Rapporto OCHA del periodo 8 – 21 marzo 2022

1). Nel contesto di due operazioni di ricerca-arresto, nel corso delle quali alcuni palestinesi hanno aperto il fuoco o lanciato bottiglie incendiarie, o pietre contro forze israeliane, queste hanno sparato, uccidendo due palestinesi, tra cui un minore, e ferendone altri tre.

[seguono dettagli]. Il 15 marzo, nel Campo profughi di Balata (Nablus), un ragazzo di 16 anni è stato ucciso con arma da fuoco; secondo fonti israeliane, il giovane aveva aperto il fuoco contro le forze israeliane impegnate nella cattura di un palestinese del Campo; nel corso dell’operazione altri due palestinesi sono rimasti feriti. Le prime indagini delle Organizzazioni per i Diritti Umani indicano che il ragazzo non era coinvolto nello scontro a fuoco. Lo stesso giorno, nel Campo profughi di Qalandiya (Gerusalemme), un palestinese 21enne è stato ucciso con arma da fuoco e un altro è rimasto ferito; secondo un funzionario israeliano citato dai media israeliani, da parte palestinese vi erano stati lanci di ordigni esplosivi contro le forze israeliane che avevano fatto irruzione nel Campo per arrestare un altro uomo. Un altro palestinese è rimasto ferito nel Campo profughi di Ad Duhaishe (Betlemme), sempre durante un’operazione di ricerca-arresto. In nessuno dei tre episodi è stato riportato alcun ferimento di israeliani. In totale, le forze israeliane hanno effettuato 95 operazioni di questo tipo, arrestando 143 palestinesi, inclusi dodici minori.

2). Un palestinese di 23 anni è morto per le ferite riportate il 2 marzo vicino a Burqa (Nablus); le forze israeliane l’avevano colpito con arma da fuoco nel corso di una protesta in solidarietà con i prigionieri palestinesi. Ciò porta a 18 il numero totale di palestinesi uccisi dalle forze israeliane in Cisgiordania (compresa Gerusalemme Est) dall’inizio dell’anno; sono inclusi tre palestinesi autori o presunti autori di attacchi contro israeliani.

3). Complessivamente, in Cisgiordania, sono stati feriti dalle forze israeliane 222 palestinesi, inclusi 37 minori, con un incremento del 60% rispetto al precedente periodo di riferimento [seguono dettagli]. La maggior parte dei feriti (190) sono stati registrati vicino a Beita e Beit Dajan (entrambi a Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqiliya), in manifestazioni contro gli insediamenti [colonici]. Nella città di Nablus, 20 persone sono rimaste ferite in seguito all’ingresso di coloni israeliani in un sito religioso (La Tomba di Giuseppe), accompagnati da forze israeliane. Secondo fonti della locale Comunità palestinese, le forze israeliane hanno sparato in aria bombe assordanti, innescando scontri con i residenti locali, che hanno lanciato pietre contro le forze israeliane. Altri otto palestinesi, tra cui due minori, sono rimasti feriti durante il lancio di pietre contro forze israeliane in servizio presso un checkpoint collocato tra le aree H1 e H2 della città di Hebron; queste ultime hanno sparato proiettili veri e proiettili di gomma. Altri quattro feriti sono stati segnalati in operazioni di ricerca-arresto (vedi sopra). Del totale di feriti palestinesi, nove sono stati colpiti da proiettili veri, 28 da proiettili di gomma e la maggior parte dei rimanenti sono stati curati per aver inalato gas lacrimogeno.

4). A Gerusalemme sono avvenuti due accoltellamenti ad opera di palestinesi [seguono dettagli]. Il 19 marzo, a Gerusalemme Ovest, un palestinese di Gerusalemme Est ha accoltellato e ferito un civile israeliano ed è stato successivamente colpito e ferito da forze israeliane. Il 20 marzo, nel quartiere di Ras al ‘Amud a Gerusalemme Est, un altro palestinese ha accoltellato e ferito due poliziotti israeliani ed è stato successivamente arrestato.

5). Nella Striscia di Gaza, un ragazzo palestinese di 15 anni è stato ferito dall’esplosione di un residuato bellico trovato a terra. Il ragazzo ha riportato gravi ferite che hanno reso necessaria l’amputazione di una mano.

6). In diverse località della Cisgiordania le forze israeliane hanno continuato a limitare il movimento dei palestinesi [seguono dettagli]. Gli ingressi principali ai villaggi di Burqa e Al Mas’udiya (entrambi a Nablus) sono rimasti bloccati da cumuli di terra e blocchi di cemento; in prossimità di questi due villaggi, il 16 dicembre 2021, un colono israeliano fu ucciso da un colpo di arma da fuoco sparato da palestinesi. Queste misure hanno costretto circa 8.000 palestinesi a ricorrere a lunghe deviazioni, rendendo difficoltoso il loro accesso ai mezzi di sussistenza ed ai servizi. Il 13 e 19 marzo, le forze israeliane hanno bloccato l’ingresso principale del villaggio di Sinjil (Ramallah) e chiuso un cancello stradale posto tra il villaggio di An Nabi Salih (Ramallah) e la strada 60, interrompendo l’accesso diretto di circa 7.000 palestinesi ai mezzi di sussistenza e ai servizi e costringendoli a lunghe deviazioni. Queste chiusure sono presumibilmente collegate al lancio di pietre, da parte palestinese, contro i veicoli di coloni israeliani. Nell’area H2 di Hebron, in seguito al lancio di pietre da parte di palestinesi contro una torre militare presidiata da soldati israeliani, forze israeliane hanno impedito ai pedoni ed ai residenti palestinesi di entrare ed uscire dalla Città Vecchia di Hebron e, per cinque giorni consecutivi, hanno costretto i proprietari di negozi a chiudere per diverse ore.

7). In Area C ed a Gerusalemme Est, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto i proprietari a demolire nove abitazioni ed altre strutture palestinesi. Di conseguenza, undici persone sono state sfollate, tra cui sette minori, e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 70 altre. Otto delle strutture erano in Area C e una a Gerusalemme Est.

8). Coloni israeliani hanno ferito due palestinesi e persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in 20 casi [seguono dettagli]. I ferimenti si sono verificati vicino a Kisan (Betlemme), dove coloni hanno aggredito fisicamente e spruzzato liquido al peperoncino su donne palestinesi che pascolavano il bestiame. In quattro episodi verificatisi vicino agli insediamenti israeliani prossimi ad Al Mughayyir (Ramallah), Kafr ad Dik e Yasuf (entrambi a Salfit), circa 155 alberi e alberelli di proprietà palestinese sono stati sradicati o vandalizzati. A Far’ata (Qalqiliya) e Qaryut (Nablus), i pneumatici di venti auto di proprietà palestinese sono stati forati e sui muri di tre case sono state dipinte scritte ingiuriose, secondo quanto riferito, ad opera di coloni di Gilad Farm e Shilo. Quattro episodi accaduti a Nablus, Salfit e Ramallah, includono l’irruzione in una casa e in un terreno agricolo, il furto di attrezzature agricole e il danneggiamento di raccolti. Nell’area H2 di Hebron, coloni hanno lanciato pietre contro pedoni e case palestinesi, danneggiando almeno tre case.

9). Persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno ferito tre israeliani e danneggiato diversi veicoli israeliani. Oltre al civile israeliano che è stato accoltellato a Gerusalemme Ovest (vedi sopra), due coloni israeliani sono rimasti feriti dal lancio di pietre contro veicoli in transito su strade della Cisgiordania, nei governatorati di Hebron e Gerusalemme. In dodici episodi, veicoli israeliani sono stati danneggiati dal lancio di pietre o bottiglie incendiarie.

10). Vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa di Gaza, in almeno 24 casi, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, secondo quanto riferito, per far rispettare [ai palestinesi] le restrizioni di accesso [loro imposte da Israele]. Non sono stati segnalati feriti. In due casi, cinque palestinesi di Gaza, compreso un minore, sono stati arrestati dalle forze israeliane mentre, a quanto riferito, tentavano di entrare in Israele attraverso la recinzione. Un palestinese di Gaza è stato arrestato dalle forze israeliane al valico di Erez. In due occasioni, le forze israeliane, [entrate] all’interno di Gaza, hanno spianato terreni prossimi alla recinzione, danneggiando almeno 1,9 ettari di colture.

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nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina:https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it

 



Diversi palestinesi tra cui un adolescente uccisi dalle forze israeliane

Al Jazeera e agenzie di stampa

15 marzo 2022, Al Jazeera

L’adolescente Nader Rayan e due uomini uccisi in raid nella Cisgiordania occupata e in Israele.

Le forze israeliane hanno ucciso tre palestinesi, tra cui un adolescente, in due diversi incidenti nella Cisgiordania occupata e nel deserto di Naqab (Negev).

Il Ministero della salute palestinese afferma che martedì in un raid israeliano nel vasto campo profughi di Balata, nella città settentrionale di Nablus, il diciassettenne Nader Rayan è morto dopo essere stato colpito alla testa, al torace e alla mano.

Inoltre riporta che altri tre palestinesi sono rimasti feriti di cui uno è in condizioni critiche.

Un portavoce della polizia di frontiera israeliana ha confermato che un palestinese è stato ucciso. “Un terrorista ha sparato contro le nostre truppe che hanno risposto e lo hanno ucciso”, ha detto il portavoce.

Il raid israeliano su Balata ha portato all’arresto di un palestinese ricercato, Ammar Arafat, che è stato arrestato dopo che la sua casa era stata presa d’assalto dalle forze armate.

Secondo i media palestinesi, Arafat era ricercato da Israele da diversi mesi. La sua casa è stata perquisita molte volte e la sua famiglia è stata minacciata che sarebbe stato ucciso se non si fosse consegnato.

Dopo il suo arresto sono scoppiati scontri, e le truppe israeliane e uomini armati palestinesi hanno scambiato colpi di arma da fuoco.

Il ventenne Alaa Shaham è stato ucciso da un proiettile alla testa, ha detto il Ministero. Altri sei palestinesi sono stati feriti da pallottole vere.

Qalandiya ospita il principale checkpoint tra la Gerusalemme Est annessa e la Cisgiordania.

I raid delle forze israeliane nei sovraffollati campi profughi sono frequenti, spesso provocano morti e sono visti dai palestinesi come un mezzo per mantenere l’occupazione israeliana.

Gerusalemme est esclusa, la Cisgiordania vede la presenza circa 475.000 israeliani che vivono in colonie considerate illegali dalla comunità internazionale.

Palestinese ucciso da un’unità sotto copertura

Nella città di Rahat, all’interno del deserto del Naqab [Negev, ndtr.] un’unità israeliana sotto copertura che si era travestita da palestinesi ha ucciso Sanad Salem al-Harbed, un ventisettenne padre di tre figli.

In una dichiarazione la polizia israeliana ha detto che si stava sparando contro la sua unità sotto copertura che si trovava in città per arrestare due sospetti

L’unità israeliana afferma di “aver neutralizzato l’uomo armato che rappresentava una minaccia” e di non aver subito perdite.

La polizia comunica di aver trovato una pistola e munizioni e ha pubblicato una foto di quella che secondo loro era una pistola in possesso di al-Harbed.

Il Naqab ospita 300.000 beduini palestinesi cittadini israeliani, la maggior parte dei quali vive in villaggi “non riconosciuti”. Di conseguenza, soffrono della mancanza di servizi di base come acqua ed elettricità, in netto contrasto con le vicine città ebraiche.

I partiti politici palestinesi hanno condannato le uccisioni di martedì. In una dichiarazione, il partito di sinistra Fronte popolare per la liberazione della Palestina (FPLP) afferma: “Una resistenza globale è il modo più efficace per resistere al nemico sionista”.

“La costanza del nostro popolo nell’affrontare le forze di occupazione israeliane nei campi, nei villaggi e nelle città palestinesi costituisce un richiamo ad una maggiore unità di fronte a questa continua aggressione sionista”, afferma il FPLP.

In una dichiarazione pubblicata sulla sua pagina Facebook, il portavoce di Hamas Abdullatif al-Qanou afferma: “Il sangue dei martiri continuerà ad alimentare la rivoluzione del nostro popolo contro l’occupante sionista”.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Rapporto OCHA del periodo 22 febbraio – 7 marzo 2022

Le forze israeliane hanno ucciso tre palestinesi, inclusi due minori, implicati, a quanto riferito, nel lancio di pietre o di bottiglie incendiarie

[seguono dettagli]. Il 22 febbraio, vicino ad Al Khadr (Betlemme), un 13enne è stato ucciso con arma da fuoco; secondo fonti israeliane, aveva lanciato una bottiglia molotov contro veicoli israeliani. Il 1° marzo, nei pressi di Beit Fajjar (Betlemme) è stato ucciso un 19enne: secondo quanto riferito, il giovane camminava insieme ad un amico; avendo visto soldati israeliani alla ricerca di lanciatori di pietre palestinesi, entrambi hanno iniziato a correre; le forze israeliane avrebbero aperto il fuoco mentre li inseguivano. Secondo fonti mediche, il giovane è stato colpito alla testa da una distanza ravvicinata. Il 6 marzo, ad Abu Dis (Gerusalemme), un 15enne palestinese è stato colpito con arma da fuoco; secondo quanto riferito, aveva lanciato una bottiglia incendiaria contro soldati israeliani in servizio presso una torretta militare: è morto in ospedale per le ferite riportate. Secondo fonti mediche, il ragazzo è stato colpito alla testa. In nessuno dei tre episodi è stato segnalato il ferimento di qualche israeliano. Tor Wennesland, Coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, in riferimento a quanto accaduto, ha affermato che “I minori non devono mai essere oggetto di violenza o essere messi in situazioni di pericolo”.

2) – Il 6 e 7 marzo, nella Città Vecchia di Gerusalemme, due palestinesi, di 19 e 22 anni, dopo aver ferito con coltello tre poliziotti israeliani, sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco dalla polizia israeliana. Secondo quanto riferito, uno degli aggressori, già colpito con arma da fuoco, è stato colpito ancora mentre giaceva a terra ferito. Al momento della chiusura del presente rapporto, i corpi di entrambi gli assalitori erano trattenuti dalle autorità israeliane. Il Coordinatore speciale ha evidenziato che “Non può esserci giustificazione per la violenza o il terrore: sono da condannare da parte di tutti. Tuttavia, le forze di sicurezza israeliane devono usare la forza “letale” solo quando è strettamente necessaria a proteggere la vita”.

3) – Altri due palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane durante uno scontro a fuoco, mentre altri 12 sono rimasti feriti quando, nel contesto di operazioni di ricerca-arresto, palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane [seguono dettagli]. Il 1° marzo, le forze israeliane hanno ucciso due palestinesi e ne hanno ferito un altro in uno scontro a fuoco avvenuto nel Campo profughi di Jenin; secondo quanto riferito, una delle vittime sarebbe membro di un gruppo armato palestinese. Altri dodici palestinesi sono rimasti feriti nel corso di cinque operazioni di ricerca-arresto condotte a Gerusalemme, Hebron e Ramallah. In totale, le forze israeliane hanno effettuato 82 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 183 palestinesi.

4) – Le forze israeliane hanno bloccato gli ingressi principali di cinque villaggi palestinesi, ostacolando l’accesso di decine di migliaia di persone ai mezzi di sussistenza ed ai servizi [seguono dettagli]. Il 22 febbraio, per la seconda volta in una settimana, durante una protesta organizzata da coloni israeliani contro i lanci di pietre da parte palestinese, l’ingresso principale del villaggio di Al Lubban ash Sharqiya (Nablus) è stato bloccato al traffico veicolare per diverse ore. Durante la chiusura, alcuni palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane che hanno sparato lacrimogeni. Sei studenti delle scuole sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno. Inoltre, gli ingressi a Burqa (Nablus), Silat adh Dhahr e Al Jalama (entrambi a Jenin) e Sinjil (Ramallah) sono stati bloccati al traffico veicolare e sono rimasti chiusi fino alla fine del periodo di riferimento, costringendo i residenti a compiere lunghe deviazioni; le chiusure sono presumibilmente legate al lancio di pietre da parte di palestinesi contro veicoli di coloni israeliani.

5) – Complessivamente, in Cisgiordania, 140 palestinesi, inclusi 20 minori, sono stati feriti da forze israeliane [seguono dettagli]. Quasi la metà dei feriti (63) sono stati registrati vicino a Beita e Beit Dajan (entrambi a Nablus), Kafr Qaddum (Qalqiliya), il quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est, e nell’area H2 della città di Hebron, nel corso di manifestazioni contro gli insediamenti e in solidarietà alle famiglie a rischio di sgombero forzato. Nei villaggi di Burqa (Nablus), Kafr ad Dik (Salfit) e nella città di Hebron, 23 persone sono rimaste ferite in scontri con forze israeliane, a seguito dell’ingresso di coloni israeliani in queste aree palestinesi. Il 28 febbraio, altri 38 palestinesi, tra cui un neonato e una ragazza sorda, e quattro poliziotti israeliani, sono rimasti feriti durante scontri verificatisi all’interno e nei dintorni della Città Vecchia di Gerusalemme, dove le forze israeliane avevano intensificato la loro presenza durante la celebrazione di una festa islamica: almeno 20 palestinesi sono stati arrestati. Secondo quanto riferito, nell’area H2 della città di Hebron, studenti palestinesi hanno lanciato pietre contro forze israeliane e queste ultime hanno sparato lacrimogeni contro un vicino complesso scolastico; tre insegnanti sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni. Ulteriori tredici feriti sono stati segnalati in episodi di lancio di pietre e operazioni di ricerca-arresto (vedi sopra). Del totale di feriti palestinesi, sette sono stati colpiti da proiettili veri, 75 da proiettili di gomma e la maggior parte dei rimanenti è stata curata per aver inalato gas lacrimogeno.

6) – Il 7 marzo, le forze israeliane hanno demolito per “motivi punitivi” due abitazioni a Silat al Harthiya (Jenin), sfollando 12 persone, tra cui sei minori. Le strutture prese di mira ospitavano le famiglie di due palestinesi accusati di aver ucciso un colono israeliano il 16 dicembre 2021. Le demolizioni hanno innescato scontri tra le forze israeliane e i residenti palestinesi. Durante tali scontri un palestinese ha urtato con il proprio veicolo due soldati israeliani, ferendoli, ed è stato successivamente arrestato. Il 14 febbraio, nello stesso villaggio e in relazione allo stesso caso, è stata demolita un’altra casa, provocando lo sfollamento di 15 persone; durante gli scontri successivi, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo di 17 anni.

7) – Inoltre, in Area C e a Gerusalemme Est, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto i proprietari a demolire 27 tra abitazioni ed altre strutture palestinesi. Di conseguenza, 50 persone sono state sfollate, inclusi 22 minori, e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 140 altre. Sedici delle strutture, inclusa una che era stata fornita come assistenza umanitaria, si trovavano in Area C e undici a Gerusalemme Est.

8) – Il 1° marzo, nel quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est, la Corte Suprema Israeliana ha annullato gli ordini di sfratto pendenti contro sette famiglie palestinesi, composte da 28 persone, tra cui nove minori. Il tribunale ha confermato per le famiglie lo status di “inquilini protetti”, fino a quando non sarà stabilita la proprietà della terra. Complessivamente, a Gerusalemme Est, più di 200 famiglie sono a rischio di sgombero forzato per casi giudiziari presentati da organizzazioni di coloni.

9) – Coloni israeliani hanno ferito due palestinesi e, in 20 casi, persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi [seguono dettagli]. I ferimenti si sono verificati in due distinti episodi accaduti vicino ad Al Jwaya (Hebron) e Kisan (Betlemme), quando coloni hanno aggredito fisicamente palestinesi che pascolavano il bestiame. In quattro casi, verificatisi vicino a Deir Jarir (Ramallah), Kafr ad Dik (Salfit) e Al Jwaya (Hebron), circa 480 alberi e alberelli di proprietà palestinese sono stati sradicati o vandalizzati in prossimità di insediamenti israeliani. A Iskaka (Salfit), i pneumatici di undici auto di proprietà palestinese sono stati forati e i muri di tre case sono stati imbrattati con scritte ingiuriose, secondo quanto riferito ad opera di coloni di Ariel. Altri quattro episodi sono stati registrati a Salfit, Hebron e Ramallah, tra cui l’irruzione in una casa e su un terreno coltivato, il furto di attrezzature agricole e il danneggiamento di un pozzo d’acqua.

10) – Persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno ferito tre coloni israeliani e danneggiato diversi veicoli israeliani [seguono dettagli]. Il 3 marzo, nella città di Hezma (Gerusalemme), un israeliano è stato accoltellato e ferito mentre faceva acquisti. Le forze israeliane hanno condotto un’operazione di ricerca-arresto nella città ed hanno arrestato un palestinese sospettato. Vicino ad Azzun (Qalqiliya) e Al Lubban ash Sharqiya (Nablus) altri due israeliani sono stati feriti dal lancio di pietre. In 36 casi, veicoli con targa israeliana sono stati danneggiati da sassi o bottiglie incendiarie lanciate contro di essi.

11) – In Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa, in almeno 35 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, a quanto riferito, per far rispettare [ai palestinesi] le restrizioni di accesso [loro imposte], ferendo un pescatore con un proiettile di gomma. Un uomo d’affari palestinese di Gaza è stato arrestato dalle forze israeliane al valico di Erez. In tre occasioni, ad est di Deir Al Balah e Khan Younis, forze israeliane [sono entrate nella Striscia ed] hanno spianato terreni vicini alla recinzione.

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Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

Il 9 marzo, un palestinese di 23 anni è morto per le ferite riportate il 2 marzo, nei pressi di Burqa (Nablus), dove era stato colpito da forze israeliane.




Le forze israeliane hanno colpito a morte due adolescenti palestinesi a Gerusalemme est occupata

Agenzie e redazione di Middle East Eye

6 marzo 2022 – Middle East Eye

Una delle vittime era un sedicenne che è stato ucciso a Abu Dis dopo che avrebbe lanciato una bottiglia molotov contro una postazione militare israeliana

Domenica le forze israeliane hanno sparato uccidendoli a due adolescenti palestinesi nel corso di due distinti incidenti a Gerusalemme est occupata.

Secondo funzionari palestinesi un sedicenne è stato colpito ed ucciso ad un posto militare ad Abu Dis, appena fuori dalla Città Santa. Un portavoce dell’esercito israeliano ha detto che il ragazzo è stato colpito dopo che avrebbe lanciato una bottiglia molotov contro la postazione.

Un altro adolescente è stato ucciso nella serata di domenica dentro le mura della Città Vecchia dopo che avrebbe accoltellato un poliziotto israeliano di guardia ad una delle porte della città.

Un portavoce della polizia israeliana, che ha definito il diciannovenne “un terrorista”, ha detto che altri poliziotti lì accanto hanno aperto il fuoco, provocando la sua morte. La polizia ha affermato che due poliziotti sono stati lievemente feriti, uno dal presunto accoltellamento e un altro durante la sparatoria della polizia.

L’agenzia di notizie ufficiale palestinese Wafa ha riferito che domenica “estremisti israeliani” sono stati arrestati dalle forze israeliane “per motivi razziali e nazionali, dopo che hanno condotto un attacco contro una chiesa a Gerusalemme”, vandalizzando la proprietà. Non è chiaro se l’incidente sia in relazione [con gli altri].

Secondo l’ufficio dell’ONU di Coordinamento per le Questioni Umanitarie (OCHA), tra l’8 e il 21 febbraio le forze israeliane in tre distinti incidenti in Cisgiordania hanno colpito e ucciso cinque palestinesi, compreso un bambino. Nello stesso periodo sono stati feriti in totale 544 palestinesi, compresi 54 minori. L’OCHA ha riferito che nello stesso arco di tempo nessun israeliano è stato ucciso e cinque sono stati feriti in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est.

Israele ha occupato Gerusalemme est, compresa la Città Vecchia, durante la guerra in Medioriente del 1967 e l’ha annessa con una iniziativa non riconosciuta a livello internazionale.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Secondo un ministero palestinese vari palestinesi sono stati uccisi da forze israeliane

1 Marzo 2022 – Al Jazeera

Il ministero palestinese della Sanità ha affermato che una persona è stata uccisa a Beit Fajar e altre due a Jenin, nella Cisgiordania occupata.

Il ministero palestinese della Sanità ha affermato che tre palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane in due differenti incidenti nella Cisgiordania occupata.

Martedì il ministero ha affermato che Ammar Shafiq Abu Afifa è stato ucciso dalle “forze israeliane di occupazione che gli hanno sparato vicino alla città di Beit Fajar”.

Quando l’agenzia di notizie AFP ne ha chiesto conto, sul momento l’esercito israeliano non ha commentato.

Wafa, l’agenzia di notizie palestinese ufficiale, ha riferito che Afifa era un abitante del campo per rifugiati Al-Aroub a nord di Hebron, nella Cisgiordania occupata.

Secondo la polizia di frontiera israeliana e le autorità sanitarie palestinesi, martedì prima dell’alba in un’altra circostanza, dopo essere finite sotto il fuoco durante un arresto nel nord della Cisgiordania, le forze israeliane hanno ucciso due palestinesi.

La polizia di frontiera israeliana ha affermato che agenti e polizia sotto copertura sono entrati nel campo profughi di Jenin per arrestare un sospetto “ricercato per attività terroristica”.

La polizia ha affermato che “dopo l’arresto del sospetto, non appena le forze hanno lasciato la casa, è stato aperto un intenso fuoco da molteplici direzioni e le forze sotto copertura operanti sulla scena hanno risposto con una fitta sparatoria”.

La polizia ha affermato che, quando gli agenti hanno raggiunto i loro veicoli, un altro assalitore ha sparato alle forze dell’ordine “che hanno risposto con fuoco preciso”.

Il ministero palestinese della Sanità ha affermato che due uomini sono stati uccisi nel combattimento. Wafa li ha identificati come Abdullah al-Hosari, di 22 anni e 3, di 18.

Wafa ha riferito che le truppe hanno arrestato Imad Jamal Abu al-Heija, un prigioniero che era stato liberato.

L’agenzia di notizie ha affermato che l’uccisione dei due palestinesi ha provocato a Jenin una “manifestazione imponente ed irata”.

Forza eccessiva

Le uccisioni sono avvenute a poco più di una settimana di distanza da quando un ragazzo quattordicenne, Mohammed Shehadeh, è stato ucciso dalle forze di sicurezza israeliane nella città di Al-Khader in Cisgiordania.

Organizzazioni per i diritti umani palestinesi e internazionali hanno a lungo condannato ciò che sostengono sia un uso eccessivo della forza da parte delle forze israeliane.

B’Tselem, una organizzazione israeliana per i diritti umani, ha affermato che lo scorso anno ha registrato 77 morti palestinesi per mano delle forze israeliane. Più della metà degli uccisi non erano implicati in nessun attacco, ha aggiunto.

Il mese scorso, Amnesty International in un nuovo rapporto ha sostenuto che Israele sta mettendo in atto “il crimine di apartheid contro i palestinesi” e che deve essere ritenuto responsabile perché li tratta come un “gruppo razziale inferiore”.

Israele ha occupato la Cisgiordania e Gerusalemme Est dopo la guerra del 1967 in Medioriente.

Le colonie israeliane costruite nel terrritorio palestinese sono considerate illegali dal diritto internazionale. Oggi tra 600.000 e 750.000 coloni israeliani vivono in almeno 250 colonie nella Cisgiordania e a Gerusalemme Est.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Rapporto OCHA del periodo 8 – 21 febbraio 2022

In Cisgiordania, in tre episodi separati, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo cinque palestinesi, incluso un minore [seguono dettagli].

Il 14 febbraio, a Silat al Harithiya (Jenin), un ragazzo 17enne è stato ucciso e altri dieci palestinesi sono rimasti feriti, nel corso di una demolizione punitiva (vedi sotto) in cui i palestinesi hanno sparato e lanciato pietre e bottiglie incendiarie contro le forze israeliane, che hanno sparato proiettili veri. L’8 febbraio, nella città di Nablus, tre palestinesi sono stati uccisi da un’unità israeliana sotto copertura; secondo le autorità israeliane, i tre erano membri di un gruppo armato palestinese che aveva compiuto attacchi contro le forze israeliane. Una organizzazione israeliana per i diritti umani ha indagato sull’episodio ed ha espresso preoccupazione per il possibile “uso eccessivo della forza” ed “esecuzioni extragiudiziali”. In Cisgiordania, in seguito all’accaduto, palestinesi hanno svolto dimostrazioni; in alcuni casi i partecipanti hanno lanciato pietre, mentre le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni, proiettili di gomma e proiettili veri, con almeno 46 palestinesi feriti (vedi sotto). Il 15 febbraio, all’ingresso di An Nabi Salih (Ramallah), un 19enne palestinese è stato colpito a morte con arma da fuoco, mentre giovani palestinesi lanciavano pietre contro forze israeliane nei pressi di una torre militare. Secondo una fonte medica, il giovane sarebbe stato colpito alla parte bassa della schiena da brevissima distanza. Non sono stati segnalati feriti israeliani.

In Cisgiordania, un totale di 544 palestinesi, inclusi 54 minori, sono stati feriti dalle forze israeliane [seguono dettagli]. La maggior parte dei feriti (442) sono stati registrati nel contesto di manifestazioni diverse; la cifra include i circa 344 feriti segnalati in cinque proteste contro gli insediamenti: vicino a Beita, Beit Dajan e Burqa (tutti in Nablus). In una delle citate manifestazioni a Beita, due palestinesi addetti al primo soccorso sono stati colpiti e feriti da proiettili veri e da proiettili di metallo rivestiti di gomma, e due ambulanze hanno subito danni. Ai checkpoint di Beit El (Ramallah) e di Huwwara e agli ingressi di Al Funduq (Qalqiliya) e Burqa (Nablus), nel corso di manifestazioni contro l’uccisione di tre palestinesi (vedi sopra), sono stati segnalati altri 67 feriti circa. 24 feriti sono stati segnalati a Sheikh Jarrah, ed in altre zone di Gerusalemme Est, in manifestazioni di solidarietà con le famiglie a rischio di sgombero forzato. In due episodi occorsi a Burqa (Nablus), in seguito all’ingresso di coloni israeliani in villaggi palestinesi (vedi sotto), 54 persone sono rimaste ferite allorquando palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane e queste ultime hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni. Ulteriori 48 feriti sono stati segnalati ad Al Lubban ash Sharqiya, Abu Dis e Seikh Jarrah (vedi sotto).

Il 9 e il 21 febbraio, forze israeliane hanno bloccato l’ingresso principale di Al Lubban ash Sharqiya (Nablus), ostacolando l’accesso di circa 2.800 persone ai mezzi di sussistenza e ai servizi. Il primo blocco è stato effettuato quando coloni israeliani si sono radunati all’ingresso del villaggio, per protestare contro il continuo lancio di pietre contro i loro veicoli da parte di palestinesi. Nella seconda circostanza, secondo quanto riferito, palestinesi avevano lanciato pietre contro le forze israeliane, che hanno sparato lacrimogeni, alcuni dei quali sono finiti all’interno del complesso di due scuole; due studenti sono stati curati per aver inalato gas lacrimogeno, e le lezioni sono state sospese per un giorno; secondo il preside della scuola, tale sospensione ha riguardato almeno 700 studenti. Inoltre, l’8 febbraio, le forze israeliane hanno bloccato la strada principale che collega l’Università Al Quds con la città di Abu Dis a Gerusalemme. Palestinesi hanno lanciato pietre contro forze israeliane, che hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni, ferendo sette palestinesi, di cui uno con proiettili veri.

In Cisgiordania forze israeliane hanno effettuato 139 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 198 palestinesi. Almeno tre delle operazioni hanno innescato scontri durante i quali sono state lanciate pietre contro forze israeliane che hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e gas lacrimogeno: quattro palestinesi sono stati feriti. Il governatorato di Ramallah ha registrato il numero più elevato di operazioni (30) e il governatorato di Gerusalemme il maggior numero di arresti (62).

A Sheikh Jarrah, palestinesi, coloni israeliani e forze di polizia si sono scontrati quasi ogni giorno. Trentacinque palestinesi sono stati feriti da forze israeliane e almeno 16, tra cui un minore, sono stati arrestati dalla polizia israeliana. La tensione è salita in previsione dello sgombero forzato, poi sospeso (vedi sopra) e a seguito dell’estemporaneo insediamento, vicino alle case dei palestinesi, dell’ufficio di un membro del parlamento israeliano che intendeva protestare per riferiti attacchi incendiari contro coloni del quartiere.

In Area C e a Gerusalemme Est, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto i proprietari a demolire 29 case di proprietà palestinese ed altre strutture [seguono dettagli]. Di conseguenza, sono state sfollate 23 persone, inclusi undici minori, e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di altre 300 circa. Complessivamente, in Area C, sono state demolite 24 strutture, tre delle quali erano state fornite come assistenza umanitaria in risposta a precedenti demolizioni. Queste [24] includevano tre strutture situate in due Comunità pastorali nel sud di Hebron, in aree designate dalle autorità israeliane come “zone di tiro” per l’addestramento militare. Cinque strutture sono state demolite a Gerusalemme Est; due dalle autorità e tre dai proprietari per evitare le tasse comunali ed i possibili danni agli effetti personali e alle strutture vicine. Nella Comunità di pastori di Ras at Tin (Ramallah), le autorità israeliane hanno emesso un ordine di avvertimento contro una scuola [palestinese] finanziata da donatori; già nel settembre 2020, in due momenti diversi, parti della scuola furono abbattute.

Il 14 febbraio, a Silat al Harithiya (Jenin), le autorità israeliane, per motivi “punitivi”, hanno demolito con esplosivo il secondo piano di un edificio residenziale a due piani, sfollando una famiglia composta da sei persone, tra cui quattro minori. La casa è una delle tre per le quali le autorità israeliane hanno programmato la demolizione, in quanto appartenenti alle famiglie di tre uomini accusati di essere coinvolti nell’uccisione di un colono israeliano avvenuta il 16 dicembre. Durante la demolizione il primo piano dell’edificio ha subito gravi danni ed è stato dichiarato inabitabile; di conseguenza, altre due famiglie, composte da nove persone, inclusi tre minori, sono state sfollate.

In Cisgiordania, nel corso di quattro episodi, coloni israeliani hanno ferito otto palestinesi e persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in 23 casi [seguono dettagli]. Sette palestinesi sono rimasti feriti e almeno cinque auto e altre proprietà sono state vandalizzate a Burqa e Al Ganoub (Hebron). In sei casi, circa 330 alberi e alberelli di proprietà palestinese sono stati sradicati o vandalizzati vicino agli insediamenti israeliani intorno a Salfit, Yasuf e Kafr ad Dik (tutti nel governatorato di Salfit), Surif (Hebron), Kafr Ra’i (Jenin) e Shufa (Tulkarm ). Secondo fonti della Comunità e testimoni oculari, a Sheikh Jarrah, coloni hanno forato i pneumatici di 13 auto di proprietà palestinese e hanno recintato un terreno davanti a una casa. Altri sei attacchi sono stati registrati intorno a Ramallah, Nablus, Salfit e Hebron, tra cui l’irruzione in case, il furto di attrezzature agricole e il danneggiamento di un impianto idrico e di condutture idriche. In quattro circostanze, nella Comunità di Mak-hul, nella valle del Giordano settentrionale (Tubas), coloni hanno attaccato pastori palestinesi e le loro mucche causando danni al raccolto. In altri tre casi, nei circondari di Gerusalemme, Hebron e Nablus, coloni hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi, ferendo un palestinese e provocando danni ad almeno tre veicoli. Nella zona H2 della città di Hebron, controllata da Israele, coloni hanno lanciato pietre contro tre case palestinesi.

In 50 casi, persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, ferendo cinque coloni israeliani e provocando danni ai veicoli.

Nell’area di Ibziq, nella Valle del Giordano, in più occasioni, tra il 9 e l’11 febbraio, le forze israeliane hanno costretto almeno sette famiglie palestinesi a evacuare le loro case, per la maggior parte della giornata, per far posto ad esercitazioni militari israeliane. Quarantadue persone, tra cui 17 minori, sono state temporaneamente sfollate. Le forze israeliane hanno anche condotto esercitazioni militari intorno alle Comunità di pastori di Bardala, Khirbet Samra ed Ein al Hilwa, nella valle del Giordano settentrionale, in un’area designata da Israele come “zona di tiro”, interrompendo le attività lavorative di sussistenza e l’accesso ai servizi e, in un caso, causando danni alla rete idrica e alle colture.

Vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa di Gaza, in almeno 25 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, a quanto riferito per far rispettare [ai palestinesi] le restrizioni di accesso [loro imposte]. Ciò [il numero di casi di fuoco di avvertimento] rappresenta un incremento di oltre il 200% rispetto alla media bisettimanale registrata nel 2021. Al largo della costa settentrionale di Gaza, le forze israeliane hanno arrestato sette pescatori, tra cui tre minori ed hanno confiscato la loro barca, prima di liberarli tutti. Per due volte, ad Est di Rafah e di Khan Younis, le forze israeliane [sono entrate nella Striscia] ed hanno spianato terreni vicini alla recinzione, causando danni ad almeno 1,5 ettari di terra coltivata.

Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

Il 22 febbraio, vicino al villaggio di Al Khadr (Betlemme), le forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo palestinese di 13 anni. Secondo le autorità israeliane, il ragazzo aveva lanciato una bottiglia incendiaria contro le forze israeliane

Il 22 febbraio, un tribunale israeliano ha sospeso lo sgombero forzato di una famiglia palestinese dalla loro casa a Sheikh Jarrah (Gerusalemme Est). Lo sgombero, conseguente ad una causa legale avviata dai coloni, era previsto per marzo e la sospensione fornisce alla famiglia una tregua temporanea, fino a quando non sarà fissata una ulteriore udienza in tribunale.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it

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Soldati israeliani uccidono un palestinese di 14 anni nella Cisgiordania occupata

Redazione

22 febbraio 2022 – Redazione Middle East Eye

Il padre di Mohammed Shehadeh racconta a Middle East Eye che i soldati israeliani gli hanno impedito di vedere suo figlio pochi istanti prima che morisse per un colpo di arma da fuoco al petto.

Il padre di un ragazzo palestinese di 14 anni colpito a morte dalle forze israeliane martedì racconta a Middle East Eye che i soldati israeliani gli hanno impedito di vedere suo figlio prima che morisse.

Nella città occupata di al-Khader, in Cisgiordania, vicino a Betlemme i soldati hanno sparato all’adolescente Mohammed Shehadeh, accusato dall’esercito israeliano di aver lanciato una bottiglia molotov contro le auto di passaggio.

Il padre di Mohammed, Rizk Shehadeh, 48 anni, racconta che suo figlio era con degli amici quando è iniziata la sparatoria. Mohammed è stato colpito al petto, afferma Shehadeh.

Shehadeh racconta a MEE che quando è arrivato sulla scena della sparatoria è stato affrontato dai soldati israeliani. “Ho detto loro: ‘Questo è mio figlio e voglio vederlo.’ Il soldato mi ha detto: ‘Se non te ne vai, ti sparo.’ Poi ho saputo che mio figlio era morto”.

“Gli spari erano mirati ad uccidere”

Ahmed Salah, un attivista locale ad al-Khader, afferma che a Mohammed, che era suo cugino, è stata tesa un’imboscata dall’esercito e che il soldato che gli ha sparato gli ha “sparato addosso – gli spari avevano lo scopo di uccidere”.

L’esercito israeliano in una nota dichiara “Le truppe hanno sparato a uno dei sospetti mentre lanciava una bottiglia molotov e lo hanno colpito”.

La barriera di separazione israeliana attraversa al-Khader, separandola dalla Route 60. Salah, l’ex sindaco della città Adnan Sbeih e molti altri hanno affermato che il quattordicenne Mohammed è stato colpito dagli spari sul lato del muro verso al-Khader.

“La distanza tra il muro e il luogo in cui Mohammed è stato ucciso è di 300 metri”, riporta Salah a MEE. “Ciò significa che Mohammed non rappresentava alcun pericolo significativo per l’esercito o per i coloni, anche se ipotizziamo che Mohammed volesse lanciare pietre da quella distanza. Vista la distanza non poteva far danni”.

“Mohammed non rappresentava un pericolo per nessuno”, ha aggiunto Salah. “Non so come un bambino di 14 anni possa essere pericoloso per un soldato pesantemente armato. L’esercito cerca di uccidere chiunque sia presente in quella zona”.

L’esercito israeliano dichiara che i soldati hanno prestato assistenza medica a Mohammed sul posto, dove in seguito è stato dichiarato morto. Tuttavia Salah e organi di stampa palestinesi affermano che a un’équipe medica della Mezzaluna Rossa è stato impedito di raggiungerlo.

La testata giornalistica palestinese Wafa ha riferito che gli scontri tra le forze israeliane e i palestinesi ad al-Khader sono continuati nella tarda serata di martedì.

L’uccisione di Mohammed Shehadeh arriva una settimana dopo che le forze israeliane hanno sparato e ucciso diversi palestinesi.

Il 15 febbraio, all’ingresso del villaggio di Nabi Saleh, a nord-ovest di Ramallah, Nihad al-Barghouti, 20 anni, è morto per ferite da proiettile intorno al bacino dopo essere stato raggiunto da un colpo di arma da fuoco esploso dai soldati israeliani.

Alcuni giorni prima, Mohammad Akram Abu Salah, 17 anni, è stato colpito alla testa dalle truppe israeliane mentre prendevano d’assalto il villaggio di Silat al-Harithiya, nella tarda serata di domenica, per demolire la casa di un uomo accusato di aver ucciso un colono israeliano.

Il gruppo per i diritti dei minori Defense for Children International – Palestine (DCI) ha affermato martedì che Israele continua a trattenere i corpi di nove minori palestinesi uccisi dalle sue forze armate. Tutti e nove avevano meno di 18 anni al momento della loro morte, avvenuta tra il 2016 e il dicembre 2021, i due più giovani erano quindicenni: Yousef Mohammad Odeh di Jenin e Mohammad Nidal Musa di Nablus.

La DCI ha dichiarato a dicembre che il 2021 è stato l’anno più letale per i minori palestinesi dal 2014: le forze israeliane hanno ucciso 76 palestinesi sotto i 18 anni, 15 dei quali nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme est e 61 nella Striscia di Gaza assediata.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Israele sta lasciando fare all’estrema destra l’escalation a cui mira?

Oren Ziv

20 febbraio 2022 – +972 Magazine

La scorsa settimana +972 Magazine si è unito a The Intercept [sito di inchieste giornalistiche in inglese e portoghese, ndtr.] e Local Call [sito di informazione in ebraico di cui +972 Magazine è la versione in inglese, ndtr.] per pubblicare una storia molto approfondita su come l’8 febbraio a Nablus le forze israeliane hanno ucciso in pieno giorno tre giovani palestinesi membri delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa. [Vedi articolo di Zeitun ]Mentre le autorità hanno sostenuto che gli agenti della polizia di frontiera responsabile delle morti avevano solo risposto al fuoco quando stavano cercando di arrestare i tre, testimoni oculari e video resi pubblici giorni dopo le uccisioni non lasciano dubbi: gli agenti avevano l’incarico di ammazzarli.

Il giorno dopo l’aggressione l’atmosfera a Nablus è rimasta tesa, molti abitanti erano troppo scioccati e spaventati per parlare. Dalla Seconda Intifada Israele ha smesso quasi del tutto di procedere ad assassinii mirati in Cisgiordania, e tra i palestinesi c’è un crescente timore che l’esercito possa riprendere quella prassi. I membri della famiglia di due delle vittime palestinesi hanno persino detto che nei mesi che hanno preceduto l’uccisione avevano ricevuto ripetute telefonate minatorie dallo Shin Bet [agenzia di intelligence interna israeliana, ndtr.] che chiedeva di consegnare i loro figli o fratelli, “altrimenti…”.

Mentre stavamo facendo la nostra inchiesta l’esercito ha ucciso altri due palestinesi. Domenica nel nord della Cisgiordania i soldati hanno sparato e ucciso Muhammad Akram Ali Taher durante la demolizione di una casa per ritorsione: lo stabile era di proprietà di un palestinese sospettato di essere stato coinvolto nell’uccisione di un colono nell’avamposto estremista di Homesh. Il mercoledì seguente i soldati hanno colpito a morte Nihad Amin al-Barghouti nel villaggio di Nabi Saleh.

L’assassinio di Nablus segnala davvero un tentativo da parte di Israele di dar fuoco alle polveri in Cisgiordania? Hanan Ashrawi, esponente del Consiglio Legislativo Palestinese, crede di sì. “Si è trattato di un atto di provocazione inteso a trasmettere ai dirigenti palestinesi il messaggio che ‘qui comandiamo noi’,” afferma. “Parlano di ridurre il conflitto, ma lo stanno estendendo.”

Nel contempo il parlamentare di estrema destra della Knesset Itamar Ben-Gvir era impegnato, per la seconda volta, a piazzare a Sheikh Jarrah un “ufficio parlamentare” improvvisato, che di fatto ha funzionato come avamposto dei coloni, questa volta davanti alla casa della famiglia Salem. I Salem, che lo scorso mese hanno affrontato ripetute violenze da parte dei coloni, sono minacciati da un’imminente espulsione dal quartiere.

Al suo arrivo Ben-Gvir era accompagnato da decine di poliziotti che hanno preso di mira gli abitanti palestinesi di Sheikh Jarrah invece che Ben-Gvir e i coloni.

Sia lui che i palestinesi ricordano che l’ultima volta che era andato nel quartiere [si riferisce al maggio 2021, ndtr.] per provocare disordini è finita con una guerra e violenze in tutta la Palestina: a Gerusalemme, a Gaza, a Ramle, a Lydda e altrove.

Gli assassinii a Nablus sono stati autorizzati dal governo israeliano. A Sheikh Jarrah la violenza è messa in atto da un “estremista” kahanista [seguace del defunto rabbino Kahane, razzista e suprematista ebraico, ndtr.]. Nessuno dei due ha ancora provocato una ripetizione degli avvenimenti del maggio 2021 [la guerra contro Gaza e gli scontri nei territori occupati e in Israele, ndtr.]. Ma se c’è qualcosa che possiamo imparare dal maggio scorso è che persino incidenti sporadici possono portare a un incremento della violenza. Ed è molto probabile che in Israele ci sia chi – il primo ministro Naftali Bennett come il deputato Itamar Ben-Gvir, – è interessato proprio a questo.

La scorsa settimana la violenza si è diffusa da Nablus a Sheikh Jarrah alla Città Vecchia di Gerusalemme, dove estremisti di estrema destra hanno tenuto un piccolo corteo ed hanno aggredito gli astanti palestinesi. Poiché le provocazioni dei coloni avanzano lentamente più vicino alla Città Vecchia e alla Moschea di Al-Aqsa, ci sono molte probabilità che l’opinione pubblica palestinese, a Gerusalemme, in Cisgiordania, a Gaza o all’interno di Israele, scenda in strada come ha fatto lo scorso anno.

Oren Ziv è un fotogiornalista e socio fondatore del collettivo di fotografi Activestills.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




I soldati israeliani uccidono 2 adolescenti palestinesi in 24 ore, 5 palestinesi in una settimana

Yumna Patel

15 febbraio 2022 – Mondoweiss

Martedì pomeriggio le forze israeliane hanno sparato e ucciso ad un adolescente palestinese nel villaggio occupato di Nabi Saleh, in Cisgiordania, portando a cinque il numero totale di palestinesi uccisi da Israele nell’ultima settimana.

Martedì pomeriggio i soldati israeliani hanno sparato e ucciso un adolescente palestinese nel villaggio occupato di Nabi Saleh, a nord di Ramallah, in Cisgiordania, portando a cinque il numero totale di palestinesi uccisi da Israele nell’ultima settimana.

Il giovane, identificato come Nihad Barghouti, residente nella città di Kufr Ein, sarebbe stato colpito all’addome durante gli scontri a Nabi Saleh tra l’esercito israeliano e dei palestinesi.Barghouti è il quinto palestinese, e il secondo adolescente, ucciso dalle forze israeliane in Cisgiordania nel corso di una settimana.

Secondo Defense for Children International – Palestina (DCIP) [organizzazione non governativa indipendente che sostiene e promuove i diritti dei minori, ndtr.] dei cecchini israeliani erano appostati intorno al villaggio. Quando un palestinese armato avrebbe sparato contro jeep militari israeliane, i soldati israeliani hanno aperto violentemente il fuoco verso l’area da cui provenivano i colpi.

Tuttavia, DCIP afferma che, dopo che gli scontri erano cessati, i soldati israeliani “all’improvviso e senza preavviso” hanno iniziato a sparare indiscriminatamente contro la folla di palestinesi ferendo decine di persone.

Tra i feriti, colpito ad un’occhio, c’era Abu Salah, mentre suo cugino è stato colpito alla mano nel tentativo di aiutarlo. DCIP afferma che i due sono stati colpiti da un cecchino posizionato a circa 250 metri (820 piedi) di distanza mentre scappavano.

Martedì 8 febbraio a Nablus, nel corso di un’incursione mirata, i soldati israeliani hanno sparato, uccidendoli, a tre palestinesi in quello che il Ministero della Salute palestinese ha condannato come un “assassinio”.

I tre palestinesi sono stati identificati come Adham Mabrouka, Ashraf Mubaslat e Mohammed al-Dakhil, tutti membri delle Brigate dei Martiri al-Aqsa [ala militante armata del partito al-Fath, ndtr.] di Fatah.

I militari israeliani, che viaggiavano sotto copertura su veicoli con targa palestinese, hanno circondato il veicolo dei tre uomini e hanno aperto il fuoco su di esso in pieno giorno, inondando l’auto di proiettili. Foto e video del veicolo lo mostrano crivellato da decine di fori di proiettile.

Il Ministero degli Affari Esteri palestinese ha condannato Israele per la sua atroce brutalità”, affermando in una nota: Questo crimine fa parte di una serie di criminali esecuzioni sul campo effettuate dalle forze di occupazione secondo le istruzioni e le direttive dei livelli politici e militari.”

Dall’inizio del 2022 i soldati e i coloni israeliani hanno ucciso 11 palestinesi.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




A Nablus soldati israeliani aprono il fuoco contro un’auto uccidendo dei palestinesi

Al-Jazeera

8 febbraio 2022 – Al Jazeera

L’Autorità Nazionale Palestinese condanna l’assassinio di tre palestinesi nella Cisgiordania occupata, definendolo un “crimine efferato”.

Il Ministero della Salute palestinese ha affermato che l’esercito israeliano ha ucciso tre palestinesi a Nablus, nella Cisgiordania occupata, suscitando la condanna dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP).

Martedì il ministero ha affermato che “tre cittadini sono stati martirizzati nella città di Nablus in seguito ad una sparatoria mirata dell’esercito israeliano”. Secondo l’agenzia stampa palestinese Wafa [il ministero, ndtr.] ha identificato le vittime come Ashraf Mubaslat, Adham Mabrouka e Mohammad Dakhil.

Secondo un rapporto da Nablus di Rania Zabaneh di Al Jazeera Un testimone oculare con cui abbiamo parlato ha detto che l’esercito [israeliano] ha sparato contro l’auto su cui si trovavano i tre palestinesi. Ha affermato di aver continuato a sentire degli spari per più di un minuto”.

Quando siamo arrivati ​​sul posto l’auto, interamente crivellata di proiettili, stava per essere portata via. All’ospedale dove sono stati portati i corpi i medici hanno detto che hanno avuto difficoltà a riconoscere le vittime a causa delle ferite provocate dagli spari.

L’inviata di Al Jazeera ha affermato che “Il ministro della difesa israeliano ha elogiato l’esercito per l’operazione portata a termine”.

Dei testimoni hanno riferito all’agenzia Anadolu che l’incidente ha coinvolto un membro delle forze speciali israeliane che, a bordo di un veicolo civile, ha preso d’assalto il quartiere cittadino di al-Makhfieh e ha aperto il fuoco contro l’auto.

Il Ministero degli Affari Esteri dell’Autorità Nazionale Palestinese ha chiesto un’indagine internazionale sugli omicidi mentre il consiglio dell’ANP ha descritto il fatto come un “crimine efferato”.

Il ministero degli esteri ha ritenuto il governo israeliano e il primo ministro Neftali Bennett pienamente e direttamente responsabili di questo crimine”.

“Il silenzio della comunità internazionale nei confronti delle violazioni e dei crimini israeliani fornisce una copertura a questi atti criminali e incoraggia l’occupante israeliano a continuare la sua guerra aperta contro i palestinesi”, si legge in una nota.

Israele, da parte sua, ha affermato che i tre uomini erano “militanti” palestinesi responsabili di recenti attentati.

L’agenzia di sicurezza per gli affari interni Shin Bet ha detto che i tre erano a bordo di un veicolo e sono stati uccisi in uno scontro con le forze di sicurezza. Nessun israeliano è stato ucciso o ferito nella sparatoria, ha aggiunto.

Organizzazioni palestinesi e internazionali per i diritti umani hanno condannato da tempo quella che descrivono come una politica caratterizzata dallo sparare per uccidere e da un uso eccessivo della forza.

B’Tselem, un’organizzazione israeliana per i diritti umani, ha affermato di aver registrato lo scorso anno in Cisgiordania 77 morti palestinesi per mano dell’esercito israeliano. Più della metà delle persone uccise non era implicata in alcun attacco, ha aggiunto.

Attacchi dei coloni

Alla fine dell’anno scorso i soldati israeliani hanno ucciso un palestinese durante un’incursione nel quartiere di Ras al-Ain a Nablus.

Nel dicembre 2021 militari israeliani hanno ucciso un palestinese nel villaggio di Beita, in Cisgiordania, durante una protesta contro gli insediamenti coloniali illegali. Le forze israeliane hanno ucciso un minore palestinese dopo un presunto speronamento d’auto ad un posto di blocco militare nel nord della Cisgiordania.

Nello stesso periodo un ebreo ultraortodosso sarebbe rimasto ferito da coltellate inferte da un palestinese fuori dalle mura della Città Vecchia di Gerusalemme.

Una settimana prima un membro di Hamas avrebbe aperto il fuoco nella Città Vecchia uccidendo un israeliano. Entrambi i sospetti sono stati uccisi dai soldati israeliani.

Nel frattempo, all’inizio di questo mese, Amnesty International ha affermato in un nuovo rapporto che Israele sta commettendo “il crimine di apartheid contro i palestinesi” e deve essere ritenuto responsabile per il trattamento degli stessi come “un gruppo razziale inferiore”.

I palestinesi sono stati anche colpiti da una recrudescenza dei violenti attacchi da parte dei coloni israeliani in Cisgiordania e Gerusalemme est.

Israele occupò Gerusalemme Est e la Cisgiordania nella guerra mediorientale del 1967. I territori ora ospitano più di 700.000 coloni ebrei che vivono in 164 insediamenti e 116 avamposti, che i palestinesi individuano come parte del loro futuro Stato indipendente.

Sulla base del diritto internazionale tutte le colonie ebraiche nei territori occupati sono considerate illegali.

I palestinesi, insieme alla maggior parte della comunità internazionale, considerano le colonie uno dei principali ostacoli alla pace.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)