Rapporto OCHA del periodo 8 – 21 Novembre 2022

1). In Cisgiordania sono stati uccisi cinque palestinesi e tre israeliani; altri 146 palestinesi e cinque israeliani sono rimasti feriti. Inoltre, un colono israeliano è morto per le ferite riportate in una aggressione con coltello ad opera di palestinesi, avvenuta il 25 ottobre 2022, vicino al villaggio di Al Funduq (Qalqilya). In Cisgiordania, su media mensile, il 2022 è l’anno più mortifero per i palestinesi da quando, nel 2005, le Nazioni Unite iniziarono a contare sistematicamente le vittime: finora, quest’anno sono 127 i palestinesi uccisi.

2). In Cisgiordania, in due diversi episodi, due palestinesi, tra cui un minore, sono stati uccisi e altri 60 sono rimasti feriti dalle forze israeliane [seguono dettagli]. Il 9 novembre, nella città di Nablus, durante scontri armati, un ragazzo palestinese di 15 anni è stato colpito da proiettili veri, sparati dalle forze israeliane, mentre l’ordigno esplosivo (IED) che stava presumibilmente collocando esplodeva. Ciò è avvenuto quando coloni israeliani e membri del parlamento israeliano si sono recati in visita alla tomba di Giuseppe; fatto che ha innescato scontri tra palestinesi e forze israeliane, provocando il ferimento di 60 palestinesi. Nel corso degli anni, la Tomba di Giuseppe ha visto ricorrenti scontri tra palestinesi e forze israeliane che scortavano coloni israeliani. Dall’inizio del 2022, nelle occasioni in cui scortavano coloni israeliani al sito, le forze israeliane hanno ucciso quattro palestinesi, tra cui due minori, e ne hanno ferito 525.

Il 10 novembre, forze israeliane hanno sparato e ferito a morte con proiettili veri un palestinese di 29 anni che stava tentando di raggiungere il posto di lavoro in Israele attraverso un varco nella Barriera prossimo al villaggio di Anin (Jenin). Secondo fonti mediche ufficiali, l’uomo aveva subito una grave perdita di sangue, dovuta al fatto che fosse stato trattenuto in una base militare israeliana per almeno un’ora, ritardando il suo trasferimento in ospedale, dove era stato poi dichiarato morto.

Dall’inizio del 2022, questo è il quarto lavoratore palestinese ucciso mentre tentava di attraversare varchi non ufficiali della Barriera. Anche in un altro caso, registrato a Tulkarm, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri contro un palestinese che cercava di attraversare un varco nella Barriera, con l’intento di raggiungere il posto di lavoro in Israele.

3). Nei pressi di Salfit, un palestinese ha ucciso tre israeliani e ne ha feriti altri tre, in una aggressione con coltello e speronamento con auto [seguono dettagli]. Il 15 novembre, un palestinese di 19 anni ha compiuto un attacco all’interno e intorno all’insediamento di Ariel: ha accoltellato due israeliani, uccidendoli; in un secondo tempo l’aggressore ha ucciso un altro colono israeliano, investendolo con un veicolo rubato. Successivamente è stato ucciso dalle forze israeliane. Dopo l’attacco, le forze israeliane hanno fatto irruzione ad Haris (Salfit), la città natale dell’autore del reato, ed hanno effettuato rilevamenti della sua casa, presumibilmente in preparazione di una demolizione punitiva.

In un altro episodio avvenuto l’8 novembre, un colono israeliano di 55 anni è morto per le ferite riportate il 25 ottobre 2022, quando un palestinese lo accoltellò vicino al villaggio di Al Funduq (Qalqilya). Dall’inizio dell’anno, in Cisgiordania, sono stati uccisi dieci israeliani, tra cui quattro membri delle forze israeliane, rispetto ai tre israeliani uccisi nel 2021.

4). A Ramallah e nel Campo profughi di Jenin, nel corso di due operazioni di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo due minori palestinesi e ferendone altri cinque [seguono dettagli]. Il 14 novembre, a Beituniya (Ramallah), prima dell’alba, una ragazza palestinese di 15 anni è stata uccisa e un uomo è stato ferito e arrestato durante un’operazione di ricerca-arresto. Il Coordinatore speciale delle Nazioni Unite, Tor Wennesland, ha invitato Israele a condurre un’indagine immediata e approfondita sull’episodio. Secondo fonti dei media israeliani che citano l’esercito israeliano, i soldati hanno aperto il fuoco contro un veicolo sospetto che stava accelerando verso di loro. Secondo fonti della Comunità locale, l’esercito israeliano ha sparato contro l’auto con proiettili veri, da lontano.

Il 21 novembre, nelle vicinanze del Campo profughi di Jenin, durante un’operazione delle forze israeliane, un minore palestinese di 17 anni è stato ucciso mentre si recava a scuola e altri tre sono rimasti feriti. Durante l’operazione, secondo quanto riferito, le forze israeliane hanno lanciato un missile da spalla e hanno avuto uno scambio a fuoco con palestinesi prima di arrestare un altro palestinese. In Cisgiordania, dall’inizio dell’anno, nel corso di operazioni di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo 63 palestinesi, compresi quindici minori; venti delle uccisioni si sono verificate nel Campo profughi di Jenin.

5). In Cisgiordania, in totale, sono stati feriti dalle forze israeliane 138 palestinesi, tra cui almeno 18 minori; 23 (17%) sono stati colpiti da proiettili veri [seguono dettagli]. La maggior parte dei ferimenti (67%) è avvenuta nel governatorato di Nablus; 60 durante scontri scoppiati vicino alla tomba di Giuseppe (vedi sopra), 31 vicino a Beit Dajan e Beita, in manifestazioni contro le restrizioni di accesso e l’espansione degli insediamenti nell’area; un minore è stato ferito nella Città Vecchia di Nablus, durante un’operazione di ricerca-arresto. Altri tre sono rimasti feriti a Kafr Qaddum (Qalqilya), durante le proteste settimanali contro l’espansione degli insediamenti. Altri ventitré palestinesi sono rimasti feriti in scontri con forze israeliane; tredici durante operazioni di ricerca-arresto ed altri arresti; due ai checkpoints volanti; altri quattro quando le forze israeliane hanno aggredito fisicamente e sparato lacrimogeni contro palestinesi che cercavano di raggiungere i loro terreni prossimi ad un insediamento israeliano a Dura (Hebron) e dietro la Barriera a Qaffin (Tulkarm). In un altro caso le forze israeliane hanno sparato proiettili veri contro un palestinese che, per raggiungere il posto di lavoro in Israele, cercava di attraversare un varco nella Barriera a Tulkarm.

Complessivamente, 94 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno, 23 sono stati colpiti da proiettili veri, nove sono stati feriti da proiettili di gomma, nove sono stati aggrediti fisicamente, uno è stato spruzzato con spray al peperoncino, uno è stato colpito da una granata assordante e uno è stato colpito da un bomboletta di gas lacrimogeno.

In un episodio separato, avvenuto il 10 novembre, un ragazzo di 11 anni è rimasto ferito dall’esplosione di un ordigno inesploso (UXO): stava maneggiando una munizione trovata vicino alla sua casa nel villaggio di Tell (Nablus). Secondo quanto riferito, l’ordigno era stato sparato dalle forze israeliane, il giorno prima, durante un’operazione militare. (Non conteggiato nel totale)

6). In Cisgiordania, complessivamente, le forze israeliane hanno condotto 110 operazioni di ricerca-arresto, arrestando 159 palestinesi, tra cui almeno sette minori. In Cisgiordania, tra gennaio e il 21 novembre 2022, in media, ogni mese, sono stati detenuti più di 500 palestinesi.

7). Le forze israeliane hanno bloccato gli ingressi principali di quattro città, impedendo l’accesso di migliaia di palestinesi a mezzi di sussistenza e ai servizi [seguono dettagli]. Nell’Area B della città di Huwwara (Nablus), in due occasioni, l’esercito israeliano ha bloccato con cumuli di terra due incroci, ostacolando il movimento di almeno 7.000 palestinesi; secondo quanto riferito in risposta al lancio di pietre contro veicoli di coloni israeliani.

Il 15 novembre, chiudendo i cancelli stradali all’ingresso dei villaggi dei Kifl Haris e Bruqin (Salfit), rispettivamente per un giorno e per tre ore, le forze israeliane hanno limitato il movimento di oltre 9.000 palestinesi; ciò è avvenuto all’indomani dell’attacco all’insediamento di Ariel e in seguito alle proteste dei coloni israeliani contro il deterioramento delle condizioni di sicurezza nell’area.

Il 20 novembre, dopo un giorno di apertura, l’esercito israeliano ha richiuso il cancello stradale all’ingresso principale della città di Azzun (Qalqiliya), ostacolando il movimento di almeno 11.000 palestinesi che sono costretti a fare una deviazione di 7 km per raggiungere i centri-servizi di Qalqilya e Nablus. Negli ultimi due mesi, il cancello è stato in gran parte chiuso, presumibilmente a causa del lancio di pietre da parte di palestinesi contro veicoli di coloni israeliani che transitano sulla strada 55.

8). In Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito 33 strutture di proprietà palestinese e ne hanno confiscato altre tre. Di conseguenza, 40 persone, tra cui 20 minori, sono state sfollate e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di altre 120. Trentacinque delle strutture prese di mira erano situate in Area C, comprese otto strutture demolite in base all’Ordine militare israeliano (1797) che accorda un preavviso di sole 96 ore e motivi molto limitati per impugnare legalmente una demolizione. L’altra struttura residenziale è stata demolita dal Comune di Gerusalemme a Sur Bahir, sfollando una famiglia composta da quattro persone, tra cui due minori.

9). Coloni israeliani, in sette distinti episodi, hanno ferito otto palestinesi, tra cui due minori e persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno causato danni a proprietà palestinesi in 24 casi [seguono dettagli]. Il 15, 16 e 17 novembre, in cinque distinti episodi, sette palestinesi, tra cui un minore, sono rimasti feriti e dodici veicoli sono stati danneggiati (tra cui un camion di verdure incendiato) ad opera di coloni israeliani che hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi che transitavano sulle strade principali vicino a Beit Lid (Tulkarm), l’insediamento di Kedumim a Qalqilya, vicino agli insediamenti di Shavei Shomron e Yitzhar a Nablus e all’ingresso della città di Hebron.

In altre 16 occasioni, durante il periodo di riferimento, persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi in transito per la Cisgiordania, causando danni a 16 veicoli.

Il 18 novembre, un gruppo di coloni israeliani, secondo quanto riferito, proveniente dagli avamposti agricoli di coloni vicino all’insediamento di Rimonim e accompagnato da forze israeliane, ha aggredito fisicamente e ferito un ragazzo di 14 anni; il gruppo intendeva attaccare i palestinesi che pascolavano il loro bestiame presso la Comunità beduina del Centro Al Mu’arrajat, a est di Ramallah. Secondo fonti della Comunità, un team medico palestinese ha prestato i primi soccorsi al ragazzo, ma le forze israeliane hanno bloccato sia il ragazzo che il team medico fino all’arrivo di un’ambulanza israeliana che ha trasportato il ferito in un ospedale israeliano.

In tre occasioni, il 18 e il 19 novembre, circa 35.000 coloni israeliani e altri gruppi hanno tenuto una festa religiosa nell’area H2 della città di Hebron e sono stati autorizzati a transitare dai checkpoints per raggiungere l’area H1 sotto il controllo dell’Autorità palestinese; qui hanno attaccato e causato danni alle proprietà palestinesi.

In altri tre episodi, coloni israeliani hanno rubato 170 alberelli di ulivo appartenenti a un agricoltore palestinese di Al Mughayyir (Ramallah); a Mantiqat Shi’b al Butum (Hebron), dopo essere entrati con il loro bestiame su proprietà palestinesi, hanno vandalizzato circa 100 ulivi; in un’area vicino all’insediamento di Shilo, il cui accesso richiede il preventivo coordinamento con l’esercito israeliano, hanno abbattuto nove alberi, di cui quattro vecchi di 15 anni, appartenenti a una famiglia palestinese di Qaryut (Nablus).

Infine, in sette episodi separati registrati vicino a Kafr ad Dik (Salfit), Kafr Thulth (Qalqiliya), Susiya, Tarqumiya, l’area H2 della città di Hebron (tutti a Hebron) e Al Mughayir (Ramallah), secondo testimoni oculari e fonti della Comunità locale, ad opera di coloni sono stati danneggiate due strutture agricole finanziate da donatori, due serbatoi d’acqua, bestiame e recinzioni in pietra.

10). Secondo fonti israeliane, in sei distinti episodi, sono rimasti feriti due coloni israeliani e sono stati segnalati danni ad almeno sei veicoli israeliani, ad opera di persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, che hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani in transito sulle strade della Cisgiordania.

11). Nella Striscia di Gaza, il 17 novembre, nel Campo profughi di Jabalia nel nord di Gaza, 21 palestinesi della stessa famiglia allargata, tra cui 11 minori, sono rimasti uccisi in un incendio scoppiato in un edificio residenziale. Secondo un’indagine delle autorità de facto, abitudini non sicure hanno contribuito ad aggravare l’accaduto. Ha contribuito all’elevato numero di morti anche la limitata capacità operativa della Protezione civile palestinese, dovuta a disaccordi con l’Autorità Palestinese e al divieto imposto da Israele sui materiali essenziali.

12). Vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa di Gaza, in almeno 23 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, a quanto riferito per far rispettare [ai palestinesile restrizioni di accesso [loro imposte]: non sono state segnalate vittime. In almeno due occasioni, i bulldozer militari israeliani hanno spianato il terreno all’interno di Gaza, a 50 metri dalla recinzione perimetrale, a est di Deir al-Balah.

Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

1). Il 24 novembre, il corpo di un israeliano di 17 anni, presumibilmente morto il 23 novembre in un incidente stradale a Jenin, è stato consegnato all’esercito israeliano; il corpo era stato portato via dall’ospedale da un gruppo palestinese e trattenuto nel Campo profughi di Jenin, per più di 30 ore.

2). Il 23 novembre, in due episodi separati, durante scontri tra palestinesi e forze israeliane (innescati da una visita di coloni israeliani alla tomba di Giuseppe nella città di Nablus), le forze israeliane hanno sparato, uccidendo due palestinesi, tra cui un minore, e ferendone altri 210.

3). Il 23 novembre, un palestinese è morto per le ferite riportate il 24 luglio 2022, quando fu colpito dalle forze israeliane durante un’operazione di ricerca-arresto condotta nella Città Vecchia di Nablus.

4). Il 23 novembre, a Gerusalemme, sono state registrate due esplosioni vicino a fermate di autobus: un minore israeliano è rimasto ucciso e altri 14 sono rimasti feriti. Successivamente, le forze israeliane hanno cercato i potenziali responsabili nelle Comunità palestinesi.

5). Il 23 novembre, a Massafer Yatta nel sud di Hebron, dopo l’annullamento da parte dell’Alta Corte di giustizia israeliana di una ingiunzione temporanea che ne vietava la demolizione, le autorità israeliane hanno demolito la scuola Isfey Al Faqua, finanziata da donatori. La scuola accoglieva 21 studenti provenienti da tre diverse Comunità. Isfey Al Fauqa è una delle 13 Comunità di pastori di Masafer Yatta, situate in un’area designata dall’esercito israeliano come “Zona a fuoco 918”, che ospita circa 1.150 palestinesi, la metà dei quali minori.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Un morto e diversi feriti in due esplosioni a Gerusalemme

Redazione di Al Jazeera

AlJazeera – 23 novembre 2022

Le due distinte esplosioni fanno seguito all’uccisione di un sedicenne palestinese da parte delle forze israeliane nella Cisgiordania occupata, affermano i funzionari.

Almeno una persona è stata uccisa e altre 12 ferite in due diverse esplosioni che hanno scosso la città di Gerusalemme, come riportano i funzionari israeliani.

La polizia israeliana ha affermato che si sospetta gli incidenti di mercoledì mattina essere attacchi palestinesi.

Secondo alcuni funzionari palestinesi le esplosioni sono avvenute poche ore dopo l’uccisione di un adolescente palestinese di 16 anni da parte delle forze israeliane nella città occupata di Nablus, in Cisgiordania.

La prima esplosione è avvenuta verso le 7 (le 6 ora italiana) vicino a una stazione degli autobus israeliana lungo un’autostrada all’entrata occidentale di Gerusalemme, di solito piena di pendolari.

Sette persone sono rimaste ferite nella prima esplosione, di cui, secondo i medici, almeno due in gravi condizioni.

La seconda esplosione, che i funzionari hanno definito “controllata”, è avvenuta meno di mezz’ora dopo allo svincolo di Ramot, a nord di Gerusalemme. I funzionari hanno detto che cinque persone sono rimaste leggermente ferite dalle schegge.

Secondo quanto riferito da Ramot da Alan Fisher di Al Jazeera, la polizia ritiene che il primo incidente sia stato causato da “esplosivi nascosti all’interno di una bicicletta lasciata alla fermata dell’autobus”.

Si ritiene che entrambe le esplosioni siano state attivate a distanza.

Il primo ministro uscente Yair Lapid ha annunciato la convocazione di una riunione straordinaria con i funzionari della sicurezza israeliani.

Le autorità israeliane hanno chiuso le strade principali e istituito posti di blocco nella parte orientale e occidentale di Gerusalemme e intanto conducono un’indagine sulle esplosioni e ricercano i sospetti.

Per una decisione del Ministro della Difesa, l’esercito israeliano ha anche annunciato la chiusura di due fondamentali posti di blocco nell’area di Jenin: Jalameh e Salem.

Il commissario di polizia israeliano ha affermato che il tipo di attacco che ha avuto luogo a Gerusalemme “non si vedeva da anni” e che le autorità stanno cercando gli assalitori. Ha aggiunto che la polizia sta cercando altri possibili esplosivi in città.

Il filmato della prima esplosione da una telecamera di sorveglianza è stato condiviso sui social.

Yosef Haim Gabay, un medico che era sul posto quando è avvenuta l’esplosione, ha detto ad Army Radio che c’erano “danni ovunque sul posto” e che alcuni dei feriti stavano sanguinando copiosamente.

Se la causa è ancora sotto indagine, l’incidente è avvenuto mentre dall’anno scorso continuano a crescere le tensioni nella zona. Le incursioni dell’esercito israeliano e le uccisioni di palestinesi nelle città e nei villaggi della Cisgiordania occupata sono recentemente aumentate parallelamente all’aumento degli attacchi armati palestinesi, nonché all’aumento degli attacchi dei coloni contro i palestinesi.

Almeno 200 palestinesi, tra cui più di 50 bambini, sono stati uccisi da Israele nei territori illegalmente occupati di Gerusalemme Est, Cisgiordania e nella Striscia di Gaza assediata nell’anno più letale per i palestinesi dal 2006.

Più di 25 persone sono state uccise anche fra gli israeliani.

Poco dopo la mezzanotte di mercoledì i funzionari sanitari palestinesi hanno confermato l’uccisione a Nablus di un ragazzo di 16 anni, Ahmad Amjad Shehadeh, con una pallottola al cuore.

Le forze israeliane avevano fatto irruzione a Nablus nella Cisgiordania occupata settentrionale per garantire l’ingresso dei coloni israeliani al sito sensibile del Santuario di Giuseppe, circa un chilometro dal centro di Nablus.

Almeno altri cinque palestinesi sono rimasti feriti dopo essere stati colpiti con proiettili veri e granate assordanti, di cui uno in gravi condizioni per un proiettile allo stomaco, ha detto il Ministero della Salute palestinese.

La Mezzaluna Rossa [la Croce Rossa, ndt.] palestinese ha affermato di aver curato altri 22 feriti da proiettili rivestiti di gomma e molti altri per l’inalazione di gas lacrimogeni. Ha aggiunto che “l’ambulanza della Mezzaluna Rossa è stata presa di mira con proiettili veri dalle forze di occupazione”.

Le esplosioni sono avvenute mentre il primo ministro eletto Benjamin Netanyahu continua i negoziati per formare una nuova coalizione di governo con i partiti di estrema destra e gli ultranazionalisti, che hanno ottenuto la maggioranza in parlamento alle elezioni generali di questo mese.

Itamar Ben-Gvir, il politico di estrema destra che ha chiesto la pena di morte per i palestinesi che compiono attacchi e che è destinato a diventare Ministro della Sicurezza Interna responsabile della polizia nel nuovo governo del Paese, ha affermato che le esplosioni di Gerusalemme significano che dovrà applicare misure più forti.

“Dobbiamo riprendere gli omicidi mirati e fargliela pagare”, ha detto Ben-Gvir, riferendosi all’aumento degli omicidi mirati di combattenti palestinesi da parte dell’esercito israeliano nella Cisgiordania occupata.

Hamas, il gruppo palestinese che governa la Striscia di Gaza assediata da Israele, ha elogiato l’attacco definendolo un’operazione eroica, ma si è fermato prima di rivendicarne la responsabilità.

“L’occupazione sta pagando il prezzo dei suoi crimini e dell’aggressione contro il nostro popolo”.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




Rapporto OCHA del periodo 25 ottobre – 7 novembre 2022

1- In Cisgiordania, durante il periodo in esame, 15 palestinesi e un colono israeliano sono stati uccisi e 201 palestinesi e 12 israeliani sono rimasti feriti, inclusi sette membri delle forze israeliane.

I palestinesi feriti includono 184 feriti dalle forze israeliane e 17 da coloni israeliani. In Cisgiordania, considerando la media mensile di uccisi, il 2022 è l’anno più mortifero per i palestinesi, da quando (nel 2005) le Nazioni Unite iniziarono a contare sistematicamente le vittime.

2- Nella Città Vecchia di Nablus e nel Campo profughi di Jenin, nel corso di due operazioni militari israeliane sotto copertura, sono stati uccisi dalle forze israeliane sei palestinesi; 28 sono rimasti feriti (seguono dettagli).

Il 25 ottobre, nella Città Vecchia di Nablus, le forze israeliane hanno accerchiato palestinesi affiliati al gruppo Lions’ Den, [La Fossa dei Leoni ndr] con i quali hanno avuto uno scambio a fuoco, durante il quale l’esercito israeliano ha utilizzato anche proiettili esplosivi da spalla. Di conseguenza, quattro palestinesi, tra cui due passanti, sono stati uccisi e altri 27 sono rimasti feriti da proiettili veri sparati dalle forze israeliane. Inoltre, secondo i rapporti disponibili, un palestinese è stato ucciso e altri due sono rimasti feriti dalle schegge di un ordigno esplosivo improvvisato (IED) esploso sul luogo degli scontri, all’interno di un’auto. Il 3 novembre, nel Campo profughi di Jenin, le forze israeliane sotto copertura, hanno ucciso un palestinese: dopo averlo inseguito, gli hanno sparato alla schiena. Successivamente, tra palestinesi e forze israeliane, si sono verificati lanci di pietre e uno scontro a fuoco, durante il quale un ragazzo di 14 anni è stato ucciso e un altro palestinese è rimasto ferito; entrambi colpiti con proiettili veri.

3- A Hebron, Qalqilya e Gerusalemme, nel corso di due aggressioni, portate con arma da fuoco e coltello, e un episodio di lancio di pietre contro coloni israeliani, un colono israeliano e un palestinese sono stati uccisi, e cinque coloni israeliani e un palestinese sono rimasti feriti, (seguono dettagli).

Il 25 ottobre, nel villaggio di Al Funduq (Qalqilya), un palestinese ha accoltellato un colono israeliano che, per le ferite riportate, è morto l’8 novembre (questa vittima verrà conteggiata nel prossimo periodo di riferimento). Dopo l’accoltellamento, le forze israeliane hanno condotto nell’area operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato un palestinese, presunto aggressore. Il 29 ottobre, nell’area di Wadi al Ghrouz della città di Hebron, vicino all’insediamento di Kiryat Arba, un palestinese ha sparato contro veicoli di coloni israeliani, uccidendo un colono israeliano e ferendone altri tre. Ne è seguito uno scontro a fuoco, durante il quale l’uomo è stato investito da un veicolo di una guardia dell’insediamento israeliano e poi è stato ucciso, con arma da fuoco, da un soldato israeliano. Durante lo stesso episodio, è stato ferito, con proiettili veri sparati dalle forze israeliane, anche un paramedico palestinese; faceva parte di una equipe medica inviata nella zona dopo l’accaduto. Successivamente, le forze israeliane hanno chiuso gli ingressi alla città di Hebron (vedi sotto). Il 31 ottobre, un colono israeliano è stato ferito dal lancio di pietre, da parte palestinese, contro un autobus israeliano che viaggiava sulla strada 437 vicino al villaggio di Hizma (Gerusalemme). Complessivamente, sulle strade della Cisgiordania, almeno tre veicoli di coloni israeliani sono stati danneggiati dal lancio di pietre da parte di persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, mentre nell’area di Silwan a Gerusalemme est, sei veicoli sono stati dati alle fiamme. Il 3 novembre, nell’insediamento colonico di Kiryat Arba, una colona israeliana di 13 anni ha riportato un trauma cranico a causa di un proiettile vagante; l’esercito israeliano ha dichiarato che le circostanze dell’episodio sono sotto inchiesta (non conteggiata nel totale).

4- A Gerico, Ramallah e Gerusalemme, nel contesto di tre attacchi palestinesi, o presunti attacchi, contro le forze israeliane sono stati uccisi tre autori/presunti autori palestinesi e sono stati feriti sette membri delle forze israeliane (seguono dettagli). Il 30 ottobre, in due diversi incroci prossimi a Gerico, un palestinese ha investito, e ferito, con il suo veicolo cinque soldati israeliani; è stato quindi colpito e ucciso dalle forze israeliane. Il 2 novembre, al checkpoint di Beit ‘Ur al Fauqa nel Governatorato di Ramallah, secondo quanto riferito, un palestinese ha investito e ferito con il suo veicolo un soldato israeliano. Poi è uscito dal veicolo e, secondo quanto riferito, ha brandito un’ascia prima di essere colpito e ucciso da un soldato israeliano. Il 3 novembre, alla porta di Bab al Majles nella Città Vecchia di Gerusalemme, un palestinese ha ferito un poliziotto israeliano con un coltello, prima di essere colpito e ucciso da agenti di polizia israeliani; secondo fonti dei media israeliani, nello stesso contesto, altri due poliziotti israeliani sono stati feriti da “fuoco amico”. I corpi dei tre palestinesi autori degli attacchi di cui sopra sono stati trattenuti dalle autorità israeliane. Dall’inizio del 2022, in Cisgiordania e Israele, durante attacchi palestinesi o tentati/presunti attacchi, sono stati uccisi dalle forze israeliane, con armi da fuoco, diciassette (17) palestinesi.

5- In Cisgiordania, in altre quattro circostanze, sono stati uccisi dalle forze israeliane cinque palestinesi (seguono dettagli). Il 25 ottobre, all’ingresso del villaggio di An Nabi Salih (Ramallah), un palestinese è stato colpito e ucciso dalle forze israeliane: i soldati israeliani hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni contro palestinesi che, manifestando contro l’operazione militare israeliana nella Città Vecchia di Nablus, lanciavano pietre contro soldati israeliani di guardia alla torretta militare posizionata all’ingresso del villaggio. Il 28 ottobre, nella città di Huwwara (Nablus), le forze israeliane hanno sparato, uccidendo due palestinesi (successivamente identificati come membri della Protezione civile palestinese) e ferendone un terzo. Secondo fonti dei media israeliani, le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro veicoli sospettati di aver sparato a una postazione militare vicino al checkpoint di Huwwara; non sono state segnalate vittime tra i soldati israeliani e le circostanze precise dell’episodio rimangono poco chiare. Il 3 novembre, l’esercito israeliano ha fatto irruzione nel villaggio di Beit Duqqu (Gerusalemme), la città natale dell’uomo palestinese che aveva effettuato un attacco con auto al checkpoint di Beit ‘Ur al Fauqa (vedi dettagli sopra); l’irruzione ha innescato scontri tra palestinesi che lanciavano pietre e forze israeliane che, secondo quanto riferito, hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni: un palestinese è stato colpito e ucciso da proiettili veri sparati dall’esercito israeliano. Secondo fonti mediche, per almeno mezz’ora, le forze israeliane hanno impedito al personale medico di raggiungere il ferito e hanno permesso all’ambulanza di trasportarlo solo dopo averne confermato la morte. Il 5 novembre, l’esercito israeliano ha sparato, uccidendo un palestinese e ferendone un altro a seguito di un presunto lancio di pietre contro veicoli di coloni israeliani che viaggiavano sulla strada 60, vicino al villaggio di Sinjil (Ramallah). Non sono state segnalate vittime tra i coloni israeliani e, secondo fonti palestinesi, le circostanze complete dell’episodio rimangono poco chiare. Questo porta a 125 (di cui 28 minori) il numero totale di palestinesi uccisi dalle forze israeliane in Cisgiordania nel 2022.

6- In Cisgiordania, in totale, sono stati feriti dalle forze israeliane 184 palestinesi (16 minori), di cui 60 (33%) colpiti da proiettili veri. Oltre ai 28 palestinesi feriti durante due operazioni militari nella Città Vecchia di Nablus e nel campo profughi di Jenin (vedi sopra), 95 palestinesi sono rimasti feriti durante manifestazioni tenutesi in tutta la Cisgiordania, principalmente per protestare contro queste operazioni militari. Altri 13 palestinesi e un attivista israeliano sono rimasti feriti nei pressi di Beit Dajan (Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqilya) durante manifestazioni contro le restrizioni di accesso e l’espansione degli insediamenti. Inoltre, nei governatorati di Nablus e Ramallah, le forze israeliane hanno ferito 19 palestinesi in concomitanza di attacchi di coloni israeliani. A Hebron un palestinese è stato ferito durante un attacco palestinese contro coloni (vedi sopra). Altri quindici palestinesi sono rimasti feriti in scontri: sei durante operazioni di ricerca-arresto e altri arresti, due durante un episodio di demolizione e uno quando le forze israeliane hanno sparato proiettili veri contro un palestinese che cercava di attraversare varchi nella Barriera a Hebron, nel tentativo di raggiungere il luogo di lavoro in Israele. Infine, due palestinesi sono rimasti feriti presso checkpoints in Cisgiordania, uno in un attacco/presunto attacco contro le forze israeliane e uno in risposta a presunti lanci di pietre contro forze israeliane

7- In Cisgiordania, complessivamente, le forze israeliane hanno condotto 144 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 268 palestinesi, tra cui 31 minori. Il governatorato di Gerusalemme ha registrato il maggior numero di operazioni (56 – 39%) e il maggior numero di arresti (54 – 20%). Tra gennaio e ottobre 2022, il numero medio mensile di palestinesi detenuti/arrestati dalle forze israeliane in Cisgiordania, pari a 572, è il più alto dal 2017.

8- In diverse località della Cisgiordania le forze israeliane hanno limitato gli spostamenti dei palestinesi. In seguito all’uccisione di un colono israeliano, avvenuta il 29 ottobre (vedi sopra), l’esercito israeliano ha chiuso per un giorno tutti i punti di accesso e uscita dalla città di Hebron; da allora sono state bloccate quattro strade con cumuli di terra e sono stati chiusi due cancelli stradali che di solito erano aperti. Nelle aree di Al Bowereh, Beit ‘Einun e Wadi al Ghrous nell’Area C della città di Hebron, ciò ha impedito il movimento di circa 3.000 persone, costringendo i residenti a utilizzare strade sterrate alternative e lunghe deviazioni per accedere a cliniche, scuole e mercati. Simili restrizioni di movimento si sono intensificate anche intorno alla città di Nablus in seguito al presunto attacco con armi da fuoco registrato al checkpoint di Huwwara il 28 ottobre.

9- A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto persone a demolire 54 strutture; sette delle strutture erano state fornite come aiuti umanitari finanziati da donatori. Di conseguenza, 35 persone, tra cui 16 minori, sono state sfollate e quasi 200 persone sono state colpite in altro modo. La maggior parte delle strutture prese di mira (41) si trovava in Area C, comprese undici strutture sequestrate senza preavviso, impedendo così ai proprietari di presentare opposizioni in tempo utile. Inoltre, 13 strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, tra cui sei case demolite dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane.

10- La stagione della raccolta delle olive è stata interrotta da almeno 23 episodi di violenza che hanno provocato il ferimento di 18 palestinesi: 10 da parte di coloni israeliani e 8 da parte delle forze israeliane; inoltre sono stati danneggiati più di 350 ulivi e sono state rubate grandi quantità di raccolto (seguono dettagli). Il 25 ottobre, nell’Area C del villaggio di Turmus’ayya (Ramallah), durante un’attività di raccolta delle olive un gruppo di coloni israeliani ha lanciato pietre contro palestinesi e ha dato fuoco a due veicoli. Successivamente le forze israeliane sono intervenute e hanno ferito otto palestinesi, usando proiettili di gomma, lacrimogeni e aggressioni fisiche. In due casi, registrati nel governatorato di Hebron il 29 ottobre e il 3 novembre, coloni israeliani hanno aggredito fisicamente e lanciato pietre contro raccoglitori di olive palestinesi, tra cui un uomo e una donna anziani, ferendo sette palestinesi alla periferia del villaggio di Ash Shuyukh e nell’area H2 della città di Hebron. Il 5 novembre, a nord del villaggio di Kafr ad Dik nel governatorato di Salfit, tre palestinesi, tra cui un ragazzo di 13 anni, intenti a raccogliere le loro olive, sono stati aggrediti fisicamente e presi a sassate da un gruppo di circa 40 coloni israeliani; nella stessa circostanza, coloni israeliani hanno rubato circa 40 kg di raccolto e un macchinario per la raccolta. Gli episodi che hanno provocato danni alla proprietà hanno comportato, tra gli altri, il furto di strumenti e prodotti per la raccolta, lo sradicamento di alberi, danni alle attrezzature agricole e l’irrorazione di ulivi con sostanze chimiche. Inoltre, in 25 episodi di violenza dei coloni non collegati alla raccolta delle olive, coloni israeliani hanno ferito sette palestinesi e persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi. Questi includono un caso registrato a Burin (Nablus) dove le forze israeliane sono intervenute e hanno ferito altri nove palestinesi. I danni alla proprietà segnalati riguardano tra l’altro più di 50 veicoli, 1.400 metri di tubi di irrigazione, serbatoi d’acqua, pannelli solari e case residenziali.

11- Nella Striscia di Gaza, il 1° novembre, tre minori palestinesi sono rimasti feriti dall’esplosione di un residuato bellico (UXO) trovato a nord-ovest di Rafah.

12- Il 3 novembre, gruppi armati palestinesi hanno lanciato quattro razzi da Gaza verso il sud di Israele (la prima volta dalle ostilità dell’agosto 2022): tre razzi sono caduti e il quarto è stato intercettato dal sistema israeliano Iron Dome. Successivamente, le forze israeliane hanno effettuato diversi attacchi aerei, colpendo posizioni che, secondo quanto riferito, appartenevano a gruppi armati di Gaza; sono stati segnalati danni strutturali, ma non feriti.

13- Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 35 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento; presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso nelle aree all’interno di Gaza: ciò ha provocato il ferimento di un pescatore, l’arresto di nove palestinesi, il danneggiamento di quattro pescherecci e il sequestro di altri tre. In un altro episodio, tre palestinesi di Gaza sono stati arrestati dalle forze israeliane al valico di Erez.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Traduzione a cura di  Associazione per la Pace , gruppo di Rivoli

Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Palestinese colpito a morte in Cisgiordania dopo aver ucciso degli israeliani

Redazione di AL Jazeera 

15 novembre 2022 Al Jazeera e Agenzie di stampa

Mohammad Souf, di 18 anni, ha accoltellato diversi israeliani all’ingresso industriale della colonia di Ariel nella Cisgiordania occupata.

Un palestinese ha ucciso tre israeliani e ne ha feriti altri tre in un attacco in una colonia nella Cisgiordania occupata, prima di essere colpito e ucciso da agenti della sicurezza israeliani: questo è quanto hanno riferito paramedici israeliani e funzionari palestinesi.

Il servizio paramedico Zaka ha detto che i tre feriti nell’attacco nella colonia illegale di Ariel sono stati curati in ospedale e sono in gravi condizioni.

E’ stato l’ultimo attacco di un’ondata di violenza tra israeliani e palestinesi in questo anno, che ha visto incursioni israeliane quasi quotidiane nella Cisgiordania occupata, con arresti e uccisioni di palestinesi, così come attacchi di palestinesi contro israeliani.

L’esercito israeliano ha affermato che il palestinese, identificato dal Ministero della Salute palestinese come il 18enne Mohammad Souf, prima ha attaccato gli israeliani all’entrata della zona industriale della colonia, poi ha proseguito fino ad un vicino distributore di benzina e lì ha accoltellato altre persone. L’esercito ha detto che poi l’uomo ha rubato un’auto, si è intenzionalmente scontrato con un’automobile sulla vicina strada principale ed ha colpito ed ucciso un’altra persona prima di fuggire a piedi.

Ha riferito che l’aggressore è stato colpito da un soldato e che le truppe stavano perlustrando l’area per cercare altri sospetti.

Un video amatoriale diffuso dalla televisione israeliana sembra mostrare il sospetto aggressore percorrere di corsa una strada e crollare a terra dopo essere stato colpito. Più tardi il Ministero della Salute ha dichiarato che Souf proveniva dal vicino villaggio di Hares.

Le forze israeliane hanno fatto irruzione nella casa di famiglia di Souf e, secondo organi di stampa palestinesi, hanno aggredito fisicamente membri della famiglia.

Nessuna fazione palestinese ha rivendicato la responsabilità dell’attacco, ma esso è stato acclamato da portavoce di Hamas, Jihad islamica e Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina.

In una dichiarazione il portavoce di Hamas Abdel Latif al-Qanou ha affermato che l’operazione ha dimostrato “la capacità del nostro popolo di proseguire la sua rivoluzione e difendere la Moschea di Al-Aqsa da quotidiane incursioni”.

Il FPLP, di sinistra, ha affermato che l’attacco è stato una risposta “alla politica di esecuzioni sul campo perseguita dall’occupazione israeliana e dai suoi servizi di sicurezza contro il nostro popolo, delle quali l’uccisione della ragazza palestinese Fulla Masalmeh ieri a Beitunia non sarà l’ultima.”

L’anno più sanguinoso

Il Primo Ministro israeliano uscente Yair Lapid ha inviato le condoglianze alle famiglie degli israeliani uccisi nell’attacco e ha detto che Israele “sta combattendo il terrorismo senza sosta e col massimo delle forze.”

Le nostre forze di sicurezza lavorano 24 ore al giorno per proteggere i cittadini israeliani e danneggiano senza sosta le infrastrutture del terrorismo”, ha detto.

Quest’anno l’ondata di violenza tra israeliani e palestinesi in Cisgiordania e Gerusalemme est ha fatto almeno 25 morti dalla parte israeliana e più di 130 da quella palestinese, rendendo il 2022 l’anno con più vittime dal 2006.

Israele afferma che le sue incursioni ed arresti che avvengono quasi ogni notte in Cisgiordania sono necessari per smantellare le reti armate in un momento in cui le forze di sicurezza palestinesi non sono capaci o non vogliono farlo.

L’Autorità Nazionale Palestinese afferma che le incursioni indeboliscono le sue forze di sicurezza ed hanno lo scopo di consolidare l’occupazione illegale di Israele che continua da 55 anni nei territori che i palestinesi vogliono per il loro auspicato Stato.

In queste incursioni sono state fermate centinaia di palestinesi, molti dei quali sottoposti alla cosiddetta detenzione amministrativa, che consente ad Israele di detenerli a tempo indefinito senza processo né imputazione.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Un civile israeliano ucciso da un soldato israeliano dopo essere stato scambiato per un palestinese

Redazione di WAFA, PC, Social

14 novembre 2022 – The Palestine Chronicle

Media israeliani hanno riferito che lunedì un soldato israeliano ha aperto il fuoco e ha ucciso un cittadino israeliano dopo aver sospettato che fosse un palestinese.

A quanto riferito il soldato si è avvicinato ad un civile israeliano nella stazione degli autobus della città di Ranana, vicino a Tel Aviv, e ha aperto il fuoco verso di lui uccidendolo sul colpo.

La polizia israeliana ha confermato che il soldato ha aperto il fuoco dopo essersi sentito “in pericolo come un cittadino avvicinato in modo sospetto”, ferendo anche altre due persone.

Sul momento l’esercito israeliano non ha fatto commenti e la polizia non ha dato dettagli sull’identità della vittima.

I media israeliani hanno riferito quanto detto dall’addetto stampa della polizia, cioè che “il soldato ha aperto il fuoco credendo che la persona fosse un palestinese”.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Israele uccide 4 palestinesi in Cisgiordania e a Gerusalemme est occupate

Redazione di Al Jazeera

3 novembre 2022 – Al Jazeera

Un uomo, Daoud Rayan, è stato ucciso a Beit Dukku un giorno dopo che un altro abitante della città è stato ucciso vicino a un posto di blocco.

Le forze israeliane hanno ucciso quattro palestinesi in differenti incidenti in Cisgiordania e a Gerusalemme est occupate.

Giovedì la violenza è scoppiata mentre Israele conteggiava i voti definitivi nelle elezioni nazionali svoltesi questa settimana, e si prevede che l’ex Primo Ministro Benjamin Netanyahu sarà alla guida di un’ampia maggioranza sostenuta da alleati di estrema destra.

Il Ministero della Salute palestinese ha detto che un palestinese è stato ucciso dal fuoco israeliano in Cisgiordania. È stato identificato come il quarantaduenne Daoud Mahmoud Khalil Rayan di Beit Duqqu, in Cisgiordania.

La polizia israeliana ha dichiarato che le guardie di frontiera paramilitari hanno fatto irruzione in casa di un palestinese che sostenevano avesse lanciato la propria auto mercoledì contro un soldato israeliano. La polizia ha detto che lì gli agenti hanno affrontato una protesta durante la quale i dimostranti hanno lanciato pietre e ordigni incendiari contro i poliziotti. Allora questi hanno aperto il fuoco contro chi aveva scagliato l’ordigno.

In un altro incidente occorso giovedì, secondo la polizia un palestinese avrebbe accoltellato un agente di polizia nella Città Vecchia di Gerusalemme e gli agenti hanno aperto il fuoco, uccidendolo. L’agente è rimasto lievemente ferito.

Nel frattempo due palestinesi, compreso un combattente della Jihad islamica, sono stati uccisi nel corso di incursioni dell’esercito a Jenin.

Le violenze si sono verificate mentre in Israele sta avvenendo un cambiamento politico dopo le elezioni nazionali, con l’ex Primo Ministro Benjamin Netanyahu che probabilmente tornerà al potere con un governo di coalizione composto da alleati di estrema destra, incluso il parlamentare di estrema destra Itamar Ben-Gvir, che in risposta agli incidenti ha detto che Israele presto userà un approccio più duro nei confronti degli aggressori.

È arrivato il momento di riportare la sicurezza nelle strade”, ha twittato. “È arrivato il momento che un terrorista che sta per compiere un attacco venga eliminato!”

Gli incidenti sono stati gli ultimi di un’ondata di violenze in Cisgiordania e a Gerusalemme est che quest’anno ha ucciso più di 130 palestinesi, facendo del 2022 l’anno con il maggior numero di vittime dal 2015.

Le forze israeliane hanno compiuto incursioni quasi quotidiane in Cisgiordania e i combattenti palestinesi hanno risposto attaccando soldati israeliani.

Le incursioni sono state parte dell’operazione israeliana “Spezzare l’onda”, che è un tentativo di porre fine all’emergere di nuovi gruppi di resistenza palestinesi in Cisgiordania.

Nelle ultime settimane le incursioni sono state accompagnate da un aumento degli attacchi contro israeliani, che hanno fatto almeno tre morti.

Sempre giovedì Israele ha rimosso alcuni posti di blocco in entrata e uscita da Nablus. Israele ha imposto le restrizioni settimane fa, attuando un giro di vite sulla città in risposta ad un nuovo gruppo militante noto come “La fossa dei leoni”. Nelle settimane scorse l’esercito ha condotto ripetute operazioni in città, uccidendo o arrestando i comandanti al vertice del gruppo.

Israele ha conquistato la Cisgiordania nella guerra del 1967 e da allora ha mantenuto un’occupazione militare illegale sul territorio e vi ha insediato più di 500.000 persone. I palestinesi vogliono il territorio, insieme alla Cisgiordania e Gerusalemme est per il loro auspicato Stato indipendente.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Cisgiordania: sei palestinesi uccisi durante un’incursione su larga scala contro gruppo La Fossa dei Leoni

Akram al-Waara, Leila Warah

25 ottobre 2022-Middle East Eye

Gli intensi combattimenti notturni sconvolgono Nablus mentre numerose truppe israeliane assaltano la città e prendono di mira il nascente gruppo armato

Martedì le forze israeliane hanno ucciso sei palestinesi e ne hanno feriti almeno altri 20 dopo un violento raid dell’esercito nella Cisgiordania occupata settentrionale.

Numerose truppe equipaggiate con decine di veicoli corazzati e missili guidati anticarro hanno preso d’assalto Nablus intorno a mezzanotte ora locale e si sono scontrate con i combattenti palestinesi nella città.

Secondo il Ministero della Salute palestinese cinque palestinesi, di cui almeno due disarmati, sono stati uccisi durante il raid di tre ore e una sesta persona è stata uccisa a colpi di arma da fuoco a Ramallah ore dopo.

I nomi di coloro che sono morti durante l’assalto di Nablus sono stati identificati come Hamdi Sobeih Ramzi Qayem, 30 anni; Ali Khaled Omar Antar, 26 anni; Hamdi Muhammad Sabri Hamid Sharaf, 35 anni; Wadi Sabih Houh, 31 anni; Mishaal Zahi Ahmed Baghdadi, 27 anni.

Il sesto palestinese, identificato come Qusai Tamimi, 20 anni, è stato ucciso in un altro incidente nel villaggio di Nabi Saleh, nel distretto di Ramallah.

Martedì nella Cisgiordania occupata e nella Striscia di Gaza sono stati osservati uno sciopero generale e una giornata di lutto mentre migliaia di residenti adirati si sono uniti ai cortei funebri a Nablus.

“La città si è svegliata molto triste questa mattina: hanno perso cinque vite. L’atmosfera è molto cupa e oggi ci sono scioperi in tutta la Cisgiordania”, ha detto a Middle East Eye Zayd al-Azhary, un attivista che vive a Nablus.

L’operazione di martedì è avvenuta durante un assedio di 14 giorni a Nablus da parte dell’esercito israeliano, che ha bloccato gli ingressi della città e paralizzato il movimento delle persone in entrata e in uscita.

L’esercito israeliano afferma che le misure sono state poste in essere per fermare gli attacchi contro obiettivi israeliani effettuati da un gruppo armato di nuova formazione nella città chiamato “Lions’ Den” [Fossa dei Leoni, ndt].

Nablus e la vicina città di Jenin hanno assistito a una rinascita della resistenza armata negli ultimi mesi. I combattenti palestinesi hanno attaccato sempre più posti di blocco e postazioni dell’esercito, oltre ad affrontare le truppe israeliane durante i le incursioni nelle città.

Incursione sotto copertura

Secondo i media palestinesi l’attacco a Nablus è iniziato poco dopo la mezzanotte di martedì quando le forze di sicurezza appartenenti all’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) hanno fermato un “veicolo sospetto” vicino alla Città Vecchia.

Il veicolo trasportava forze speciali israeliane sotto copertura, hanno detto fonti locali. Quando gli agenti dell’Autorità Palestinese hanno affrontato le forze israeliane nel veicolo, secondo quanto riferito, gli ufficiali palestinesi sono stati presi di mira dai cecchini israeliani che erano appostati sui tetti della zona.

Secondo quanto riferito da fonti locali, dopo che la copertura delle forze speciali israeliane è saltata, si è verificato uno scontro a fuoco tra le forze dell’ANP e i soldati israeliani, provocando il ferimento di quattro agenti dell’ANP.

Lo scontro a fuoco tra gli agenti dell’Autorità Nazionale Palestinese e i soldati israeliani ha allertato i gruppi armati nella Città Vecchia di Nablus che era in corso un’operazione israeliana nella città.

I combattenti palestinesi hanno iniziato a scambiare colpi di arma da fuoco con le forze israeliane che avevano fatto irruzione nell’area, mentre altre decine di jeep dell’esercito israeliano hanno iniziato ad entrare in città.

Un residente ha detto che “è scoppiato il caos” dopo che le truppe israeliane sono entrate in gran numero nella Città Vecchia, prendendo di mira i membri del gruppo La Fossa dei Leoni.

L’esercito israeliano ha confermato in un comunicato che l’operazione ha preso di mira un sito “utilizzato dai principali agenti operativi della Fossa dei Leoni”, descrivendolo come un “quartier generale e un’officina per la fabbricazione di armi”. Ha aggiunto che “ha risposto con munizioni vere ai sospetti armati che sparavano contro di loro”.

Il gruppo La Fossa dei Leoni ha postato su Telegram un comunicato in cui sostiene che ha ingaggiato scontri a fuoco con le truppe israeliane e ha confermato che almeno uno dei suoi membri è e rimasto ucciso.

Zona di guerra

Fonti locali sostengono che circa 60 veicoli militari corazzati israeliani sono stati utilizzati nell’operazione in cui la Città Vecchia è stata attaccata e assediata.

Secondo quanto riferito i primi due palestinesi colpiti da arma da fuoco erano passanti che camminavano per la Città Vecchia.

“Erano nel posto sbagliato al momento sbagliato”, ha detto al-Azhary a MEE. “Stavano solo camminando lungo la strada e, naturalmente, gli israeliani gli hanno sparato senza fare domande”.

Non è chiara l’identità dei primi due palestinesi uccisi e se fossero membri dei gruppi armati che stavano combattendo contro l’incursione dell’esercito. I video pubblicati sui social media mostrano medici palestinesi che tentano di rianimare due palestinesi in abiti civili mentre giacciono per strada, sanguinanti e privi di sensi.

Intorno all’una di notte, mentre gli spari risuonavano in tutta la città di Nablus, i palestinesi della Città Vecchia sono saliti sui minareti delle moschee per chiedere rinforzi agli abitanti per sostenere i combattenti della resistenza e i civili bloccati all’interno.

Un’ora dopo le forze israeliane hanno colpito un veicolo nell’area di Ras al-Ain con un missile, uccidendo un uomo nella sua auto. Un altro palestinese, Wadee al-Houh, che secondo Israele sarebbe stato uno dei comandanti del gruppo La Fossa dei Leoni”, è stato ucciso in casa sua.

I militari israeliani hanno rilasciato una dichiarazione in cui affermano che al- Houh era uno degli obiettivi principali dell’operazione dell’esercito nella città. Martedì mattina La Fossa dei Leoni ha rilasciato una dichiarazione in cui si commemora Houh, ma non si specifica il suo ruolo nel gruppo.

Mentre i gruppi armati palestinesi continuavano a scontrarsi con le forze israeliane nelle prime ore del mattino, sono stati segnalati scontri in tutta la città, compreso il campo profughi di Balata.

Al-Azhary ha descritto la scena come una “zona di guerra”.

“Più di 9.000 persone vivono nella Città Vecchia e tutte erano sotto tiro e in pericolo: bambini, anziani, famiglie ecc., non solo combattenti della resistenza. Non è una vita o una posizione facile in cui trovarsi”, ha detto.

Cercando di resistere

Migliaia di palestinesi hanno partecipato al corteo funebre delle cinque persone uccise durante il raid israeliano, mentre sono previste proteste in tutta la Cisgiordania contro la crescente violenza israeliana.

Il raid di martedì ha portato il bilancio delle vittime palestinesi quest’anno a più di 175 persone uccise dalle forze israeliane e dai coloni, di cui 125 nella Gerusalemme est occupata e in Cisgiordania.

Più di 44 sono stati uccise solo negli ultimi due mesi.

Secondo le Nazioni Unite il 2022 è stato finora “l’anno con il maggior numero di vittime palestinesi in Cisgiordania rispetto allo stesso periodo dei 16 anni precedenti”.

Nablus è stata posta sotto assedio all’inizio di questo mese dopo che un soldato israeliano era stato ucciso l’11 ottobre presso una postazione militare alla periferia della città di Nablus. L’esercito israeliano ha intrapreso una caccia all’uomo ad ampio raggio per trovare l’assassino, che, secondo quanto riferito, apparteneva al gruppo La Fossa dei Leoni.

Domenica 23 ottobre un membro palestinese del nuovo gruppo, Tamir al-Kilani, è stato ucciso con una bomba comandata a distanza nella Città Vecchia di Nablus. Il gruppo ha affermato che era stato assassinato dall’esercito israeliano, sebbene i militari [israeliani, ndt] non abbiano commentato pubblicamente l’omicidio.

Dopo il raid di martedì, il Primo Ministro israeliano Yair Lapid ha detto all’emittente pubblica Kan che “Israele non sarà mai dissuaso dall’agire per la sua sicurezza”, affermando che i membri del gruppo La Fossa dei Leoni “sono le persone che hanno ferito Ido Baruch”, riferendosi al soldato ucciso l’11 ottobre.

Su Twitter, il ministro della Difesa israeliano Benny Gantz ha promesso che l’esercito continuerà a reprimere la “Fossa dei Leoni” e altri gruppi armati, affermando: “Non ci sono e non ci saranno città rifugio per i terroristi.

“Continueremo ad agire contro chiunque tenti di danneggiare i cittadini di Israele, ovunque e ogniqualvolta necessario” ha affermato.

 In risposta a queste dichiarazioni, al-Azhary ha respinto le affermazioni israeliane secondo cui i gruppi palestinesi sono “terroristi”, dicendo che sono stati creati come risposta alle angherie e all’occupazione israeliane che continuano nei confronti dei palestinesi.

“I palestinesi stanno cercando di resistere a Israele che toglie loro diritti e dignità di popolo. Non sono terroristi, sono un gruppo persone che sono state messe in una situazione senza vie d’uscita”, ha detto al-Azhary

“Quello che Israele sta facendo ora è cercare di trasformare questo gruppo in un gruppo terroristico invece di concentrarsi su ciò di cui noi palestinesi abbiamo effettivamente bisogno”.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Rapporto OCHA del periodo 27 settembre – 10 ottobre 2022

1- In Cisgiordania quotidiani scontri violenti fra palestinesi, coloni israeliani e forze israeliane hanno provocato la morte di 13 palestinesi (inclusi cinque minori) e un soldato israeliano, e il ferimento di 434 palestinesi e 7 israeliani. Ad oggi, in Cisgiordania, rispetto ai 16 anni precedenti, il 2022 è l’anno con il più alto numero di vittime palestinesi. Le Nazioni Unite hanno esortato i leader a “riportare la calma ed evitare un ulteriore inasprimento”.

2- Durante tre operazioni di ricerca-arresto condotte nei Campi profughi di Jenin e Al Jalazun, sono stati uccisi dalle forze israeliane 9 palestinesi, compreso un ragazzo, e altri 44 sono rimasti feriti (seguono dettagli). Il 28 settembre, secondo quanto riferito, le forze israeliane hanno sparato proiettili esplosivi contro un edificio nel Campo profughi di Jenin, uccidendo due palestinesi definiti “ricercati” (maggiori dettagli di seguito). Durante l’operazione, si è verificato uno scontro a fuoco tra forze israeliane e palestinesi. Altri tre palestinesi sono stati uccisi; tra cui un passante e un ragazzo di 12 anni che, essendo stato colpito, è morto successivamente per le ferite riportate. Altri 31 sono rimasti feriti, di cui 21 con proiettili veri. In una scuola vicina, circa 500 studenti sono rimasti bloccati per circa quattro ore. Il 3 ottobre, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Al Jalazun (Ramallah), hanno aperto il fuoco, uccidendo due palestinesi alla guida di un’auto e ferendone un terzo. Le forze israeliane hanno confiscato il veicolo, hanno trattenuto i corpi degli uccisi ed hanno arrestato il palestinese ferito. Secondo le autorità israeliane, citate dai media israeliani, i palestinesi avevano cercato di investire i soldati; un’accusa contestata da fonti palestinesi locali. L’8 ottobre, le forze israeliane hanno nuovamente fatto irruzione nel Campo profughi di Jenin (Jenin), dove ha avuto luogo uno scambio a fuoco con i palestinesi. Due palestinesi, tra cui un ragazzo, sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco e altri dodici sono rimasti feriti, di cui dieci colpiti da proiettili veri. Uno è stato arrestato. In nessuna delle tre operazioni sono stati riportati ferimenti di israeliani ad opera di palestinesi. Ciò porta a 70 il numero totale di palestinesi uccisi nel 2022 dalle forze israeliane, in Cisgiordania, durante operazioni militari e operazioni di ricerca-arresto, 27 delle quali segnalate nei Campi profughi.

3 – Le forze israeliane hanno ucciso tre ragazzi palestinesi in tre distinti episodi avvenuti a Gerusalemme, a Qalqiliya e a Ramallah (seguono dettagli). Il 1° ottobre, nella città di Al ‘Eizariya (Gerusalemme), le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro due palestinesi a bordo di una motocicletta, uccidendone uno, un ragazzo di 17 anni. Le autorità israeliane affermano che i ragazzi avevano tentato di lanciare una bottiglia incendiaria contro i soldati; affermazione contestata da testimoni oculari. Secondo fonti mediche, il ragazzo era stato colpito con arma da fuoco e con proiettili veri nella parte posteriore del collo da distanza ravvicinata e sul suo corpo non sono state trovate tracce di materiale incendiario. Il 7 ottobre, a Qalqilya, nei pressi della Barriera, le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro un gruppo di ragazzi, uccidendo, con proiettili veri, un quattordicenne. Le forze israeliane sostengono che il ragazzo avrebbe lanciato una bottiglia incendiaria contro i soldati; questo è contestato da testimoni oculari palestinesi. Un altro ragazzo palestinese di 17 anni è stato ucciso dalle forze israeliane, con arma da fuoco, nei pressi di una sorgente d’acqua e di un parco pubblico nell’Area B del villaggio di Al Mazra’a Al Qibliya (Ramallah). In questo caso, mentre palestinesi lanciavano pietre contro forze israeliane presenti nell’area, questi ultimi hanno sparato proiettili di gomma e proiettili veri: il ragazzo è stato colpito con arma da fuoco e ucciso, mentre altri 51 sono rimasti feriti. In nessuno dei casi è stato registrato alcun ferito israeliano. Ciò porta a 27 il numero totale di minori palestinesi uccisi in Cisgiordania dall’inizio del 2022 (di cui almeno 24 uccisi dalle forze israeliane) rispetto ai 17 minori uccisi durante tutto il 2021.

4- A Nablus e Gerusalemme, in aggressioni con armi da fuoco da parte palestinese e operazioni militari israeliane, un soldato israeliano e un palestinese sono stati uccisi e tre membri delle forze israeliane e 52 palestinesi sono rimasti feriti (seguono dettagli). Il 2 ottobre, nei pressi del checkpoint di Beit Furik (Nablus) palestinesi hanno aperto il fuoco contro veicoli di coloni israeliani, ferendo un colono. Successivamente, le forze israeliane hanno chiuso le strade vicine ed hanno condotto operazioni di ricerca-arresto. Il 5 ottobre, a Deir al Hatab (Nablus), le forze israeliane hanno fatto irruzione e circondato una casa palestinese; ne è seguito uno scambio a fuoco con i palestinesi, prima che uno degli occupanti si arrendesse. Le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni contro palestinesi che hanno lanciato pietre. Un palestinese armato è stato ucciso e altri 52 sono rimasti feriti, di cui sei con proiettili veri. Durante l’episodio, le forze israeliane hanno sparato gas lacrimogeni contro tre giornalisti e un’ambulanza palestinese che prestava i primi soccorsi ai feriti. L’8 ottobre, un palestinese ha aperto il fuoco contro un checkpoint militare israeliano all’ingresso del Campo profughi di Shu’fat a Gerusalemme est, uccidendo una soldatessa israeliana e ferendone altre due, inclusa una guardia di sicurezza. L’aggressore è ancora latitante. Successivamente, le forze israeliane hanno chiuso tutti gli ingressi e le uscite nell’area, limitando pesantemente o spesso impedendo il movimento di almeno 130.000 persone, compreso il personale medico e umanitario. Il 2 ottobre palestinesi hanno aperto il fuoco contro soldati israeliani di stanza al checkpoint di Huwwara (Nablus); un soldato è rimasto ferito.

5- Il 29 settembre, un bambino palestinese di 7 anni è morto in concomitanza con una operazione militare israeliana condotta nel villaggio di Tuqu’ (Betlemme). Secondo fonti della Comunità locale, il bambino è stato trovato morto in circostanze poco chiare. L’Onu ha chiesto un’indagine.

6- In Cisgiordania, complessivamente, sono stati feriti dalle forze israeliane 433 palestinesi, tra cui almeno 45 minori, di cui 65 feriti con proiettili veri. Del totale dei feriti, 67 sono stati registrati vicino a Beita e Beit Dajan (entrambi a Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqilya), in proteste contro gli insediamenti. Altri 95 palestinesi sono rimasti feriti in manifestazioni e scontri scoppiati a Nablus, Qalqilya, Ramallah, Betlemme e Hebron in segno di protesta contro la chiusura da parte delle forze israeliane del Campo profughi di Shu’fat e di ‘Anata a Gerusalemme e le operazioni militari israeliane nel Campo profughi di Jenin. Ad Al Mazra’a al Gharbiyeh e Al Bireh (entrambi a Ramallah), Burqa e Madama (entrambi a Nablus), 63 persone sono state ferite dalle forze israeliane che accompagnavano coloni all’interno delle Comunità palestinesi; quattro di questi casi si sono trasformati in scontri con palestinesi (più dettagli di seguito). Secondo fonti palestinesi, le forze israeliane hanno sparato bombe assordanti, lacrimogeni e proiettili di gomma contro i residenti che hanno lanciato pietre. Altre 198 persone sono rimaste ferite in operazioni militari e operazioni di ricerca-arresto (dettagli sopra). L’8 ottobre, in un episodio distinto, dieci palestinesi sono stati feriti e otto sono stati arrestati (di cui cinque minori) dalle forze israeliane dentro e intorno alla Città Vecchia di Gerusalemme; qui i palestinesi si erano riuniti per celebrare il compleanno del profeta Maometto. Secondo quanto riferito, le forze israeliane hanno ordinato ai palestinesi di allontanarsi, quindi hanno sparato proiettili di gomma, granate assordanti e lacrimogeni contro i palestinesi che avrebbero lanciato bottiglie.

7- In Cisgiordania, complessivamente, le forze israeliane hanno condotto 145 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 127 palestinesi, inclusi 13 minori. Il governatorato di Gerusalemme ha registrato il maggior numero di operazioni (59) e il maggior numero di arresti (43). Finora, nel 2022, il numero medio mensile di palestinesi arrestati dalle forze israeliane in Cisgiordania è il più alto dal 2017. Durante 15 di queste operazioni, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri contro palestinesi che hanno lanciato pietre e, in alcuni casi, hanno aperto il fuoco contro le forze israeliane: dieci palestinesi sono stati uccisi e 198 feriti, di cui 40 con proiettili veri.

8- A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto persone a demolire 24 strutture di proprietà palestinese; tre delle strutture erano state fornite come aiuti umanitari finanziati da donatori. Di conseguenza, 71 persone, tra cui 41 minori, sono state sfollate e sono stati colpiti i mezzi di sostentamento di circa altre 36. Circa 22 delle strutture si trovavano in Area C. A Gerusalemme Est, in seguito all’emissione di ordini di demolizione, altre due strutture sono state demolite dai proprietari per evitare di pagare le multe previste nel caso che la struttura venga demolita dalle autorità israeliane.

9- Il 28 settembre, nel Campo profughi di Jenin (Jenin), le autorità israeliane hanno demolito il primo piano di un edificio residenziale di quattro piani, provocando lo sfollamento di una famiglia, composta da cinque persone, tra cui un minore. La demolizione (citata prima) sarebbe avvenuta durante la fase finale di un’operazione militare per la cattura di “ricercati” che si erano nascosti, rifiutando di arrendersi. Le forze israeliane li hanno invitati a costituirsi ed hanno sparato proiettili esplosivi contro l’edificio, distruggendo un appartamento e provocando danni ad altri appartamenti residenziali all’interno degli stessi edifici o a quelli contigui. Durante l’operazione, quattro palestinesi sono stati uccisi; un quinto, che era rimasto ferito, è morto successivamente per le ferite riportate. In Cisgiordania, questa è la quinta volta, dall’inizio del 2022, in cui le forze israeliane hanno utilizzato, durante operazioni militari, proiettili esplosivi da spalla in aree urbane affollate.

10- Coloni israeliani hanno ferito 35 palestinesi e persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in 42 casi (seguono dettagli). Il 28 settembre e il 4 ottobre, coloni israeliani sono entrati nelle città di Madama e Huwwara (entrambe a Nablus) dove hanno appiccato il fuoco a terre incolte, hanno aggredito fisicamente palestinesi o hanno lanciato pietre contro persone e case. 19 palestinesi sono rimasti feriti. Nell’area H2 della città di Hebron, coloni israeliani hanno lanciato pietre contro case palestinesi e hanno spruzzato con liquido al peperoncino i residenti: otto palestinesi, tra cui tre minori, sono rimasti feriti. In almeno cinque occasioni, sulla strada 60 tra Nablus e Jenin, coloni israeliani hanno bloccato gli incroci, vicino ai checkpoints di Beit El (Ramallah) e Huwwara. Coloni israeliani hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi, causando gravi ingorghi. Tali episodi si sono trasformati in scontri tra palestinesi, che hanno lanciato pietre, e forze israeliane che sono intervenute sparando proiettili veri, proiettili gommati e lacrimogeni. Secondo quanto riferito, quattro palestinesi sono stati feriti da pietre lanciate da coloni e almeno dodici veicoli di proprietà palestinese sono stati danneggiati. In altri tre cassi accaduti a Biddya (Salfit), Ein el Beida (Tubas) e Jurat al Khiel (Hebron), tre pastori palestinesi che stavano lavorando le loro terre e accudendo il bestiame sono stati feriti da coloni che li hanno attaccati e aggrediti fisicamente. In almeno altri 16 episodi accaduti vicino a Nablus, Qalqiliya, Gerusalemme e Ramallah, almeno venti auto di proprietà palestinese sono state danneggiate dal lancio di pietre da parte di coloni israeliani. Inoltre, circa 500 alberi di proprietà palestinese sono stati dati alle fiamme, sradicati o vandalizzati in 13 distinti episodi. Altri 13 episodi registrati a Hebron, Gerusalemme, Nablus, Ramallah, Salfit e Tubas hanno provocato danni alle colture, al bestiame, alle attrezzature agricole, ai serbatoi d’acqua, alle strutture legate al sostentamento e alle reti idriche. Il 4 ottobre, coloni israeliani, secondo quanto riferito provenienti da Yitzhar, hanno preso d’assalto la scuola di Urif (Nablus) mentre si tenevano le lezioni, lanciando pietre e costringendo la Direzione a sospendere le lezioni e mettere in sicurezza gli studenti; due studenti e il preside della scuola sono rimasti feriti, 250 studenti sono stati colpiti in altro modo e sono stati segnalati danni alla proprietà. Successivamente, le forze israeliane hanno sparato gas lacrimogeni contro palestinesi che hanno lanciato pietre contro i coloni.

11- In Cisgiordania, in quattro distinti episodi, sono rimasti feriti quattro coloni israeliani. In un caso, vicino a Nablus, palestinesi hanno sparato contro un loro veicolo, mentre in altri tre casi persone conosciute come palestinesi (o ritenute tali) hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania. Secondo fonti israeliane, almeno quattro veicoli israeliani sono stati danneggiati.

12- Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso nelle aree all’interno di Gaza, in almeno 25 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento: danni a due pescherecci, ma nessun ferito. Vicino a Beit Lahiya, un palestinese è stato arrestato, secondo quanto riferito, mentre cercava di entrare in Israele attraverso la recinzione perimetrale.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Dichiarazione di Lucia Elmi, coordinatrice umanitaria facente funzione per i territori palestinesi occupati, sull’allarmante incremento della violenza e delle restrizioni agli spostamenti in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est.

Gerusalemme, 18 ottobre 2022 – OCHA Reliefweb

Per i palestinesi che risiedono nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme est, con almeno 105 palestinesi uccisi dalle forze israeliane, tra cui 26 minorenni, il 2022 è stato l’anno più letale dal 2006 come media mensile, con un aumento del 57% delle vittime palestinesi rispetto all’anno scorso. Nel 2022 dieci civili israeliani, tre stranieri e quattro soldati israeliani sono stati uccisi da palestinesi della Cisgiordania.

Solo dall’inizio di ottobre 15 palestinesi, tra cui sei minorenni, sono stati uccisi dalle forze israeliane durante operazioni di rastrellamento e arresto, conflitti a fuoco o durante scontri tra forze israeliane e palestinesi in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, spesso in seguito ad attacchi o incursioni dei coloni nei villaggi palestinesi. In alcuni casi le persone uccise non sembravano rappresentare una concreta o imminente minaccia che giustificasse l’eliminazione fisica, sollevando preoccupazioni per l’uso eccessivo della forza.

Oltre a questa situazione allarmante, le Nazioni Unite sono preoccupate per le crescenti limitazioni agli spostamenti. All’inizio di questo mese, dopo che due soldati israeliani sono stati colpiti e uccisi a posti di controllo a Nablus e a Gerusalemme est, forze israeliane hanno imposto estese restrizioni agli spostamenti, limitando l’accesso di molte persone alle cure mediche, all’educazione e ai mezzi di sostentamento. Nel campo profughi di Shuafat queste restrizioni sono state in buona parte sospese, ma rimangono in vigore a Nablus. Anche Huwwara, uno dei pochi punti di accesso alla città di Nablus, ha visto un crescendo di gravità e frequenza nella violenza dei coloni.

Le autorità israeliane hanno la responsabilità legale di garantire la protezione di tutti i palestinesi,” ha affermato Lucia Elmi, coordinatrice per le questioni umanitarie ad interim. “Ciò include la garanzia che ogni misura intrapresa non colpisca in misura sproporzionata le persone.”

Un allentamento delle tensioni è fondamentale per evitare ulteriori vittime, proteggere i civili e garantire l’accesso a servizi umanitari essenziali.

(Traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




In Cisgiordania l’esercito israeliano sta eliminando le poche regole di ingaggio che aveva

Yagil Levy

17 ottobre 2022 – Haaretz

Alla fine di marzo, a seguito di una serie di attacchi terroristici, l’esercito israeliano ha lanciato l’operazione Breaking the Wave, nel corso della quale ha fatto irruzione nelle città palestinesi per arrestare e uccidere sospetti terroristi. Secondo i resoconti delle Nazioni Unite dall’inizio dell’operazione fino alla fine di settembre Israele ha ucciso 74 palestinesi in Cisgiordania.

Questo numero di vittime non ha nulla di normale: è opportuno fare un paragone con operazione Critical Time (“Godel Hasha’a”) quando, da ottobre 2015 a marzo 2016, l’esercito agì per sopprimere l’”Intifada dei lupi solitari” – attacchi di palestinesi non ufficialmente affiliati ad alcuna organizzazione – contro israeliani nell’estate del 2015.

Come la modalità attuale, la prima risposta dell’esercito fu offensiva: raid nelle aree in cui avevano avuto origine gli attacchi.

Ma il comandante della Brigata Regionale di Giudea e Samaria [la Cisgiordania secondo la definizione israeliana, ndt.], Brig. Gen. Lior Carmeli, dichiarò che si era trattato di un fallimento “così palpabile, che abbiamo deciso di fermare questa azione offensiva nel giro di pochi giorni”.

L’esercito si rese conto che i suoi metodi non erano adatti ad affrontare attacchi disorganizzati e, secondo Carmeli, si rese conto che “le vittime [palestinesi] degli scontri sono il principale carburante per la loro continua intensificazione. Evitare questo è una delle lezioni più significative delle precedenti rivolte”.

Perciò fu pianificata una politica di “regole di ingaggio” più restrittiva. Il maggiore generale Roni Numa, all’epoca capo del comando centrale dell’IDF, si vantò “dello sforzo di schierare la forza tattica, con la capacità delle truppe da combattimento di neutralizzare un assalitore senza uccidere… in modo da ridurre il numero dei funerali che si trasformano in manifestazioni pubbliche di simpatia…”

Questa politica fu sostenuta dal capo di stato maggiore Gadi Eisenkot, che predicò moderazione, anche se sostiene che la maggior parte dei ministri spingeva per una risposta dura, ma furono frenati dall’allora Primo Ministro Benjamin Netanyahu e dal Ministro della Difesa Moshe Yaalon. Alla fine, una terza Intifada fu scongiurata. Ciò non significa che i vertici militari fossero pacifisti, ma comprendevano i limiti dell’uso della forza.

Di questo approccio restrittivo nulla è rimasto. Sotto lo shock dell’affare Azaria [il soldato che uccise a sangue freddo un palestinese a terra ferito, ndt.], l’esercito stesso ha iniziato a compiacersi del numero delle vittime. Quando Aviv Kochavi ha sostituito Eisenkot come capo di stato maggiore dell’IDF, ha fatto eco a questa tendenza utilizzando il termine “letalità” e trasformando il conteggio delle vittime in un indicatore di esito positivo.

La maggiore influenza della destra sul governo in seguito alla rimozione di Netanyahu e le critiche al cosiddetto “abbandono” dei soldati, hanno portato a un allentamento delle regole di ingaggio verso la fine del 2021, quando è diventato lecito sparare sui palestinesi che lanciano sassi e ordigni incendiari anche dopo che hanno già lanciato i sassi o la molotov.

Sempre più prigioniero dei coloni, l’esercito israeliano ha ceduto alla loro crescente violenza nei confronti dei palestinesi. La saggezza della moderazione è svanita. Un’indicazione della facilità nell’uso delle armi da fuoco può essere ricavata dai rapporti di B’tselem, che si basano in parte sui resoconti ufficiali dell’ufficio del portavoce dell’IDF e che presentano le circostanze in cui è avvenuta ogni uccisione.

Basti una sola indicazione, relativa all’uccisione di persone che avevano lanciato pietre (esclusi i casi in cui l’esercito sostiene che il defunto aveva utilizzato anche altri mezzi di aggressione) – cioè i casi in cui i soldati avrebbero potuto reagire senza uccidere.

Su 142 vittime nell’operazione 2015-2016, 7 sono state colpite da colpi di arma da fuoco dopo aver lanciato pietre, ovvero circa il 5%. In “Breaking the Wave” sono 9 dei 47 casi segnalati da B’tselem fino alla fine di luglio, ovvero circa il 20%. In tali circostanze aumentano le probabilità che gli scontri si espandano in un’operazione ampia e sanguinosa, e forse che l’Autorità Nazionale Palestinese collassi.

La condotta dei militari rafforza la conclusione che forse la differenza tra i due casi non è solo chi comanda, ma anche gli obiettivi: si cerca l’annessione a pezzi della Cisgiordania, a cominciare dall’Area C, mentre si rifiuta l’opzione di riannodare i colloqui [con l’ANP, ndt.]. Questa è l’interpretazione più probabile per la combinazione tra violenza proattiva, di cui la leadership israeliana dovrebbe conoscere il probabile esito, e paralisi diplomatica.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)