodi registrati a Nablus e Ramallah, forze israeliane hanno ucciso due palestinesi e ne hanno ferito un altro (seguono dettagli).

Il 10 luglio, ad un checkpoint situato sulla strada 450 vicino al villaggio di Deir Nidham (Ramallah), forze israeliane hanno sparato, uccidendo un palestinese che, secondo la loro versione, aveva lanciato una granata e aveva sparato contro di loro. Non sono stati segnalati ferimenti di israeliani. Secondo fonti mediche, per circa quattro ore, le forze israeliane hanno impedito alle squadre mediche di raggiungere l’uomo ferito. Il corpo dell’uomo è stato trattenuto dalle autorità israeliane.

Il 21 luglio, nel villaggio di Sabastiya a nord-ovest di Nablus, un palestinese è stato ucciso e un altro è stato ferito e arrestato dalle forze israeliane. L’esercito israeliano ha riferito di un tentativo di speronamento con veicolo. Secondo testimoni oculari, le forze israeliane che pattugliavano la zona hanno aperto il fuoco contro il veicolo senza preavviso. Le Organizzazioni per i diritti umani hanno riferito di aver trovato nel veicolo più di 40 fori di proiettile. In seguito all’accaduto, residenti palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane che hanno sparato lacrimogeni, costringendo 15 palestinesi a richiedere cure mediche per inalazione di gas lacrimogeno.

5). Nell’area di Ramallah, in due distinte manifestazioni contro l’espansione degli insediamenti colonici, forze israeliane hanno ucciso due palestinesi, tra cui un giovane di 16 anni, e ne hanno ferito altri due (seguono dettagli).

Il 7 luglio, nel villaggio di Umm Safa, durante una manifestazione contro la creazione di un nuovo insediamento israeliano, forze israeliane hanno sparato, uccidendo un palestinese e ferendone un altro. Secondo quanto riferito, i palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane, che hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni. Secondo testimoni oculari, l’uomo ferito a morte, nel momento in cui è stato colpito, non partecipava alla manifestazione e non era coinvolto in scontri.

Il 21 luglio, durante una manifestazione tenuta a Umm Safa, palestinesi hanno lanciato pietre contro forze israeliane che hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni, uccidendo un palestinese di 16 anni e ferendone un altro con proiettili veri. La manifestazione si è tenuta per protestare contro la continua espansione degli insediamenti colonici israeliani e i continui attacchi di coloni contro il villaggio. Ciò ha portato a 29 il totale di minori palestinesi uccisi finora in Cisgiordania nel 2023, rispetto ai 15 nello stesso periodo del 2022.

6). Nella città di Nablus, durante un episodio legato a coloni, forze israeliane hanno ucciso un palestinese (seguono dettagli).

Il 20 luglio, nella città di Nablus, sono scoppiati scontri tra forze israeliane che accompagnavano coloni alla tomba di Giuseppe e palestinesi. I palestinesi hanno sparato proiettili veri e ordigni esplosivi; le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni. Un palestinese è stato ucciso e altri 73 sono rimasti feriti: tre colpiti da proiettili veri e 65 curati per inalazione di gas lacrimogeno. Secondo fonti mediche, le forze israeliane hanno impedito alle équipe mediche di intervenire e trasferire in ospedale un ragazzo di 12 giorni che aveva inalato gas lacrimogeno. Inoltre il parabrezza di un’ambulanza è stato frantumato da proiettili di gomma.

7). In Cisgiordania, durante il periodo in esame, sono stati feriti da forze israeliane 352 palestinesi, tra cui almeno 56 minori, comprese 26 persone colpite da proiettili veri. La maggior parte dei feriti (120) è stata segnalata durante manifestazioni contro l’espansione degli insediamenti a Umm Safa (Ramallah) e le restrizioni di accesso legate agli insediamenti a Kafr Qaddum (Qalqilya).

Altri 121 feriti si sono avuti durante 19 operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte da forze israeliane in Cisgiordania. Ciò include un’operazione durante la quale le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Nur Shams (Tulkarem) nell’area A della Cisgiordania, causando, con i bulldozer, danni alle infrastrutture stradali, comprese le reti fognarie ed interrompendo servizi idrici, elettrici e fognari. Sei palestinesi sono rimasti feriti, di cui quattro colpiti da proiettili veri e due da schegge. Dopo questa operazione, sette minori sono rimasti feriti mentre, secondo quanto riferito, maneggiavano un ordigno esplosivo artigianale. Secondo fonti ufficiali israeliane, l’operazione è stata effettuata per “neutralizzare ordigni esplosivi e arrestare sospetti ricercati”.

In altri sette episodi, registrati principalmente intorno a Nablus e Ramallah, 87 palestinesi sono stati feriti da forze israeliane. Ciò ha fatto seguito allo sconfinamento di coloni israeliani, accompagnati da forze israeliane, in sette Comunità palestinesi: Urif e Nablus, Kafr Qaddum e Arab Al Khouli/Wadi Kana (entrambe a Qalqiliya), Kobar e Al Mazra’a al Qibliya (entrambe a Ramallah) e At Tuwani (Hebron); in tali circostanze sono stati segnalati episodi di lancio di pietre da parte di residenti palestinesi contro forze israeliane. In altri due casi, forze israeliane hanno sparato, ferendo due palestinesi, tra cui un minore, mentre cercavano di entrare in Israele attraverso varchi abusivi nella Barriera vicino a Tulkarm e Qalqilya.

I restanti 22 feriti palestinesi, di cui quattro con proiettili veri, si sono verificati durante scontri con lancio di pietre contro forze israeliane posizionate all’ingresso di Beita (Nablus). Complessivamente, 288 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno, 26 sono stati colpiti da proiettili veri, 29 sono stati feriti da proiettili di gomma, sei da schegge e tre sono stati aggrediti fisicamente.

8). In Cisgiordania sedici (16) palestinesi, compresi due minori, sono stati feriti da coloni israeliani, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 44 casi. Ciò si aggiunge alle vittime palestinesi da parte di coloni e forze israeliane nei suddetti episodi relativi a coloni (seguono dettagli).

In due distinti episodi, accaduti il 7 e il 10 luglio, vicino agli ingressi di Beit Ummar (Hebron) e Huwwara (Nablus), due minori palestinesi sono stati investiti e feriti da coloni.

Il 12 luglio, quattro palestinesi sono stati aggrediti fisicamente da coloni nei pressi della Comunità di Ein al Beida, a est di Tubas.

Il 13 luglio, coloni accompagnati da forze israeliane hanno aggredito fisicamente pastori palestinesi nella Comunità araba di Al Kholi (Qalqiliya), provocando danni alla proprietà e feriti. Secondo la Comunità locale, le forze israeliane presenti sul posto, sono intervenute per proteggere i coloni. Quattro anziani palestinesi hanno richiesto cure mediche in ospedale, due dei quali in gravi condizioni. Le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni ed hanno arrestato sei palestinesi.

Lo stesso giorno, nel sito di un nuovo avamposto di insediamento vicino al villaggio di Kobar (Ramallah), coloni hanno lanciato pietre, ferendo un palestinese. Successivamente, palestinesi hanno lanciato pietre contro coloni e contro forze israeliane che li scortavano sparando lacrimogeni. Secondo i media israeliani, durante l’episodio un colono è stato ferito da una pietra.

Il 15 luglio, ad At Tuwani (Hebron), coloni hanno lanciato pietre, ferendo un palestinese che pascolava il proprio bestiame. Secondo i media israeliani, i palestinesi avevano lanciato pietre contro i coloni, ferendone uno. Successivamente, forze israeliane hanno fatto irruzione nel villaggio effettuando un’operazione di ricerca e provocando il ferimento di un palestinese e l’arresto di tre attivisti per i diritti umani.

Il 17 luglio, vicino al villaggio di Husan (Betlemme), coloni, secondo quanto riferito provenienti dall’insediamento di Beitar Illit, hanno aggredito fisicamente una donna palestinese che lavorava la propria terra.

Il 22 luglio, nel villaggio di Al Mazra’a al Qibliya (Ramallah), secondo quanto riferito, coloni provenienti dall’avamposto dell’insediamento di Haresha hanno ferito due palestinesi. Un palestinese è stato ferito con proiettili di gomma sparati dalle forze israeliane intervenute. Secondo fonti della Comunità, durante il periodo di riferimento, più di 400 alberi e alberelli sono stati vandalizzati su terra palestinese prossima agli insediamenti israeliani, in otto casi registrati vicino ad Al Bowereh, Adh Dhahiriya, Khirbet Sarura e Umm ad Daraj (tutti a Hebron), Al Lubban Sharqiya e Sabastiya (entrambe a Nablus) e Al Mazra’a al Qibliya (Ramallah).

Altre proprietà palestinesi sono state danneggiate e il bestiame è stato ferito in 18 casi registrati a Ramallah, Nablus, Salfit, Hebron e Gerusalemme, o nelle vicinanze. I beni danneggiati comprendevano strutture residenziali e agricole, trattori, coltivazioni, tratti di reti idriche e pannelli solari. Nei restanti 18 casi segnalati in Cisgiordania, coloni israeliani hanno lanciato pietre, danneggiando 38 veicoli palestinesi.

9). In Cisgiordania, otto coloni israeliani, tra cui tre minori, sono stati feriti da palestinesi in sei diversi episodi (seguono dettagli).

Il 16 luglio, sulla strada 356 vicino all’insediamento di Tekoa (Betlemme), palestinesi armati hanno aperto il fuoco su veicoli israeliani. Tre israeliani sono rimasti feriti, compresi due minori. Successivamente, forze israeliane hanno condotto un’operazione di ricerca nella città di Betlemme, dove hanno ferito cinque palestinesi, di cui tre con proiettili veri, e hanno fatto irruzione in una moschea dove hanno arrestato due palestinesi, tra cui uno sospettato di aver compiuto l’attacco.

Oltre ai due israeliani feriti vicino a Kobar e At Tuwani (vedi sopra), il 12 luglio, durante una manifestazione contro gli insediamenti a Kobar (Ramallah), un ragazzo di 14 anni è stato ferito da pietre lanciate da palestinesi.

Il 10 e 20 luglio, nel villaggio di Deir Qaddis (Ramallah) e all’interno dell’insediamento di Ghilo (Gerusalemme est), due israeliani sono rimasti feriti in una aggressione con coltello da parte di palestinesi. In altri tre casi registrati il 7, 9 e 16 luglio, vicino a Ramallah e Nablus, secondo fonti israeliane, palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani provocando il ferimento di un israeliano e danni a tre veicoli.

10). Nella Città Vecchia di Gerusalemme, forze israeliane hanno sfollato dalla loro casa, con la forza, un’anziana coppia palestinese (seguono dettagli).

L’11 luglio, la famiglia Ghaith-Sub Laban è stata sfrattata dalla propria casa dopo che il loro contratto di locazione protetto era stato invalidato dai tribunali israeliani, consentendo il sequestro della loro proprietà da parte di un’organizzazione di coloni israeliani. A seguito del loro sfollamento, la loro casa è stata immediatamente consegnata a coloni israeliani. L’Ufficio delle Nazioni Unite dell’Alto Commissario per i Diritti Umani nei TPO ha affermato che le leggi israeliane utilizzate per sfrattare la famiglia sono intrinsecamente discriminatorie e violano gli obblighi di Israele in materia di diritti umani. Secondo le valutazioni dell’OCHA, circa 1.000 palestinesi sono a rischio di sgombero forzato a Gerusalemme est, principalmente a causa di procedimenti giudiziari avviati da gruppi di coloni.

11) Le autorità israeliane, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, hanno demolito, confiscato o costretto a demolire 54 strutture a Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, comprese 20 abitazioni. Di conseguenza, 66 palestinesi, tra cui 34 minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 795 altri. Sedici (16) delle strutture interessate erano state fornite da donatori in risposta a precedenti demolizioni. Quindici (15) di queste 16 strutture sono state demolite in un’unica circostanza ad Al Muntar (Gerusalemme) e un’altra struttura è stata demolita a Beit Jala (Betlemme). L’ottanta per cento delle strutture colpite (43) si trovava in Area C. Le restanti undici strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, comprese nove strutture residenziali, provocando lo sfollamento di cinque famiglie, comprendenti 24 persone, tra cui 12 minori. Otto delle undici strutture demolite a Gerusalemme est sono state demolite dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane. Inoltre, non conteggiate sopra, le autorità israeliane hanno demolito due strutture agricole nell’area C di Birin vicino a Bani Na’im (Hebron) presumibilmente per “violazione di un terreno demaniale”.

12). Otto famiglie sono state sfollate dal governatorato di Gerusalemme e dalle colline a Hebron Sud, in conseguenza della violenza dei coloni e della perdita dell’accesso ai pascoli (seguono dettagli).

Il 10 e 19 luglio 2023, sette famiglie composte da 36 persone, inclusi 20 minori e otto donne (tutti registrati come rifugiati) della Comunità beduina di Al Baqa’a nel Governatorato di Gerusalemme, e una famiglia palestinese composta da 13 persone, inclusi nove minori, della Comunità di pastori di Wedadie, nelle colline di Hebron Sud (a sud del villaggio di As Samu’a) hanno smantellato le proprie strutture residenziali e di sostentamento, hanno lasciato le proprie Comunità e si sono trasferiti in luoghi più sicuri. Secondo le famiglie, il trasferimento è conseguenza dell’aumento delle attività insediative, seguite alla creazione di nuovi avamposti di insediamento di pastori e agricoltori israeliani. Tra il 2022 e il 2023 circa 300 persone sono state sfollate da Ras al Tin, Wadi as Seeq, Ein Samiya, Lifjim e Al Baqa’a, in ragione della violenza dei coloni e della perdita dell’accesso ai pascoli.

13). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 20 casi, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento”. Questi episodi hanno interrotto il lavoro di agricoltori e pescatori. Un pescatore è rimasto ferito, altri quattro sono stati arrestati e una barca è stata sequestrata.

14). Il 5 luglio 2023, per la prima volta dall’escalation dello scorso maggio, gruppi armati palestinesi di Gaza hanno lanciato contro Israele cinque razzi che sarebbero stati tutti intercettati. Le forze aeree israeliane hanno effettuato quattro attacchi aerei ed hanno lanciato otto missili; secondo quanto riferito, prendendo di mira postazioni appartenenti a gruppi armati a Gaza City e nel nord di Gaza. Non ci sono state segnalazioni di feriti da nessuna delle due parti, ma sono state danneggiate una casa a Sderot e due strutture civili a Gaza.

Ultimi sviluppi (dopo il periodo di riferimento)

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

Il 25, 26 e 27 luglio, in tre diverse operazioni condotte a Nablus e Qalqiliya, forze israeliane hanno sparato, uccidendo cinque palestinesi, tra cui un minore. Durante una delle operazioni, sono stati segnalati scontri a fuoco tra palestinesi e forze israeliane.

________________________________________

Note a piè di pagina

1 – Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane; ad esempio da civili israeliani o da razzi palestinesi malfunzionanti, così come quelli la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute.

2 – Le vittime israeliane in questi rapporti includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, vengono conteggiate separatamente.

La protezione dei dati dei civili da parte di OCHA include episodi avvenuti al di fuori dei Territori Palestinesi Occupati (TPO) solo se hanno coinvolto residenti dei Territori Palestinesi Occupati come vittime o responsabili.

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data.

Versione originale

 

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 13 giugno – 4 luglio 2023

 

1). Durante un’operazione condotta a Jenin, le forze israeliane hanno ucciso cinque palestinesi, tra cui un minore; altri due palestinesi, tra cui un altro minore, sono morti per le ferite riportate (seguono dettagli).

Il 19 giugno, forze israeliane hanno condotto un’operazione su larga scala della durata di oltre 11 ore, iniziata con unità sotto copertura che hanno fatto irruzione a Jenin durante le prime ore del mattino. Le forze israeliane hanno ucciso cinque palestinesi, tra cui un minore, e ne hanno feriti altri 90. Almeno 50 dei feriti sono stati causati da proiettili veri. Palestinesi e forze israeliane hanno avuto uno scontro a fuoco nelle aree vicine al Campo profughi di Jenin. Dai palestinesi sono stati usati ordigni esplosivi improvvisati che hanno provocato danni all’equipaggiamento militare israeliano. Successivamente, le forze israeliane hanno lanciato un attacco aereo, secondo quanto riferito, come parte del processo di evacuazione delle truppe che erano state affrontate dai palestinesi con armi da fuoco e ordigni esplosivi. Secondo fonti israeliane, durante l’operazione, otto membri delle forze israeliane sono rimasti feriti. Secondo fonti mediche, durante le operazioni, le forze israeliane hanno limitato il movimento delle ambulanze nell’area. Il 20 e 21 giugno, altri due palestinesi, tra cui una ragazza, sono morti per le ferite riportate ad opera delle forze israeliane, durante l’operazione a Jenin. Una valutazione umanitaria iniziale stima che almeno 75 case abbiano subito danni durante l’operazione, compresi i danni causati dall’uso di proiettili esplosivi da spalla. Sono stati segnalati danni anche a infrastrutture come generatori elettrici, reti idriche e servizi di telecomunicazione. Non è stato segnalato alcuno sfollamento.

2). Il 20 giugno, nel Campo profughi di Balata (Nablus), due palestinesi sono stati uccisi e un minore è rimasto ferito da un ordigno esplosivo, maneggiato incautamente e fatto esplodere.

3). Due palestinesi hanno ucciso quattro coloni israeliani, tra cui due minori, prima che venissero uccisi (seguono dettagli).

Il 20 giugno, vicino all’insediamento colonico di Eli (Nablus), due palestinesi hanno sparato, uccidendo quattro coloni israeliani, tra cui due minori, e ferendone altri quattro. Uno degli aggressori è stato colpito e ucciso da un colono israeliano sul posto, mentre l’altro è fuggito ed è stato colpito e ucciso dalle forze israeliane vicino al villaggio di Aqqaba (Tubas), durante una caccia all’uomo. Successivamente, le forze israeliane hanno inasprito le restrizioni di movimento nel governatorato di Nablus e hanno chiuso diversi checkpoints.

4). Le forze israeliane hanno ucciso un palestinese durante un episodio legato a coloni (seguono dettagli).

Il 21 giugno, in seguito all’aggressione avvenuta nei pressi di Eli, circa 300-400 coloni israeliani sono entrati nella Comunità palestinese di Turmus’ayya (Ramallah), accompagnati da forze israeliane. I coloni israeliani hanno sparato, lanciato pietre, aggredito fisicamente residenti palestinesi e dato fuoco a case, veicoli, alberi e terreni coltivati di proprietà palestinese (maggiori dettagli di seguito). I palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni. Le forze israeliane hanno ucciso un palestinese e ne hanno feriti altri 41, tra cui due minori.

5). Le forze israeliane hanno ucciso tre palestinesi, tra cui un minore, in un attacco con droni a Jenin (seguono dettagli).

Il 21 giugno, vicino al checkpoint di Al Jalama (Jenin), tre palestinesi, tra cui un minore, sono stati presi di mira da un attacco aereo israeliano mentre viaggiavano su un veicolo. L’esercito israeliano ha dichiarato che l’attacco con droni era indirizzato contro palestinesi che avevano precedentemente effettuato attacchi con armi da fuoco contro israeliani. Alla chiusura del presente bollettino le autorità israeliane stavano ancora trattenendo i loro corpi.

6). In Cisgiordania, presso checkpoints, un minore palestinese è stato ucciso e sei membri delle forze israeliane e un colono israeliano sono rimasti feriti in due attacchi con armi da fuoco (seguono dettagli).

Il 24 giugno, al checkpoint di Qalandiya (Gerusalemme), un palestinese di 17 anni ha aperto il fuoco contro forze israeliane ed è stato successivamente colpito e ucciso dalle forze israeliane. Secondo fonti israeliane, due membri delle forze israeliane sono rimasti feriti. Il corpo del giovane viene trattenuto dalle autorità israeliane.

Il 13 giugno, un colono israeliano e quattro membri delle forze israeliane sono rimasti feriti quando autori, ritenuti palestinesi, hanno sparato contro i loro veicoli, vicino al checkpoint di Barta’a (Jenin). Successivamente le forze israeliane  hanno intensificato le restrizioni di accesso all’area.

7). Il 3 e 4 luglio 2023, le forze israeliane hanno condotto un’operazione aerea e terrestre su larga scala nel Campo profughi di Jenin e dintorni. I dettagli dell’impatto umanitario dell’operazione di due giorni sono disponibili negli aggiornamenti flash n. 1 e n. 2 di OCHA e nel rapporto sulla situazione n.1. Il Ministero della Sanità palestinese (MoH) ha confermato che, durante l’operazione a Jenin, sono stati uccisi dodici palestinesi, tra cui quattro minori. Inoltre, un palestinese è stato ucciso dalle forze israeliane, il 3 luglio a Ramallah, durante una manifestazione con lancio di pietre in segno di protesta contro l’operazione di Jenin. Durante l’operazione sono rimasti feriti almeno 143 palestinesi. Secondo fonti israeliane, un soldato israeliano è stato ucciso e un altro è rimasto ferito. Una panoramica delle distruzioni causate dall’operazione di Jenin non è inclusa in questo rapporto poiché le valutazioni umanitarie sono ancora in corso.

8). In ulteriori episodi che hanno provocato vittime in tutta la Cisgiordania, le forze israeliane hanno ucciso tre palestinesi e altri due sono morti per le ferite riportate durante cinque operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte dalle forze israeliane, inclusa una demolizione punitiva (seguono dettagli).

Il 13 giugno, forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Balata, hanno circondato una casa e hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi. Un palestinese affetto da autismo è stato colpito e ucciso, e nove palestinesi sono rimasti feriti, tutti da proiettili veri sparati dalle forze israeliane.

Il 15 giugno, forze israeliane hanno fatto irruzione nella città di Nablus e condotto una demolizione punitiva della casa di famiglia del palestinese coinvolto nella sparatoria e nell’uccisione di un soldato israeliano nella città di Nablus, nell’ottobre 2022. I palestinesi hanno lanciato pietre in varie località della città di Nablus, e in alcuni casi si è verificato uno scontro a fuoco tra forze israeliane e palestinesi. Un palestinese è stato colpito e ucciso, e 333 palestinesi sono rimasti feriti, di cui tre con proiettili veri sparati dalle forze israeliane.

Il 19 giugno, forze israeliane hanno condotto un’operazione a Hussan (Betlemme), durante la quale i palestinesi hanno lanciato pietre e bottiglie incendiarie contro le forze israeliane, e queste ultime hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni, uccidendo un palestinese e ferendone altri tre, di cui due con proiettili veri.

Il 20 e 24 giugno, due palestinesi sono morti per le ferite riportate, uno durante un’operazione di ricerca-arresto nel Campo profughi di ‘Askar (Nablus) il 19 giugno, e un altro il 22 maggio 2023, durante un’operazione delle forze israeliane a Jenin che ha comportato scambi a fuoco con i palestinesi.

9). In Cisgiordania, durante il periodo in esame, 1.310 palestinesi, tra cui almeno 103 minori, sono stati feriti dalle forze israeliane, comprese 105 persone colpite da proiettili veri. La maggior parte dei feriti (618) è stata registrata in due episodi di demolizione punitiva a Nablus. Altri 317 feriti si sono verificati durante 23 operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte dalle forze israeliane in tutta la Cisgiordania. In altri 22 casi, registrati principalmente intorno a Nablus e Ramallah, 187 palestinesi sono stati feriti dalle forze israeliane. La maggior parte di loro è stata curata per inalazione di gas lacrimogeni. Ciò ha fatto seguito all’ingresso di coloni israeliani, accompagnati dalle forze israeliane, in queste Comunità palestinesi. Circa l’85% di questi feriti è stato registrato tra il 20 e il 24 giugno, dopo l’uccisione di israeliani vicino a Eli. Altri 170 feriti sono stati registrati durante manifestazioni, contro l’espansione degli insediamenti e le restrizioni di accesso legate agli insediamenti a Beit Dajan e Beita (entrambe a Nablus), e Kafr Qaddum (Qalqilya), e in altre manifestazioni contro l’operazione condotta a Jenin il 3-4 luglio. Un altro minore palestinese è stato aggredito fisicamente, ferito e arrestato dalle forze israeliane a un checkpoint nell’area H2 della città di Hebron. I restanti 17 feriti palestinesi, tra cui quattro feriti da arma da fuoco e con proiettili veri, sono avvenuti durante scontri con lancio di pietre contro le forze israeliane posizionate all’ingresso di Beit Ummar (Hebron) e Husan (Betlemme). Complessivamente, 953 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, 105 sono stati colpiti da proiettili veri, 50 sono stati feriti da proiettili di gomma, 33 da schegge, 23 sono stati aggrediti fisicamente, tre sono stati colpiti da granate assordanti.

10). Nella Cisgiordania settentrionale e centrale, coloni israeliani hanno ferito 19 palestinesi ed hanno causato danni a proprietà palestinesi in 46 casi, in quattro giorni consecutivi, tra il 20 e il 24 giugno (seguono dettagli).

Dopo l’attacco con armi da fuoco vicino all’insediamento di Eli, centinaia di coloni israeliani, accompagnati da forze armate, hanno aperto il fuoco, lanciato pietre, aggredito fisicamente i residenti palestinesi e dato fuoco alle loro proprietà in 36 Comunità palestinesi; principalmente intorno a Nablus e Ramallah. In totale, 41 case di proprietà palestinese sono state danneggiate. Cinque case di proprietà palestinese sono state completamente bruciate nel villaggio di Turmus’ayya (Ramallah) e 36 sono state danneggiate o bruciate a Huwwara, Al Lubban ash Sahrqiya, ‘Urif, Turmus’ayya, Umm Saffa e Sinjil. La maggior parte dei danni è avvenuta alle finestre, frantumate con pietre dai coloni. Almeno sei famiglie palestinesi, sono state sfollate; comprendevano 25 palestinesi, tra cui otto donne, 12 minori e una persona con disabilità. Almeno 75 veicoli di proprietà palestinese sono stati danneggiati o distrutti, di cui 39 completamente bruciati. Inoltre, il 21 giugno, coloni israeliani hanno vandalizzato una scuola e una moschea a ‘Urif (Nablus). La sera del 21 giugno, coloni israeliani sono entrati nella scuola vuota e hanno lanciato bottiglie incendiarie contro le finestre di due aule, provocando danni. In totale, durante questi attacchi di coloni, 19 palestinesi, tra cui cinque minori, sono stati feriti da coloni e altri 160 sono stati feriti da forze israeliane intervenute o comunque coinvolte. Dei 160 feriti, 14 sono stati causati da proiettili veri, 15 da proiettili di gomma, 123 hanno ricevuto cure mediche per aver inalato gas lacrimogeni sparati dalle forze armate e otto sono stati aggrediti fisicamente. A‘Urif (Nablus), quattro coloni israeliani sono stati feriti da pietre lanciate da palestinesi durante uno di questi episodi.

11). Altri sei palestinesi, tra cui tre minori, sono stati feriti da coloni israeliani, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 33 casi registrati in Cisgiordania. Questi si aggiungono alle vittime palestinesi da parte di coloni e forze israeliane nei suddetti episodi relativi a coloni (seguono dettagli).

Il 21 giugno, coloni israeliani hanno aggredito fisicamente e ferito un palestinese all’ingresso di Birin (Hebron) con una sbarra di metallo.

Il 28 giugno, coloni hanno aggredito fisicamente e ferito due minori palestinesi che pascolavano il loro bestiame ad Al Mu’arrajat East (Ramallah).

Lo stesso giorno, coloni israeliani hanno allestito due tende residenziali su un terreno privato palestinese a Khirbet, nell’area di Tawamini, a Massafer Yatta (Hebron). In un successivo scontro fisico tra proprietari terrieri palestinesi e coloni israeliani, un palestinese è stato aggredito fisicamente e ferito.

Il 2 luglio, coloni israeliani hanno bloccato una strada vicino al villaggio di Yasuf (Nablus) e hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi. Un minore palestinese è stato ferito con pietre e due veicoli hanno subito danni. Il 3 luglio, un palestinese è stato colpito e ferito da proiettili veri sparati da coloni israeliani, dopo che, durante la notte, coloni scortati dalle forze israeliane avevano attaccato il villaggio di Deir Dibwan (Ramallah). I palestinesi hanno lanciato pietre e i coloni israeliani hanno sparato proiettili veri, provocando il ferimento di un palestinese a una mano.

Secondo fonti delle Comunità, durante il periodo di riferimento, più di 260 alberi e alberelli sono stati vandalizzati su terra palestinese vicino agli insediamenti israeliani, in otto episodi segnalati vicino a Husan e Al Khadr (entrambi a Betlemme), Tarqumiya, Al Bowereh e At Tuwani (tutti a Hebron) , Umm Saffa e Dura al Qar’a (entrambe a Ramallah) e Kafr ad Dik (Salfit). Altre proprietà palestinesi sono state danneggiate e il bestiame è rimasto ferito in 14 casi verificatisi a Ramallah, Nablus, Salfit, Hebron, Gerusalemme e Qalqiliya o nelle vicinanze. Le proprietà danneggiate includevano strutture residenziali e agricole, trattori, colture e una rete idrica. Negli altri 11 casi segnalati in Cisgiordania, coloni israeliani hanno lanciato pietre, danneggiando 19 veicoli palestinesi.

12). Oltre ai quattro israeliani uccisi e ai nove feriti vicino al checkpoint di Eli, Barta’a (Jenin) e ‘Urif (Nablus) (vedi sopra), in Cisgiordania, altri due coloni sono rimasti feriti in episodi di lancio di pietre. In due casi, il 22 giugno e il 4 luglio, palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani vicino a Gerico e Gerusalemme, provocando il ferimento di due israeliani e danni a due veicoli. In altri quattro casi, secondo fonti israeliane, persone ritenute palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, vicino a Ramallah, Gerico e Betlemme, causando danni a due veicoli.

13). In Israele, dieci israeliani sono rimasti feriti in due attacchi palestinesi con accoltellamento e speronamento con auto e un aggressore palestinese è stato ucciso (seguono dettagli).

Il 3 luglio, un ragazzo palestinese di 14 anni di Jenin ha accoltellato e ferito un israeliano a Bnei Brak (Israele) prima di essere arrestato dalla polizia israeliana.

Il 4 luglio, un palestinese di Hebron ha speronato con il suo veicolo dei pedoni israeliani a Tel Aviv, prima di uscire dalla sua auto e accoltellare altri. Secondo fonti israeliane, almeno nove persone sono rimaste ferite, tra cui una donna incinta che ha perso il bambino. Secondo quanto riferito, l’autore è stato ucciso da un civile israeliano.

14). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 38 strutture comprese 14 abitazioni. Di conseguenza, 48 palestinesi, tra cui 22 minori, sono stati sfollati e i mezzi di sussistenza di oltre 8.000 altri ne sono stati colpiti. Sei delle strutture colpite erano state fornite da donatori in risposta a precedenti demolizioni nelle Comunità di Hammamat al Maleh e Ein al Hilwa – Um al Jmal (entrambe a Tubas). Più della metà delle strutture colpite (23) si trovavano in Area C. Le restanti 15 strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, inclusa una struttura residenziale ad Ath Thuri, provocando lo sfollamento di due famiglie comprendenti 14 persone, tra cui sei minori. Undici (11) delle 15 strutture demolite a Gerusalemme Est sono state distrutte dai loro proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane.

15). Il 15 e 22 giugno, forze israeliane hanno fatto irruzione nella città di Nablus, nell’Area A della Cisgiordania, e hanno demolito con esplosivi due appartamenti in due distinti edifici a più piani, per motivi punitivi, sfollando due famiglie comprendenti undici persone, tra cui tre minori. Entrambe le case appartenevano alle famiglie di due uomini arrestati e accusati di aver ucciso un soldato israeliano nell’ottobre 2022. Il 14 giugno, durante una di queste demolizioni, un palestinese è stato ucciso dalle forze israeliane, mentre, durante entrambe le demolizioni, altre 618 persone, compresi 38 minori, sono state ferite. Secondo quanto riferito, i palestinesi hanno lanciato pietre e oggetti esplosivi e le forze israeliane hanno usato munizioni vere, proiettili di metallo rivestiti di gomma e lacrimogeni. Dall’inizio del 2023, per motivi punitivi, sono state demolite 14 case e una struttura agricola, rispetto alle 14 strutture di tutto il 2022 e alle tre del 2021. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva e come tali sono illegali ai sensi del diritto internazionale.

16). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, presumibilmente per imporre restrizioni all’accesso, in almeno 21 casi, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento”. In tali circostanze, il lavoro di agricoltori e pescatori è stato gravemente limitato. In due casi, un pescatore è rimasto ferito e altri cinque sono stati arrestati. Inoltre, un peschereccio è stato sequestrato e un altro è stato danneggiato. In due occasioni, le forze israeliane hanno utilizzato bulldozer per spianare il terreno all’interno di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale, nell’Area centrale. In altre circostanze, tre uomini palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane mentre cercavano di entrare in Israele attraverso la recinzione perimetrale.

17). Il 3 e 4 luglio, a Gaza City, palestinesi si sono riuniti vicino alla recinzione perimetrale israeliana per protestare contro l’operazione delle forze israeliane a Jenin. Cinque palestinesi sono rimasti feriti, tra cui un minore, mentre i manifestanti lanciavano pietre e le forze israeliane sparavano proiettili veri.

18). Inoltre, nella Striscia di Gaza, il 14 e il 26 giugno, tre minori palestinesi sono stati feriti dall’esplosione di residuati bellici che avevano trovato a Rafah e nella città di Gaza e che stavano manomettendo.

Ultimi sviluppi (dopo il periodo di riferimento)

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

Il 6 luglio, nei pressi dell’insediamento israeliano di Kedumim e del villaggio palestinese di Jit (Qalqiliya), un palestinese ha sparato, uccidendo un soldato israeliano; l’uomo è stato successivamente ucciso dalle forze israeliane. Una guardia israeliana è rimasta ferita.

Il 7 luglio, durante una un’operazione che stavano conducendo a Nablus, in uno scontro a fuoco con palestinesi, le forze israeliane hanno ucciso due palestinesi.

________________________________________

Note a piè di pagina

1 – Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane; ad esempio da civili israeliani o da razzi palestinesi malfunzionanti, così come quelli la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute.

2 – Le vittime israeliane in questi rapporti includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, vengono conteggiate separatamente.

La protezione dei dati dei civili da parte di OCHA include episodi avvenuti al di fuori dei Territori Palestinesi Occupati (TPO) solo se hanno coinvolto residenti dei Territori Palestinesi Occupati come vittime o responsabili.

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data.

Versione Originale

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




In diretta: il raid di Jenin si conclude con la morte di 12 palestinesi e un israeliano

5 luglio 2023 – Middle East Eye

Le truppe israeliane si ritirano dal campo profughi martedì notte dopo un assalto durato due giorni

PUNTI CHIAVE

I residenti di Jenin si svegliano in mezzo alla devastazione

Uccisi tre minorenni su 12 palestinesi

Israele bombarda Gaza dopo il lancio di razzi

Aggiornamenti in tempo reale

Il bilancio delle vittime palestinesi sale a 12 mentre è rimasto ucciso un soldato israeliano

7 ore fa

Buongiorno lettori di MEE,

È stata un’altra notte di conflitto nella Cisgiordania occupata, a Gaza e in Israele.

Ieri notte, secondo l’esercito israeliano, i due giorni di assalto israeliano al campo profughi di Jenin si sono conclusi con la ritirata delle truppe che ha lasciato una scia di devastazione.

Quando poco dopo la mezzanotte le truppe israeliane se ne sono andate gli abitanti hanno dichiarato di aver trovato al loro rientro il caos, con strade distrutte e edifici ridotti in macerie.

Almeno 12 palestinesi sono stati uccisi e più di 100 sono rimasti feriti.

Secondo la Mezzaluna Rossa palestinese quasi un terzo [degli abitanti] del campo profughi, circa 4.000 palestinesi, è fuggito dalle proprie case.

La scorsa notte mentre Israele ritirava le sue forze un soldato israeliano è stato ucciso.

Nell’operazione sono stati utilizzati circa 1.000 soldati israeliani, con l’impiego di elicotteri d’attacco insieme a droni, aerei da combattimento e armi pesanti, con il risultato che numerose proprietà sono state danneggiate o distrutte.

Qualche ora dopo che le forze israeliane hanno iniziato a ritirarsi da Jenin cinque razzi sono stati lanciati da Gaza verso Israele, inclusa la città di Sderot. Non sono stati segnalati feriti.

L’attacco di Israele a Jenin è stato uno dei più pesanti assalti israeliani in Cisgiordania in quasi 20 anni.

L’esercito israeliano ha effettuato contro il campo profughi almeno 20 attacchi con droni.

Aggiornamento a tarda notte

15 ore fa

Il raid israeliano nella città occupata di Jenin, in Cisgiordania, ha ucciso almeno 12 palestinesi quando i militari hanno preso di mira il campo profughi e gli ospedali della zona, in quella che è una delle più vaste operazioni militari in Cisgiordania degli ultimi anni.

L’offensiva è stata diffusamente descritta come uno dei peggiori attacchi israeliani a Jenin degli ultimi due decenni.

Martedì il Ministero della Sanità dell’Autorità Nazionale Palestinese ha confermato la morte di 2 persone, portando il numero totale di palestinesi uccisi ad almeno 12.

Secondo la Ministra della Sanità palestinese May al-Kaila durante il raid le forze israeliane hanno preso di mira anche ospedali, personale medico e ambulanze.

La ministra ha affermato che le forze israeliane hanno fatto irruzione nell’ospedale pubblico di Jenin e hanno aperto il fuoco provocando tre feriti. Kaila ha aggiunto che hanno attaccato anche l’ospedale Ibn Sina.

Nel corso del raid oltre agli ospedali sono state danneggiate anche una chiesa cattolica e una moschea. Le foto condivise online mostrano le finestre della chiesa distrutte ed evidenti danni all’esterno.

Diverse notizie che citano fonti israeliane hanno affermato che martedì le forze israeliane avrebbero iniziato a ritirarsi, mentre i media palestinesi riportano sporadici scontri con le forze israeliane.

“Le forze israeliane hanno iniziato a ritirarsi dal campo di Jenin”, ha detto martedì sera ad AFP [agenzia di stampa francese, ndr.] un portavoce dell’esercito, senza fornire ulteriori dettagli.

Tuttavia, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha avvertito che l’operazione non è stata un evento occasionale, aggiungendo che Israele “continuerà fino a quando sarà necessario” ad impegnarsi in operazioni militari a Jenin.

MEE sta facendo una pausa nella copertura, ma riprenderà presto. Per rimanere aggiornato sulle ultime novità, seguici su Facebook, Instagram, Twitter e TikTok.

La risposta degli Stati Uniti all’assalto in Cisgiordania riafferma la mano libera di Israele

16 ore fa

Il crescente uso da parte di Israele di sofisticate attrezzature militari nella Cisgiordania occupata, inclusi droni ed elicotteri d’attacco Apache, ha incontrato una scarsa reattività da parte dell’amministrazione Biden, cosa che ha sottolineato la mancanza di linee rosse da parte di Washington in risposta all’intensificarsi della violenza nella regione.

Il raid su Jenin è il culmine di settimane di attacchi militari che hanno visto Israele dispiegare armi sempre più pesanti nella Cisgiordania occupata.

“Quando si tratta dell’uso della forza da parte di Israele gli Stati Uniti non pongono assolutamente linee rosse”, ha detto a MEE Marwa Maziad, esperta di relazioni USA-arabo-israeliane, presso l’Università del Maryland.

A giugno per la prima volta in quasi 20 anni elicotteri da combattimento sono stati inviati nella Cisgiordania occupata dopo che un un veicolo di trasporto truppe è stato colpito da quello che i militari hanno definito un ordigno esplosivo improvvisato (IED) abbastanza avanzato”.

Solo due giorni dopo Israele ha ucciso in un attacco con droni vicino a Jenin due membri del ramo militare del movimento della Jihad islamica palestinese e un leader militare di Fatah.

Alcuni esperti hanno affermato che gli Stati Uniti sono preoccupati che l’introduzione da parte di Israele di droni armati nella Cisgiordania occupata abbia l’effetto potenziale di allentare le regole di ingaggio e infiammare ulteriormente le tensioni, ma gli analisti dicono a Middle East Eye che il raid mortale di Israele su Jenin mostra che per l’amministrazione Biden si tratta di una questione irrilevante.

Il bilancio delle vittime sale ad almeno 12

17 ore fa

Il Ministero della Sanità dell’Autorità Nazionale Palestinese ha affermato che il bilancio delle vittime del raid dell’esercito israeliano a Jenin è ora salito a 12 palestinesi.

Per ora il Ministero non ha fornito dettagli sulle circostanze del nuovo decesso.

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà per le violenze in Cisgiordania

18 ore fa

Venerdì il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà a porte chiuse in seguito all’operazione militare israeliana nella città palestinese di Jenin.

Secondo Reuters i diplomatici hanno detto che gli Emirati Arabi Uniti hanno chiesto l’incontro “alla luce degli allarmanti sviluppi in Palestina”.

Le organizzazioni ebraiche statunitensi incolpano Netanyahu per la violenza dei coloni della Cisgiordania

19 ore fa

Una dichiarazione congiunta rilasciata lunedì da 12 organizzazioni ebraiche americane incolpa il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per gli attacchi violenti dei coloni israeliani contro i palestinesi nella Cisgiordania occupata.

“In qualità di leader della comunità ebraica americana non possiamo rimanere a guardare”, viene riportato su Haaretz come parte della dichiarazione firmata da organizzazioni tra cui l’Union for Reform Judaism, il New Israel Fund, J Street e il National Council for Jewish Women.

Le organizzazioni hanno espresso la loro “crescente angoscia e orrore” per la recente ondata di attacchi violenti da parte di coloni ebrei israeliani contro le comunità palestinesi nella Cisgiordania occupata.

Questa violenza “non è venuta dal nulla, ma è in linea con il più ampio programma del governo Netanyahu di espansione degli insediamenti, intensificazione dell’occupazione ed espulsione dei palestinesi”, sostengono le organizzazioni.

“Il primo ministro Netanyahu ha la responsabilità ultima delle politiche messe in atto in Cisgiordania sotto la sua autorità e per la ‘chilul hashem’, dissacrazione del nome di Dio, che è stata scatenata sotto forma di questi spregevoli attacchi violenti”.

Le forze israeliane iniziano a ritirarsi da Jenin

19 ore fa

Nella tarda serata di martedì le forze israeliane hanno iniziato a ritirarsi dalla città palestinese di Jenin dopo aver condotto una delle più pesanti operazioni militari da anni nella Cisgiordania occupata, secondo quanto riportato da diverse testate giornalistiche che citano fonti israeliane.

“Le forze israeliane hanno iniziato a ritirarsi dal campo di Jenin”, ha detto martedì sera ad AFP un portavoce dell’esercito, senza fornire ulteriori dettagli.

Martedì scorso il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che l’operazione a Jenin non è stata un evento occasionale e che Israele “continuerà per tutto il tempo necessario” a impegnarsi in operazioni militari a Jenin.

L’ultimo raid, iniziato lunedì, ha ucciso 11 palestinesi e ha lasciato decine di feriti. Le forze israeliane hanno anche preso di mira diversi ospedali della zona con lacrimogeni e proiettili veri.

Il Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha affermato che i militari sarebbero in grado di “duplicare e riprodurre” l’operazione a Jenin e prendere di mira chiunque “cerchi di danneggiare i cittadini israeliani”.

“Lo seguiremo fino a casa sua, alla sua camera da letto, lo arresteremo e lo assicureremo alla giustizia”, ha detto.

“Quando Israele ha attaccato ci trovavamo in ospedale “

19 ore fa

Rapporto di Middle East Eye da un ospedale di Jenin mentre le forze israeliane continuano il loro raid nella città occupata della Cisgiordania, prendendo di mira gli ospedali e sparando nelle loro vicinanze.

Ci trovavamo all’ospedale governativo di Jenin quando l’esercito israeliano lo ha attaccato con lacrimogeni sparati dai soldati e con droni”, ha detto Latifeh Abdellatif, corrispondente di Middle East Eye.

“Sono stati sparati almeno sei volte dei lacrimogeni all’interno dell’ospedale nonostante fossero presenti pazienti che potevano essere danneggiati dall’inalazione di gas”.

Abdellatif afferma che poco dopo i gas lacrimogeni le forze israeliane hanno sparato proiettili veri nelle vicinanze dell’ospedale, ferendo almeno tre persone. Aggiunge che ci sono stati attacchi simili vicino all’ospedale Ibn Sina.

“Ci sono stati molti casi di soffocamento curati sul posto e sono state portate alcune persone per cure urgenti”, dice.

Potete leggere di più sui rapporti di Abdellatif qui.

Israele attacca gli ospedali, afferma il Ministero della Sanità palestinese

20 ore fa

Il ministro della sanità palestinese May al-Kaila ha dichiarato che le forze israeliane stanno sempre più prendendo di mira ospedali, personale medico e ambulanze.

Kaila ha detto che le forze israeliane hanno fatto irruzione nell’ospedale pubblico di Jenin e hanno aperto il fuoco lasciando tre persone ferite. Ha aggiunto che hanno fatto irruzione anche nell’ospedale Ibn Sina.

“Questa aggressione è un affronto al diritto internazionale e [dimostra] una determinazione ad uccidere [i palestinesi]”, ha affermato.

Martedì pomeriggio le forze israeliane hanno anche preso di mira con lacrimogeni l’ospedale pubblico come riportato dai media locali con video che mostrano persone in fuga dalla struttura circondata da una coltre di fumo.

Anche gli ospedali Khalil Suleiman e Amal sono stati attaccati.

Kaila ha affermato che l’esercito israeliano ha ripetutamente ostacolato e impedito alle squadre di ambulanze palestinesi di raggiungere i feriti.

La coalizione BDS sudafricana chiede il boicottaggio di Israele

1 giorno fa

La sezione sudafricana del movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) chiede al Paese di attuare un boicottaggio di Israele e di perseguire i sudafricani che hanno prestato servizio nelle forze militari israeliane.

La dichiarazione arriva dopo che nelle prime ore di lunedì l’esercito israeliano ha lanciato il suo ultimo raid nella città di Jenin, nella Cisgiordania occupata.

“Il nostro governo afferma di sostenere i principi del diritto internazionale, quindi attendiamo un’azione decisiva dal Sudafrica alle Nazioni Unite, chiedendo il ripristino delle procedure anti-apartheid attraverso sanzioni internazionali e un embargo sulle armi contro lo [Stato di] apartheid israeliano”, ha affermato Roshan Dadoo, coordinatore della coalizione BDS sudafricana.

“Chiediamo inoltre che il nostro governo dichiari persona non grata l’ambasciatore dello [Stato di] apartheid israeliano a Pretoria e rompa le relazioni diplomatiche e qualsiasi altro rapporto”, ha affermato.

La coalizione ha dichiarato che il Sudafrica “ha il dovere morale ed etico di agire contro l’impunità dello Stato israeliano coloniale dell’apartheid e di sostenere il popolo palestinese che resiste [all’] occupazione illegale e ai crimini di guerra commessi contro di loro”.

Il Sudafrica ha una legge che stabilisce che ai suoi cittadini non è permesso di “impegnarsi in attività mercenarie” o fornire “assistenza militare straniera a qualsiasi Stato” a meno che non venga concessa un’autorizzazione speciale. Chiunque violi questa legge è soggetto a detenzione carceraria.

Ci sono stati diversi casi portati dai palestinesi all’Autorità Nazionale di Perseguimento Penale contro i sudafricani che prestano servizio nell’esercito israeliano.

Il bilancio delle vittime sale a 11

1 giorno fa

Dopo la morte di un giovane palestinese martedì il bilancio delle vittime del raid israeliano nella città occupata di Jenin in Cisgiordania è salito a 11 palestinesi.

Secondo i notiziari palestinesi Abd al-Rahman Sa’abneh è morto martedì per le ferite riportate dopo essere stato ferito da proiettili veri sparati da soldati israeliani a Jenin.

Nel raid israeliano danneggiati luoghi di culto

1 giorno fa

Sia una chiesa cattolica che una moschea hanno subito danni a seguito del raid israeliano su larga scala a Jenin.

Il Patriarcato Cattolico di Gerusalemme ha rilasciato una dichiarazione in cui conferma che la chiesa è stata presa di mira dall’offensiva.

Le foto condivise online mostrano le finestre della chiesa distrutte ed evidenti danni all’esterno.

“La città di Jenin sta affrontando un’aggressione israeliana senza precedenti che prende di mira persone e territorio”, ha dichiarato il patriarca Pierbattista Pizzaballa.

La parrocchia cattolica della città ha subito danni a causa di questa aggressione, ha aggiunto.

Lunedì anche la moschea di Al-Ansar è stata presa di mira dalle forze israeliane, che avevano come obiettivo i palestinesi rimasti nella moschea durante la notte.

La moschea, che si trova nel quartiere di Al-Damaj, è stata utilizzata nel corso dei bombardamenti da persone in cerca di sicurezza.

Testimoni oculari hanno affermato che nei locali della moschea sono stati usati proiettili veri e lacrimogeni e che hanno contribuito ai danni anche i bulldozer che hanno scavato intorno alla moschea.

Ministero della Sanità palestinese: oltre 20 persone in gravi condizioni

1 giorno fa

Il Ministero della Sanità palestinese afferma che oltre 100 persone hanno riportato ferite gravi a seguito dell’offensiva israeliana a Jenin. Circa 20 dei feriti sono stati definiti in “gravi condizioni”.

Secondo i media locali le forze israeliane sono ancora nel campo di Jenin e prendono di mira case e persone con colpi di arma da fuoco.

Sono stati sparati lacrimogeni contro la folla anche fuori dall’ospedale principale di Jenin, senza alcuna indicazione di quanto durerà l’offensiva.

La Mezzaluna Rossa afferma che finora oltre 500 famiglie sono state evacuate dal campo.

Per il secondo giorno il campo di Jenin resta tagliato fuori dalle risorse

1 giorno fa

Abitanti e testimoni oculari nel campo di Jenin affermano che a seguito dell’offensiva israeliana per il secondo giorno le persone non hanno avuto accesso alle risorse primarie.

Siamo rimasti senza acqua e senza elettricità, è impossibile contattare chiunque sia rimasto nel campo, ci ha detto un testimone oculare.

Finora oltre 3.000 persone sono state sfollate da Jenin, eppure il campo è stato completamente chiuso, con un numero imprecisato di persone rimaste al suo interno.

Il corrispondente di MEE sul campo afferma anche che le forze israeliane stanno entrando nelle case private ed effettuando arresti, lasciando le persone in uno stato di terrore.

Il Primo Ministro britannico esorta Israele a mostrare “moderazione”

1 giorno fa

Martedì Rishi Sunak, il Primo Ministro del Regno Unito, ha esortato Israele a proteggere i civili palestinesi, mentre le forze israeliane continuano l’offensiva a Jenin per il secondo giorno.

“Ci preme dire che la protezione dei civili deve avere la priorità in qualsiasi operazione militare, e sollecitiamo le IDF [esercito israeliano, ndt.] a mostrare moderazione nelle sue operazioni e chiediamo a tutte le parti di evitare un’ulteriore escalation sia in Cisgiordania che a Gaza, sia ora che nei giorni a venire.”

Sunak ha anche affermato che il Regno Unito chiede a Israele di “aderire ai principi di necessità e proporzionalità nel difendere i propri legittimi interessi di sicurezza”.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




“La nuova Nakba”: quello che un giornalista palestinese ha visto mentre informava sull’invasione di Jenin

Mohammed Abed

4 luglio 2023 – Mondoweiss

Quello che ho visto a Jenin è una nuova Nakba. Siamo stati riportati indietro al 1948, al 1967 e al 2002 quando il campo profughi di Jenin venne raso al suolo. Questa è stata la sorte della gente del campo nelle ultime 24 ore.

All’incirca verso l’1:30 della notte del 3 luglio i droni dell’esercito di occupazione hanno lanciato un attacco aereo su una delle sedi della resistenza palestinese nel campo profughi di Jenin.

Ho subito indossato il mio gilet con la scritta “Stampa” e mi sono diretto al campo dove erano avvenuti gli attacchi aerei. Lungo il percorso di 5 km per arrivare al campo hanno iniziato a giungerci notizie secondo cui le forze militari dell’occupazione avevano lasciato le basi dell’esercito che si trovano ai posti di controllo di Dotan, Jalameh e Salem che circondano Jenin. Stavano per entrare in città.

In quel momento mi sono reso conto che l’invasione era iniziata.

Carri armati in marcia verso Jenin FOTO: ATEF SAFADI/EFE VIA ZUMA PRESS/APA IMAGES)

Quando sono arrivato al campo l’esercito era già là, schierato fuori dall’ingresso occidentale presso la rotonda di Awda. Sono affluite decine di veicoli blindati che poi si sono sparpagliate per accerchiare il perimetro del campo.

Abbiamo iniziato a informare dell’invasione mentre l’esercito entrava a forza. Questa volta sembrava diverso dalle precedenti incursioni, l’esercito faceva ampio uso dei droni militari per lanciare attacchi aerei su vari luoghi all’interno del campo, qualcosa che non si era più visto dalla Seconda Intifada. Le esplosioni sono continuate per parecchie ore, mentre l’esercito continuava a martellare il campo dall’alto. Dopo un po’ le esplosioni sono diventate meno frequenti, sostituite da un suono diverso, più familiare, di ordigni artigianali fatti esplodere.

Abbiamo tentato di entrare per continuare il nostro lavoro, ma l’esercito ci ha impedito di avanzare. Ha impedito anche alle ambulanze e al personale medico di entrare per curare i feriti.

Un mezzo blindato dell’esercito israeliano blocca l’ingresso del campo di Jenin. Foto:MOHAMMED NASSER/APA IMAGES)

Siamo andati all’ospedale Ibn Sina di Jenin e abbiamo assistito all’afflusso graduale di persone, molte delle quali ferite o che cercavano un rifugio. Abbiamo notato che altri veicoli militari continuavano a passare nei pressi dell’ospedale, almeno cinque convogli, tra cui quattro bulldozer militari, diretti al campo.

Sono passate ore e dal campo proveniva il suono delle esplosioni. Abbiamo cominciato a documentare i casi di persone ferite e uccise che hanno iniziato a raggiungere l’ospedale. Dopo che le forze di occupazione avevano impedito loro di curare i feriti, sul posto sono arrivate ambulanze.

Di primo mattino i bulldozer si sono messi a disselciare le vie di Jenin, scavando trincee profonde un metro nel terreno. È stata la prima volta in vent’anni che abbiamo visto queste scavatrici in azione.

Le conseguenze del feroce attacco con bulldozer che ha sventrato il manto stradale e schiacciato una macchina . Foto: NASSER ISHTAYEH/SOPA IMAGES VIA ZUMA PRESS WIRE/APAIMAGES)

Quando è sorto il sole abbiamo visto i droni dell’esercito coprire il cielo su di noi, mettendo in chiaro che l’invasione sarebbe probabilmente continuata per un certo tempo. Durante il giorno ci siamo avviati verso vari luoghi in cui era schierato l’esercito. Il primo è stato in via Haifa, dove stazionavano vari veicoli militari. Il secondo è stato la rotonda del ministero dell’Interno, dove un convoglio di blindati stava formando un cordone attorno alla zona per chiudere le strade di accesso al campo. Il terzo luogo è stato presso il cinema Circle, nel centro di Jenin, dove si stava svolgendo uno scontro armato tra l’esercito e i combattenti della resistenza. Miliziani erano schierati ai lati delle strade e scambiavano colpi di armi da fuoco con l’esercito. Improvvisamente a un certo punto della sparatoria un nutrito gruppo di combattenti ha iniziato ad avanzare verso il centro della strada e ha continuato a sparare contro i blindati. Mentre filmavamo uno dei miei colleghi si è girato verso di me e mi ha detto che ciò gli ricordava le violente battaglie di strada della Seconda Intifada.

Queste scene di scontri armati erano già state documentate dall’inizio degli ultimi avvenimenti nel campo profughi di Jenin, ma le incursioni dell’anno scorso non hanno niente a che vedere con quello che abbiamo visto con i nostri occhi. Abbiamo assistito all’audacia e allo stoicismo dei combattenti della resistenza mentre affrontavano l’occupazione, dimostrando una tenace determinazione da far rabbrividire.

Infine, il quarto luogo è stato l’ingresso principale del campo profughi di Jenin, dove lo scontro era più feroce. Pneumatici in fiamme riempivano le strade, così come il fumo nero che saliva in colonne che servivano come temporanea cortina fumogena intesa a proteggere i combattenti. Poco dopo un attacco aereo nel campo si potevano sentire le ambulanze che portavano via decine di feriti all’Ibn Sina, dove si era riunita una folla per aiutare il personale medico nel trasporto dei feriti. È così che la gente del campo affronta queste condizioni, offrendosi aiuto reciproco indipendentemente dalla competenza specifica. Quello che vogliono fare è dare una mano in ogni modo possibile.

Il soccorso ai feriti all’ingresso del Campo Profughi. Foto:MOHAMMED NASSER/APA IMAGES

Dopo poco tempo è entrata un’altra ambulanza che portava un gruppo di giornalisti evacuati dal campo. Stavano informando sugli avvenimenti in loco quando l’esercito li ha presi di mira con proiettili veri. Nessuno è stato direttamente colpito, ma alcuni sono tornati senza il loro equipaggiamento in quanto l’esercito ha deliberatamente sparato contro le telecamere che stavano trasmettendo gli eventi dal vivo.

Ho parlato con uno dei giornalisti, Issam Rimawi:

Io e altri colleghi — Hisham Abu Shaqrah, Amid Shehadeh, Rabie Munir, and Abdulrahman Younis — ci trovavamo all’interno del campo prima che le forze di occupazione lo invadessero. Improvvisamente le forze di occupazione sono arrivate in mezzo al campo durante il nostro lavoro, non ci hanno consentito di andarcene e anzi hanno aperto il fuoco contro di noi. Ci siamo rifugiati in una delle case finché siamo stati portati via da un’ambulanza. È stato uno spettacolo terrificante.”

È così che si sono svolti i fatti a Jenin finché è scesa la notte, quando l’esercito ha obbligato migliaia di persone a lasciare il campo. Quelle famiglie sono scappate perché gli è stato detto che la loro casa sarebbe stata bombardata, ma molti sono rimasti nella propria abitazione.

Questo è ciò che significa essere profugo. Questa è la Nakba, rinata dai crimini dell’occupazione. Siamo stati riportati indietro al 1948, al 1967 e al 2002, quando il campo profughi di Jenin venne raso al suolo.

Abbiamo parlato alle famiglie del campo. Ci hanno detto che le ambulanze sono arrivate e hanno detto loro che dovevano andarsene dalle loro case perché l’occupazione intendeva bombardare molte delle loro abitazioni. Una delle persone ha descritto il livello di distruzione a cui ha assistito:

Quando abbiamo lasciato le nostre case le strade erano completamente distrutte. Ovunque nel campo c’erano segni di devastazione e abbiamo camminato sulle macerie causate dagli attacchi aerei e dai bulldozer. Nel campo niente è rimasto come prima. Tutto è stato distrutto.”

Questa è stata la sorte delle persone del campo nelle ultime 24 ore e forse è la stessa sorte che li attende nelle prossime 24 ore. Gli attacchi aerei continuano e i combattimenti si intensificano. Possiamo sentire altre esplosioni, ed è quasi certo che continueranno.

Mohammed Abed

Mohammed Abed è un giornalista palestinese che risiede a Jenin.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




ULTIM’ORA: Palestinese con indosso l’uniforme dell’esercito israeliano compie un attacco a Tel Aviv

4 luglio 2023 – Palestine Cronicle

Mentre migliaia di soldati dell’occupazione israeliana continuavano l’invasione letale della città di Jenin e del suo campo profughi un palestinese travestito da soldato israeliano ha effettuato un attacco a Tel Aviv.

La polizia israeliana afferma che martedì pomeriggio almeno sette persone sono rimaste ferite a Tel Aviv in un attacco con speronamento con auto seguito da un accoltellamento.

Fonti ufficiali israeliane affermano che tre dei feriti sono in condizioni critiche.

I rapporti dei media suggeriscono che l’aggressore palestinese sia stato ucciso sul posto da un israeliano.

La radio di Stato israeliana ha dichiarato che l’autore dell’aggressione a Tel Aviv indossava un’uniforme dell’esercito israeliano.

Subito dopo un portavoce del movimento Hamas, Hazem Qassem, ha affermato che l’operazione a Tel Aviv è stata “una prima risposta ai crimini dell’occupazione contro la nostra gente nel campo profughi di Jenin”.

Questa è una storia in via di sviluppo ..

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




Palestinese ucciso in un attacco di coloni in un villaggio della Cisgiordania

Redazione Al Jazeera

21 giugno 2023 – Al Jazeera

Gli abitanti di Turmus Ayya dicono che 400 coloni hanno marciato lungo la strada principale del villaggio dando fuoco a automobili, case e alberi.

Mentre si intensifica la violenza nei territori occupati, il giorno dopo che un miliziano di Hamas ha ucciso quattro israeliani, un palestinese è stato colpito a morte in un villaggio della Cisgiordania attaccato dai coloni.

Omar Qattin, di 27 anni, è stato ucciso quando centinaia di coloni israeliani mercoledì hanno assalito il villaggio di Turmus Ayya ed hanno incendiato decine di auto e case.

Qattin aveva due figli e lavorava come elettricista per il comune.

Stava semplicemente là, inoffensivo. Era un bravo ragazzo. Non aveva pietre. Era del tutto disarmato. Si trovava almeno a un chilometro di distanza dai soldati”, dice Khamis Jbara, un suo vicino. “Lavorava dalle 6 del mattino alle 6 del pomeriggio. Era un uomo pacifico.”

Non è chiaro se Qattin sia stato ucciso da un colono o da un soldato. I testimoni hanno detto ai media locali che parecchi coloni hanno sparato contro gli abitanti del villaggio mentre un forte contingente di truppe israeliane vi faceva irruzione.

La Mezzaluna Rossa ha detto all’agenzia di notizie palestinese Wafa che molti coloni hanno impedito alle ambulanze di raggiungere la cittadina per curare i feriti.

Terrorismo appoggiato dal governo’

Abitanti palestinesi e associazioni per i diritti umani denunciano da tempo l’incapacità o la non volontà di Israele di fermare gli attacchi dei coloni. Quanto all’assalto di mercoledì, gli abitanti di Turmus Ayya hanno detto che circa 400 coloni hanno marciato lungo la via principale, incendiando auto, case e alberi.

Il sindaco Lafi Adeeb ha detto alla Wafa che 12 abitanti sono stati feriti da proiettili veri e più di 60 veicoli e 30 case sono stati dati alle fiamme.

Un’ora fa gli attacchi sono aumentati anche dopo che è arrivato l’esercito”, ha detto.

I coloni hanno incendiato anche vaste aree di terreni agricoli, ha aggiunto Adeeb.

Ha chiesto alla comunità internazionale di dare protezione ai palestinesi, sottolineando che Turmus Ayya è circondato da parecchi insediamenti illegali ed è quotidianamente esposto agli attacchi dei coloni.

Per il diritto internazionale le colonie israeliane sono illegali. Tuttavia il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato piani per la costruzione di 1.000 nuove unità abitative nella colonia di Eli in risposta all’uccisione nelle sue vicinanze di quattro israeliani da parte di due palestinesi armati nella giornata di martedì. I sospetti aggressori sono stati in seguito uccisi.

La nostra risposta al terrorismo è colpirlo duramente e costruire il nostro Paese”, ha detto Netanyahu, il cui governo di estrema destra è dominato da leader e sostenitori dei coloni.

La sua affermazione è giunta giorni dopo che il governo ha dato al Ministro delle Finanze di estrema destra Bezalel Smotrich pieni poteri per accelerare la costruzione di insediamenti illegali, eludendo le misure in vigore da 27 anni.

Spianare la strada’

Le violenze di martedì hanno fatto seguito ad una sanguinosa incursione il giorno prima da parte delle forze israeliane nel campo profughi di Jenin, in cui sono stati uccisi sette palestinesi e almeno 90 sono stati feriti in scene mai viste dallo scoppio della seconda Intifada, più di 20 anni fa.

Mercoledì a Jenin ragazze in uniforme scolastica hanno trasportato il corpo del loro compagno ucciso nel raid israeliano. Sadil Naghnaghiya, di 15 anni, è morto per le ferite da colpi di fucile subite durante l’attacco durato ore, ha affermato il Ministero della Sanità palestinese.

Gli abitanti palestinesi di Turmus Ayya, noto per l’alto numero di cittadini statunitensi, erano adirati e scioccati dopo la violenza dei coloni.

Le strade erano ingombre di alberi sradicati, mobili da giardino bruciati e scheletri di veicoli incendiati. Almeno una casa è stata completamente divorata dalle fiamme, il soggiorno annerito e i mobili ridotti in cenere.

È stato terrificante. Abbiamo visto per strada gruppi di persone mascherate e armate”, afferma Mohammed Suleiman, un palestinese americano di 56 anni che vive a Chicago ed era in visita nel suo paese natale.

Dice che suo fratello, che si trova attualmente a Chicago, è il proprietario di una delle case bruciate.

Suleiman accusa l’esercito israeliano di non aver disinnescato la situazione, sostenendo che i soldati hanno puntato le armi contro gli abitanti palestinesi invece che contro i facinorosi che marciavano nella città con fucili e bombe molotov, gettando benzina e dando fuoco ad ogni cosa sul loro cammino.

L’esercito ha letteralmente spianato loro la strada”, dice Suleiman.

Abdulkarim Abdulkarim, un residente dell’Ohio di 44 anni, afferma che le quattro auto della sua famiglia sono state distrutte e la loro casa danneggiata. “Ci sentiamo completamente in pericolo”, dice, visibilmente scosso. “Ci chiamano terroristi, ma qui c’è il terrorismo sostenuto dal governo.”

Crimine odioso’

Gli attacchi dei coloni hanno riportato alla memoria l’assalto di febbraio, in cui decine di auto e case sono state incendiate nella cittadina di Huwara dopo l’uccisione di due fratelli israeliani da parte di un uomo armato palestinese.

Le organizzazioni palestinesi hanno condannato la violenza a Turmus Ayya.

L’aggressione da parte di bande di coloni terroristi pesantemente armati contro i nostri villaggi e città palestinesi che terrorizzano i cittadini inermi costituisce una pericolosa escalation e un crimine odioso che viene perpetrato con l’incitamento e il sostegno del governo fascista di occupazione, che ha la piena responsabilità per le sue conseguenze”, ha affermato in una dichiarazione Hamas, che governa la Striscia di Gaza.

Da parte sua il partito Fatah, che guida l’Autorità Nazionale Palestinese, ha chiesto ai palestinesi di “affrontare i sistematici attacchi dei coloni che sono condotti con la complicità dell’esercito di occupazione”, sottolineando che la violenza dimostra che il governo israeliano, che è composto da “accaniti coloni ed estremisti”, intende provocare un’escalation.

Il portavoce della Jihad Islamica palestinese Jihad Selmi ha affermato che le colonie illegali sono “un legittimo obbiettivo della resistenza” ed ha definito gli attacchi israeliani “terrorismo crescente”.

L’esercito israeliano non ha rilasciato dichiarazioni.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




La furia dei coloni israeliani incendia le città palestinesi

Redazione di Middle East Eye

21 giugno 2023 – MiddleEastEye

Nella Cisgiordania occupata almeno 34 palestinesi sono stati feriti e più di 140 veicoli dati alle fiamme dai coloni inferociti

Martedì notte i coloni israeliani si sono scatenati in diverse città palestinesi della Cisgiordania incendiando auto, bruciando terreni agricoli e vandalizzando case – scene che ricordano il pogrom all’inizio di quest’anno nel villaggio di Huwwara.

Mercoledì i coloni hanno attaccato la città di Turmusaya, a sud di Huwwara, incendiando veicoli, case e terreni agricoli.

Martedì scorso i coloni sono calati su Luban a-Sharqiya, Huwwara, Beit Furik, Burin e su altre città a sud di Nablus bloccando le strade, lanciando sassi al traffico di passaggio e terrorizzando le comunità palestinesi.

Secondo i funzionari palestinesi almeno 34 palestinesi sono rimasti feriti e almeno 140 veicoli sono stati dati alle fiamme, inclusa un’ambulanza.

L’agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito casi di palestinesi derubati da coloni e di un ragazzo di 12 anni che è stato picchiato.

La casa di Ziyad Ghalib, abitante di Huwwara, era stata bruciata dai coloni durante il precedente pogrom di febbraio. Quella volta lui e la sua famiglia erano a casa quando gli israeliani hanno appiccato il fuoco, rischiando di morire soffocati dal fumo prima di scappare appena in tempo.

Secondo quanto ha detto a MEE, con l’assalto di martedì è la quarta volta che sono stati attaccati.

“Nessuno è venuto a controllare, c’è stata una modesta copertura mediatica ma a parte questo niente”, afferma.

Nessuno ci ha dato alcuna precedenza [nelle notizie, ndt] o importanza, le nostre vite sembrano prive di valore. La realtà è che a nessuno importa di noi, e non stiamo esagerando”.

Ghalib e la sua famiglia ora alloggiano in un’altra casa a Huwwara, che fortunatamente questa volta non era vicina agli attacchi dei coloni. Tuttavia, l’auto di un parente è stata incendiata.

Dice che non si sente più al sicuro a Huwwara.

Mia figlia di nove anni è terrorizzata. Non sappiamo cosa fare, possiamo solo affidarci a Dio”, ha detto.

Puoi andare normalmente in giro e un colono ti attacca o cerca di investirti con la macchina. È molto difficile vivere così”.

La furia dei coloni di martedì si è scatenata poche ore dopo che quattro coloni israeliani sono stati uccisi in una sparatoria nei pressi dell’insediamento israeliano illegale di Eli, nella Cisgiordania centrale.

Due uomini armati sono stati identificati dai media palestinesi come Muhannad Faleh Shehadeh e Khaled Mustafa Sabah, entrambi del villaggio di Orif a sud di Nablus.

Shehadeh è stato ucciso sul posto. Sabah è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco nella vicina Toubas, ha riferito l’agenzia di sicurezza interna israeliana dello Shin Bet.

Le forze israeliane sono arrivate in alcune aree nel tentativo di reprimere la violenza dei coloni. Haaretz ha riferito che i coloni hanno attaccato anche alcuni soldati israeliani, costringendoli a sparare colpi di avvertimento in aria.

La polizia israeliana ha annunciato che avrebbe dispiegato più agenti sulle strade principali della Cisgiordania, con particolare attenzione alle “aree sensibili”.

L’attacco ai coloni israeliani era avvenuto dopo che lunedì le forze israeliane avevano ucciso almeno sette palestinesi, tra cui tre adolescenti, in un raid nella città di Jenin in Cisgiordania.

A Huwwara martedì una folla di coloni ha incendiato automobili e danneggiato proprietà palestinesi. Secondo Wafa alcuni hanno anche aperto il fuoco sui palestinesi.

A febbraio Huwwara e le aree circostanti sono state teatro di una terrificante furia da parte di coloni israeliani, che hanno ucciso un palestinese e ferito quasi altri 400.

Le auto bruciate dall’attacco dei coloni nella zona di Lubban al Gharbi

All’epoca il Ministro delle Finanze israeliano di estrema destra Bezalel Smotrich invitò l’esercito israeliano a “colpire le città palestinesi con carri armati ed elicotteri, senza pietà, in modo che si capisca che il padrone di casa è fuori di sé”.

Dopo il raid di lunedì a Jenin, Smotrich ha twittato: “È giunto il momento di sostituire le operazioni chirurgiche con una campagna ad ampio raggio per sradicare i nidi del terrore”.

Quest’anno l’esercito e i coloni israeliani hanno ucciso almeno 163 palestinesi, tra cui 27 minorenni. Un totale di 129 vittime sono state registrate in Cisgiordania e Gerusalemme Est e altre 34 nella Striscia di Gaza.

Nello stesso periodo i palestinesi hanno ucciso almeno 24 israeliani.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)

 




Un bambino palestinese di due anni muore dopo essere stato colpito dal fuoco dei soldati

Maureen Clare Murphy

6 giugno 2023 – The Electronic Intifada

Un bambino palestinese è morto per le ferite riportate quattro giorni dopo essere stato colpito dalle truppe israeliane, lunedì, a Nabi Saleh, un villaggio vicino a Ramallah nella Cisgiordania centrale occupata.

Defence for Children International-Palestine ha affermato che Muhammad Haitham Ibrahim Tamimi, di 2 anni, era nel retro dell’auto di suo padre fuori dalla loro casa giovedì sera “quando le forze israeliane hanno aperto il fuoco indiscriminatamente”.

L’organizazione per i diritti umani ha aggiunto che il bambino è stato colpito alla testa e suo padre alla spalla. Muhammad è stato trasportato in aereo in un ospedale vicino a Tel Aviv, dove in seguito è morto.

L’esercito israeliano afferma che uomini armati palestinesi avevano aperto il fuoco su un insediamento vicino da Nabi Saleh e che le truppe di stanza in una postazione dell’esercito hanno risposto al fuoco.

Il Times of Israel ha affermato in un titolo che Muhammad sarebbe stato “colpito per errore”.

Ma anche se il soldato non intendeva ferire il bambino, l’uso indiscriminato delle armi da fuoco in una comunità palestinese dimostra uno scellerato disprezzo per le vite dei palestinesi.

Ayed Abu Eqtaish, direttore del programma per Defence for Children International-Palestina, ha affermato: “Sparare indiscriminatamente proiettili veri in un quartiere residenziale dove non vi è alcuna minaccia per la vita di un soldato israeliano è una chiara violazione delle stesse politiche dell’esercito israeliano”,

“Le uccisioni illegali di minori palestinesi sono diventate la norma poiché le forze israeliane sono sempre più autorizzate a usare la forza letale intenzionale in situazioni che non sono giustificate”, aggiunge Abu Eqtaish.

“Questo è un crimine di guerra senza conseguenze”.

L’agenzia di stampa ufficiale palestinese WAFA ha riferito lunedì che Hassan al-Tamimi, lo zio del bambino ucciso, ha dichiarato che la famiglia intende portare il caso di Muhammad alla Corte penale internazionale.

Diverse persone nel villaggio sono state uccise negli ultimi anni, di cui due in incidenti distinti nel 2022. Altre sono state gravemente ferite e imprigionate dalle forze israeliane in quanto gli abitanti resistono all’occupazione e agli insediamenti coloniali, in particolare Halamish, che è costruito sulla terra di Nabi Saleh.

Dall’inizio dell’anno le forze israeliane hanno ucciso almeno due dozzine di minori palestinesi, 20 dei quali in Cisgiordania.

Sei minori palestinesi sono stati uccisi durante l’offensiva militare israeliana a Gaza nel mese di maggio; i rapporti iniziali indicano che due di quei ragazzi e ragazze potrebbero essere morti a causa di un razzo che non ha raggiunto il suo obiettivo in Israele.

Inoltre un bambino di 10 anni è morto a causa delle ferite alla testa subite durante un attacco israeliano a Gaza nell’agosto 2022.

Dall’inizio dell’anno ventiquattro israeliani e persone di altre nazionalità sono stati uccisi dai palestinesi nel contesto dell’occupazione, o sono morti per ferite riportate in precedenza. Quattro di loro erano minori.

Sabato, inoltre, tre soldati israeliani sono stati colpiti e uccisi da un ufficiale egiziano lungo il confine tra i due paesi. L’ufficiale egiziano è stato ucciso in una sparatoria in seguito alla sua scoperta da parte delle truppe che setacciavano la zona.

Nel frattempo, domenica, i coloni israeliani hanno attaccato Burqa, una città nel nord della Cisgiordania, lanciando pietre contro gli abitanti e le loro case.

Alla fine del mese scorso i coloni hanno iniziato a spianare la terra a Homesh, un avamposto di coloni costruito su un terreno appartenente ai palestinesi di Burqa.

I coloni hanno invaso Burqa e dato fuoco a diverse strutture nel villaggio dopo che una delegazione di diplomatici a guida europea ha visitato la comunità.

Il gruppo di monitoraggio delle Nazioni Unite OCHA ha registrato quest’anno circa 300 attacchi di coloni in Cisgiordania che hanno provocato danni alla proprietà e più di 100 che hanno provocato feriti o morti.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Rapporto OCHA del periodo 15 – 29 Maggio 2023

1). A Nablus e Jenin, nel corso di due operazioni di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno ucciso quattro palestinesi e ferito altri 67 (seguono dettagli).

Il 22 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Balata (Nablus), uccidendo tre palestinesi. Secondo testimoni oculari e riprese video online, a uno degli uomini le forze israeliane hanno sparato alla schiena mentre tentava di fuggire dall’area. Successivamente, si è verificato uno scontro a fuoco tra forze israeliane e palestinesi, che ha provocato l’uccisione di altri due palestinesi che, secondo l’esercito israeliano, avevano partecipato allo stesso scontro a fuoco. Durante l’operazione, le forze israeliane hanno demolito una struttura residenziale ed hanno distrutto parzialmente altre due unità usando esplosivi: sei famiglie palestinesi sono state sfollate (ulteriori dettagli di seguito). L’esercito israeliano ha dichiarato che la deflagrazione è stata causata dalla distruzione degli ordigni esplosivi trovati nel sito. 63 palestinesi sono rimasti feriti, di cui quattro con proiettili veri. Fonti mediche hanno riferito che le forze israeliane hanno limitato il movimento delle ambulanze nell’area, ostacolando la fornitura immediata di assistenza medica ai feriti. Secondo le forze israeliane, un soldato israeliano è rimasto ferito.

Il 29 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Jenin, cui è seguito uno scontro a fuoco con palestinesi. Un palestinese è rimasto ucciso; secondo l’esercito israeliano, l’uomo aveva partecipato allo scontro a fuoco e in precedenza era stato coinvolto in attacchi contro israeliani. Durante la stessa operazione, sei palestinesi sono rimasti feriti e altri sei sono stati arrestati. Secondo i media locali, le forze israeliane hanno ostacolato il lavoro dei paramedici e hanno causato danni a un’ambulanza. In Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, tra il 1° gennaio e il 29 maggio 2023, le forze israeliane hanno ucciso 112 palestinesi; più del doppio del numero di morti (53) registrati nello stesso periodo del 2022.

2). A Hebron, un colono israeliano ha sparato, uccidendo un palestinese che era entrato in un insediamento israeliano, secondo quanto riferito, con in mano un coltello. L’episodio è avvenuto il 26 maggio, nell’insediamento di Teneh Omarim (Hebron). Testimoni oculari, citati dai media israeliani, hanno affermato di temere che fosse lì per compiere una aggressione con coltello. Il suo corpo è stato trattenuto dalle autorità israeliane. In Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, dall’inizio del 2023 fino al 29 maggio, i coloni israeliani hanno ucciso cinque palestinesi, tre dei quali erano autori/presunti autori di aggressioni contro israeliani.

3). In Cisgiordania, le forze israeliane hanno ferito 409 palestinesi, tra cui almeno 41 minori; 40 di loro sono stati colpiti con proiettili veri (seguono dettagli).

214 dei ferimenti sono stati registrati durante operazioni delle forze israeliane. Più della metà dei feriti (83) si è verificata durante un’operazione condotta, prima dell’alba, nel Campo profughi di Aqbat Jaber (Gerico), durante la quale le forze israeliane hanno anche arrestato quattordici palestinesi, hanno causato ingenti danni alle case palestinesi ed hanno impedito a paramedici e ambulanze di raggiungere i feriti .

In quattro diversi episodi, le forze israeliane hanno ferito 122 palestinesi mentre scortavano coloni israeliani che sconfinavano in Comunità palestinesi. Di questi, la maggior parte è stata segnalata in due episodi principali: il primo nella città di Nablus, quando i coloni sono entrati nella tomba di Giuseppe; il secondo in prossimità di una sorgente, presso la Comunità palestinese di Qaryut (Nablus) in cui sono stati segnalati scontri.

Altri sessantanove palestinesi sono rimasti feriti nei pressi di Beit Dajan, Beita e Burqa (Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqilya) mentre manifestavano contro le restrizioni di accesso e l’espansione degli insediamenti. I rimanenti quattro ferimenti di palestinesi, tutti colpiti e feriti con proiettili veri, sono avvenuti durante scontri con lancio di pietre contro forze israeliane posizionate all’ingresso della città di Qalqiliya, del Campo profughi di Ayda e del villaggio di Husan (entrambi a Betlemme).

Complessivamente, 340 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, 40 sono stati colpiti da proiettili veri, 16 sono stati feriti con proiettili di gomma, sette hanno riportato ferite da schegge, tre sono stati aggrediti fisicamente e tre sono rimasti feriti perché colpiti da granate assordanti o lacrimogeni.

4). Il 18 maggio, migliaia di israeliani hanno marciato attraverso Gerusalemme Est durante l’annuale Giornata di Gerusalemme “Marcia della Bandiera”, che commemora l’occupazione israeliana di Gerusalemme Est nel 1967. Le autorità israeliane hanno dispiegato migliaia di agenti di polizia ed eretto barriere metalliche fuori dalla Porta di Damasco, bloccando l’accesso dei palestinesi dentro e fuori la Città Vecchia di Gerusalemme. Sono scoppiati scontri tra palestinesi e forze israeliane durante i quali diversi palestinesi, compresi minori e donne, sono stati aggrediti fisicamente e almeno altri dieci sono stati arrestati. Folti gruppi di israeliani sono successivamente entrati nella Città Vecchia di Gerusalemme, gridando insulti e slogans provocatori contro i palestinesi e lanciando oggetti contro i giornalisti, ferendone almeno due. All’inizio dello stesso giorno, le autorità israeliane avevano limitato l’accesso dei palestinesi alla moschea di Al-Aqsa per celebrare le preghiere dell’alba, consentendo l’ingresso solo alle persone di età superiore ai 50 anni. Al mattino, a circa 2.600 israeliani era stato consentito l’accesso al Complesso con il supporto della polizia israeliana. Ne sono scaturiti scontri tra palestinesi e polizia israeliana.

5). In Cisgiordania, coloni israeliani hanno ferito 17 palestinesi, di cui tre colpiti con proiettili veri, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 19 casi (seguono dettagli).

Tra il 19 e il 20 maggio, in tre distinti episodi, sono stati segnalati scontri tra coloni israeliani e palestinesi dopo che coloni israeliani hanno marciato nella Città Vecchia di Gerusalemme e nell’area di At Tur. I coloni hanno lanciato pietre, provocando danni a 17 veicoli di proprietà palestinese e a quattro negozi. Otto palestinesi e due coloni sono rimasti feriti. Le forze israeliane sono intervenute e hanno sparato lacrimogeni e proiettili di gomma ferendo altri cinque palestinesi e arrestandone due.

Il 24 maggio, tre palestinesi sono stati feriti da proiettili veri, e uno da schegge, quando coloni israeliani, scortati dalle forze israeliane, sono entrati nel villaggio palestinese di Burqa (Nablus), attaccando i residenti e danneggiando case, serbatoi d’acqua e rifugi per il bestiame.

Il 26 maggio, secondo quanto riferito, un gruppo di circa 50 coloni israeliani armati, provenienti dall’insediamento israeliano di Adi Ad, ha aperto il fuoco, hanno lanciato pietre e aggredito fisicamente palestinesi che stavano lavorando nella propria terra tra i villaggi di Al Mughayyir e Turmus’aya (a est di Ramallah). Sei palestinesi sono rimasti feriti, di cui due colpiti da proiettili veri. I coloni hanno appiccato il fuoco a cinque veicoli di proprietà palestinese, ne hanno danneggiato altri quattro con pietre, danneggiando anche il foraggio per il bestiame.

Il 29 maggio, a Deir Dibwan (Ramallah), coloni israeliani, secondo quanto riferito provenienti da un avamposto di insediamento eretto recentemente e chiamato Sde Yonatan, hanno lanciato pietre e ferito due agricoltori palestinesi che lavoravano le proprie terre. Durante lo stesso episodio, i coloni hanno lanciato pietre, danneggiando cinque veicoli e una casa, ed hanno dato fuoco a un altro veicolo.

Secondo fonti della Comunità, durante il periodo di riferimento, sono stati vandalizzati, su terra palestinese, in otto episodi separati, più di 500 alberi e alberelli prossimi a insediamenti israeliani. Secondo fonti locali e testimoni oculari, in sei episodi registrati a Qaryut, Sabastiya e Burqa (tutti a Nablus), Ramin (Tulkram) e Beit Ummar (Hebron) coloni hanno appiccato il fuoco a terreni coltivati, causando danni ai raccolti, ed hanno fatto irruzione nei terreni agricoli , danneggiando strutture agricole, condotte idriche e recinzioni metalliche. Nei restanti cinque episodi segnalati in Cisgiordania, persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno lanciato pietre, danneggiando otto veicoli palestinesi.

6). Il 23 e il 29 maggio due coloni israeliani sono stati feriti dal lancio di pietre contro veicoli che viaggiavano lungo le strade della Cisgiordania, presso Nablus e Ramallah. Inoltre, un soldato è rimasto ferito in uno speronamento con auto. In altri tre casi separati, segnalati vicino a Nablus, Jenin e Betlemme, palestinesi hanno sparato contro veicoli israeliani, provocando danni a tre veicoli; e ancora, nei pressi di Ramallah e Gerico, presumibilmente ad opera di palestinesi, sono state lanciate pietre contro veicoli israeliani, danneggiandoli. Fonti israeliane hanno riferito che, durante il periodo di riferimento, in totale, sono stati danneggiati sette veicoli israeliani. In un evento separato, il 21 maggio, sulla strada principale della città di Huwwara a Nablus, un soldato israeliano è rimasto ferito in uno speronamento con auto. L’aggressore è fuggito e le forze israeliane hanno avviato una caccia all’uomo, portando restrizioni all’accesso e al movimento palestinese dentro e fuori l’area interessata.

7). Il 22 maggio, i residenti della Comunità di pastori palestinesi di Ein Samiya a Ramallah si sono trasferiti; ciò a causa delle ripetute violenze dei coloni, della riduzione dei pascoli determinata dall’espansione degli insediamenti, oltre che a causa delle demolizioni e delle minacce alla loro scuola da parte delle autorità israeliane. Un totale di 33 famiglie comprendenti 178 persone, tra cui 78 minori, sono state sfollate. Nella sua dichiarazione del 25 maggio 2023, la coordinatrice umanitaria ad interim, Yvonne Helle ha sottolineato la natura non volontaria del loro sfollamento ed ha espresso preoccupazione per l’ambiente coercitivo in Cisgiordania, che ha portato a sfollamenti simili a Wadi as Seeq e Ras a Tin (entrambe a Ramallah) e nelle Comunità di Lifjim (Nablus), provocando lo sfollamento di oltre 180 palestinesi dall’inizio del 2022. Durante la notte del 23 maggio, coloni israeliani hanno fatto irruzione nella Comunità di Ein Samiya, vandalizzando la scuola della Comunità; inoltre hanno danneggiato cisterne d’acqua e distrutto tre latrine mobili.

8). L’intensificazione delle attività di insediamento israeliano nei pressi del villaggio palestinese di Burqa (Nablus) ha sollevato preoccupazioni per la sicurezza delle persone e l’accesso ai mezzi di sussistenza. Il 18 maggio, l’esercito israeliano ha revocato il divieto di ingresso di israeliani nell’insediamento di Homesh e ha assegnato la terra a un Consiglio regionale di coloni. Il 25 maggio, coloni israeliani hanno iniziato a erigere nuove strutture nell’insediamento. Secondo quanto riferito, queste attività fanno parte di un’iniziativa israeliana per “regolarizzare” l’insediamento che, originariamente, fu costruito su terra palestinese di proprietà privata, negandone l’accesso, fin da allora, ai legittimi proprietari palestinesi. L’insediamento fu evacuato nel 2005 e successivamente ricostituito come scuola religiosa.

9). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 43 strutture, comprese undici abitazioni. Di conseguenza, 56 palestinesi, tra cui 33 minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 200 altri (seguono dettagli).

Una delle strutture colpite era stata fornita da donatori come assistenza umanitaria alla Comunità di pastori di Umm al Kheir a Hebron, situata in un’area designata dalle autorità israeliane come “zona di tiro 917” e dichiarata chiusa per consentire le esercitazioni dell’esercito israeliano.

Più dell’80% delle strutture colpite (35) si trovavano in Area C. Le restanti otto strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, comprese due strutture residenziali demolite nell’area di Wadi Qaddum a Silwan, provocando lo sfollamento di sette famiglie comprendenti 39 persone, di cui 22 minori. Cinque delle otto strutture demolite a Gerusalemme Est sono state demolite dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane. Inoltre (non conteggiato sopra), durante un’operazione militare israeliana nel Campo profughi di Balata, nell’area A della Cisgiordania, le forze israeliane hanno demolito tre strutture residenziali, sfollando sei famiglie comprendenti 34 persone, tra cui 20 minori.

10). Il 23 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel villaggio di Ni’lin (Ramallah) nell’Area B della Cisgiordania e hanno demolito per motivi punitivi la casa a più piani di una famiglia il cui membro, il 9 Marzo 2023, aveva ucciso in Israele un israeliano e ne aveva feriti altri due. Una famiglia, composta da 14 persone, tra cui otto minori, è stata sfollata e due famiglie sono state colpite in altro modo. Dall’inizio del 2023, sono state demolite per motivi punitivi undici case e una struttura agricola, rispetto alle 14 strutture del 2022 e alle tre del 2021. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva e come tali sono illegali ai sensi del diritto internazionale.

11). In due occasioni, per consentire esercitazioni militari, le forze israeliane hanno temporaneamente sfollato, per quattro ore, tre famiglie comprendenti 14 persone, della Comunità di pastori di Al Farisiya-Nab’a al Ghazal, nella Valle del Giordano settentrionale. Questa Comunità si trova in una “zona di fuoco”, così dichiarata da Israele ed è considerata ad alto rischio di trasferimento forzato. Le “zone di fuoco” coprono quasi il 30% dell’Area C e ospitano 38 Comunità che comprendono 6.200 persone.

12). In Cisgiordania le chiusure continuano a interrompere l’accesso di migliaia di palestinesi a mezzi di sussistenza e servizi (seguono dettagli).

Il 23 e il 25 maggio, l’esercito israeliano ha eretto cumuli di terra e ha chiuso il cancello stradale all’ingresso dei villaggi di Shufa (Tulkarm) e Beit Iksa (Gerusalemme), rispettivamente per un giorno e per due ore, ostacolando il movimento di almeno 1.400 palestinesi. Secondo quanto riferito, nel caso di Shufa, ciò è avvenuto in risposta a un episodio di spari contro veicoli di coloni israeliani, che ha provocato il ferimento di un colono.

Inoltre, in due distinti episodi, il 16 maggio l’esercito israeliano ha installato due cancelli stradali: uno all’ingresso della città di Gerico e l’altro su una strada che conduce a terreni agricoli nella Comunità di Al ‘Auja a Gerico, ostacolando l’accesso palestinese dentro e fuori la città di Gerico e verso terreni agricoli. Nell’area H2 della città di Hebron, sono stati segnalati un totale di 12 checkpoints volanti, rispetto a una media bisettimanale di due dall’inizio del 2023, con conseguenti lunghi ritardi. Inoltre, durante il periodo in esame, l’accesso palestinese al villaggio di Al Mughayyir (Ramallah) ha continuato a essere limitato, secondo quanto riferito, a causa del lancio di pietre contro veicoli di coloni israeliani.

13). Nella Striscia di Gaza, in almeno 15 casi, presumibilmente per imporre restrizioni all’accesso, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento” contro palestinesi che si avvicinavano o alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa. Non sono stati segnalati feriti o danni, anche se è stato interrotto il lavoro di agricoltori e pescatori. In tre occasioni, i bulldozer militari israeliani hanno spianato il terreno, all’interno di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale a Rafah, Khan-Younis e nell’Area Centrale. Il 18 maggio, palestinesi si sono riuniti vicino alla recinzione perimetrale nella città di Gaza per protestare contro l’annuale Giornata di Gerusalemme “Marcia della bandiera”. Le proteste hanno portato a scontri tra forze israeliane e manifestanti palestinesi, vicino alla recinzione, provocando il ferimento di 11 palestinesi, tra cui due minori, una donna e un paramedico.

Ultimi sviluppi (al di fuori del periodo di riferimento)

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto

Il 30 maggio, nei pressi dell’insediamento di Hermesh, tra i governatorati di Jenin e Tulkarm nella Cisgiordania settentrionale, in uno scontro a fuoco, un colono israeliano è stato colpito e ucciso da un palestinese. Le forze israeliane hanno lanciato una caccia all’uomo e istituito posti di blocco, ostacolando l’accesso e il movimento dei palestinesi dentro e fuori l’area. In seguito all’accaduto, coloni israeliani hanno attaccato palestinesi e loro proprietà nei villaggi circostanti e agli incroci stradali.

________________________________________

Note a piè di pagina

1 Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane, ad esempio da civili israeliani o colpiti da razzi palestinesi non giunti a bersaglio , così come quelli la cui causa immediata della morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute. In questo periodo di riferimento, un palestinese che è stato ucciso da un colono israeliano viene conteggiato separatamente.

2 Le vittime israeliane in questi grafici includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata della morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, vengono conteggiate separatamente

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it