La madre di un ostaggio dice che gas tossici provenienti da bombe israeliane hanno ucciso suo figlio. Ha ragione?

Yuval Abraham

31 gennaio 2024 – +972 magazine

Fonti dicono che l’esercito israeliano sa che le armi con cui ha preso di mira i tunnel di Gaza possono disperdere residui tossici che le famiglie temono possano aver ucciso tre ostaggi.

A metà dicembre l’esercito israeliano ha scoperto i corpi di tre degli ostaggi rapiti nel sud di Israele e portati nella Striscia di Gaza il 7 ottobre: i soldati Ron Sherman e Nik Beizer e il civile Elia Toledano. All’inizio le loro famiglie erano state informate che i tre uomini erano stati uccisi in prigionia da Hamas ma Maayan, la madre di Sherman, ha presto dichiarato che non è andata così.

Ron è stato assassinato,” ha scritto sulla sua pagina Facebook il 16 gennaio, ma “non da Hamas.” Ha asserito infatti che suo figlio è stato ucciso da “bombardamenti con gas tossici.”

Maayan ha fatto queste asserzioni dopo aver letto i risultati non definitivi di un’autopsia che le sono stati presentati da delegati del dipartimento vittime dell’esercito israeliano e dalla brigata 551, i cui soldati avevano rinvenuto il corpo di Sherman a Gaza. “I rappresentanti [dell’esercito] ci hanno riferito di non escludere [come causa della morte] un avvelenamento da gas conseguente ai bombardamenti dell’IDF, ma di non esserne certi,” ha detto a +972 e Local Call [edizione in ebraico di +972, ndt.].

Secondo due fonti israeliane della sicurezza che hanno parlato a +972 e Local Call a condizione di rimanere anonimi, questa non sarebbe la prima volta che gli attacchi aerei israeliani che hanno preso di mira la rete sotterranea di tunnel di Hamas a Gaza avrebbero ucciso delle persone in questo modo. L’esercito, dicono, è consapevole che, esplodendo nei tunnel, le bombe possono disperdere gas tossici come monossido di carbonio.

Per esempio a maggio 2021, nell’ambito di un suo vasto attacco chiamato “Operazione Guardiani delle Mura,” l’esercito israeliano aveva lanciato un assalto mirato contro la rete di tunnel di Hamas detto “Operazione fulmine.” Gadi Eizenkot, che era capo di stato maggiore dell’IDF quando fu pianificata l’operazione e che ora è un membro del gabinetto di guerra israeliano, ha detto in seguito che l’operazione mirava a “trasformare i tunnel in una trappola mortale” e uccidere centinaia di appartenenti ad Hamas. 

Durante quegli attacchi, che alla fine uccisero solo poche decine di militanti di Hamas, coloro che si erano nascosti nei tunnel furono ammazzati “non solo dalla bomba che li aveva colpiti, ma anche dal fatto che i bombardamenti rilasciano gas dentro i tunnel,” ha affermato una fonte a +972 e Local Call.

La fonte ha spiegato che l’esercito non ha usato una testata chimica o biologica, ma si è invece scoperto che, penetrando in un ambiente ristretto come i tunnel, certe bombe potrebbero rilasciare come effetto secondario gas tossici “a grande distanza”. Una seconda fonte l’ha confermato, aggiungendo che i test condotti a proposito dall’esercito hanno mostrato che inalare questi gas in spazi chiusi è letale.

+972 e Local Call non sono riusciti a confermare se il soffocamento con gas tossici sia una tattica deliberata usata dall’esercito israeliano in questo conflitto per uccidere membri di Hamas nascosti nei tunnel.

In risposta a queste accuse il portavoce dell’IDF ha detto a +972 e Local Call che l’esercito “usa solo mezzi di guerra legali, in ossequio al diritto internazionale. L’IDF non l’ha fatto nel passato e non lo fa ora, non usa gli effetti collaterali dei bombardamenti per colpire i suoi obiettivi.”

Gli israeliani e i palestinesi sono uguali — tutte le vite sono ignorate’.

All’inizio di questo mese l’esercito israeliano ha annunciato che i corpi di Ron Sherman e degli altri due ostaggi erano stati trovati vicino a un tunnel in cui il comandante della brigata di Hamas del nord di Gaza, Ahmed Ghandour, era stato assassinato da un attacco aereo israeliano a metà novembre. Maayan accusa l’esercito israeliano di aver ucciso intenzionalmente suo figlio nell’attacco per assassinare Ghandour.

Una fonte della sicurezza israeliana al corrente di informazioni sull’attacco ha detto a +972 e Local Call di non sapere se l’esercito avesse il dubbio che ostaggi israeliani erano tenuti vicino a Ghandour. Ma per uccidere un capo di Hamas, continua la fonte, l’esercito ha bombardato un edificio pieno di civili palestinesi, ben sapendo di ucciderne decine. 

 “Ghandour era sotto un grande edificio,” dice la fonte. “Noi abbiamo bombardato sapendo che l’intera struttura sarebbe crollata. Sono stati uccisi molti civili. Ma Ghandour non c’era. L’hanno mancato. C’è voluto un secondo bombardamento per ucciderlo, ma con moltissimi danni collaterali.”

Daniel Hagari, portavoce dell’IDF, ha affermato che “l’esercito israeliano non sapeva della presenza di ostaggi nell’area.” Ha fatto commenti simili dopo il rilascio di un video di Hamas in cui l’ostaggio Noa Argamani dice che due degli ostaggi con cui era detenuta erano stati uccisi in un attacco aereo: “Noi [l’esercito] non attacchiamo posti dove sappiamo potrebbero esserci degli ostaggi,” ha concluso Hagari. 

Tuttavia le affermazioni di Hagari sono difformi dalla testimonianza di una fonte apicale della sicurezza, che viene svelata qui per la prima volta. La fonte ha detto a +972 e Local Call che durante le prime settimane di guerra l’esercito israeliano ha preso sistematicamente di mira con i suoi bombardamenti i palestinesi definiti come “sequestratori” — coloro che avevano rapito israeliani nel corso dell’attacco di Hamas del 7 ottobre — nonostante il timore che ci fossero ostaggi trattenuti nelle vicinanze. Secondo la fonte i rapiti israeliani sono stati “sicuramente colpiti” in questi bombardamenti: solo in seguito questo modo di attuare è stato cambiato.

Noi abbiamo bombardato i palestinesi sospettati di essere i sequestratori,” ha detto la fonte. “Abbiamo trovato i sospettati e li abbiamo bombardati. Ed è stato surreale perché si vedeva dall’identificazione della persona che chi si stava bombardando era ‘uno dei sospetti rapitori di israeliani, il che significa che c’era la possibilità che ci fossero ostaggi vicino a lui. Col senno di poi sappiamo che molti israeliani erano tenuti sottoterra. Ma ovviamente si sono fatti degli errori e noi abbiamo bombardato ostaggi.”

La decisione di bombardare i sequestratori, sospetta la fonte, non è stata presa a livello militare. “Questa è [una decisione] a livello politico, secondo me,” ha spiegato. “Abbiamo bombardato molti rapitori. Più di alcune decine e meno di cento. Per assurdo qui i civili israeliani e palestinesi erano uguali —le vite di entrambi non sono mai state prese in considerazione.”

Solo in seguito nel corso del conflitto il dipartimento dell’esercito per i prigionieri di guerra e dispersi li ha informati delle zone che non avrebbero dovuto colpire per paura di mettere in pericolo gli ostaggi. “All’inizio della guerra questo non è successo,” ha detto la fonte. “Non c’era un protocollo sugli ostaggi. Non erano stati presi in considerazione.

Ricordo di aver lasciato la base militare per la prima volta due o tre settimane [dopo l’inizio della guerra], e di essermi accorto che c’erano delle manifestazioni sugli ostaggi e che qui tutti ne parlavano,” continua la fonte. “E per me è stato surreale perché non è stato che quando sono andato a casa che ho scoperto i loro nomi e quante persone erano state rapite.”

La fonte ha spiegato che i palestinesi presi di mira in quanto sospettati di essere i rapitori non stavano necessariamente tenendo israeliani nelle loro case, ma che ciò era probabile: non sono stati eseguiti dei controlli prima di colpirli. “All’inizio della guerra non ce ne siamo preoccupati,” ha detto. “L’atmosfera era molto addolorata e vendicativa. Avremmo bombardato tutti i sequestratori palestinesi.”

La testimonianza della fonte non è rilevante solo per le fasi iniziali del massacro israeliano a Gaza. Lo scorso mese in un’indagine di +972 e Local Call, tre fonti dell’intelligence hanno confermato che non ci sono stati bombardamenti dell’esercito quando era a conoscenza che avrebbero potuto uccidere ostaggi, ma in molti casi il quadro dell’intelligence era incompleto.

Lo Stato li ha sacrificati due volte’

Dopo le affermazioni iniziali dell’esercito israeliano che i tre ostaggi erano stati uccisi da Hamas, l’esame patologico sui corpi di Ron Sherman e Nik Beizer non ha trovato segni esterni di ferite da armi da fuoco o fratture ossee. Hagari stesso ha affermato che “a questo stadio non è possibile escludere o confermare che siano stati uccisi come risultato di soffocamento, strangolamento, avvelenamento o come conseguenza di un attacco dell’IDF o di un’operazione di Hamas.”

Maayan, la madre di Sherman, ha ricevuto una relazione dettagliata dall’esercito dopo l’esame del corpo del figlio che includeva anche una TAC. “Non c’erano fratture, ferite da arma da fuoco o da colpi secchi,” ha spiegato. Secondo Maayan, il 19 gennaio il capo della direzione del personale dell’IDF ha detto alla famiglia che “il caso è chiuso” e che l’esercito non avrebbe eseguito ulteriori indagini. 

Daniel Solomon, un medico che ha trattato pazienti affetti da trauma soffocati da gas o fumo, ha detto che, poiché è passato troppo tempo dal momento della morte e il ritrovamento dei corpi, sarebbe stato difficile identificare post-mortem segni di soffocamento da monossido di carbonio— come un edema alle corde vocali, ustioni alle vie respiratorie o danni ai tessuti. 

Katia, la madre di Beizer ha detto a +972 e Local Call che l’esercito li ha informati che tre uomini erano trattenuti nello stesso tunnel in cui si nascondeva Ghandour quando l’esercito ha eseguito l’attacco. “L’intelligence [militare] ci ha detto che [le loro morti] potevano essere la conseguenza della bomba che aveva ucciso Ghandour, a causa dei gas e dell’esplosione, ma che non lo sanno.

Io ho chiesto di continuare le indagini,” ha proseguito Katia. “Ho detto loro che non gli avrei permesso di fermarsi. Dopo tutto negli incontri con funzionari militare governativi ci dicono in continuazione che sospettavano che tenessero gli ostaggi vicino a leader di Hamas. Allora se sai e sospetti che ci siano degli ostaggi nelle vicinanze, anche se non sai esattamente chi, come è stato possibile che bombardi?”

Maayan ha detto che tre settimane dopo il rapimento del figlio ufficiali dell’intelligence hanno informato la famiglia che “c’erano indicazioni che era vivo e che sapevano dove fosse.” Durante la shiva (il periodo di lutto ebraico di sette giorni) che si è tenuta dopo il ritrovamento del corpo di Sherman a dicembre, il generale Ghassan Alian — capo del Coordinatore delle attività governative nei territori (COGAT) — le ha detto che lui e Nitzan Alon, incaricato dei prigionieri di guerra e delle persone scomparse, “sapevano in ogni momento dove fossero Ron e Nik,” e che quindi erano sorpresi nell’apprendere le loro morti.

Ecco perché Maayan accusa l’esercito di averle ucciso il figlio per poter uccidere Ghandour. “Qui qualcuno sta mentendo,” prosegue. “Mi è chiaro che mio figlio è stato sacrificato. Mi chiedo cosa avrebbero fatto se ci fosse stato il figlio di Bibi [Netanyahu], e non Ron. Abbiamo passato mesi di tormenti.”

La mia unica domanda è la causa della morte di mio figlio,” conclude Katia. “Io voglio sapere come è successo e quando è successo. Non sappiamo neppure le date. Lo Stato li ha sacrificati non una volta, ma due: prima quando sono stati rapiti dalla loro base militare, che si supponeva fosse un posto sicuro, e io ho chiamato tutti quelli che potevo e nessuno li ha salvati. E la seconda volta quando erano ostaggi e l’esercito non li ha riportati a casa vivi.”

In risposta alle accuse mosse in questo articolo il portavoce dell’IDF ha affermato: “L’esercito israeliano condivide il dolore delle famiglie per la dolorosa perdita e continuerà a sostenerle. Rappresentanti dell’IDF hanno fornito alle famiglie tutte le informazioni verificate che sono in possesso dell’IDF e continuerà a farlo.

Le vite dei sequestrati sono un valore fondamentale nelle considerazioni dei decisori e perciò l’IDF non attacca aree dove ci sono indicazioni o si stima che siano presenti degli ostaggi. Vorremmo sottolineare che al momento dell’attacco l’IDF non aveva informazioni sulla presenza di ostaggi nel tunnel del comandante della brigata nord di Hamas.

L’attacco in cui il comandante della brigata nord è stato eliminato è stato approvato in accordo con le procedure operative attinenti. Va sottolineato che la portata del danno stimato ai civili quale parte dell’attacco citato nella vostra richiesta è completamente infondata. Anche le affermazioni relative agli attacchi contro le case dei sequestratori sono false.”

Yuval Abraham è un giornalista e attivista basato a Gerusalemme.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)




Netanyahu rischierà un conflitto nei tunnel per “estirpare Hamas” e rimanere al potere?

Nils Adler

8 dicembre 2023- Al Jazeera

Le forze israeliane potrebbero rischiare uno scontro sotto Gaza mentre Netanyahu, politicamente in difficoltà, persegue la sconfitta totale di Hamas.

La presa di Benjamin Netanyahu sulla propria carica di primo ministro di Israele appare sempre più debole.

Molti israeliani ritengono lui e il suo gabinetto responsabili dei fallimenti in termini di sicurezza del 7 ottobre, ed egli è stato oggetto di pesanti critiche interne per la gestione della guerra contro Gaza. A ciò si aggiunge il fatto che da tempo è impelagato in accuse di corruzione e critiche sui progetti di modifica del sistema giudiziario.

Diversi sondaggi mostrano che se le elezioni si tenessero adesso sarebbe costretto a dimettersi.

Ora, mentre i soldati israeliani marciano più in profondità nel sud di Gaza, Netanyahu potrebbe trovarsi di fronte a una decisione in grado di comportare enormi conseguenze politiche per la sua carriera: se inviare truppe israeliane nella rete di tunnel di 500 km sotto Gaza.

Ogni tunnel rappresenta una minaccia significativa”

Secondo Philip Ingram, membro dell’MBE [ordine dell’impero britannico, principale onorificenza del Paese, ndt.] ed ex ufficiale dellintelligence militare britannica, se gli israeliani dovessero entrare nella rete di tunnel di Gaza ciò inaugurerebbe una nuova fase della guerra, riducendo significativamente il differenziale di potenza militare tra i contendenti.

In superficie Israele ha intrapreso un implacabile bombardamento aereo e uninvasione di terra dellenclave di 365 kmq sfruttando la sua superiorità sul piano degli armamenti.

Sottoterra Hamas potrebbe fare affidamento su una sofisticata rete di tunnel che costringerebbero i soldati israeliani a procedere a piedi in un’unica fila.

Le sfide per gli israeliani sarebbero enormi” a causa della mancanza di informazioni sufficienti sulla localizzazione dei tunnel, sulla loro estensione e sull’entità delle trappole esplosive che Hamas potrebbe aver predisposto, ha detto Ingram, aggiungendo che dal punto di vista militare gli israeliani vorrebbero certamente evitare di dover combattere nei tunnel”.

Data lesperienza di Hamas nel predisporre trappole esplosive e agguati ogni tunnel rappresenta una minaccia significativa” per le truppe israeliane, ritiene Elijah Magnier, un analista militare che si è occupato di Medio Oriente per più di 30 anni.

Nell’eventualità di una guerra nei tunnel la resistenza palestinese sembra godere di un vantaggio strategico”, dice, riferendosi allelevato numero di soldati israeliani che muoiono o rimangono feriti nella ricerca degli ingressi alla rete di tunnel.

Lesercito israeliano vanta tra i suoi ranghi i Weasels [faine, ndt.] (Samur), ununità specializzata nella guerra nei tunnel, riferisce Ingram, spiegando che le truppe specializzate avranno tutti gli strumenti” e cani addestrati per essere agevolati nel farsi strada nei tunnel.

Tuttavia, non importa quanto si siano esercitati, dice: quale sia la reale situazione laggiù resta in gran parte sconosciuto, il che rende il tutto molto rischioso.

L’organizzazione predisposta da Hamas e la sua profonda conoscenza della vasta rete di tunnel sposterebbero anche i combattimenti da un conflitto a 360 gradi” in superficie a uno in 3D” per le truppe israeliane, che potrebbero dover affrontare un attacco da ogni angolo, afferma.

In ogni caso, gli esperti ritengono che un potenziale conflitto nei tunnel resti probabile a causa della promessa di Netanyahu di eliminare Hamas e i suoi centri di comando sotterranei.

Magnier ritiene che la recente pausa umanitaria” di sette giorni a Gaza ha permesso ad Hamas e alla Jihad islamica di ristrutturare le loro strategie difensive e prepararsi al conflitto in corso”.

Settimane fa i media hanno riferito che Israele avrebbe preso in considerazione la possibilità di avvalersi a proprio favore dell’utilizzo all’interno dei tunnel di gas tossici per cercare di debellare i combattenti di Hamas al loro interno. Lipotesi ha suscitato scalpore a livello internazionale.

Il Wall Street Journal ha recentemente affermato che Israele potrebbe valutare come alternativa all’ingresso delle truppe l’ipotesi di allagare i tunnel con acqua di mare.

Citando funzionari statunitensi, i media hanno affermato che le forze israeliane avrebbero già assemblato a metà novembre un complesso di cinque pompe appena a nord del campo profughi di Shati.

Si legge nell’articolo che le pompe attingerebbero l’acqua dal Mediterraneo immettendola nei tunnel e sarebbero in grado di allagare la rete nel giro di poche settimane.

Estirpare Hamas

Netanyahu si è impegnato a distruggere Hamas” come una delle risposte allattacco del 7 ottobre.

E alla fine per salvare la sua carriera politica potrebbe decidere di inviare truppe nei tunnel nonostante il rischio di enormi perdite, ha detto Nader Hashemi, professore associato di Politica Medio Orientale e Islamica alla Georgetown University.

Netanyahu, ha aggiunto Hashemi, sa che a meno che non riesca a estirpare Hamas e… rivendicare una vittoria finale, non avrà la possibilità di proseguire la sua carriera politica in Israele”.

Netanyahu non ha promesso solo la sconfitta di Hamas, ma anche il rilascio dei 125 prigionieri che secondo Israele si trovano ancora a Gaza.

Israele ritiene che i prigionieri siano tenuti nelle reti sotterranee sotto Gaza, il che significa, secondo Magnier, che l’accesso ai tunnel sarà considerato cruciale dalle forze israeliane incaricate di liberarli.

Unoperazione militare nei tunnel potrebbe anche mettere a rischio i prigionieri, un’altra cosa che Netanyahu potrebbe essere disposto a rischiare per garantire la sconfitta di Hamas.

Hashemi fa riferimento alla Direttiva Annibale, una oscura politica militare israeliana che, secondo quanto riferito, consentirebbe nel caso di rapimento di un soldato luso del massimo della forza, anche se ciò provocasse la morte del soldato, come indicazione che Israele potrebbe dare priorità ai suoi obiettivi militari rispetto alla morte degli ostaggi”.

Costi militari vs benefici politici

Hashemi dice che anche se Netanyahu prende in considerazione un’eventuale operazione nei tunnel, la domanda nella sua mente sarà “quante vittime è disposto a subire davanti all’opinione pubblica” per raggiungere il suo obiettivo.

Ingram ritiene che la decisione verrà presa dopo aver soppesato rischi e benefici e che un probabile risultato sarà che Israele continuerà a mappare la rete dallalto, con l’uso di radar che penetrano nel terreno nel tentativo di identificare i centri di comando chiave, in modo da prenderli di mira espressamente facendo uno squarcio” nella rete.

Dice che, sebbene in molti conflitti precedenti ci sia stata una guerra nei tunnel, la città sotterranea” creata da Hamas ha raggiunto una nuova dimensione”. Afferma che lesercito israeliano si trova ad affrontare un compito senza precedenti e dovrà essere incredibilmente cauto.

Non è chiaro quando Israele potrebbe tentare di entrare nei tunnel.

Magnier dice che Israele è sotto pressione di fronte alle crescenti critiche internazionali e ai crimini di guerra e contro lumanità” e mentre ciò implica che avrebbe bisogno di raggiungere i suoi obiettivi più velocemente, stabilire un calendario specifico per le operazioni di terra costituisce una sfida per qualsiasi comandante militare”.

Lavanzata israeliana, prosegue, è stata straordinariamente lenta nonostante sia avvenuta in una zona residenziale piccola ma densamente popolata” e spiega come il bombardamento indiscriminato di aree civili da parte di Israele abbia aiutato involontariamente la resistenza fornendole copertura e riparo.

Se le truppe israeliane entrassero nella rete di tunnel ciò potrebbe significare un conflitto prolungato, che si svolgerebbe sotto terra in un vuoto di informazioni.

Se accerchiato Hamas potrebbe trovarsi ad affrontare una carenza di carburante e di rifornimenti mentre, al contrario, le truppe israeliane potrebbero procedere a rilento per settimane e settimane solo per avanzare di 100 metri”.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)