Rapporto OCHA del periodo 22 marzo – 4 aprile 2022

1). Nel corso di due aggressioni da parte di palestinesi, sono stati uccisi tre israeliani e due stranieri; entrambi gli aggressori sono stati uccisi sul posto [dalle forze israeliane] [seguono dettagli].

Il 29 marzo, nella regione centrale di Israele, un palestinese di Ya’bad (Jenin) ha sparato uccidendo tre israeliani (di cui uno poliziotto) e due stranieri, e ferendo altri. L’aggressore, che secondo quanto riferito era entrato in Israele senza permesso, è stato colpito ed ucciso dal poliziotto sopraccitato (a sua volta poi deceduto per le ferite riportate). Il giorno seguente, vicino all’insediamento di Gush Etzion (Betlemme), un palestinese di 30 anni ha accoltellato e ferito un colono israeliano ed è stato successivamente ucciso da un altro colono. Alla chiusura del presente rapporto i corpi di entrambi gli assalitori sono ancora trattenuti dalle autorità israeliane.

2). In due episodi durante i quali, secondo quanto riferito, palestinesi avrebbero lanciato pietre o bottiglie incendiarie, o avrebbero sparato, le forze israeliane hanno sparato e ucciso altri tre palestinesi, incluso un minore [seguono dettagli]. Il 31 marzo, nel Campo profughi di Jenin, nel corso di un’operazione di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno sparato e ucciso due palestinesi disarmati, uno dei quali 16enne, e ne hanno feriti altri venti; secondo quanto riferito, si è trattato di uno scontro a fuoco con palestinesi. Il 1° aprile, nell’area H2 della città di Hebron, un palestinese di 28 anni è stato colpito ed ucciso con arma da fuoco; secondo i media israeliani, aveva lanciato una bottiglia incendiaria contro una struttura in cui erano in servizio soldati israeliani. Nei due episodi non è stato segnalato alcun ferito israeliano.

3). Il 2 aprile, allo svincolo di Arraba (Jenin), altri tre palestinesi sono stati uccisi da forze israeliane sotto copertura. In questo caso, quattro soldati israeliani sono rimasti feriti nello scontro a fuoco con palestinesi. Per diverse ore, le forze israeliane hanno impedito al personale sanitario palestinese di raggiungere il luogo. Secondo i media israeliani, i tre palestinesi intendevano effettuare un attacco contro israeliani poiché nel loro veicolo sono state trovate armi.

4). In Cisgiordania, complessivamente, sono stati feriti dalle forze israeliane 441 palestinesi, inclusi 84 minori; più del doppio rispetto al precedente periodo di riferimento [seguono dettagli]. La maggior parte dei feriti (289) sono stati registrati vicino a Beita e Beit Dajan (entrambi a Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqiliya), in manifestazioni contro gli insediamenti [colonici]. Nei villaggi di Qaryut (Nablus) e Kafr ad Dik (Salfit) e nella città di Hebron, 39 persone sono rimaste ferite dalle forze israeliane in seguito all’ingresso di coloni israeliani in queste aree e al successivo lancio di pietre da parte palestinese contro le forze israeliane; queste ultime hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni contro i palestinesi. Nella città di Jenin, durante un’operazione di ricerca-arresto, palestinesi avrebbero lanciato pietre contro le forze israeliane e queste ultime hanno sparato lacrimogeni, alcuni dei quali sono caduti vicino a un complesso ospedaliero; cinque pazienti e personale sanitario hanno richiesto cure mediche per l’inalazione di gas lacrimogeni, mentre diversi reparti hanno dovuto essere evacuati. Altri 73 palestinesi sono rimasti feriti durante cinque operazioni di ricerca-arresto condotte a Gerusalemme, Jenin e Betlemme. In totale, le forze israeliane hanno effettuato 40 operazioni di ricerca-arresto, arrestando 78 palestinesi. Altri 40 feriti sono stati segnalati nella Città Vecchia di Gerusalemme e Tulkarm (vedi sotto). Di tutti i feriti palestinesi, sette sono stati colpiti da proiettili veri, 81 da proiettili di gomma e la maggior parte dei rimanenti è stata curata per aver inalato gas lacrimogeni.

5). Dal 2 aprile, inizio del Ramadan, le forze israeliane hanno intensificato la loro presenza dentro e intorno alla Città Vecchia di Gerusalemme, inclusa la zona antistante la Porta di Damasco, dove i palestinesi si radunano dopo aver interrotto il digiuno. Alcuni palestinesi hanno lanciato pietre contro la polizia israeliana, ferendo un poliziotto; nello scontro 19 palestinesi, tra cui almeno un minore, sono rimasti feriti (inclusi nei 441 citati sopra) e almeno dieci sono stati arrestati.

6). Dopo l’attacco del 29 marzo in Israele [vedi sopra, 1° paragrafo], l’esercito israeliano ha schierato soldati nella Cisgiordania settentrionale, con lo scopo di bloccare l’accesso irregolare di palestinesi in Israele attraverso brecce della Barriera [israeliana che recinge la Cisgiordania]. In diverse occasioni, secondo quanto riferito, le forze israeliane hanno sparato gas lacrimogeni e granate assordanti contro i palestinesi lungo la recinzione, provocando diciassette feriti (inclusi nei 441 complessivi, vedi sopra).

7). In Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito o confiscato 21 strutture di proprietà palestinese [seguono dettagli]. Non risultano sfollamenti, ma sono comunque stati colpiti i mezzi di sussistenza di circa 115 persone, inclusi 44 minori. La maggior parte delle strutture colpite (13 su 21) sono state segnalate in un singolo caso, nella città di Tulkarm, mentre due delle strutture si trovavano nella Comunità di pastori di Ras at Tin (Ramallah), in un’area dichiarata da Israele “zona di tiro” destinata alle esercitazioni militari. Le restanti sei strutture si trovavano nei governatorati di Gerusalemme, Gerico, Hebron e Betlemme.

8). Il 30 marzo, la Corte Suprema israeliana ha prorogato di sette mesi una ingiunzione provvisoria che impedisce la demolizione di 34 abitazioni in Al Walaja (Betlemme) in cui vivono circa 300 persone minacciate di sfollamento. Nondimeno, 12 strutture, non incluse nell’ingiunzione, potrebbero essere demolite in qualsiasi momento.

9). Il 27 marzo, coloni israeliani hanno occupato il primo piano del Petra Hotel, nella Città Vecchia di Gerusalemme. Nonostante le cause giudiziarie pendenti dal 2004, la polizia israeliana ha facilitato il trasferimento. Contestualmente, nell’area circostante, ci sono stati scontri verbali e fisici tra palestinesi, coloni e forze israeliane e tre palestinesi sono stati arrestati.

10). Coloni israeliani hanno ferito cinque palestinesi, e persone conosciute come coloni o ritenuti tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in 35 casi, con un aumento del 75% rispetto al periodo di riferimento precedente [seguono dettagli]. I ferimenti si sono verificati in quattro distinti episodi: vicino a Jinba (Hebron) coloni hanno aggredito fisicamente un palestinese che pascolava il bestiame, mentre vicino a Kafr ad Dik (Salfit) è stato aggredito un uomo che coltivava la propria terra; vicino a Huwwara e Deir Sharaf (entrambi a Nablus) coloni hanno lanciato pietre contro veicoli, danneggiandoli e ferendo tre palestinesi. In altri sei casi, circa 255 alberi e alberelli di proprietà palestinese sono stati sradicati o vandalizzati vicino agli insediamenti colonici israeliani prossimi a Al Lubban ash Sharqiya (Nablus), Turmus’ayya (Ramallah), Ash Shuyukh (Hebron) e Kafr Qaddum (Qalqiliya). In undici episodi accaduti a Ramallah, Nablus, Gerusalemme, Qalqiliya, Salfit e nell’area di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est, coloni israeliani hanno forato i pneumatici di 83 auto di proprietà palestinese ed hanno attaccato nove case, danneggiando le finestre e scrivendo scritte ingiuriose sui muri. Altri nove casi sono stati registrati a Salfit, Hebron, Ramallah e Qalqiliya, dove sono state rubate attrezzature agricole e bestiame e sono stati danneggiati un pozzo e tre serbatoi d’acqua. In altri nove casi, vicino a Gerusalemme, Hebron e Nablus, coloni hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi, danneggiandone almeno dieci.

11). Persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno ferito sei coloni israeliani e danneggiato dieci veicoli [seguono dettagli]. Vicino a Nablus, Ramallah e Gerusalemme sei coloni israeliani sono rimasti feriti da lanci di pietre. In altri 13 casi veicoli israeliani sono stati danneggiati da lanci di pietre o bottiglie incendiarie.

12). Vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa di Gaza, in almeno 27 casi, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, presumibilmente per far rispettare [ai palestinesi] le restrizioni di accesso [loro imposte]. Nessuno è rimasto ferito, ma agricoltori e pescatori sono stati costretti ad allontanarsi dalle loro aree di lavoro.

Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

Il 7 aprile, nella regione centrale di Israele, un palestinese della Cisgiordania, ha sparato uccidendo tre israeliani e ferendone altri. Successivamente, in Cisgiordania, in contesti diversi, le forze israeliane hanno ucciso cinque palestinesi e ferito altri.

(Dettagli nel prossimo Rapporto).

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it

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Israele: due persone uccise * e parecchie ferite in una sparatoria nel centro di Tel Aviv

Lubna Masarwa

7 aprile 2022 – Middle East Eye

La polizia di Giaffa ha affermato di avere in seguito colpito e ucciso l’aggressore, che ha identificato come un ventottenne palestinese di Jenin.

Gerusalemme – Giovedì almeno due persone * [al momento tre ndt] sono state uccise e molte altre ferite in una sparatoria nel centro di Tel Aviv, l’ultimo di una serie di attacchi in Israele nelle ultime settimane. Dieci persone, almeno quattro delle quali in condizioni critiche, sono state ferite e sono state ricoverate in ospedale.

La sparatoria ha avuto luogo in vari punti di via Dizengoff, un frequentatissimo viale pieno di ristoranti e bar.

Lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno, ha affermato che in seguito agenti di polizia hanno trovato l’aggressore nascosto nei pressi di una moschea a Giaffa, appena a sud di Tel Aviv.

L’agenzia ha detto che l’attentatore è stato ucciso durante uno scontro a fuoco.

Lo Shin Bet ha identificato l’uomo come un ventottenne palestinese di Jenin, nella Cisgiordania occupata, che secondo quanto affermato era in Israele illegalmente.

Sabato forze israeliane hanno ucciso tre palestinesi durante una sparatoria a Jenin, che ore prima aveva commemorato i 20 anni da un brutale attacco israeliano contro il campo profughi della città, diventato emblematico dell’occupazione israeliana.

Itai Niger, che vive a Tel Aviv nei pressi del luogo dell’attacco ha detto a Middle East Eye che c’era una notevole presenza di polizia in città e che la paura era palpabile.

“Sono sorpreso e spaventato. Non riesco a capirlo. Non so come sarà la mia vita nei prossimi giorni e in futuro,” ha detto Niger.

“È terribile. Dopo quello che è successo gli abitanti di Tel Aviv avranno di fronte una nuova realtà.”

Il fotogiornalista Oren Ziv ha informato dal luogo dell’attacco di un’immediata caccia all’uomo che ha coinvolto centinaia di soldati, agenti di polizia e unità d’élite dell’esercito.

Ziv ha descritto una scena di tensione in città dato che gli abitanti erano intimoriti perché l’aggressore non era ancora stato preso.

Dopo la sparatoria le forze di sicurezza hanno bloccato le uscite di Tel Aviv per effettuare le operazioni di ricerca.

Il collaboratore di MEE Mohammed Wated ha riferito che in un primo tempo le forze di sicurezza hanno piazzato posti di blocco a Wadi Ara, una zona a 60 km da Tel Aviv abitata per lo più da cittadini palestinesi di Israele, e hanno iniziato a interrogare gli automobilisti.

Secondo il suo ufficio il primo ministro Naftali Bennett ha monitorato la situazione dal quartier generale dell’esercito israeliano, che si trova anch’esso nel centro di Tel Aviv.

Timori di un’escalation

L’attacco di giovedì giunge solo una settimana dopo che tre diversi attacchi hanno ucciso 11 israeliani, tra cui dei poliziotti.

Tre dei quattro attentatori, tutti in seguito uccisi, erano palestinesi cittadini di Israele. Il quarto era un palestinese della Cisgiordania occupata.

In seguito alle violenze l’esercito e la polizia israeliani hanno portato l’allerta al livello più alto dal maggio dello scorso anno, con migliaia di soldati e di agenti schierati in tutto Israele e lungo le barriere con la Cisgiordania e la Striscia di Gaza.

Da allora in Cisgiordania sono stati uccisi dal fuoco israeliano sei palestinesi, di cui uno colpito da un colono.

Il picco di violenze coincide con avvertimenti che la prossima settimana le tensioni potrebbero aumentare, in quanto coloni israeliani e attivisti di estrema destra hanno annunciato piani per fare irruzione nella moschea di al-Aqsa durante le festività della Pasqua ebraica per pregare all’interno del sito.

Per sei notti di seguito a Gerusalemme est occupata forze israeliane hanno attaccato i palestinesi presso la Porta di Damasco, un punto di incontro molto frequentato dai palestinesi per riunirsi e socializzare durante il mese sacro del Ramadan. Più di 30 persone, inclusi minorenni, sono state arrestate negli scontri.

Nonostante le tensioni le autorità israeliane all’inizio di questa settimana hanno affermato che alleggeriranno le restrizioni per i palestinesi della Cisgiordania che visitano la moschea di al-Aqsa in vista del primo venerdì del Ramadan che spesso attira decine di migliaia di fedeli.

L’agenzia di notizie palestinese Wafa ha informato che il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha condannato l’attacco di giovedì e ha sottolineato i pericoli di “continuare le ripetute incursioni all’interno della moschea di al-Aqsa e le azioni provocatorie di gruppi di coloni estremisti.”

Durante lo scorso Ramadan la violenza si è acuita quando Israele ha cercato di espellere famiglie palestinesi da Sheikh Jarrah, un quartiere della Gerusalemme est occupata, perché fossero sostituite da coloni israeliani.

Ciò ha suscitato proteste generalizzate nella Cisgiordania occupata e nella comunità palestinese in Israele e ha portato a una guerra di 11 giorni tra Israele e gruppi armati a Gaza. Secondo l’ONU l’operazione militare israeliana su vasta scala contro la Striscia assediata ha causato la morte di 256 palestinesi, tra cui 66 minorenni. In Israele ci sono state 13 vittime, uccise da razzi lanciati da Gaza.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




La polizia israeliana ferisce e arresta decine di palestinesi a Gerusalemme dopo la settimana di attentati letali in Israele e Cisgiordania

Yumna Patel

4 aprile 2022 – Mondoweiss

Lo scorso anno la violenza della polizia israeliana contro i palestinesi a Gerusalemme durante il Ramadan è stata il principale innesco delle proteste palestinesi che sono sfociate nella rivolta di maggio 2021.

Durante il weekend le forze israeliane hanno ferito e arrestato decine di palestinesi nella Gerusalemme est occupata, quando i musulmani davano inizio al mese sacro del Ramadan.

Secondo fonti di informazione palestinesi, domenica le forze israeliane hanno arrestato almeno 13 palestinesi e ne hanno ferito una ventina fuori dalla Porta di Damasco della Città Vecchia a Gerusalemme est. 

La polizia israeliana ha disperso con la forza assembramenti di palestinesi nell’area, colpendo parecchie persone con bastoni e facendo uso di proiettili d’acciaio ricoperti di gomma e granate assordanti contro i manifestanti.


La Mezzaluna Rossa palestinese ha riferito che sono stati feriti 19 palestinesi, quattro dei quali sono stati ricoverati in ospedale.

Sui social media sono circolati dei video di poliziotti israeliani, sia in uniforme che in borghese, che picchiano violentemente ed arrestano giovani palestinesi. Pare che un video mostrasse la polizia che aggrediva un vecchio palestinese mentre si opponeva all’arresto del figlio.

Alcune ore prima che scoppiassero i disordini il Ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid ha fatto il giro della Città Vecchia accompagnato da una nutrita scorta di poliziotti, cosa che le fazioni palestinesi hanno denunciato come una “visita provocatoria”.

Middle East Eye ha riferito che sabato le forze israeliane hanno arrestato almeno altri quattro palestinesi con l’accusa di “sommossa e aggressione a poliziotti.”

E’ probabile che le tensioni dentro e attorno alla Città Vecchia continuino a salire nelle prossime settimane, mentre ci si aspetta che gruppi di coloni israeliani conducano visite con la scorta della polizia alla spianata della Moschea di Al-Aqsa in occasione delle imminenti festività ebraiche.

La Porta di Damasco è l’ingresso principale al quartiere musulmano della Città Vecchia ed è un luogo consueto di raduno per i palestinesi della città, soprattutto durante il mese del Ramadan. La zona è spesso teatro di violenze della polizia israeliana contro i palestinesi, in quanto le forze israeliane hanno una postazione di sicurezza permanente vicino alla Porta.

L’anno scorso le violenze della polizia contro i palestinesi alla Porta di Damasco durante il Ramadan e i successivi attacchi alla spianata di Al-Aqsa hanno costituito il principale innesco delle proteste palestinesi che sono sfociate nei disordini del maggio 2021.

L’offensiva del weekend giunge al culmine di una settimana di violente tensioni in Israele e nella Cisgiordania occupata.

Sabato prima dell’alba le forze israeliane hanno sparato, uccidendoli, a tre palestinesi nel corso di quella che gli abitanti del luogo hanno definito un’ “imboscata” nella città di Jenin, nel nord della Cisgiordania. Alcuni giorni prima, giovedì, le forze israeliane hanno sparato ed ucciso due palestinesi, compreso un adolescente, e ne hanno ferito altri 14 durante un’incursione nel campo profughi di Jenin.

I recenti raid letali hanno fatto seguito a diversi attacchi in Israele, nel corso dei quali sono rimasti uccisi 11 israeliani e quattro palestinesi.

Il 29 marzo un giovane palestinese della Cisgiordania è stato ucciso dopo aver aperto il fuoco nella città israeliana di Bnei Brak, uccidendo cinque israeliani. Nello stesso giorno un altro palestinese è stato ucciso su un autobus in Cisgiordania, dopo aver presumibilmente accoltellato e ferito un colono israeliano, secondo il quotidiano Haaretz.

Il 27 marzo due palestinesi sono stati uccisi dopo aver aperto il fuoco ed ucciso due poliziotti israeliani nella città israeliana di Hadera. Un altro palestinese è stato colpito a morte il 22 marzo dopo aver ferito a coltellate quattro persone nella città di Beer al-Sabe (Be’er Sheba) nella regione del Naqab (Negev) nel sud di Israele.

(Traduzione dall’inglese di CristianaCavagna)




Per i palestinesi in Cisgiordania, [gli attacchi armati]sono eventi eccezionali, non un'”ondata di terrorismo”

Amira Hass

2 aprile 2022 Haaretz

Sebbene l’opinione pubblica palestinese comprenda le motivazioni degli aggressori, la stragrande maggioranza non sceglie questa strada, che non favorisce la loro causa, e ha delle riserve sul prendere di mira i civili. Ma condannare? Che prima gli israeliani condannino la violenza che esercitano contro i palestinesi

I tre atti di omicidio-suicidio perpetrati da quattro palestinesi – da entrambi i lati della Linea Verde – in meno di due settimane evidenziano solo l’assenza di un organo politico dirigente palestinese riconosciuto, con un’unica strategia chiara e unificante. Gli attacchi riflettono divisioni interne e la dolorosa consapevolezza della debolezza e dell’incapacità palestinese di agire di fronte alla potenza di Israele. D’altra parte, il fatto che così pochi scelgano questa strada, nonostante sia disponibile, indica una più ampia comprensione politica del fatto che tali attacchi non promuovono la causa palestinese.

La stragrande maggioranza sta “votando con i piedi sa che gli attacchi dei lupi solitari spinti dalla disperazione o dalla vendetta non hanno, né costituiscono in sé, un obiettivo e non porteranno a nulla. Non cambieranno l’equilibrio di potere. Il popolo palestinese in Cisgiordania lo capisce senza bisogno di direttive dall’alto, senza un discorso pubblico aperto sull’argomento e mentre le sue organizzazioni politiche, principalmente quelle dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina e dell’Autorità Palestinese, sono al loro punto più basso in termini di potere e di fiducia della gente – e sono più che mai in conflitto e in competizione tra loro.

Ogni palestinese, su entrambi i lati della linea verde, ha molte ragioni per desiderare che gli israeliani provino dolore, perché sono loro e non solo il loro governo ad essere responsabili della difficile situazione dei palestinesi. È probabile che questo fosse il desiderio dei quattro assassini suicidi, indipendentemente dal loro background, dalle circostanze familiari o dal carattere di ciascuno di loro. Gli israeliani sanno subito, poiché esiste un intero apparato che diffonde tali informazioni, quali sono gli aggressori arrestati in precedenza, dopo quale attacco sono stati distribuiti dolci [per celebrare l’attacco, ndt] e accanto alla casa di quale assalitore i giovani hanno festeggiato (con totale mancanza di rispetto per il dolore della famiglia). Ma gli israeliani, nel complesso, non sono interessati alla misura in cui Israele, e loro stessi, in quanto suoi cittadini, hanno costantemente e per molti decenni causato sofferenza ai palestinesi, come individui e come popolo.

Questo enorme divario tra conoscenza specifica [dei palestinesi, ndt] e ostinata mancanza di conoscenza [degli israeliani, ndt] è sufficiente a spiegare perché l’opinione pubblica palestinese in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza sia indifferente ai recenti attacchi da parte di individui, siano essi commessi da cittadini israeliani o da abitanti della Cisgiordania, e non obbedisca alle richieste israeliane di condannare gli omicidi. Ciò che è degno di nota non è che gli aggressori siano sfuggiti all’attenzione dello Shin Bet, ma che, nonostante la loro comprensione delle motivazioni degli assalitori, la stragrande maggioranza dei palestinesi non scelga di intraprendere questa strada.

Migliaia di palestinesi senza permesso di lavoro entrano apertamente in Israele ogni giorno attraverso molteplici varchi nel muro di separazione. Questo va avanti da anni, con la piena conoscenza dell’esercito e della polizia. Come tutti sanno, c’è una notevole quantità di armi e munizioni tra i palestinesi in Israele e in Cisgiordania. Questi due fatti avrebbero potuto portare molti altri attacchi per vendetta da parte di individui che non potevano essere scoperti in anticipo, sia cittadini palestinesi di Israele che residenti in Cisgiordania. Anche se nelle prossime settimane si verificheranno alcune imitazioni, come l’attacco con il cacciavite di giovedì, per i palestinesi il numero di questi attacchi impallidisce rispetto all’entità e alla natura sistematica dell’ingiustizia inflitta loro da Israele.

Ogni palestinese ha buone ragioni per desiderare di infrangere la falsa normalità di cui godono i cittadini ebrei, che in generale ignorano il fatto che il loro Stato agisce instancabilmente, giorno e notte, per espropriare un maggior numero di palestinesi delle loro terre e dei loro diritti storici e collettivi come popolo e società. Per raggiungere questo obiettivo, Israele mantiene un regime continuo di oppressione. Ciò include: la violenza burocratica come i divieti di costruzione, sviluppo e movimento che discriminano i palestinesi a favore degli ebrei, nel Negev, in Galilea e in Cisgiordania, la violenza disciplinare attraverso la sorveglianza, le incursioni notturne e gli arresti e violenze fisiche come torture durante gli interrogatori e la detenzione, attacchi regolari da parte dei coloni e lesioni e morte per mano principalmente di soldati e poliziotti, ma anche per mano di civili israeliani. Il fatto che gli autori siano lo Stato, le sue istituzioni e i cittadini, non rende questa violenza accettabile, legittima o giustificata agli occhi dei palestinesi, che costituiscono metà della popolazione che vive tra il fiume Giordano e il Mediterraneo.

Al contrario. La natura meticolosamente pianificata di questa violenza e il numero infinito di israeliani che vi prendono parte danno ai palestinesi un diverso senso delle proporzioni quando un’azione violenta è intrapresa dai loro compatrioti. Quella che è considerata un'”ondata di terrorismo” dagli ebrei israeliani è vista dai palestinesi come un’eccezione, composta da pochi giovani che si sono stufati dell’impotenza di tutti, compresi se stessi, scegliendo invece di uccidere e farsi uccidere. Molti più giovani diventano dipendenti da antidolorifici e altri farmaci per le stesse ragioni, oppure seguono i propri sogni ed emigrano.

In conversazioni private i palestinesi in Cisgiordania e a Gaza esprimono dolore per la morte di civili. Sembra che gli attacchi con il coltello e l’omicidio di donne e anziani, come accaduto a Be’er Sheva, siano più scioccanti degli spari contro i passanti, che includono poliziotti e soldati in uniforme. Alcune persone sottolineano il fatto che gli assalitori ad Hadera hanno sparato solo contro gli agenti della polizia di frontiera e, secondo testimoni israeliani, hanno deliberatamente evitato di sparare contro donne e bambini. In un rapporto in arabo questa distinzione tra persone in uniforme e civili è attribuita – per errore o apposta, chi può dirlo – all’aggressore [che ha agito] a Bnei Brak, anche se ha sparato indiscriminatamente contro i civili.

Per vari motivi, il dolore e le riserve personali non si traducono in condanna pubblica (tranne che da parte di Mahmoud Abbas, che è così impopolare che la sua opinione non conta). Innanzitutto perché gli attacchi di un “lupo solitario” non rappresentano la collettività in generale, che non ne è responsabile, ma anche perché l’uso delle armi ha un’aura di santità e legittimità storica difficile da scrollarsi di dosso. In secondo luogo, nasce dalla compassione istintiva per un palestinese che ha scelto di essere ucciso. Terzo, non vi è alcuna condanna pubblica da parte di Israele dopo ogni atto di violenza da parte dello stato o da parte di elementi ufficiali o privati ​​contro i palestinesi. Una condanna palestinese appare quasi collaborazionista perché non tiene conto di un equilibrio di potere così sbilanciato.

La facciata di normalità israeliana potrebbe essersi incrinata per alcuni giorni, con l’isteria e la paura alimentate dai media israeliani e da Hamas, dalla Jihad islamica e da Hezbollah, che lodano questi attacchi per il loro tornaconto politico. Anche le persone consapevoli dell’inutilità e dell’inefficacia di tali atti di disperazione e vendetta non lo affermano pubblicamente per non offendere le famiglie degli aggressori uccisi. In ogni caso l’attenzione dei palestinesi si è concentrata sugli attacchi dei coloni e dell’esercito e l’istigazione di destra contro tutti gli arabi scatenata subito dopo gli attacchi dei lupi solitari.

Nonostante il tradizionale sostegno emotivo alla resistenza armata, la stragrande maggioranza sa che per ora, anche se questo tipo lotta dovesse riprendere (e non solo da parte di singoli), e anche se dovesse essere meglio pianificata rispetto al precedente della seconda Intifada, non potrebbe  sconfiggere Israele o migliorare la sorte dei palestinesi. Proprio come la diplomazia, il movimento BDS e le sanguinose dimostrazioni a Beita e Kafr Qaddum non sono riusciti e non stanno riuscendo a bloccare la costante e quotidiana acquisizione di spazio da parte degli ebrei israeliani e l’espulsione dei palestinesi verso enclave sovraffollate che possono essere chiuse in un attimo da un pugno di soldati.

(traduzione dell’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Forze israeliane hanno ucciso tre palestinesi in un’imboscata a Jenin

Shatha Hammad

2 aprile 2022 – Middle East Eye

Testimoni oculari hanno raccontato a Middle East Eye che forze speciali israeliane su un autobus hanno bloccato un veicolo che trasportava i tre uomini ed hanno aperto il fuoco

Jenin, Palestina occupata –Prima dell’alba di sabato soldati israeliani hanno ucciso tre palestinesi durante un’imboscata nella città di Jenin, nel nord della Cisgiordania occupata.

Un testimone oculare ha detto a Middle East Eye che alle 2 del mattino ora locale nei pressi dell’incrocio con il villaggio di Arraba, a sud ovest di Jenin e del checkpoint israeliano di Dotan, un autobus bianco ha bloccato un veicolo che trasportava i tre uomini.

Poi forze speciali israeliane sono scese dall’autobus ed hanno aperto il fuoco contro i tre uomini, ha affermato il testimone, che preferisce rimanere anonimo.

Si trattava di Saeb Abahra, 30 anni, Khalil Tawalbeh, 24, e Saif Abu Libda, 25.

Tutti e tre erano membri delle Brigate di al-Quds (Saraya al-Quds), l’ala militare del movimento palestinese Jihad Islamica.

Dopo l’operazione, durata circa un’ora, i loro corpi sono stati trattenuti dall’esercito.

Le forze di sicurezza israeliane hanno sostenuto che quando hanno cercato di arrestarli i palestinesi hanno aperto il fuoco contro di loro, provocando una sparatoria.

Quattro soldati israeliani, di cui uno in condizioni critiche, sono rimasti feriti.

Secondo il testimone subito dopo l’inizio della sparatoria è arrivato sul posto un gran numero di rinforzi dell’esercito israeliano.

Ha aggiunto di aver visto molto sangue sul parabrezza e nell’auto, che è stata sequestrata dall’esercito.

Inoltre egli ha sostenuto che i soldati israeliani non hanno fornito assistenza medica ai tre uomini.

Anche la Mezzaluna Rossa palestinese ha affermato che l’esercito ha impedito alle sue ambulanze di avvicinarsi al luogo dello scontro.

Un secondo testimone del vicino villaggio di Araba ha detto a MEE di aver sentito un’intensa sparatoria nella zona, per cui lui e un gruppo di abitanti del villaggio si sono recati sul posto e vi hanno trovato decine di soldati israeliani con veicoli civili.

Ha aggiunto che i militari non hanno consentito loro di avanzare, hanno sparato contro gli abitanti e li hanno presi di mira con i laser per impedire che si avvicinassero.

Khader Adnan, un dirigente della Jihad Islamica di Jenin, ha denunciato l’operazione come un’ostentazione di forza da parte dell’esercito israeliano che, ha affermato, ha commesso due crimini: prima ha assassinato i tre palestinesi, poi ha impedito che venissero curati.

Dov’è la Croce Rossa internazionale e dove sono le organizzazioni internazionali per i diritti umani che lavorano in Palestina sui crimini commessi dall’esercito di occupazione contro di noi?” ha detto Adnan a MEE.

I dirigenti politici israeliani pagheranno il prezzo del sangue dei martiri palestinesi,” ha aggiunto. In un comunicato le Brigate di al-Quds hanno affermato: “Piangiamo la morte dei nostri tre eroici combattenti,” aggiungendo che due di loro erano di Jenin e uno di Tulkarem.

Venerdì notte combattenti palestinesi avevano fatto una sfilata militare nel campo profughi di Jenin per commemorare il ventesimo anniversario dell’operazione dell’esercito israeliano nel campo durante la Seconda Intifada, diventato un importante simbolo dell’oppressione israeliana e della resistenza palestinese.

Dallo scorso anno Jenin ha assistito al rinascere della resistenza armata. Israele e l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) hanno cercato per mesi di arrestare i 25 -30 sospetti a loro noti. Giovedì truppe israeliane avevano fatto un’irruzione a Jenin nel tentativo di operare alcuni arresti, ma erano state respinte dai miliziani palestinesi.

Due civili palestinesi che protestavano contro il raid erano stati colpiti a morte dalle truppe israeliane.

Le uccisioni di sabato sono avvenute mentre, in seguito a tre recenti attacchi che hanno portato alla morte di 11 israeliani, Israele ha alzato il livello di allerta al massimo dal maggio dello scorso anno.

Sono anche accadute nel primo giorno del Ramadan, un mese in cui molti temono si assisterà a ulteriori tensioni, con i piani dei coloni israeliani di fare irruzione nella moschea di al-Aqsa a Gerusalemme.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Le truppe israeliane uccidono due palestinesi in un’incursione armata a Jenin

Shatha Hammad

31 marzo 2022 – Middle East Eye

Un terzo palestinese è stato colpito e ucciso a Betlemme da un civile israeliano armato dopo che avrebbe accoltellato un altro israeliano su un autobus

Il ministero palestinese della Sanità e i media locali hanno affermato che tre palestinesi sono stati uccisi giovedì mattina dalle forze israeliane in diversi incidenti nella Cisgiordania occupata.

Durante una incursione mattutina nella città di Jenin, nel nord della Cisgiordania, i soldati israeliani hanno ucciso due palestinesi identificati come Sanad Abu Atiyeh di 17 anni e Yazid Saadi di 23.

Nella citta di Betlemme, nel sud della Cisgiordania, un terzo palestinese è stato ucciso, a quanto si dice dopo un tentativo di accoltellare un israeliano.

Il ministero della Sanità ha affermato che Atiyeh e Saadi sono morti a causa delle ferite da arma da fuoco dopo essere arrivati all’ospedale Ibn Sina di Jenin con serie lesioni. Circa 15 persone sono state ferite dalle pallottole durante l’incursione israeliana. Almeno tre sono in condizioni critiche.

L’incursione dell’esercito ha provocato scontri tra civili e soldati ed anche uno scontro armato con i combattenti palestinesi nel campo profughi di Jenin.

Delle vittime palestinesi, solo una ha subito ferite nella sparatoria. Le altre, incluse le due uccise, sono state colpite mentre tiravano pietre e tentavano di fermare i soldati che avanzavano dentro il campo.

Secondo Haaretz, un soldato israeliano della unità sotto copertura Duvdevan [composta da militari vestiti come i palestinesi e che parlano in arabo, n.d.t.] durante l’operazione ha riportato una ferita alla spalla.

Dallo scorso anno il campo di Jenin ha visto un incremento delle incursioni violente da parte dell’esercito israeliano che spesso provocano degli scontri a fuoco con i combattenti armati nel campo fortificato.

A Betlemme un palestinese avrebbe tentato di accoltellare un israeliano su un autobus vicino la colonia illegale di Efrat. Haaretz ha riferito che un trentenne israeliano è rimasto gravemente ferito.

Il palestinese, identificato come Nidal Ja’afrah di Bethlehem, è stato colpito a morte da un passeggero israeliano armato che si trovava sull’autobus.

La settimana scorsa 11 israeliani sono stati uccisi in tre differenti attacchi da palestinesi in alcune città israeliane.

A seguito delle violenze la polizia israeliana e le forze armate hanno alzato il livello di allarme al più alto da maggio dello scorso anno.

In seguito agli attacchi mercoledì il primo ministro israeliano Naftali Bennet ha invitato chi possiede armi a portarle anche in luoghi pubblici.

Incursione di ‘ritorsione’

Atta Abu Rumaila, il segretario del movimento Fatah a Jenin, ha affermato che l’incursione di mercoledì a Jenin è stata effettuata come “vendetta” per la sparatoria nel sobborgo di Bnei Brak a Tel Aviv, in cui un palestinese della città di Yabad, vicino a Jenin, ha ucciso cinque israeliani.

Abu Rumaila ha detto: “L’occupazione vuole sollevare il morale della sua società con ulteriori uccisioni e crimini contro di noi”.

Ha aggiunto che l’esercito israeliano ha inviato numerose forze nel campo di Jenin, ma che lo hanno lasciato senza arrestare nessuno dei giovani che intendevano arrestare.

Due degli uomini arrestati sono stati identificati come Barakat Shreim e Kamal Lahluh, il padre di Baraa Lahluh, l’uomo ricercato dall’esercito israeliano.

Nella vicina Yabad, la città natale di Diya Hamarshah, autore della sparatoria a Bnei Brak, per due giorni di seguito le truppe israeliane hanno preso d’assalto la casa di suoi parenti e l’hanno perquisita.

Le suppellettili sono state distrutte e i membri della famiglia sono stati sottoposti a interrogatori sul posto. Fotografie di Diya e bandiere palestinesi sono state strappate. I soldati hanno anche arrestato Islam Ba’jawi, un amico di Hamarshah.

L’intensificato clima di violenza nello Stato di Israele e in Palestina giunge alla vigilia del mese sacro mussulmano del Ramadan e del primo anniversario della sollevazione dello scorso maggio.

In precedenza le autorità israeliane avevano affermato che permetteranno ai coloni protetti dalla polizia di entrare in massa nella moschea di Al-Aqsa durante la festività della pasqua ebraica, che cade durante il Ramadan.

I palestinesi vedono le incursioni israeliane nella moschea come altamente provocatorie, specialmente durante il Ramadan, quando al-Aqsa è piena di fedeli. Molti hanno avvertito che tali incursioni aumenteranno le tensioni.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Rapporto OCHA del periodo 8 – 21 marzo 2022

1). Nel contesto di due operazioni di ricerca-arresto, nel corso delle quali alcuni palestinesi hanno aperto il fuoco o lanciato bottiglie incendiarie, o pietre contro forze israeliane, queste hanno sparato, uccidendo due palestinesi, tra cui un minore, e ferendone altri tre.

[seguono dettagli]. Il 15 marzo, nel Campo profughi di Balata (Nablus), un ragazzo di 16 anni è stato ucciso con arma da fuoco; secondo fonti israeliane, il giovane aveva aperto il fuoco contro le forze israeliane impegnate nella cattura di un palestinese del Campo; nel corso dell’operazione altri due palestinesi sono rimasti feriti. Le prime indagini delle Organizzazioni per i Diritti Umani indicano che il ragazzo non era coinvolto nello scontro a fuoco. Lo stesso giorno, nel Campo profughi di Qalandiya (Gerusalemme), un palestinese 21enne è stato ucciso con arma da fuoco e un altro è rimasto ferito; secondo un funzionario israeliano citato dai media israeliani, da parte palestinese vi erano stati lanci di ordigni esplosivi contro le forze israeliane che avevano fatto irruzione nel Campo per arrestare un altro uomo. Un altro palestinese è rimasto ferito nel Campo profughi di Ad Duhaishe (Betlemme), sempre durante un’operazione di ricerca-arresto. In nessuno dei tre episodi è stato riportato alcun ferimento di israeliani. In totale, le forze israeliane hanno effettuato 95 operazioni di questo tipo, arrestando 143 palestinesi, inclusi dodici minori.

2). Un palestinese di 23 anni è morto per le ferite riportate il 2 marzo vicino a Burqa (Nablus); le forze israeliane l’avevano colpito con arma da fuoco nel corso di una protesta in solidarietà con i prigionieri palestinesi. Ciò porta a 18 il numero totale di palestinesi uccisi dalle forze israeliane in Cisgiordania (compresa Gerusalemme Est) dall’inizio dell’anno; sono inclusi tre palestinesi autori o presunti autori di attacchi contro israeliani.

3). Complessivamente, in Cisgiordania, sono stati feriti dalle forze israeliane 222 palestinesi, inclusi 37 minori, con un incremento del 60% rispetto al precedente periodo di riferimento [seguono dettagli]. La maggior parte dei feriti (190) sono stati registrati vicino a Beita e Beit Dajan (entrambi a Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqiliya), in manifestazioni contro gli insediamenti [colonici]. Nella città di Nablus, 20 persone sono rimaste ferite in seguito all’ingresso di coloni israeliani in un sito religioso (La Tomba di Giuseppe), accompagnati da forze israeliane. Secondo fonti della locale Comunità palestinese, le forze israeliane hanno sparato in aria bombe assordanti, innescando scontri con i residenti locali, che hanno lanciato pietre contro le forze israeliane. Altri otto palestinesi, tra cui due minori, sono rimasti feriti durante il lancio di pietre contro forze israeliane in servizio presso un checkpoint collocato tra le aree H1 e H2 della città di Hebron; queste ultime hanno sparato proiettili veri e proiettili di gomma. Altri quattro feriti sono stati segnalati in operazioni di ricerca-arresto (vedi sopra). Del totale di feriti palestinesi, nove sono stati colpiti da proiettili veri, 28 da proiettili di gomma e la maggior parte dei rimanenti sono stati curati per aver inalato gas lacrimogeno.

4). A Gerusalemme sono avvenuti due accoltellamenti ad opera di palestinesi [seguono dettagli]. Il 19 marzo, a Gerusalemme Ovest, un palestinese di Gerusalemme Est ha accoltellato e ferito un civile israeliano ed è stato successivamente colpito e ferito da forze israeliane. Il 20 marzo, nel quartiere di Ras al ‘Amud a Gerusalemme Est, un altro palestinese ha accoltellato e ferito due poliziotti israeliani ed è stato successivamente arrestato.

5). Nella Striscia di Gaza, un ragazzo palestinese di 15 anni è stato ferito dall’esplosione di un residuato bellico trovato a terra. Il ragazzo ha riportato gravi ferite che hanno reso necessaria l’amputazione di una mano.

6). In diverse località della Cisgiordania le forze israeliane hanno continuato a limitare il movimento dei palestinesi [seguono dettagli]. Gli ingressi principali ai villaggi di Burqa e Al Mas’udiya (entrambi a Nablus) sono rimasti bloccati da cumuli di terra e blocchi di cemento; in prossimità di questi due villaggi, il 16 dicembre 2021, un colono israeliano fu ucciso da un colpo di arma da fuoco sparato da palestinesi. Queste misure hanno costretto circa 8.000 palestinesi a ricorrere a lunghe deviazioni, rendendo difficoltoso il loro accesso ai mezzi di sussistenza ed ai servizi. Il 13 e 19 marzo, le forze israeliane hanno bloccato l’ingresso principale del villaggio di Sinjil (Ramallah) e chiuso un cancello stradale posto tra il villaggio di An Nabi Salih (Ramallah) e la strada 60, interrompendo l’accesso diretto di circa 7.000 palestinesi ai mezzi di sussistenza e ai servizi e costringendoli a lunghe deviazioni. Queste chiusure sono presumibilmente collegate al lancio di pietre, da parte palestinese, contro i veicoli di coloni israeliani. Nell’area H2 di Hebron, in seguito al lancio di pietre da parte di palestinesi contro una torre militare presidiata da soldati israeliani, forze israeliane hanno impedito ai pedoni ed ai residenti palestinesi di entrare ed uscire dalla Città Vecchia di Hebron e, per cinque giorni consecutivi, hanno costretto i proprietari di negozi a chiudere per diverse ore.

7). In Area C ed a Gerusalemme Est, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto i proprietari a demolire nove abitazioni ed altre strutture palestinesi. Di conseguenza, undici persone sono state sfollate, tra cui sette minori, e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 70 altre. Otto delle strutture erano in Area C e una a Gerusalemme Est.

8). Coloni israeliani hanno ferito due palestinesi e persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in 20 casi [seguono dettagli]. I ferimenti si sono verificati vicino a Kisan (Betlemme), dove coloni hanno aggredito fisicamente e spruzzato liquido al peperoncino su donne palestinesi che pascolavano il bestiame. In quattro episodi verificatisi vicino agli insediamenti israeliani prossimi ad Al Mughayyir (Ramallah), Kafr ad Dik e Yasuf (entrambi a Salfit), circa 155 alberi e alberelli di proprietà palestinese sono stati sradicati o vandalizzati. A Far’ata (Qalqiliya) e Qaryut (Nablus), i pneumatici di venti auto di proprietà palestinese sono stati forati e sui muri di tre case sono state dipinte scritte ingiuriose, secondo quanto riferito, ad opera di coloni di Gilad Farm e Shilo. Quattro episodi accaduti a Nablus, Salfit e Ramallah, includono l’irruzione in una casa e in un terreno agricolo, il furto di attrezzature agricole e il danneggiamento di raccolti. Nell’area H2 di Hebron, coloni hanno lanciato pietre contro pedoni e case palestinesi, danneggiando almeno tre case.

9). Persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno ferito tre israeliani e danneggiato diversi veicoli israeliani. Oltre al civile israeliano che è stato accoltellato a Gerusalemme Ovest (vedi sopra), due coloni israeliani sono rimasti feriti dal lancio di pietre contro veicoli in transito su strade della Cisgiordania, nei governatorati di Hebron e Gerusalemme. In dodici episodi, veicoli israeliani sono stati danneggiati dal lancio di pietre o bottiglie incendiarie.

10). Vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa di Gaza, in almeno 24 casi, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, secondo quanto riferito, per far rispettare [ai palestinesi] le restrizioni di accesso [loro imposte da Israele]. Non sono stati segnalati feriti. In due casi, cinque palestinesi di Gaza, compreso un minore, sono stati arrestati dalle forze israeliane mentre, a quanto riferito, tentavano di entrare in Israele attraverso la recinzione. Un palestinese di Gaza è stato arrestato dalle forze israeliane al valico di Erez. In due occasioni, le forze israeliane, [entrate] all’interno di Gaza, hanno spianato terreni prossimi alla recinzione, danneggiando almeno 1,9 ettari di colture.

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nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina:https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it

 



Diversi palestinesi tra cui un adolescente uccisi dalle forze israeliane

Al Jazeera e agenzie di stampa

15 marzo 2022, Al Jazeera

L’adolescente Nader Rayan e due uomini uccisi in raid nella Cisgiordania occupata e in Israele.

Le forze israeliane hanno ucciso tre palestinesi, tra cui un adolescente, in due diversi incidenti nella Cisgiordania occupata e nel deserto di Naqab (Negev).

Il Ministero della salute palestinese afferma che martedì in un raid israeliano nel vasto campo profughi di Balata, nella città settentrionale di Nablus, il diciassettenne Nader Rayan è morto dopo essere stato colpito alla testa, al torace e alla mano.

Inoltre riporta che altri tre palestinesi sono rimasti feriti di cui uno è in condizioni critiche.

Un portavoce della polizia di frontiera israeliana ha confermato che un palestinese è stato ucciso. “Un terrorista ha sparato contro le nostre truppe che hanno risposto e lo hanno ucciso”, ha detto il portavoce.

Il raid israeliano su Balata ha portato all’arresto di un palestinese ricercato, Ammar Arafat, che è stato arrestato dopo che la sua casa era stata presa d’assalto dalle forze armate.

Secondo i media palestinesi, Arafat era ricercato da Israele da diversi mesi. La sua casa è stata perquisita molte volte e la sua famiglia è stata minacciata che sarebbe stato ucciso se non si fosse consegnato.

Dopo il suo arresto sono scoppiati scontri, e le truppe israeliane e uomini armati palestinesi hanno scambiato colpi di arma da fuoco.

Il ventenne Alaa Shaham è stato ucciso da un proiettile alla testa, ha detto il Ministero. Altri sei palestinesi sono stati feriti da pallottole vere.

Qalandiya ospita il principale checkpoint tra la Gerusalemme Est annessa e la Cisgiordania.

I raid delle forze israeliane nei sovraffollati campi profughi sono frequenti, spesso provocano morti e sono visti dai palestinesi come un mezzo per mantenere l’occupazione israeliana.

Gerusalemme est esclusa, la Cisgiordania vede la presenza circa 475.000 israeliani che vivono in colonie considerate illegali dalla comunità internazionale.

Palestinese ucciso da un’unità sotto copertura

Nella città di Rahat, all’interno del deserto del Naqab [Negev, ndtr.] un’unità israeliana sotto copertura che si era travestita da palestinesi ha ucciso Sanad Salem al-Harbed, un ventisettenne padre di tre figli.

In una dichiarazione la polizia israeliana ha detto che si stava sparando contro la sua unità sotto copertura che si trovava in città per arrestare due sospetti

L’unità israeliana afferma di “aver neutralizzato l’uomo armato che rappresentava una minaccia” e di non aver subito perdite.

La polizia comunica di aver trovato una pistola e munizioni e ha pubblicato una foto di quella che secondo loro era una pistola in possesso di al-Harbed.

Il Naqab ospita 300.000 beduini palestinesi cittadini israeliani, la maggior parte dei quali vive in villaggi “non riconosciuti”. Di conseguenza, soffrono della mancanza di servizi di base come acqua ed elettricità, in netto contrasto con le vicine città ebraiche.

I partiti politici palestinesi hanno condannato le uccisioni di martedì. In una dichiarazione, il partito di sinistra Fronte popolare per la liberazione della Palestina (FPLP) afferma: “Una resistenza globale è il modo più efficace per resistere al nemico sionista”.

“La costanza del nostro popolo nell’affrontare le forze di occupazione israeliane nei campi, nei villaggi e nelle città palestinesi costituisce un richiamo ad una maggiore unità di fronte a questa continua aggressione sionista”, afferma il FPLP.

In una dichiarazione pubblicata sulla sua pagina Facebook, il portavoce di Hamas Abdullatif al-Qanou afferma: “Il sangue dei martiri continuerà ad alimentare la rivoluzione del nostro popolo contro l’occupante sionista”.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Rapporto OCHA del periodo 22 febbraio – 7 marzo 2022

Le forze israeliane hanno ucciso tre palestinesi, inclusi due minori, implicati, a quanto riferito, nel lancio di pietre o di bottiglie incendiarie

[seguono dettagli]. Il 22 febbraio, vicino ad Al Khadr (Betlemme), un 13enne è stato ucciso con arma da fuoco; secondo fonti israeliane, aveva lanciato una bottiglia molotov contro veicoli israeliani. Il 1° marzo, nei pressi di Beit Fajjar (Betlemme) è stato ucciso un 19enne: secondo quanto riferito, il giovane camminava insieme ad un amico; avendo visto soldati israeliani alla ricerca di lanciatori di pietre palestinesi, entrambi hanno iniziato a correre; le forze israeliane avrebbero aperto il fuoco mentre li inseguivano. Secondo fonti mediche, il giovane è stato colpito alla testa da una distanza ravvicinata. Il 6 marzo, ad Abu Dis (Gerusalemme), un 15enne palestinese è stato colpito con arma da fuoco; secondo quanto riferito, aveva lanciato una bottiglia incendiaria contro soldati israeliani in servizio presso una torretta militare: è morto in ospedale per le ferite riportate. Secondo fonti mediche, il ragazzo è stato colpito alla testa. In nessuno dei tre episodi è stato segnalato il ferimento di qualche israeliano. Tor Wennesland, Coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, in riferimento a quanto accaduto, ha affermato che “I minori non devono mai essere oggetto di violenza o essere messi in situazioni di pericolo”.

2) – Il 6 e 7 marzo, nella Città Vecchia di Gerusalemme, due palestinesi, di 19 e 22 anni, dopo aver ferito con coltello tre poliziotti israeliani, sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco dalla polizia israeliana. Secondo quanto riferito, uno degli aggressori, già colpito con arma da fuoco, è stato colpito ancora mentre giaceva a terra ferito. Al momento della chiusura del presente rapporto, i corpi di entrambi gli assalitori erano trattenuti dalle autorità israeliane. Il Coordinatore speciale ha evidenziato che “Non può esserci giustificazione per la violenza o il terrore: sono da condannare da parte di tutti. Tuttavia, le forze di sicurezza israeliane devono usare la forza “letale” solo quando è strettamente necessaria a proteggere la vita”.

3) – Altri due palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane durante uno scontro a fuoco, mentre altri 12 sono rimasti feriti quando, nel contesto di operazioni di ricerca-arresto, palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane [seguono dettagli]. Il 1° marzo, le forze israeliane hanno ucciso due palestinesi e ne hanno ferito un altro in uno scontro a fuoco avvenuto nel Campo profughi di Jenin; secondo quanto riferito, una delle vittime sarebbe membro di un gruppo armato palestinese. Altri dodici palestinesi sono rimasti feriti nel corso di cinque operazioni di ricerca-arresto condotte a Gerusalemme, Hebron e Ramallah. In totale, le forze israeliane hanno effettuato 82 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 183 palestinesi.

4) – Le forze israeliane hanno bloccato gli ingressi principali di cinque villaggi palestinesi, ostacolando l’accesso di decine di migliaia di persone ai mezzi di sussistenza ed ai servizi [seguono dettagli]. Il 22 febbraio, per la seconda volta in una settimana, durante una protesta organizzata da coloni israeliani contro i lanci di pietre da parte palestinese, l’ingresso principale del villaggio di Al Lubban ash Sharqiya (Nablus) è stato bloccato al traffico veicolare per diverse ore. Durante la chiusura, alcuni palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane che hanno sparato lacrimogeni. Sei studenti delle scuole sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno. Inoltre, gli ingressi a Burqa (Nablus), Silat adh Dhahr e Al Jalama (entrambi a Jenin) e Sinjil (Ramallah) sono stati bloccati al traffico veicolare e sono rimasti chiusi fino alla fine del periodo di riferimento, costringendo i residenti a compiere lunghe deviazioni; le chiusure sono presumibilmente legate al lancio di pietre da parte di palestinesi contro veicoli di coloni israeliani.

5) – Complessivamente, in Cisgiordania, 140 palestinesi, inclusi 20 minori, sono stati feriti da forze israeliane [seguono dettagli]. Quasi la metà dei feriti (63) sono stati registrati vicino a Beita e Beit Dajan (entrambi a Nablus), Kafr Qaddum (Qalqiliya), il quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est, e nell’area H2 della città di Hebron, nel corso di manifestazioni contro gli insediamenti e in solidarietà alle famiglie a rischio di sgombero forzato. Nei villaggi di Burqa (Nablus), Kafr ad Dik (Salfit) e nella città di Hebron, 23 persone sono rimaste ferite in scontri con forze israeliane, a seguito dell’ingresso di coloni israeliani in queste aree palestinesi. Il 28 febbraio, altri 38 palestinesi, tra cui un neonato e una ragazza sorda, e quattro poliziotti israeliani, sono rimasti feriti durante scontri verificatisi all’interno e nei dintorni della Città Vecchia di Gerusalemme, dove le forze israeliane avevano intensificato la loro presenza durante la celebrazione di una festa islamica: almeno 20 palestinesi sono stati arrestati. Secondo quanto riferito, nell’area H2 della città di Hebron, studenti palestinesi hanno lanciato pietre contro forze israeliane e queste ultime hanno sparato lacrimogeni contro un vicino complesso scolastico; tre insegnanti sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni. Ulteriori tredici feriti sono stati segnalati in episodi di lancio di pietre e operazioni di ricerca-arresto (vedi sopra). Del totale di feriti palestinesi, sette sono stati colpiti da proiettili veri, 75 da proiettili di gomma e la maggior parte dei rimanenti è stata curata per aver inalato gas lacrimogeno.

6) – Il 7 marzo, le forze israeliane hanno demolito per “motivi punitivi” due abitazioni a Silat al Harthiya (Jenin), sfollando 12 persone, tra cui sei minori. Le strutture prese di mira ospitavano le famiglie di due palestinesi accusati di aver ucciso un colono israeliano il 16 dicembre 2021. Le demolizioni hanno innescato scontri tra le forze israeliane e i residenti palestinesi. Durante tali scontri un palestinese ha urtato con il proprio veicolo due soldati israeliani, ferendoli, ed è stato successivamente arrestato. Il 14 febbraio, nello stesso villaggio e in relazione allo stesso caso, è stata demolita un’altra casa, provocando lo sfollamento di 15 persone; durante gli scontri successivi, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo di 17 anni.

7) – Inoltre, in Area C e a Gerusalemme Est, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto i proprietari a demolire 27 tra abitazioni ed altre strutture palestinesi. Di conseguenza, 50 persone sono state sfollate, inclusi 22 minori, e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 140 altre. Sedici delle strutture, inclusa una che era stata fornita come assistenza umanitaria, si trovavano in Area C e undici a Gerusalemme Est.

8) – Il 1° marzo, nel quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est, la Corte Suprema Israeliana ha annullato gli ordini di sfratto pendenti contro sette famiglie palestinesi, composte da 28 persone, tra cui nove minori. Il tribunale ha confermato per le famiglie lo status di “inquilini protetti”, fino a quando non sarà stabilita la proprietà della terra. Complessivamente, a Gerusalemme Est, più di 200 famiglie sono a rischio di sgombero forzato per casi giudiziari presentati da organizzazioni di coloni.

9) – Coloni israeliani hanno ferito due palestinesi e, in 20 casi, persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi [seguono dettagli]. I ferimenti si sono verificati in due distinti episodi accaduti vicino ad Al Jwaya (Hebron) e Kisan (Betlemme), quando coloni hanno aggredito fisicamente palestinesi che pascolavano il bestiame. In quattro casi, verificatisi vicino a Deir Jarir (Ramallah), Kafr ad Dik (Salfit) e Al Jwaya (Hebron), circa 480 alberi e alberelli di proprietà palestinese sono stati sradicati o vandalizzati in prossimità di insediamenti israeliani. A Iskaka (Salfit), i pneumatici di undici auto di proprietà palestinese sono stati forati e i muri di tre case sono stati imbrattati con scritte ingiuriose, secondo quanto riferito ad opera di coloni di Ariel. Altri quattro episodi sono stati registrati a Salfit, Hebron e Ramallah, tra cui l’irruzione in una casa e su un terreno coltivato, il furto di attrezzature agricole e il danneggiamento di un pozzo d’acqua.

10) – Persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno ferito tre coloni israeliani e danneggiato diversi veicoli israeliani [seguono dettagli]. Il 3 marzo, nella città di Hezma (Gerusalemme), un israeliano è stato accoltellato e ferito mentre faceva acquisti. Le forze israeliane hanno condotto un’operazione di ricerca-arresto nella città ed hanno arrestato un palestinese sospettato. Vicino ad Azzun (Qalqiliya) e Al Lubban ash Sharqiya (Nablus) altri due israeliani sono stati feriti dal lancio di pietre. In 36 casi, veicoli con targa israeliana sono stati danneggiati da sassi o bottiglie incendiarie lanciate contro di essi.

11) – In Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa, in almeno 35 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, a quanto riferito, per far rispettare [ai palestinesi] le restrizioni di accesso [loro imposte], ferendo un pescatore con un proiettile di gomma. Un uomo d’affari palestinese di Gaza è stato arrestato dalle forze israeliane al valico di Erez. In tre occasioni, ad est di Deir Al Balah e Khan Younis, forze israeliane [sono entrate nella Striscia ed] hanno spianato terreni vicini alla recinzione.

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Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

Il 9 marzo, un palestinese di 23 anni è morto per le ferite riportate il 2 marzo, nei pressi di Burqa (Nablus), dove era stato colpito da forze israeliane.




Le forze israeliane hanno colpito a morte due adolescenti palestinesi a Gerusalemme est occupata

Agenzie e redazione di Middle East Eye

6 marzo 2022 – Middle East Eye

Una delle vittime era un sedicenne che è stato ucciso a Abu Dis dopo che avrebbe lanciato una bottiglia molotov contro una postazione militare israeliana

Domenica le forze israeliane hanno sparato uccidendoli a due adolescenti palestinesi nel corso di due distinti incidenti a Gerusalemme est occupata.

Secondo funzionari palestinesi un sedicenne è stato colpito ed ucciso ad un posto militare ad Abu Dis, appena fuori dalla Città Santa. Un portavoce dell’esercito israeliano ha detto che il ragazzo è stato colpito dopo che avrebbe lanciato una bottiglia molotov contro la postazione.

Un altro adolescente è stato ucciso nella serata di domenica dentro le mura della Città Vecchia dopo che avrebbe accoltellato un poliziotto israeliano di guardia ad una delle porte della città.

Un portavoce della polizia israeliana, che ha definito il diciannovenne “un terrorista”, ha detto che altri poliziotti lì accanto hanno aperto il fuoco, provocando la sua morte. La polizia ha affermato che due poliziotti sono stati lievemente feriti, uno dal presunto accoltellamento e un altro durante la sparatoria della polizia.

L’agenzia di notizie ufficiale palestinese Wafa ha riferito che domenica “estremisti israeliani” sono stati arrestati dalle forze israeliane “per motivi razziali e nazionali, dopo che hanno condotto un attacco contro una chiesa a Gerusalemme”, vandalizzando la proprietà. Non è chiaro se l’incidente sia in relazione [con gli altri].

Secondo l’ufficio dell’ONU di Coordinamento per le Questioni Umanitarie (OCHA), tra l’8 e il 21 febbraio le forze israeliane in tre distinti incidenti in Cisgiordania hanno colpito e ucciso cinque palestinesi, compreso un bambino. Nello stesso periodo sono stati feriti in totale 544 palestinesi, compresi 54 minori. L’OCHA ha riferito che nello stesso arco di tempo nessun israeliano è stato ucciso e cinque sono stati feriti in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est.

Israele ha occupato Gerusalemme est, compresa la Città Vecchia, durante la guerra in Medioriente del 1967 e l’ha annessa con una iniziativa non riconosciuta a livello internazionale.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)