L’esercito israliano ammette di aver ucciso senza motivo un padre palestinese disarmato di fronte a suo figlio

Redazione di The New Arab

23 gennaio 2023 – The New Arab

Continua a cambiare la narrazione dell’esercito riguardo all’uccisione di Ahmad Kahla, che era disarmato, ad un posto di blocco in Cisgiordania.

Le forze israeliane hanno ammesso di aver ucciso senza motivo Ahmad Kahla, che non era armato e che è stato colpito a morte di fronte a suo figlio ad un posto di blocco a nord di Ramallah il 15 gennaio.

Secondo fonti di informazione israeliane, con una rara ammissione di responsabilità, un’indagine iniziale della polizia militare israeliana ha scoperto che il quarantacinquenne è stato “colpito a morte senza motivo”.

In precedenza l’esercito israeliano aveva affermato che i soldati avevano colpito qualcuno dopo uno “scontro violento” durante il quale Kahla “avrebbe tentato di impadronirsi delle armi di uno dei soldati”.

Ora indagini militari hanno concluso che queste affermazioni sono false.

Il figlio dell’uomo, Qusai Kahla, ha riferito ai giornalisti che si trovava nell’auto con suo padre quando sono stati fermati al posto di blocco.

I soldati sono arrivati ed hanno spruzzato uno spray al peperoncino sulla mia faccia e mi hanno tirato fuori dall’auto”, ha detto il diciottenne a sua casa nel villaggio di Rammun.

Non so cosa sia accaduto dopo,” ha detto “Ho saputo da mio zio che mio padre era stato ucciso.”

Nel frattempo l’esercito israeliano ha affermato che i palestinesi si erano rifiutati di fermarsi e i soldati avevano usato “mezzi anti-sommossa al fine di arrestare uno dei sospetti nel veicolo”.

Lo spray al peperoncino che i soldati israeliani hanno usato non è in dotazione dell’esercito, ma è stato spruzzato su tutto il corpo di Ahmad Kahla prima che fosse colpito a morte.

Poi, quando il video della sparatoria è stato pubblicato sui social media, le fonti dell’esercito hanno cambiato versione sostenendo che Kahla aveva “cercato di afferrare una delle loro pistole”.

Il video non supporta le loro dichiarazioni, e testimoni oculari hanno detto agli investigatori militari che egli stava agitando le braccia quando è stato tirato fuori dal veicolo.

Il ministero degli Esteri palestinese ha condannato l’uccisione come una “orrenda esecuzione”.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Palestinese ucciso da un colono israeliano vicino a Ramallah

Redazione

21 gennaio 2023-Middle East Eye

Tariq Maali, 42 anni, è stato ucciso dopo essere entrato in un avamposto illegale di coloni dove si presume abbia tentato di accoltellare un israeliano.

Sabato un colono israeliano ha sparato e ucciso un palestinese in una fattoria vicino a Ramallah, nella Cisgiordania occupata.

Il Ministero della Salute Palestinese afferma che Tariq Maali, 42 anni, è stato ucciso dopo che “gli occupanti [israeliani] hanno aperto il fuoco su di lui” vicino alla città palestinese di Kafr Nama.

L’esercito israeliano ha dichiarato all’AFP [France-Presse] che Maali avrebbe tentato di accoltellare un civile israeliano nella fattoria di Sde Efraim, un avamposto illegale di coloni, ed è stato “neutralizzato” dagli israeliani.

I filmati delle telecamere a circuito chiuso rilasciati dai militari hanno mostrato un uomo che entrava nella fattoria e veniva ucciso poco dopo.

Secondo un fotografo dell’AFP le autorità israeliane hanno impedito a un’ambulanza palestinese di entrare nel sito.

Sde Efraim è un avamposto di coloni, o insediamento selvaggio, illegale anche secondo la legge israeliana.

La distinzione tra avamposti e altri insediamenti non è riconosciuta dal diritto internazionale, che considera illegali tutti gli insediamenti nei territori occupati.

Nello stesso luogo, due anni fa, un colono israeliano ha ucciso a colpi di arma da fuoco Khaled Nofal, un ragioniere palestinese disarmato di 34 anni.

Secondo i resoconti israeliani Nofal stava cercando di attaccare l’avamposto dei coloni disarmato, un’affermazione che la sua famiglia nega secondo quanto detto a Middle East Eye.

L’ultima uccisione porta a 18 il numero dei palestinesi uccisi finora quest’anno, compresi quattro minorenni.

Giovedì, Jawad Farid Bawaqta, 57 anni, insegnante di scuola superiore e padre di sei figli, è stato ucciso dalle forze israeliane dopo essere andato a prestare i primi soccorsi a un altro palestinese ferito.

Le forze israeliane conducono quasi ogni notte in Cisgiordania incursioni che spesso si rivelano mortali.

La maggior parte delle incursioni degli ultimi mesi si sono concentrate su Nablus e Jenin, che ospitano un crescente numero di combattenti palestinesi.

Almeno 167 persone sono state uccise l’anno scorso in Cisgiordania: il bilancio di vittime più alto dalla Seconda Intifada.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Ragazzo ucciso e genitore giustiziato dalle truppe israeliane

Maureen Clare Murphy

17 gennaio 2023 – The Electronic Intifada

Tra sabato e lunedì in Cisgiordania le forze di occupazione israeliane hanno ucciso quattro palestinesi e una quinta persona è morta per le ferite riportate all’inizio del mese.

Secondo Defence for Children International-Palestine [ONG internazionale per i diritti dei minori, ndt] lunedì mattina presto nel campo profughi di Dheisheh fuori Betlemme dei soldati hanno sparato alla testa ad Amer Khaled Lutfi al-Khamour. Il ragazzo è stato dichiarato morto in ospedale nel corso della giornata.

L’adolescente è il quarto minorenne palestinese ucciso dalle forze israeliane dall’inizio dell’anno e il secondo ucciso a Dheisheh. In totale durante questo periodo sono stati uccisi dalla polizia, dai soldati e dai coloni israeliani 14 palestinesi, tutti in Cisgiordania.

Domenica, presso un posto di blocco volante vicino al villaggio di Silwad, nella Cisgiordania centrale, le forze israeliane hanno sparato e ucciso di fronte al figlio Ahmad Hasan Kahlah, 45 anni, dopo che un litigio si è trasformato in uno scontro fisico.

Il Centro palestinese per i diritti umani ha affermato che l’assassinio di Kahlah “equivale a un’uccisione extragiudiziale”.

L’associazione per i diritti ha affermato che prima dell’inizio dell’alterco alcuni conducenti hanno iniziato a suonare i clacson dei loro veicoli per protestare contro un posto di blocco militare israeliano appena eretto che causava il rallentamento del traffico e la formazione di lunghe code.

Le forze israeliane hanno sparato granate stordenti colpendo un veicolo su cui viaggiavano Kahlah e suo figlio.

Secondo il PCHR [Centro palestinese per i diritti umani], i soldati “hanno usato lo spray al peperoncino contro [Kahlah] e suo figlio e li hanno costretti a scendere dal veicolo”. Un litigio verbale è diventato fisico quando i soldati hanno aggredito Kahlah, “che ha cercato di fuggire”, riferisce l’associazione per i diritti.

“Nel frattempo uno dei soldati ha sparato a distanza ravvicinata due proiettili veri contro Ahmad Kahlah, sebbene non rappresentasse una minaccia per la vita dei militari“, aggiunge il PCHR. Quando i soldati hanno permesso ai paramedici palestinesi di fornirgli assistenza, Kahlah, che era stato colpito al collo, non era più cosciente.

I soldati hanno impedito ai paramedici di accorrere in aiuto del figlio di Kahlah, Qusai, che stava male e aveva inalato gas lacrimogeno. Qusai è stato arrestato e successivamente rilasciato.

Secondo il PCHR l’esercito israeliano ha inizialmente sostenuto che Ahmad Kahlah aveva cercato di pugnalare i soldati con un coltello e di afferrare una delle loro pistole, affermazioni contraddette dal filmato dell’incidente.

Quel video, registrato da un’altra persona che tentava di attraversare il checkpoint, mostra l’anziano Kahlah nel corso di una collutazione con tre soldati che lo picchiano prima di aprire il fuoco, nonostante il fatto che Kahlah avrebbe potuto essere immobilizzato con mezzi non letali, dice il PCHR.

Israele non ha confiscato il corpo di Kahlah come fa abitualmente nei casi di palestinesi uccisi nel corso di quelli che secondo Israele sarebbero degli attacchi.

Il quotidiano di Tel Aviv Haaretz ha riferito che l’esercito israeliano “in seguito ha cambiato la sua versione degli eventi” affermando che “i soldati hanno chiesto a [Kahlah] di fermarsi e hanno usato gas lacrimogeni quando ha rifiutato di seguire il loro ordine”.

L’esercito ha riferito che, dopo che egli si era rifiutato di uscire dal suo veicolo, ne è nato uno scontro, Kahlah ha cercato di rubare un’arma a un soldato ed è stato quindi colpito”, aggiunge Haaretz.

Ziad Kahlah, il fratello di Ahmad, ha respinto le affermazioni dell’esercito israeliano e ha riferito che Ahmad, padre di quattro figli, era un elettricista che stava facendo una commissione con suo figlio quando è stato ucciso.

“Chi va a compiere un attacco non lo fa con il proprio figlio”, ha detto Ziad secondo Haaretz.

Se non ci si crede, è un dato di fatto che suo figlio è stato rilasciato poco dopo. È facile accusare un palestinese di essere un terrorista e poi sparargli a sangue freddo”, aggiunge Ziad.

Il giorno prima le forze israeliane hanno ucciso due palestinesi, Izzedine Bassem Hamamreh, 24 anni, e Amjad Adnan Khaliliyeh, 23, durante un presunto scontro a fuoco vicino al villaggio di Jaba, a sud della città di Jenin, nel nord della Cisgiordania.

La Jihad islamica, una fazione della resistenza armata palestinese, ha rivendicato l’appartenenza dei due uomini al gruppo.

Lo stesso giorno Yazan al-Jaabari, 19 anni, è morto per le ferite riportate dopo essere stato colpito durante un raid militare israeliano a Kafr Dan, sempre vicino a Jenin. Il 2 gennaio altri due palestinesi, uno dei quali un ragazzo di 17 anni, sono stati uccisi durante lo stesso raid punitivo di demolizione di case.

Con la nomina a importanti ruoli ministeriali di israeliani di estrema destra che costituiscono gli elementi più pericolosi dello Stato colonizzatore è pressochè certo un ulteriore bagno di sangue.

Itamar Ben-Gvir, leader del partito di estrema destra Potere Ebraico che appartiene al nuovo governo di coalizione di Benjamin Netanyahu, sta proponendo norme ancora più flessibili sull’uso delle armi da fuoco.

Ben-Gvir sta promuovendo una legge che garantirebbe l’immunità legale ai soldati e alla polizia per le loro azioni durante le operazioni di “sicurezza”.

Secondo Adalah, un’organizzazione per i diritti umani, ciò “codificherebbe una politica israeliana di impunità quasi totale nei confronti delle sue forze armate nei casi che coinvolgono palestinesi”.

Lunedì, dopo l’uccisione di Amer al-Khamour, il Regno Unito ha invitato “le autorità israeliane a condurre un’indagine rapida e trasparente”, nonostante la loro quasi assoluta mancanza di affidabilità nella ricerca dei responsabili della morte di palestinesi per mano delle forze israeliane.

L’appello del Regno Unito equivale a un’approvazione dello status quo di impunità totale. Secondo il monitoraggio di The Electronic Intifada, l’anno scorso tale situazione ha provocato l’uccisione o la morte per ferite riportate negli anni precedenti di oltre 200 palestinesi per mano dell’esercito, della polizia e dei coloni israeliani in Cisgiordania, a Gaza e all’interno di Israele.

Lunedì Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per la Cisgiordania e la Striscia di Gaza, ha dichiarato che “la perdita di vite umane procede senza sosta“.

Una presenza di una forza di protezione è una necessità fondamentale e inevitabile”, ha aggiunto.

(Traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




Calore umano e coraggio nel campo profughi di Jenin

Gideon Levy

12 gennaio 2023, Haaretz

Nel campo profughi di Jenin ho visto tante cose belle. Non libri di poesie di Rachel o di Natan Alterman, come il narrante di una canzone di Naomi Shemer diceva di aver trovato negli avamposti dell’esercito israeliano nel Sinai, ma un accampamento coraggioso, determinato, ben organizzato e intriso di uno spirito combattivo forse senza uguali nella storia.

Sono passati quattro anni dalla mia ultima visita. Da un anno le forze di difesa israeliane non osano invadere il campo ma solo la sua periferia. Per anni l’Autorità Nazionale Palestinese non è stata in grado di entrarvi. Né nessun giornalista israeliano, a parte Amira Hass, lo ha visitato o vi è stato accolto dopo tutte le delusioni che i giornalisti israeliani hanno inflitto ai residenti del campo.

Ma questa settimana ci sono tornato con il fotografo Alex Levac. È stata una visita molto emozionante, intima, commovente ma anche istruttiva.

Nella città di Jenin solo nell’ultimo anno sono stati uccisi 60 abitanti. Di questi, 38 erano residenti nel campo, il luogo più simile alla Striscia di Gaza sia nello spirito che nella sofferenza; si ritrova nel campo di Jenin lo stesso calore umano e lo stesso coraggio.

Una terza sezione del cimitero dei martiri è già piena e se ne deve trovare un’altra per le vittime a venire. Se le forze di difesa israeliane invaderanno il campo, dicono qui, ci sarà un massacro. Lo dicono senza ombra di paura o di vanto.

Dalla mia ultima visita il proprietario del negozio di hummus all’ingresso del campo ha subito un intervento chirurgico di bypass. La moglie di un alto funzionario di Hamas nel campo, che è imprigionato in Israele, ha perso la vista. Vicino al campo è stato aperto un moderno ospedale e Jamal Zubeidi, il più coraggioso e nobile di tutti, nell’ultimo anno ha perso sia suo figlio Naeem che suo genero Daoud. Daoud era fratello e nipote di Zakaria Zubeidi [leader rivoluzionario e artista fuggito nel 2021 dalla prigione israeliana e in seguito ricatturato – non è mai stato processato per il suo arresto originale del 2019, ma gli è stata inflitta un’ulteriore condanna a cinque anni per la fuga, ndt.]

Abbiamo visitato il campo nel 40° giorno di lutto per Naeem. Jamal sedeva da solo in una stanza e riceveva gli ospiti, proprio nel luogo in cui l’esercito israeliano gli ha già demolito due volte la casa, circondato da foto e manifesti dei sei membri della sua famiglia uccisi. Anche una delegazione della setta ebraica Neturei Karta in visita a Jenin si era recata qui per porgere le proprie condoglianze, ma uomini armati del campo li hanno fatti scappare a colpi di arma da fuoco.

Il figlio più giovane di Jamal, Hamoudi, che avevamo incontrato la prima volta quand’era un bambino birichino, è ora l’uomo del campo più ricercato da Israele; è membro della Jihad islamica. I figli degli uomini che avevano combattuto per il laico Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ora combattono per la Jihad Islamica, l’organizzazione più potente del campo. E questa è in breve tutta la storia.

Gli uomini armati hanno sui loro cellulari un numero segreto che chiamano ogni volta che qualcuno vede le forze dell’esercito israeliano avvicinarsi alla città o al campo profughi. Quel numero di telefono fa suonare automaticamente un allarme in tutto il campo. Di solito succede di notte. L’intero campo viene svegliato e decine di uomini armati lasciano le loro case e si dirigono rapidamente verso gli ingressi del campo e della città. È così che sono stati uccisi 38 residenti del campo.

Le distinzioni tra le diverse organizzazioni militanti sono qui sfumate; collaborano tra loro più di quanto non facciano in qualsiasi altra parte della Cisgiordania o a Gaza. Reti mimetiche coprono alcuni vicoli per impedire ai droni dell’esercito israeliano di monitorare ciò che sta accadendo.

Un giovane tira fuori una fotografia aerea del campo che molto probabilmente è stata abbandonata in città dai soldati, anche se secondo la leggenda locale è stata rubata dalla tasca di un soldato. La foto è stata scattata durante la Coppa del Mondo e l’esercito israeliano ha etichettato alcuni dei vicoli del campo con i nomi dei paesi in competizione: vicolo Portogallo, vicolo Francia e vicolo Brasile.

Una casa nella foto è etichettata come habira; i giovani pensavano che si riferisse alla casa di un “amico” (“haver” in ebraico, che deriva dalla stessa radice ebraica) – in altre parole, un collaboratore.

L’auto più popolare nel campo è il SUV ibrido C-HR Toyota. Ne abbiamo visti diversi correre per i vicoli. Sono stati rubati a Israele quasi nuovi di zecca. Dopo tutto ciò che Israele ha rubato ai palestinesi, da ciò che resta delle loro terre a ciò che resta della loro dignità, c’è una giustizia poetica in queste Toyota rubate di cui i giovani sono così orgogliosi.

Non c’è qui una casa che non abbia subito un lutto, una famiglia che non abbia avuto un familiare reso permanentemente disabile o imprigionato. All’ingresso del campo, i giovani hanno eretto barricate di ferro brunito “come in Ucraina”. Non è ancora l’Ucraina, ma il campo profughi di Jenin potrebbe diventare un giorno, forse molto presto, una nuova versione della città ucraina di Bucha. Nessun israeliano dovrebbe rallegrarsene.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




Rapporto OCHA del periodo 20 dicembre 2022 – 9 gennaio 2023

Questo rapporto copre eccezionalmente tre settimane.

1). Il 21 dicembre, nella città di Nablus, vicino alla tomba di Giuseppe, forze israeliane hanno ucciso un palestinese di 23 anni (seguono dettagli). Le forze israeliane avevano fatto irruzione nella città per consentire a centinaia di coloni israeliani di entrare nel sito, ed avevano collocato postazioni di cecchini sui tetti. I palestinesi hanno protestato contro queste attività, anche lanciando pietre e bruciando pneumatici; sono stati segnalati anche scontri a fuoco. Un palestinese è stato colpito e ucciso e 35 sono rimasti feriti, di cui tre colpiti da proiettili veri sparati dalle forze israeliane; un’ambulanza è stata danneggiata durante un tentativo di evacuazione dei feriti e tre palestinesi sono stati arrestati. Ciò porta a sette il numero totale di palestinesi uccisi, nel 2022, da forze israeliane in accompagnamento di coloni israeliani al sito citato.

2). Forze israeliane hanno ucciso altri quattro palestinesi, tra cui tre minori, e ne hanno feriti altri dodici a Jenin, Betlemme e Nablus (seguono dettagli). Il 2 gennaio, forze israeliane hanno fatto irruzione nel villaggio di Kafr Dan (Jenin) ed hanno usato esplosivi per la “demolizione punitiva” delle case di due palestinesi che, il 14 settembre, uccisero un soldato israeliano al checkpoint militare di Al Jalama, a Jenin; nel susseguente scontro a fuoco i due uomini furono uccisi. Durante la suindicata operazione “punitiva” di Kafr Dan, durata più di 24 ore, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni, mentre i palestinesi hanno sparato proiettili veri ed hanno lanciato pietre e bottiglie incendiarie. Due palestinesi, di 22 e 17 anni, sono stati colpiti e uccisi e altri dieci sono rimasti feriti, di cui sei con proiettili veri.

Il 3 e 5 gennaio, forze israeliane hanno condotto operazioni di ricerca-arresto nei Campi profughi di Ad Duheisha (Betlemme) e Balata (Nablus). Entrambe le operazioni si sono trasformate in scontri tra palestinesi e forze israeliane; a Balata, si è trattato di scontro a fuoco: due ragazzi di 15 e 16 anni sono rimasti uccisi. Altri due sono stati feriti da proiettili veri e tre persone sono state arrestate.

Durante il periodo in esame, le forze israeliane hanno effettuato 202 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 315 palestinesi, tra cui almeno 30 minori.

3). In Cisgiordania, complessivamente, sono stati feriti dalle forze israeliane 394 palestinesi, tra cui almeno 40 minori. Dei feriti, 210 (55%) sono stati registrati in undici manifestazioni. Questi includevano 205 ferimenti riportati in manifestazioni contro l’espansione degli insediamenti e le restrizioni di accesso legate agli insediamenti vicino a Kafr Qaddum (Qalqilya), Beit Dajan (Nablus) e Umm ad Daraj a sud di Hebron. Cinque feriti sono stati segnalati in altre manifestazioni: di solidarietà con la famiglia di un prigioniero palestinese morto il 20 dicembre durante la custodia israeliana, e per chiedere alle autorità israeliane la restituzione dei corpi di palestinesi uccisi e trattenuti dalle forze israeliane. Altri trentaquattro feriti si sono avuti vicino alla tomba di Giuseppe (di cui sopra); 140 registrati in operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte dalle forze israeliane; dieci durante una demolizione punitiva a Kafr Dan (Jenin) (vedi anche sotto). Complessivamente, 318 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, 36 sono stati colpiti da proiettili veri, 21 sono stati feriti da proiettili di gomma, cinque sono stati aggrediti fisicamente, uno è stato colpito da una granata assordante, quattro da candelotti lacrimogeni e nove da schegge.

4). Coloni israeliani, in otto casi, hanno ferito venti palestinesi, tra cui cinque minori, e sette donne; e persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno causato danni alle proprietà palestinese in altri 24 casi (seguono dettagli). Oltre ai 35 palestinesi feriti da forze israeliane nel suddetto episodio relativo a coloni accompagnati alla tomba di Giuseppe, 13 palestinesi, tra cui un bambino di 18 mesi e altri due minori, sono stati feriti direttamente da coloni israeliani in quattro episodi accaduti il 23, 28 e il 29 dicembre, su strade principali prossime alla città di Huwwara e al villaggio di Osarin (entrambi a Nablus): in questi casi, coloni hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi.

Il 20 dicembre, due minori sono stati aggrediti fisicamente e feriti quando coloni israeliani sono entrati in un parco pubblico nel villaggio di Al Mazra’a al Qabaliya (Ramallah) hanno aggredendo fisicamente i minori, anche con bastoni.

Il 25 dicembre, il 7 e il 9 gennaio, nella zona di Wadi al Joz di Gerusalemme Est e a Khallet al Louza (Betlemme), coloni israeliani hanno aggredito fisicamente palestinesi, anche con bastoni, ferendone quattro, tra cui due donne, e danneggiando almeno tre case e veicoli palestinesi.

In altri otto casi registrati vicino a Sinjil e Al Mughayir (entrambi a Ramallah), Jit, Kafr Thulth, Immatin, Azzun e Hajja (tutti a Qalqiliya) e Mantiqat Shi’b al Butum (Hebron), circa 400 ulivi sono stati vandalizzati su terreni palestinesi prossimi a insediamenti israeliani; comprese le aree in cui l’accesso da parte di palestinesi richiede l’approvazione dell’esercito israeliano (comunemente indicato come “previo coordinamento”).

In altre sette occasioni, persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi, danneggiandone almeno dieci.

Altre proprietà palestinesi sono state danneggiate in dieci episodi accaduti a Nablus o nelle vicinanze, nell’area H2 di Hebron, a Tulkarm e Salfit; in questi casi, secondo testimoni oculari e fonti della Comunità locale, si trattava di strutture agricole, recinzioni in pietra e metallo, telecamere di sorveglianza e raccolti.

5). In cinque episodi, un colono israeliano e un paramedico israeliano sono rimasti feriti e sono stati danneggiati almeno cinque veicoli israeliani, ad opera di persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali; secondo fonti israeliane, avrebbero lanciato pietre contro veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania. Gli episodi sono avvenuti sulle strade vicine a Betlemme, Ramallah e Gerusalemme.

6). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto a demolire 66 strutture, comprese undici case, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere. Ventuno delle strutture erano state fornite da donatori come assistenza umanitaria. Di conseguenza, 53 palestinesi, tra cui 21 minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 700 altri (seguono dettagli). Sessantuno delle strutture si trovavano in Area C, comprese tre strutture demolite in base a un “Ordine militare 1797” che concede solo un preavviso di 96 ore e motivi molto limitati per impugnare legalmente la demolizione. Le restanti cinque strutture sono state demolite a Gerusalemme est, di cui tre demolite dal proprietario, per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane. In un episodio separato, registrato il 27 dicembre, le autorità israeliane hanno confiscato due contenitori d’acqua e due trattori agricoli, di proprietà della Comunità di pastori di Hammamat al Maleh nella valle del Giordano (Tubas); i pastori raccoglievano l’acqua dalla sorgente di Ein al Hilweh. La sorgente, che è una delle principali fonti d’acqua per il consumo domestico e per il bestiame della zona, si trova su un terreno designato come “zona di fuoco” per le esercitazioni militari israeliane e dove l’accesso palestinese è vietato dalle autorità israeliane. Hammamat al Maleh è una delle Comunità più vulnerabili della Cisgiordania, con accesso limitato all’istruzione e ai servizi sanitari, nonché alle infrastrutture idriche, igienico-sanitarie ed elettriche.

7). Il 2 gennaio 2023, forze israeliane hanno fatto irruzione nel villaggio di Kafr Dan (Jenin), in Area B, ed hanno demolito per ragioni “punitive” due case a più piani e una struttura agricola appartenenti a famiglie i cui membri uccisero un soldato israeliano nel settembre 2022. Le case vicine sono state danneggiate. Le famiglie sfollate comprendono 17 persone, tra cui due minori. Durante l’operazione sono stati uccisi due palestinesi (vedi sopra). Nel 2022, sono state demolite per “motivi punitivi” undici case e altre tre strutture; erano state tre nel 2021. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva, in quanto prendono di mira le famiglie di un aggressore, o presunto aggressore, e come tali sono illegali ai sensi del diritto internazionale.

8). Forze israeliane hanno bloccato gli ingressi principali di tre villaggi, interrompendo l’accesso di migliaia di palestinesi a mezzi di sussistenza e ai servizi (seguono dettagli). Il 23 e 24 dicembre e l’8 gennaio, l’esercito israeliano ha limitato il movimento di oltre 15.000 palestinesi chiudendo i cancelli stradali agli ingressi di Azzun (Qalqiliya), Madama (Nablus) e Tuqu’ (Betlemme). La prima sede è rimasta chiusa per alcune ore mentre le ultime due risultava ancora chiuse al termine del presente bollettino. Secondo quanto riferito, tutte le chiusure sono state attuate in risposta al lancio di pietre da parte di palestinesi contro veicoli di coloni israeliani.

9). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 50 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, presumibilmente per far rispettare le restrizioni all’accesso; una casa ha subito lievi danni, ma non sono stati registrati feriti. In due occasioni, a est di Gaza City e a est di Khan Younis, bulldozer militari israeliani hanno spianato terreni all’interno di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale. In un caso, forze israeliane hanno arrestato un palestinese di Gaza mentre usciva dal valico di Erez. Il 3 gennaio, secondo quanto riferito, un razzo è stato lanciato dalla Striscia di Gaza, ricadendo all’interno della Striscia, vicino alla recinzione perimetrale, senza causare feriti o danni.

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data.

Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

1). Il 16 gennaio, forze israeliane hanno condotto un’operazione di ricerca-arresto nel Campo profughi di Ad Duheisheh (Betlemme), dove hanno sparato a un minore che è morto poco dopo per le ferite riportate.

2). Il 15 gennaio, a un posto di blocco volante approntato all’ingresso di Silwad (Ramallah), forze israeliane hanno ucciso un palestinese.

3). Il 14 gennaio, all’ingresso di Jaba’ (Jenin), forze israeliane hanno ucciso due palestinesi; secondo le prime informazioni provenienti dai media, è stato segnalato uno scontro a fuoco. Lo stesso giorno è deceduto un altro palestinese a causa delle ferite riportate il 2 gennaio a Kafr Dan (Jenin).

4). Il 12 gennaio, forze israeliane hanno condotto un’operazione di ricerca-arresto nel Campo profughi di Qalandia (Gerusalemme) dove hanno sparato, uccidendo un palestinese.

5). Il 12 gennaio, forze israeliane hanno effettuato un’operazione militare nella città di Qabatiya (Jenin), dove ha avuto luogo uno scontro a fuoco con palestinesi; due palestinesi sono rimasti uccisi.

6). L’11 gennaio, in una nuova fattoria colonica nel sud di Hebron, un palestinese ha accoltellato un colono israeliano, ferendolo; a sua volta, è stato colpito con arma da fuoco e ucciso da un altro colono.

7) L’11 gennaio, forze israeliane hanno condotto un’operazione militare nel Campo profughi di Balata (Nablus) e, nel corso di uno scontro a fuoco, un palestinese è rimasto ucciso.

(Maggiori dettagli sugli episodi sopra menzionati saranno forniti nella prossima relazione)

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Israele uccide tre palestinesi mentre continuano i raid in Cisgiordania

Zena Al Tahhan

12 gennaio 2023 – Al Jazeera

Continuano gli attacchi israeliani mortali nella Cisgiordania occupata mentre i palestinesi sono nuovamente uccisi dall’esercito

Ramallah, Cisgiordania occupata – Giovedì l’esercito israeliano ha ucciso tre palestinesi mentre continuano gli attacchi mortali nella Cisgiordania occupata.

Secondo il ministero della salute palestinese durante un raid nella città di Qabatiya, nei pressi della città di Jenin, nella Cisgiordania settentrionale Habib Kamil, 25 anni, e Abdulhadi Nazal, 18 anni, sono stati colpiti a morte da proiettili veri dall’esercito israeliano.

L’esercito israeliano ha comunicato che i soldati stavano arrestando e confiscando armi in varie località della Cisgiordania. I soldati hanno aperto il fuoco dopo essere stati colpiti e quando è scoppiata una “violenta rivolta”.

 Secondo fonti ufficiali palestinesi l’esercito israeliano aveva precedentemente ucciso un palestinese mentre stava sul tetto di casa sua durante un raid contro il campo profughi nella Gerusalemme Est occupata.

Sameer Aslan, 41 anni, è stato dichiarato morto all’alba di giovedì dal Ministero della Salute Palestinese secondo cui è stato colpito al petto nel campo profughi di Qalandiya.

Funzionari hanno detto ad Al Jazeera che Aslan, padre di otto figli, è stato colpito a morte da un cecchino israeliano mentre sul tetto di casa con altri familiari guardava il raid.

È stato ucciso circa 10 minuti dopo l’arresto da parte dell’esercito israeliano di Ramzi, il figlio diciassettenne, avvenuto nella loro casa.

Dopo l’arresto, “tutta la famiglia è salita sul tetto per vedere cosa stava succedendo quando ha sentito forti urla e che uno degli altri figli era stato ferito”, ha detto ad Al Jazeera Zakariya Fayyaleh, funzionario dell’Autorità Palestinese che gestisce il campo.

Sameer, sua moglie, tre delle figlie e vari figli erano sul tetto quando un cecchino israeliano ha aperto il fuoco contro la famiglia e colpito Sameer direttamente al petto,” ha continuato.

I figli l’hanno portato di sotto e cercato di trasportarlo in ospedale. Un grande numero di soldati li ha fermati e steso a terra Sameer. L’hanno lasciato lì a sanguinare per un po’ prima di permetterci di riprenderlo. È spirato subito dopo essere arrivato in ospedale,” continua Fayyaleh.

Video condivisi da abitanti e organi di stampa locali, verificati da Al Jazeera, mostrano Aslan per terra circondato da soldati israeliani.

Sameer era uno dei miei più cari amici, con lui avevo un rapporto fraterno,” ha detto Fayyaleh, aggiungendo che Aslan lavorava in una macelleria ad al-Ram.

Il funzionario ha aggiunto che il modo in cui l’esercito israeliano ha fatto irruzione nel campo profughi di Qalandiya è “senza precedenti”, e l’ha descritto come “un attacco forsennato e feroce”.

È la prima volta che hanno fatto irruzione in un campo in questo modo sia per l’entità delle forze che per il numero di case in cui hanno fatto irruzione. Hanno distrutto i beni delle persone, hanno persino aggredito delle donne,” ha continuato, aggiungendo che i cecchini si sono appostati sui tetti.

Secondo Fayyaleh e l’Associazione dei prigionieri palestinesi (PPS), durante il raid l’esercito israeliano ha arrestato nel campo almeno 18 persone.

L’assalto è iniziato circa alle 3 del mattino ora locale, con decine di mezzi blindati e forze speciali. Sono scoppiati scontri con giovani che hanno lanciato pietre.

In una dichiarazione l’esercito israeliano ha affermato che il raid nel campo fa parte della campagna “Rompere l’onda”. Ha precisato che durante l’irruzione “sospetti hanno lanciato dai tetti pietre e blocchi di cemento contro le forze, tanto da mettere in pericolo le vite dei soldati che hanno risposto disperdendo dimostrazioni e sparando”, aggiungendo che “è stato localizzato un ferito”, senza confermare la morte.

La zona di Qalandiya rientra nel governatorato di Gerusalemme, ma è stata separata dalla città dal Muro di Separazione israeliano, la cui costruzione è iniziata nel 2002.

Il campo profughi, costruito nel 1949, ora fa parte di Gerusalemme Est e dell’Area C, [in base agli accordi di Oslo, ndt.] sotto il totale controllo militare israeliano.

Aslan è il settimo palestinese ucciso dall’esercito israeliano dall’inizio del 2023, compresi tre minori. È anche il terzo palestinese ucciso in meno di 24 ore.

Mercoledì sera a Hebron, nel sud della Cisgiordania occupata, l’esercito israeliano ha ucciso il diciottenne Sanad Samamreh dopo un presunto attacco all’arma bianca.

Precedentemente nella stessa giornata, durante un attacco contro il campo profughi di Balata a Nablus, nel nord della Cisgiordania occupata, l’esercito ha ucciso il ventunenne Ahmad Abu Junaid.

Gli eventi sono il risultato di una continua campagna militare israeliana di intensificazione di raid e uccisioni durata circa un anno.

Giovedì mattina l’esercito israeliano ha fatto irruzione nella città di Nablus, compresa la Città Vecchia. Il ministero della salute ha riferito che almeno sette palestinesi sono stati feriti dal fuoco israeliano con proiettili veri.

Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2022 l’anno più letale per i palestinesi in Cisgiordania dal 2006.

L’anno scorso fra i morti ci sono stati oltre 30 minori e almeno 9000 palestinesi sono stati feriti.

Le forze israeliane hanno ucciso civili negli scontri avvenuti durante i raid, passanti non coinvolti e combattenti palestinesi in assassinii mirati e durante conflitti armati.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)




Cosa succederà in Cisgiordania col proseguire dei raid israeliani?

Zena Al Tahhan .

10 gennaio 2023, Al Jazeera

Gli analisti affermano che la Cisgiordania palestinese si sta avvicinando a un bivio nella lotta contro l’occupazione.

 

Ramallah, Cisgiordania occupata – L’incertezza incombe sulla vita dei palestinesi nella Cisgiordania occupata da Israele.

Ci si aspetta che nel prossimo futuro a un certo punto la situazione sul campo imploderà.

Non è possibile prevedere quando e come ciò succederà, o quale sarà il fattore scatenante, ma diversi sviluppi sul campo nell’ultimo anno indicano che la Cisgiordania occupata si sta avvicinando a un serio cambiamento del suo status quo – politico e della sicurezza – attualmente insostenibile.

“Un conflitto palestinese e una ripresa della lotta contro l’occupazione [israeliana] sono inevitabili”, ha detto ad Al Jazeera Belal Shobaki, capo del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Hebron. “Credo sia verosimile che nel 2023 la situazione possa esplodere”.

Secondo le stime dell’apparato militare e di sicurezza israeliano, è inevitabile che la Cisgiordania vada alla fine verso la mobilitazione. Israele sta cercando di rimandare questo scenario il più a lungo possibile impiegando una strategia di contenimento e assorbimento”, prosegue.

Per ora dice: “Israele non sta concedendo una completa calma e non sta permettendo che le cose esplodano”.

Per quasi un anno la Cisgiordania occupata ha assistito a un aumento della violenza da parte dell’esercito israeliano con almeno 170 palestinesi, tra cui 30 bambini, uccisi nel 2022 durante i raid quasi quotidiani – il numero di vittime più alto in 16 anni secondo le Nazioni Unite. Anche gli attacchi sferrati contro i palestinesi da coloni ebrei nella Cisgiordania occupata sono notevolmente aumentati.

Le morti sono continuate nel 2023, con quattro palestinesi, tra cui tre bambini, uccisi nei primi cinque giorni durante i raid israeliani.

Molti degli uccisi nell’ultimo anno erano civili, mentre i raid e le uccisioni dell’esercito israeliano vengono ora condotti sotto la bandiera della repressione alla resistenza armata palestinese nella Cisgiordania settentrionale occupata.

Il nuovo governo israeliano di estrema destra insediatosi il mese scorso ha adottato misure punitive contro l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e collocato figure controverse in posizioni chiave del controllo sui palestinesi, aumentando ulteriormente la prospettiva di un’esplosione sul campo.

Una nuova operazione militare?

Dal settembre 2021 si sono formati numerosi gruppi palestinesi armati relativamente piccoli e trasversali alle fazioni, principalmente nelle città di Jenin e Nablus. I gruppi sono limitati in termini di capacità e si concentrano sulla difesa delle aree in cui operano durante i raid militari israeliani, e compiono anche sparatorie ai posti di blocco militari israeliani.

Secondo il Ministero degli Esteri israeliano soltanto nel 2022 gli attacchi commessi dai palestinesi in Israele e nella Cisgiordania occupata hanno ucciso 29 persone.

Nell’ultimo anno è stata ripetutamente avanzata dagli osservatori la prospettiva che Israele lanci un’invasione su vasta scala delle città palestinesi come ha fatto nel 2002, o di una nuova Intifada (rivolta) palestinese.

Tuttavia, Abdeljawad Hamayel, accademico della Birzeit University, ha affermato di ritenere improbabile che Israele invada con tutta la sua forza a meno che non vi sia un cambiamento nella natura degli attacchi effettuati dai gruppi palestinesi.

La strategia [di Israele] è ora un misto di negoziazione e omicidi. I gruppi armati per parte loro non stanno effettuando attacchi in profondità in Israele. Ad esempio, se ci fossero attacchi nella zona costiera [dove sono città come Tel Aviv o Haifa, ndt.] allora potrebbero riconsiderare la cosa, perché allora avrebbero sufficiente volontà politica per eliminare questi gruppi”, ha detto Hamayel ad Al Jazeera.

I gruppi [armati] hanno creato zone di relativa libertà, ma non sono separati dal potere israeliano. Israele entra, arresta, compie omicidi e operazioni speciali in queste aree con la relativa immunità dei suoi soldati”, prosegue.

“Sì, stanno affrontando una potenza di fuoco e non possono arrestare le persone così facilmente come prima, ma queste zone sono comunque accessibili all’esercito israeliano che quindi non sente il bisogno di operare un’invasione su vasta scala”.

Per Shobaki, l’assenza di un reale coordinamento tra i gruppi armati e la violenza [israeliana] ancora in gran parte limitata alla Cisgiordania occupata significa che Israele è soddisfatto della sua attuale strategia.

La maggior parte dei punti di scontro sono stati nell’arena palestinese – all’interno dei villaggi e delle città, nei campi profughi, ai posti di blocco. Tutto questo sta accadendo in modo tale da non influire nella vita quotidiana dei coloni, e non è così costoso per l’occupazione israeliana quanto lo è per la vita dei palestinesi”, spiega.

Gaza e l’Autorità Nazionale Palestinese

Non è solo Israele che cerca di fermare qualsiasi sollevazione significativa nella Cisgiordania occupata.

Anche l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), controllata dal partito Fatah, svolge un ruolo che la separa dagli altri gruppi palestinesi.

“Se guardiamo alla realtà della Cisgiordania occupata, abbiamo un gruppo di partiti che stanno cercando di cambiare la realtà anche se ciò significa un’esplosione nella Cisgiordania”, dice Shobaki. “Sono Hamas, la Jihad islamica e il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (FPLP)”.

Sebbene molti membri dei nuovi gruppi armati siano affiliati a Fatah, rappresentano una forma di opposizione alla leadership dell’Autorità Nazionale Palestinese, che collabora con l’esercito israeliano nel coordinamento della sicurezza per contrastare gli attacchi e condanna pubblicamente gli attacchi armati.

“Potremmo vedere sacche del movimento Fatah disertare e entrare a far parte della lotta armata contro l’occupazione israeliana, [lasciando spazio a] Hamas, Jihad islamica e FPLP perché si inseriscano“, afferma Shobaki.

Invece, molti dei nuovi gruppi armati sono affiliati al braccio armato della Jihad Islamica Palestinese (PIJ) con sede a Gaza – le Brigate al-Quds.

Israele ha preso di mira il PIJ ad agosto con un bombardamento di tre giorni sulla Striscia di Gaza assediata, uccidendo almeno 49 palestinesi, la maggior parte dei quali civili di cui 17 bambini.

Ma la natura di breve durata di quel conflitto, e l’assenza di un reale seguito, hanno portato gli osservatori a credere che nel prossimo periodo sia improbabile un’altra guerra israeliana su Gaza.

Invece gruppi come il PIJ, che ha stretti legami con l’Iran, hanno puntato sulla Cisgiordania occupata e l’ondata di disordini per fronteggiare Israele.

Parlando con Al Jazeera, il portavoce del PIJ a Gaza Tareq Silmi ha affermato che nell’ultimo anno il suo gruppo ha svolto “un ruolo speciale” nell’emergere dei nuovi gruppi armati in Cisgiordania.

“Non è un segreto che le Brigate Jenin [uno dei nuovi gruppi] siano affiliate alle Brigate al-Quds, l’ala armata della Jihad islamica”, ha detto Silmi, che ha aggiunto che il PIJ sta lavorando “24 ore su 24… per sostenere il fenomeno della resistenza armata in Cisgiordania”.

Cambierà il ruolo dell’ANP?

A parte la prospettiva di grandi defezioni dal movimento Fatah, gli analisti dicono che un altro scenario possibile è che Israele cambi proprio il ruolo della ANP.

Figure di estrema destra nel governo israeliano come Itamar Ben-Gvir o Bezalel Smotrich hanno espresso il loro disinteresse al fatto che l’ANP continui ad esistere.

Il 28 dicembre l’allora governo israeliano entrante dichiarò che la sua massima priorità era quella di “promuovere e sviluppare insediamenti in tutte le parti della terra di Israele”, inclusa la Cisgiordania occupata, ammettendo nascostamente di non aver intenzione di consentire la creazione di uno Stato palestinese.

“L’ANP dovrebbe prendere sul serio questo governo”, dice Hamayel. “Vogliono una ANP che non abbia rivendicazioni nazionali e che faccia il suo lavoro di gestione delle questioni civili nell’area”.

Vogliono un’ANP senza la ‘P’”, ha spiegato, aggiungendo che il governo israeliano vuole che “i palestinesi accettino la sovranità israeliana in Cisgiordania e in tutto il Paese, o se ne vadano – ciò che rappresenta il nucleo del movimento sionista stesso”.

Tutto ciò getta incertezza sul prossimo anno.

Anche se ci si aspetta che la Cisgiordania occupata sia il centro di qualsiasi imminente confronto palestinese con Israele, potrebbe non essere necessariamente questo il fattore scatenante.

La scorsa settimana, quando è giunta notizia che Ben-Gvir aveva in programma di entrare nel complesso della moschea di Al-Aqsa, ci sono stati reali timori che la situazione esplodesse.

Alla fine, ciò non è accaduto e l’evento si è svolto senza alcuno scontro. Potrebbe non accadere lo stesso durante il prossimo incidente.

“La piazza si muove per ragioni emotive”, dice Shobaki. “Un singolo evento può spingerli [i palestinesi] a scendere in strada”.

Maram Humaid ha contribuito a questo articolo dalla Striscia di Gaza occupata.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




I soldati israeliani uccidono un ragazzo palestinese a Nablus

Redazione di IMEMC News

5 gennaio 2023 – International Middle East Media Center

Giovedì all’alba soldati israeliani hanno invaso il campo profughi di Balata a Nablus, nella parte nord della Cisgiordania occupata, hanno colpito a morte un ragazzo e ferito tre palestinesi, di cui uno gravemente.

Il ministero dalla sanità palestinese ha confermato che i soldati hanno ucciso Amer Abu Zeitoun di 16 anni sparandogli alla testa.

Fonti d’informazione affermano che soldati in incognito si sono infiltrati nel campo profughi e hanno colto di sorpresa i palestinesi prima che molti veicoli dell’esercito che circondavano il campo vi facessero incursione.

Amer è stato colpito subito dopo essersi accorto che soldati in incognito si stavano nascondendo in un vicolo ed essersi messo a correre per avvisare gli abitanti della presenza dei soldati.

Molti palestinesi hanno protestato contro l’irruzione prima che i soldati sparassero una raffica di proiettili veri, proiettili rivestiti di gomma e lacrimogeni verso i palestinesi, ferendone tre con i proiettili veri, incluso uno ferito gravemente.

Durante l’irruzione l’esercito ha anche chiuso e isolato molte aree e strade.

Inoltre l’esercito ha invaso e perquisito molti edifici e ha posizionato i suoi cecchini sui tetti prima che i soldati circondassero e facessero irruzione nella casa di un ex prigioniero politico, Hasan Al-Araishi, lo sequestrassero dopo aver aggredito e ferito lui e molti membri della sua famiglia.

Fonti d’informazione affermano che i soldati hanno anche sequestrato un giovane palestinese dopo avergli sparato con proiettili veri.

Inoltre i soldati hanno fermato le ambulanze palestinesi mentre andavano verso Balata per fornire il necessario soccorso medico ai feriti.

Da parte sua, il gruppo unificato di resistenza la Fossa dei Leoni ha affermato che i suoi combattenti hanno avuto uno scontro a fuoco con i soldati che hanno invaso la città di Nablus e Balata.

Uno dei mezzi israeliani è stato danneggiato dopo essere stato colpito con una carica esplosiva prima che l’esercito facesse entrare altri carri armati nel campo profughi dopo averlo circondato e isolato.

Il ragazzo ucciso è il quarto palestinese ad essere ammazzato dei soldati israeliani nella Cisgiordania occupata nei primi quattro giorni del 2023.

Martedì 3 gennaio i soldati hanno ucciso un ragazzo Adam Essam Ayyad di 15 anni, dopo che l’esercito ha fatto irruzione nel campo profughi Deheishe a sud di Betlemme, nella Cisgiordania occupata.

Lunedì 2 gennaio all’alba decine di veicoli blindati militari, inclusi bulldozer, hanno invaso la città di Kafr Dan, ad ovest della città di Jenin nella zona settentrionale della Cisgiordania, hanno demolito le case di due palestinesi uccisi, hanno ucciso Mohammad Samer Houshiyya, di 22 anni, and Fuad Mohammad ‘Aabed, di 17 anni e hanno ferito almeno altre otto persone, di cui una gravemente.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Le forze israeliane uccidono un adolescente palestinese a Betlemme

Redazione

3 gennaio 2023- Al Jazeera

Adam Ayyad, 15 anni, è stato ucciso durante un rastrellamento dell’esercito israeliano nel campo profughi di Dheisheh a Betlemme, nella Cisgiordania occupata.

Ramallah, Cisgiordania occupata – L’esercito israeliano ha sparato e ucciso un adolescente palestinese durante un rastrellamento nella città di Betlemme, nel sud della Cisgiordania occupata.

Adam Issam Shaker Ayyad, 15 anni, è stato ucciso dopo essere stato colpito al petto martedì mattina, ha riferito il ministero della Salute palestinese.

L’uccisione è avvenuta durante un rastrellamento dell’esercito israeliano nel campo profughi di Dheisheh, iniziato prima dell’alba con decine di veicoli blindati dopo il quale sono scoppiati scontri con i giovani palestinesi. Secondo i media locali, le forze israeliane hanno arrestato diversi residenti durante il rastrellamento.

In una dichiarazione il Ministero degli Esteri palestinese ha descritto l’omicidio come un “odioso crimine di esecuzione” e ha affermato che “la continua impunità di Israele lo incoraggia a commettere crimini contro i nostri figli”.

“Si tratta di un’estensione della serie di esecuzioni extragiudiziali e di una parte degli attacchi israeliani ai minori palestinesi in generale”, continua la dichiarazione.

Secondo i media israeliani l’esercito sostiene che le sue forze hanno “aperto il fuoco contro un certo numero di palestinesi che hanno lanciato loro bombe molotov durante gli scontri e aggiunge che i sospetti sono stati colpiti”,

Ayyad è il terzo palestinese ad essere ucciso da Israele dall’inizio del nuovo anno come risultato di una continua campagna militare israeliana di rastrellamenti e uccisioni ripetuti che dura da quasi un anno.

Lunedì le forze israeliane hanno ucciso due uomini durante un rastrellamento nel villaggio di Kufr Dan a Jenin, nel nord della Cisgiordania occupata.

Le Nazioni Unite affermano che il 2022 è stato l’anno più letale per i palestinesi nella Cisgiordania occupata in 16 anni: dalla fine della seconda Intifada o rivolta palestinese nel 2005.

Un nuovo governo israeliano, il più a destra nei 74 anni di storia dello Stato, ha prestato giuramento il 29 dicembre.

Il governo, guidato dal primo ministro Benjamin Netanyahu, comprende figure controverse la cui presenza in posizioni di controllo sui palestinesi sta sollevando timori di ulteriori tensioni sul terreno nella Cisgiordania e a Gerusalemme est occupate.

Il Primo Ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mohammad Shtayyeh, ha affermato martedì in una dichiarazione che il governo israeliano ha “la piena responsabilità di tutte le conseguenze della sua aggressione contro le nostre città, paesi, villaggi e campi, e le conseguenti uccisioni, demolizioni e arresti”, compreso quello di Ayyad.

Secondo il Ministero dell’Istruzione palestinese Ayyad studiava in una scuola finanziata dalle Nazioni Unite nel campo di Dheisheh,.

Nel 2022 Le forze israeliane hanno ucciso almeno 171 palestinesi in Cisgiordania e Gerusalemme est occupate, tra cui più di 30 minori. Almeno altri 9.000 sono rimasti feriti.

Sono stati uccisi civili che si sono scontrati con l’esercito israeliano durante i rastrellamenti e passanti non coinvolti così come combattenti palestinesi in omicidi mirati e durante scontri armati.

Martedì mattina il Ministro della Sicurezza Nazionale israeliano di estrema destra, Itamar Ben-Gvir, è entrato nel complesso della moschea di Al-Aqsa nella Gerusalemme est occupata, nonostante le minacce di reazione dei gruppi armati palestinesi nella Striscia di Gaza assediata e dei residenti palestinesi di Gerusalemme.

La visita, tuttavia, si è svolta entro 15 minuti e nelle prime ore del mattino, quando sul posto c’erano pochi palestinesi e l’atmosfera è rimasta calma dopo la partenza di Ben-Gvir.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Rapporto OCHA del periodo 6 -19 Dicembre 2022

1- A Jenin, nel corso di due operazioni di ricerca-arresto, forze israeliane hanno ucciso quattro palestinesi, tra cui una ragazza (seguono dettagli). L’8 dicembre, prima dell’alba, forze israeliane hanno condotto un’operazione di ricerca-arresto nella città di Jenin e nel Campo profughi di Jenin, dove ha avuto luogo uno scontro a fuoco con palestinesi: tre palestinesi sono stati uccisi e altri due sono rimasti feriti, di cui uno colpito con munizioni vere. Una ambulanza ha subito danni, presumibilmente a causa del fuoco delle forze israeliane, e tre persone sono state arrestate. Secondo i media israeliani, che citano l’esercito israeliano, tutte e tre le vittime erano armate ed hanno partecipato allo scontro a fuoco; un’accusa contestata da testimoni oculari e Organizzazioni per i diritti umani che affermano che nessuno dei tre era coinvolto negli scontri.

L’11 dicembre, forze israeliane sotto copertura hanno condotto un’altra operazione di ricerca-arresto nel Campo profughi di Jenin, arrestando tre palestinesi. Si è verificato uno scontro a fuoco con palestinesi durante il quale una ragazza palestinese di 15 anni, che si trovava sul tetto della propria casa, è stata colpita da proiettili veri alla testa e al petto, rimanendo uccisa. Altri tre palestinesi sono rimasti feriti. Secondo l’esercito israeliano, la ragazza è stata colpita involontariamente. In Cisgiordania, ad oggi, per quest’anno, sale a 75 il numero totale (compresi 16 minori) di palestinesi uccisi dalle forze israeliane in operazioni di ricerca-arresto. Complessivamente, durante il periodo in esame, le forze israeliane hanno effettuato 144 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 251 palestinesi, tra cui almeno 24 minori.

2- In Cisgiordania, in altri due episodi, forze israeliane hanno ucciso altri due palestinesi, tra cui un ragazzo (seguono dettagli).

Il 7 dicembre, nei pressi dell’insediamento di Ofra (Ramalla ), un palestinese ha aperto il fuoco contro una postazione militare israeliana. Ne è seguito un inseguimento ed uno scontro a fuoco tra lui e le forze israeliane e l’uomo è stato colpito e ucciso.

L’8 dicembre, lungo la Route 465, vicino al villaggio di Abud (Ramallah), un ragazzo palestinese di 16 anni è stato ucciso con proiettili veri sparati da forze israeliane. Secondo fonti israeliane, i soldati avrebbero aperto il fuoco contro cinque palestinesi che lanciavano pietre e bottiglie di vernice contro veicoli di coloni israeliani in transito sulla strada 465; tale accusa è contestata da testimoni oculari. Durante lo stesso episodio, tre palestinesi sono stati feriti con proiettili veri, compreso uno che è stato poi arrestato dalle forze israeliane.

3- In Cisgiordania, complessivamente, sono stati feriti da forze israeliane 171 palestinesi, tra cui almeno 44 minori (seguono dettagli).

La maggior parte dei ferimenti (116 – 68%) è stata registrata nel governatorato di Nablus. Complessivamente, 126 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, dodici sono stati feriti da proiettili di gomma, 23 sono stati colpiti da proiettili veri, quattro sono stati aggrediti fisicamente, due sono rimasti feriti da schegge e spray al peperoncino e quattro sono stati colpiti da candelotti di lacrimogeni. 22 di tali feriti sono stati registrati in episodi che hanno coinvolto coloni israeliani, altri 101 feriti sono stati segnalati in operazioni militari e scontri, comprese operazioni di ricerca-arresto; i restanti 48 ferimenti di palestinesi sono avvenuti in manifestazioni contro l’espansione degli insediamenti e le restrizioni di accesso relative agli insediamenti vicino Kafr Qaddum (Qalqilya), Beit Dajan (Nablus) e An Nabi Salih (Ramallah). In due casi, accaduti il 9 e il 16 dicembre, in scontri scoppiati all’ingresso del villaggio di Osarin (Nablus), vicino a una torretta militare, forze israeliane hanno ferito 74 palestinesi, di cui tre con proiettili veri. I palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze in servizio presso la torretta e queste hanno risposto con proiettili veri e proiettili di gomma.

4– Coloni israeliani hanno ferito sei palestinesi, tra cui un minore, in sei casi, e persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno causato danni a proprietà palestinesi in 20 casi Oltre ai 22 palestinesi feriti da forze israeliane in circostanze legate ai coloni, sei palestinesi sono stati feriti da coloni israeliani(seguono dettagli). Il 16 dicembre, un ragazzo di 16 anni è stato aggredito fisicamente e ferito quando circa 50 coloni israeliani, secondo quanto riferito provenienti dall’insediamento di Yitzhar, hanno fatto irruzione nel villaggio di Madama (Nablus) e hanno lanciato pietre contro case e veicoli palestinesi. Durante lo stesso episodio, forze israeliane hanno sparato lacrimogeni e ferito altri otto palestinesi.

In tre episodi accaduti, il 7, 9 e 14 dicembre, vicino a Huwwara e Madama, entrambi a Nablus, tre palestinesi sono rimasti feriti da coloni israeliani che hanno lanciato pietre contro i loro veicoli.

Il 9 e il 15 dicembre, coloni israeliani, secondo quanto riferito, provenienti dagli insediamenti di Efrata e Sde Boaz, hanno attaccato agricoltori palestinesi di Khirbet An Nahla e Al Khadr (Betlemme), ferendone due.

In altri otto episodi accaduti vicino a Turmus’ayya (Ramallah), Jit (Qalqiliya), Urif, Madama e Beit Dajan (tutti a Nablus), Yasuf (Salfit), Tuqu’ (Betlemme) e Mantiqat Shi’ al Butum (Hebron), secondo fonti della Comunità locale, circa 900 ulivi sono stati vandalizzati su terra palestinese prossima agli insediamenti israeliani, dove, in alcune aree, l’accesso palestinese richiede l’approvazione dell’esercito israeliano (comunemente indicato come “previo coordinamento”). Inoltre, proprietà palestinesi sono state danneggiate e il bestiame è stato ferito in sette episodi accaduti vicino a Qalqiliya, Nablus, Hebron e Betlemme; le proprietà danneggiate comprendevano 12 veicoli, strutture agricole, due serbatoi d’acqua e recinzioni in pietra.

5- Secondo fonti israeliane, un colono israeliano è stato ferito e sono stati segnalati danni ad almeno sei veicoli israeliani in sei episodi, quando persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania. In un altro episodio accaduto vicino a Nablus, un veicolo israeliano ha subito danni dopo che, secondo quanto riferito, palestinesi hanno sparato contro il veicolo.

Inoltre, l’8 dicembre, secondo fonti dei media israeliani, nella città di Tel Aviv (Israele), forze israeliane hanno arrestato un palestinese del villaggio di Silwad dopo che questi aveva colpito e ferito un motociclista israeliano con il suo veicolo, in un presunto attacco con tamponamento. Secondo i media israeliani, il palestinese avrebbe ammesso di aver speronato deliberatamente il veicolo. L’accusa è stata confutata dalla famiglia del palestinese che ha affermato che la confessione sarebbe stata estorta, durante le indagini, sotto costrizione.

6- A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato, o costretto i proprietari a demolire, 57 strutture, comprese diciassette abitazioni (seguono dettagli). Tredici delle strutture erano state fornite da donatori come assistenza umanitaria. Di conseguenza, 44 palestinesi, tra cui 22 minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di quasi altri 2.000. Quarantasei delle strutture si trovavano in Area C, comprese due strutture demolite in base al “Military Order 1797”, che fornisce solo un preavviso di 96 ore e motivi molto limitati per impugnare legalmente una demolizione.

Il 6 dicembre, forze israeliane hanno confiscato due tende finanziate da donatori e un’unità di latrine a Isfey al Fauqa (Hebron), in un’area designata dalle autorità israeliane come “Zona a fuoco 918”. Queste strutture erano state fornite in risposta a una precedente demolizione (avvenuta il 23 novembre 2022) della scuola della Comunità da parte delle autorità israeliane, in quanto priva di permesso di costruzione. La scuola serviva 21 studenti di tre Comunità nel sud di Hebron.

Le restanti sette strutture sono state demolite a Gerusalemme est, inclusa una distrutta dal proprietario ad Al ‘Isawiya, per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane.

7– Il 18 dicembre, le autorità israeliane hanno espulso un avvocato palestinese che, senza processo, si trovava in detenzione amministrativa, dal 7 marzo 2022. L’avvocato di Gerusalemme Est è stato inviato in Francia, dove ha la cittadinanza; il suo status di “residente permanente” è stato revocato per una non specificata “violazione della fedeltà allo Stato di Israele”.

8- Durante il periodo in esame, per tre giorni consecutivi (13-15 dicembre), forze israeliane hanno condotto una esercitazione militare a Masafer Yatta, nel sud di Hebron. Questa zona è stata designata dalle autorità israeliane come “zona di fuoco” e dichiarata chiusa. L’addestramento, che ha coinvolto veicoli blindati ma senza munizioni vere, ha limitato l’accesso dei palestinesi ai servizi di base. Questa è la terza volta, dall’inizio dell’anno, che tali attività si svolgono nell’area di Masafer Yatta, dove oltre 1.000 palestinesi, tra cui 560 minori, vivono in 13 Comunità di pastori. Tali pratiche fanno parte di un contesto coercitivo che spinge i palestinesi a lasciare le loro Comunità e potrebbe produrre trasferimenti forzati.

9- Nella Striscia di Gaza, vicino al recinto perimetrale israeliano o al largo della costa, in almeno 39 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso; non sono stati segnalati feriti o danni. In tre occasioni, all’interno di Gaza, bulldozer militari israeliani hanno spianato terreni prossimi alla recinzione perimetrale a est di Gaza e a est di Rafah.

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data.

Ultimi sviluppi (al di fuori del periodo di riferimento)

Secondo le prime informazioni provenienti da fonti della Comunità locale, il 21 dicembre, durante scontri tra palestinesi e forze israeliane, scatenati da una visita di coloni israeliani alla tomba di Giuseppe (Nablus), un palestinese è stato ucciso e almeno 26 palestinesi sono rimasti feriti.

(Maggiori dettagli saranno forniti sugli incidenti sopra menzionati nella prossima relazione)

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it