Rapporto OCHA del periodo 22 marzo – 4 aprile 2022

1). Nel corso di due aggressioni da parte di palestinesi, sono stati uccisi tre israeliani e due stranieri; entrambi gli aggressori sono stati uccisi sul posto [dalle forze israeliane] [seguono dettagli].

Il 29 marzo, nella regione centrale di Israele, un palestinese di Ya’bad (Jenin) ha sparato uccidendo tre israeliani (di cui uno poliziotto) e due stranieri, e ferendo altri. L’aggressore, che secondo quanto riferito era entrato in Israele senza permesso, è stato colpito ed ucciso dal poliziotto sopraccitato (a sua volta poi deceduto per le ferite riportate). Il giorno seguente, vicino all’insediamento di Gush Etzion (Betlemme), un palestinese di 30 anni ha accoltellato e ferito un colono israeliano ed è stato successivamente ucciso da un altro colono. Alla chiusura del presente rapporto i corpi di entrambi gli assalitori sono ancora trattenuti dalle autorità israeliane.

2). In due episodi durante i quali, secondo quanto riferito, palestinesi avrebbero lanciato pietre o bottiglie incendiarie, o avrebbero sparato, le forze israeliane hanno sparato e ucciso altri tre palestinesi, incluso un minore [seguono dettagli]. Il 31 marzo, nel Campo profughi di Jenin, nel corso di un’operazione di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno sparato e ucciso due palestinesi disarmati, uno dei quali 16enne, e ne hanno feriti altri venti; secondo quanto riferito, si è trattato di uno scontro a fuoco con palestinesi. Il 1° aprile, nell’area H2 della città di Hebron, un palestinese di 28 anni è stato colpito ed ucciso con arma da fuoco; secondo i media israeliani, aveva lanciato una bottiglia incendiaria contro una struttura in cui erano in servizio soldati israeliani. Nei due episodi non è stato segnalato alcun ferito israeliano.

3). Il 2 aprile, allo svincolo di Arraba (Jenin), altri tre palestinesi sono stati uccisi da forze israeliane sotto copertura. In questo caso, quattro soldati israeliani sono rimasti feriti nello scontro a fuoco con palestinesi. Per diverse ore, le forze israeliane hanno impedito al personale sanitario palestinese di raggiungere il luogo. Secondo i media israeliani, i tre palestinesi intendevano effettuare un attacco contro israeliani poiché nel loro veicolo sono state trovate armi.

4). In Cisgiordania, complessivamente, sono stati feriti dalle forze israeliane 441 palestinesi, inclusi 84 minori; più del doppio rispetto al precedente periodo di riferimento [seguono dettagli]. La maggior parte dei feriti (289) sono stati registrati vicino a Beita e Beit Dajan (entrambi a Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqiliya), in manifestazioni contro gli insediamenti [colonici]. Nei villaggi di Qaryut (Nablus) e Kafr ad Dik (Salfit) e nella città di Hebron, 39 persone sono rimaste ferite dalle forze israeliane in seguito all’ingresso di coloni israeliani in queste aree e al successivo lancio di pietre da parte palestinese contro le forze israeliane; queste ultime hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni contro i palestinesi. Nella città di Jenin, durante un’operazione di ricerca-arresto, palestinesi avrebbero lanciato pietre contro le forze israeliane e queste ultime hanno sparato lacrimogeni, alcuni dei quali sono caduti vicino a un complesso ospedaliero; cinque pazienti e personale sanitario hanno richiesto cure mediche per l’inalazione di gas lacrimogeni, mentre diversi reparti hanno dovuto essere evacuati. Altri 73 palestinesi sono rimasti feriti durante cinque operazioni di ricerca-arresto condotte a Gerusalemme, Jenin e Betlemme. In totale, le forze israeliane hanno effettuato 40 operazioni di ricerca-arresto, arrestando 78 palestinesi. Altri 40 feriti sono stati segnalati nella Città Vecchia di Gerusalemme e Tulkarm (vedi sotto). Di tutti i feriti palestinesi, sette sono stati colpiti da proiettili veri, 81 da proiettili di gomma e la maggior parte dei rimanenti è stata curata per aver inalato gas lacrimogeni.

5). Dal 2 aprile, inizio del Ramadan, le forze israeliane hanno intensificato la loro presenza dentro e intorno alla Città Vecchia di Gerusalemme, inclusa la zona antistante la Porta di Damasco, dove i palestinesi si radunano dopo aver interrotto il digiuno. Alcuni palestinesi hanno lanciato pietre contro la polizia israeliana, ferendo un poliziotto; nello scontro 19 palestinesi, tra cui almeno un minore, sono rimasti feriti (inclusi nei 441 citati sopra) e almeno dieci sono stati arrestati.

6). Dopo l’attacco del 29 marzo in Israele [vedi sopra, 1° paragrafo], l’esercito israeliano ha schierato soldati nella Cisgiordania settentrionale, con lo scopo di bloccare l’accesso irregolare di palestinesi in Israele attraverso brecce della Barriera [israeliana che recinge la Cisgiordania]. In diverse occasioni, secondo quanto riferito, le forze israeliane hanno sparato gas lacrimogeni e granate assordanti contro i palestinesi lungo la recinzione, provocando diciassette feriti (inclusi nei 441 complessivi, vedi sopra).

7). In Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito o confiscato 21 strutture di proprietà palestinese [seguono dettagli]. Non risultano sfollamenti, ma sono comunque stati colpiti i mezzi di sussistenza di circa 115 persone, inclusi 44 minori. La maggior parte delle strutture colpite (13 su 21) sono state segnalate in un singolo caso, nella città di Tulkarm, mentre due delle strutture si trovavano nella Comunità di pastori di Ras at Tin (Ramallah), in un’area dichiarata da Israele “zona di tiro” destinata alle esercitazioni militari. Le restanti sei strutture si trovavano nei governatorati di Gerusalemme, Gerico, Hebron e Betlemme.

8). Il 30 marzo, la Corte Suprema israeliana ha prorogato di sette mesi una ingiunzione provvisoria che impedisce la demolizione di 34 abitazioni in Al Walaja (Betlemme) in cui vivono circa 300 persone minacciate di sfollamento. Nondimeno, 12 strutture, non incluse nell’ingiunzione, potrebbero essere demolite in qualsiasi momento.

9). Il 27 marzo, coloni israeliani hanno occupato il primo piano del Petra Hotel, nella Città Vecchia di Gerusalemme. Nonostante le cause giudiziarie pendenti dal 2004, la polizia israeliana ha facilitato il trasferimento. Contestualmente, nell’area circostante, ci sono stati scontri verbali e fisici tra palestinesi, coloni e forze israeliane e tre palestinesi sono stati arrestati.

10). Coloni israeliani hanno ferito cinque palestinesi, e persone conosciute come coloni o ritenuti tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in 35 casi, con un aumento del 75% rispetto al periodo di riferimento precedente [seguono dettagli]. I ferimenti si sono verificati in quattro distinti episodi: vicino a Jinba (Hebron) coloni hanno aggredito fisicamente un palestinese che pascolava il bestiame, mentre vicino a Kafr ad Dik (Salfit) è stato aggredito un uomo che coltivava la propria terra; vicino a Huwwara e Deir Sharaf (entrambi a Nablus) coloni hanno lanciato pietre contro veicoli, danneggiandoli e ferendo tre palestinesi. In altri sei casi, circa 255 alberi e alberelli di proprietà palestinese sono stati sradicati o vandalizzati vicino agli insediamenti colonici israeliani prossimi a Al Lubban ash Sharqiya (Nablus), Turmus’ayya (Ramallah), Ash Shuyukh (Hebron) e Kafr Qaddum (Qalqiliya). In undici episodi accaduti a Ramallah, Nablus, Gerusalemme, Qalqiliya, Salfit e nell’area di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est, coloni israeliani hanno forato i pneumatici di 83 auto di proprietà palestinese ed hanno attaccato nove case, danneggiando le finestre e scrivendo scritte ingiuriose sui muri. Altri nove casi sono stati registrati a Salfit, Hebron, Ramallah e Qalqiliya, dove sono state rubate attrezzature agricole e bestiame e sono stati danneggiati un pozzo e tre serbatoi d’acqua. In altri nove casi, vicino a Gerusalemme, Hebron e Nablus, coloni hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi, danneggiandone almeno dieci.

11). Persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno ferito sei coloni israeliani e danneggiato dieci veicoli [seguono dettagli]. Vicino a Nablus, Ramallah e Gerusalemme sei coloni israeliani sono rimasti feriti da lanci di pietre. In altri 13 casi veicoli israeliani sono stati danneggiati da lanci di pietre o bottiglie incendiarie.

12). Vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa di Gaza, in almeno 27 casi, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, presumibilmente per far rispettare [ai palestinesi] le restrizioni di accesso [loro imposte]. Nessuno è rimasto ferito, ma agricoltori e pescatori sono stati costretti ad allontanarsi dalle loro aree di lavoro.

Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

Il 7 aprile, nella regione centrale di Israele, un palestinese della Cisgiordania, ha sparato uccidendo tre israeliani e ferendone altri. Successivamente, in Cisgiordania, in contesti diversi, le forze israeliane hanno ucciso cinque palestinesi e ferito altri.

(Dettagli nel prossimo Rapporto).

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it

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L’infanzia perduta di Ahmad Manasrah

Fedaa Alsoufi

16 marzo 2022 – We are not Numbers

Striscia di Gaza

Nota editoriale: questo articolo è una ricostruzione immaginaria di una giornata in carcere di Ahmad Manasrah, basata sui fatti come desunti da informazioni tratte da reportage, articoli di giornale ed una conferenza stampa rilasciata da suo padre nel marzo 2022.

Ahmad si sveglia solo in una buia cella del carcere di Ramla. Cerca di alzarsi, ma le mani ammanettate e le gambe incatenate rendono difficile qualunque movimento. E’un altro giorno in cui si sente annegare entro le quattro mura scure della cella, che opprime il suo sguardo e lo intrappola insieme ai suoi sogni.

Passa 23 ore in compagnia dei fantasmi dei soldati israeliani che lo hanno costretto con la forza ad ammettere di aver accoltellato un colono a 13 anni, quando non aveva né la forza fisica né la capacità mentale neanche di pensare di mettere le mani su un’altra persona. Quegli stessi soldati disumani gli hanno dato del bugiardo quando ha gridato: “Non riesco a ricordare. Portatemi da un medico, sono diventato pazzo. Per amor del cielo, credetemi!” Può uscire dalla cella solo un’ora al giorno, in cui riesce a godere della luce del sole e a respirare un po’ d’aria. Gli è impedito di comunicare con altri prigionieri palestinesi e gli sono vietate le visite dei familiari.

Cerca di passare le dita sulle doloranti ferite al collo per massaggiarle ed alleviarle, ma non fa che peggiorare il dolore. La frattura alla testa, che gli ha provocato un ematoma al cervello, gli impedisce di pensare al presente, consentendogli soltanto di rivivere frammenti di ricordi dei coloni israeliani che lo picchiano colpendolo alla testa e lo portano via su una macchina della polizia gridando a lui tredicenne: “Muori, muori, muori!”. Ricorda il suo sangue che si sparge su quella terra che conosce come le sue mani. La stessa terra ha accolto il corpo del suo cugino quindicenne Hasan, dopo che è stato ucciso per sbaglio quello stesso giorno.

Gli passano un piatto di cibo attraverso una finestrella nella porta della cella. Lui prende il piatto, ma pensa solo ai giorni in cui sua mamma gli preparava i suoi piatti preferiti. Li metteva in un elegante piatto bianco sul tavolo di famiglia e poi lo chiamava per venire a mangiare. Il disgustoso cibo del carcere è un modo per umiliarlo, mentre a casa era la maniera in cui sua mamma mostrava il proprio amore per lui e i suoi fratelli. Le prigioni israeliane trasformano ogni cosa bella che una persona abbia vissuto in un incubo spaventoso da cui cercare di fuggire.

Sente l’incessante suono delle sirene e gli insulti verbali delle guardie, ma l’unico suono che cerca di ascoltare è il cinguettio dei suoi canarini nel cortile della sua casa a Beit Hanina. Si chiede se i suoi uccellini sentano la sua mancanza e piangano per lui, proprio come faceva lui quando uno di loro se ne era andato. L’occupazione può rubare la loro libertà di attraversare il cielo e impedire loro di migrare a sud?

Adesso sono le 9 di sera. Cerca di pensare alle storie che un giorno racconterà ai suoi bambini. Gli dirà che gli israeliani lo hanno accusato di aver accoltellato un colono? O che lo hanno detenuto deliberatamente fino a quando ha compiuto 14 anni in modo che potesse essere ingiustamente giudicato come un adulto ed imprigionato per nove anni e mezzo? Dirà ai suoi figli che gli israeliani gli hanno vietato di sostenere gli esami di scuola superiore nel 2020, dopo che aveva passato un anno a studiare per questo? Si chiede se possa guarire dai disturbi mentali contro cui ora combatte, quando i lividi su tutto il suo corpo gli dicono che è impossibile. Come può parlare degli interrogatori brutali, delle violenze fisiche e psichiche subite e delle lotte psicologiche che deve sostenere con i demoni israeliani che non scompaiono mai?

Ahmad non è pazzo. Lo hanno fatto impazzire i maledetti israeliani. La sua salute sta peggiorando. E’ devastato dalle terribili condizioni del carcere e dai metodi senza fine di interrogatorio, dalla privazione del sonno e del riposo. Il barbaro Stato colonialista lo sta uccidendo lentamente. Soffre di continue emicranie e di forti dolori che gli provocano la perdita di controllo del sistema nervoso. Gli danno delle cure sbagliate e gli impediscono di ricevere un adeguato trattamento medico, cosa che peggiora la sua condizione. Gli israeliani lo trattano come un terrorista e un “criminale” sul quale intendono vendicarsi.

Ahmad non può più sopportare la fatica della sua mente, che lo ammorba con pensieri tossici. Trova rifugio nell’immaginarsi sotto l’ampio cielo blu, che vede riflesso nelle onde abbaglianti del Mediterraneo. Crea un’immagine di sé stesso che distende il suo corpo dolorante, il suo cuore palpitante e la sua mente intorpidita sulla sabbia dorata. Spera che il suo cuore possa trovare il modo di tornare alla normalità, come quando era un ragazzino che correva tra i campi occupandosi dei suoi uccellini e contando le stelle con la mente lucida.

Ahmad pensa ai suoi otto compleanni rimandati, alle migliaia di abbracci persi di sua madre e di suo padre e ai milioni di spericolate avventure giovanili che avrebbe dovuto vivere. Cerca di trovare tracce della sua infanzia, ma non ci riesce, perché non è mai esistita.

Per sostenere la liberazione di Ahmad, per favore firma l’appello

16 marzo 2022

TutoreSarah Jacobus

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




I cittadini palestinesi di Israele temono rappresaglie in seguito agli attacchi omicidi

Lubna Masarwa , Huthifa Fayyad

martedì 29 marzo 2022 – Middle East Eye

In seguito agli attacchi di Hadera e nel Negev il governo israeliano e i gruppi armati dell’estrema destra hanno annunciato varie misure che provocano inquietudini tra la minoranza palestinese del Paese.

Poco dopo l’attacco omicida di domenica ad Hadera le forze israeliane si sono schierate nella vicina città di Umma al-Fahm, mentre una milizia di civili israeliani armati ha cominciato a mobilitarsi.

Alla ricerca di indizi sulla sparatoria, nel corso della quale due poliziotti sono morti e altri dieci sono rimasti feriti, la polizia e le forze speciali hanno effettuato irruzioni nella città a maggioranza palestinese del centro di Israele. Sono stati eretti dei blocchi stradali ed alcuni abitanti sono stati arrestati.

La loro presenza e gli arresti, una quindicina, sono continuati lunedì e martedì. I due aggressori, cittadini palestinesi di Israele originari di Umm al-Fahm, sono stati uccisi da agenti in borghese nel corso di uno scontro a fuoco dopo l’attacco.

Come in tutto Israele, a Umma al-Fahm i cittadini palestinesi, chiamati anche palestinesi del 1948, hanno subito condannato l’attacco nel contesto di accresciuti timori di rappresaglie israeliane contro di loro, sia da parte dello Stato che di milizie ebraiche armate.

“Questi attacchi non rappresentano gli abitanti della città, né la nostra società, né i nostri valori che invitano a una vita dignitosa, alla tolleranza, quelli di una società che ricerca la sicurezza e la pace,” ha dichiarato il Comune di Umm al-Fahm in un breve comunicato pubblicato domenica. Ma secondo Taha Ighbariya, un giornalista che vive in città, oggi a Umm al-Fahm regna una certa tensione.

Il rapido arrivo delle unità di poliziotti e l’incremento degli incitamenti all’odio nei mezzi di comunicazione israeliani provocano i timori e le preoccupazioni dei palestinesi.

“Israele, tanto a sinistra come a destra del quadro politico, utilizza sempre avvenimenti come questi per attizzare l’odio verso i palestinesi del 1948,” afferma il giornalista.

“Ieri sera abbiamo visto il deputato (della Knesset) Itamar Ben-Gvir gridare ‘Morte agli arabi!’ (durante manifestazioni che hanno fatto seguito alla sparatoria).

“Ha persino osato urlare in faccia al ministro della Sicurezza Pubblica (Omer Barlev [del partito laburista]) e incitare all’odio contro di lui e contro gli arabi. Nessuno lo può fermare.”

Arresti e rinforzi

Dopo la sparatoria di domenica il governo e gruppi armati di estrema destra hanno annunciato varie misure, il che provoca inquietudine da parte dei cittadini palestinesi di Israele, che rappresentano circa un quinto della popolazione.

Lunedì la polizia ha affermato di aver richiamato sei unità di agenti della riserva e che è possibile che altri vengano riconvocati per il servizio attivo.

Questo annuncio è stato fatto qualche ora dopo che l’esercito israeliano ha annunciato l’invio di rinforzi lungo le frontiere del 1967 che separano Israele dalla Cisgiordania occupata.

Il primo ministro israeliano Naftali Bennett ha dichiarato che gli arresti amministrativi per gli “agenti terroristi” dovrebbero essere utilizzati “nei casi appropriati quando esiste una base giudiziaria adeguata,” senza fornire ulteriori chiarimenti.

Le detenzioni amministrative sono una controversa prassi che Israele utilizza quasi esclusivamente contro i palestinesi dei territori occupati. Essa consente la detenzione a tempo indefinito di prigionieri senza processo né imputazione.

Le autorità hanno già arrestato cinque abitanti di Umm al Fahm, tra cui il fratello di uno degli aggressori. Lunedì il tribunale penale di Haifa ha prolungato la loro detenzione di dieci giorni dopo che il pubblico ministero ha chiesto di tenerli in arresto per 15 giorni in attesa di un’inchiesta.

Milizie armate

Dopo la sparatoria di domenica in Israele e nei territori occupati sembra essersi intensificato l’incitamento alla violenza da parte dell’estrema destra e dei coloni contro i cittadini palestinesi.

Domenica nella Cisgiordania occupata i palestinesi di Nablus e Ramallah sono stati aggrediti da coloni che hanno incendiato delle auto e danneggiato proprietà.

Nella regione meridionale del Negev (chiamato Naqab dagli arabi), dove martedì scorso un altro palestinese cittadino di Israele ha ucciso quattro persone durante un attacco all’arma bianca e con un’autobomba, una milizia armata ha annunciato di aver organizzato delle squadre in tutta l’area per difenderla da ogni nuovo attacco.

“Dopo l’attacco terroristico abbiamo iniziato a mettere in stato d’allerta delle squadre armate (di volontari). Al momento sono schierate a Omer, Meitar, Lehavim, Dimona, Carmit et Beersheba” ha dichiarato il gruppo in messaggi pubblicati sulla sua pagina Facebook. “Anche una squadra antiterrorismo sarà presente nella zona per affrontare ogni tipo di situazione,” precisa l’organizzazione.

L’“Unità Barel Rangers” è una milizia fondata la settimana scorsa con l’obiettivo di “salvare il Negev dalla problematica assenza di sicurezza personale” in un contesto di maggiori tensioni.

Ancor prima, questo stesso mese era stata annunciata la formazione di un gruppo simile nella città di Lod [Lydda in arabo, ndtr.], nel centro del Paese, epicentro della maggior parte delle violenze che hanno scosso le città israeliane lo scorso maggio.

Domenica mattina la rete pubblica israeliana Kan TV ha informato che un altro gruppo di coloni armati della Cisgiordania prevedeva di fare un’incursione a Sheikh Jarrah durante il mese di Ramadan e di aumentare la sua presenza nel quartiere occupato di Gerusalemme est.

Secondo Taha Ighbariya la formazione di milizie armate, la repressione governativa e gli attacchi dei coloni in Cisgiordania non faranno che accentuare la pressione sui palestinesi e intensificare la risposta. “Alla luce di questa mentalità radicale di Israele, che considera i suoi cittadini palestinesi come individui pericolosi, il sistema continuerà a metterci con le spalle al muro con maggiori restrizioni e arresti. Quando le persone sono alle strette ovviamente vengono cercate dai gruppi violenti,” avverte.

Motivazioni legate allo Stato Islamico?

I due cugini che hanno provocato la sparatoria di Hadera, Ibrahim Ighbariya e Ayman Ighbariya, sono entrambi sospettati di essere stati in rapporto con l’organizzazione Stato Islamico (ISIS).

Ibrahim venne arrestato nel 2016 per aver tentato di unirsi al gruppo in Siria attraverso la Turchia, mentre nel 2017 Ayman fu incarcerato per tre settimane senza imputazioni perché sospettato di aver violato le leggi sulle armi.

Anche Mohammed Abu al-Kiyan, l’aggressore all’origine dell’attacco all’arma bianca della settimana scorsa, avrebbe avuto rapporti con l’ISIS.

Gli apparenti legami con lo Stato Islamico e la vicinanza degli attacchi sollevano domande riguardo alla possibilità di una nuova minaccia per Israele.

Ameer Makhoul, uno scrittore di Haifa che ha passato dieci anni in un carcere israeliano per il suo attivismo, mette invece in discussione gli eventuali rapporti tra questi attacchi e motivazioni legate allo Stato Islamico.

Avendo passato del tempo in prigione con detenuti incarcerati per presunti rapporti con l’ISIS, che non sono più di 87, Ameer Makhoul afferma che queste persone non credono nella causa della liberazione della Palestina e non gli importa di attaccare Israele.

La loro priorità sarebbe uccidere musulmani considerati degli infedeli per creare uno Stato fondato su opinioni religiose estremiste.

Così, aggiunge, la differenza tra la loro ideologia e quella di altri prigionieri di gruppi come Fatah, Hamas e Jihad Islamica era così netta che i comitati dei prigionieri palestinesi si opponevano nettamente alla loro integrazione all’interno delle loro sezioni.

Invece le autorità penitenziarie israeliane facevano pressioni perché venissero integrati con gli altri prigionieri palestinesi e riservavano loro un trattamento di favore, sostiene Ameer Makhoul.

L’ex-detenuto a volte aveva l’impressione che i ragazzi colpevoli di aver lanciato pietre contro i soldati in Cisgiordania fossero puniti più severamente dei detenuti in rapporto con l’ISIS. “I prigionieri legati all’ISIS erano trattati con indulgenza dal potere costituito […] compresi gli apparati di sicurezza, il pubblico ministero e il sistema giudiziario (israeliano),” afferma.

L’ideologia dell’ISIS è rifiutata dalla società palestinese nel suo complesso, sostiene Ameer Makhoul, che precisa che ciò non deve sviare l’attenzione dalla situazione che i palestinesi sono costretti ad affrontare dentro e fuori Israele in seguito agli attacchi e all’avvicinarsi del mese sacro del Ramadan, che coinciderà con le feste ebraiche, il che potrebbe provocare tensioni a Gerusalemme e altrove.

Nella misura in cui l’incitamento all’odio e la repressione sembrano intensificarsi, i palestinesi devono essere pronti a dare “una risposta popolare forte”, prosegue Ameer Makhoul.

“Non dobbiamo dimenticare che in Israele sono i membri della società palestinese ad essere vittime dell’incitamento alla violenza, di politiche omicide e di una pulizia etnica.”

(traduzione dal francese di Amedeo Rossi)




Rapporto OCHA del periodo 8 – 21 febbraio 2022

In Cisgiordania, in tre episodi separati, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo cinque palestinesi, incluso un minore [seguono dettagli].

Il 14 febbraio, a Silat al Harithiya (Jenin), un ragazzo 17enne è stato ucciso e altri dieci palestinesi sono rimasti feriti, nel corso di una demolizione punitiva (vedi sotto) in cui i palestinesi hanno sparato e lanciato pietre e bottiglie incendiarie contro le forze israeliane, che hanno sparato proiettili veri. L’8 febbraio, nella città di Nablus, tre palestinesi sono stati uccisi da un’unità israeliana sotto copertura; secondo le autorità israeliane, i tre erano membri di un gruppo armato palestinese che aveva compiuto attacchi contro le forze israeliane. Una organizzazione israeliana per i diritti umani ha indagato sull’episodio ed ha espresso preoccupazione per il possibile “uso eccessivo della forza” ed “esecuzioni extragiudiziali”. In Cisgiordania, in seguito all’accaduto, palestinesi hanno svolto dimostrazioni; in alcuni casi i partecipanti hanno lanciato pietre, mentre le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni, proiettili di gomma e proiettili veri, con almeno 46 palestinesi feriti (vedi sotto). Il 15 febbraio, all’ingresso di An Nabi Salih (Ramallah), un 19enne palestinese è stato colpito a morte con arma da fuoco, mentre giovani palestinesi lanciavano pietre contro forze israeliane nei pressi di una torre militare. Secondo una fonte medica, il giovane sarebbe stato colpito alla parte bassa della schiena da brevissima distanza. Non sono stati segnalati feriti israeliani.

In Cisgiordania, un totale di 544 palestinesi, inclusi 54 minori, sono stati feriti dalle forze israeliane [seguono dettagli]. La maggior parte dei feriti (442) sono stati registrati nel contesto di manifestazioni diverse; la cifra include i circa 344 feriti segnalati in cinque proteste contro gli insediamenti: vicino a Beita, Beit Dajan e Burqa (tutti in Nablus). In una delle citate manifestazioni a Beita, due palestinesi addetti al primo soccorso sono stati colpiti e feriti da proiettili veri e da proiettili di metallo rivestiti di gomma, e due ambulanze hanno subito danni. Ai checkpoint di Beit El (Ramallah) e di Huwwara e agli ingressi di Al Funduq (Qalqiliya) e Burqa (Nablus), nel corso di manifestazioni contro l’uccisione di tre palestinesi (vedi sopra), sono stati segnalati altri 67 feriti circa. 24 feriti sono stati segnalati a Sheikh Jarrah, ed in altre zone di Gerusalemme Est, in manifestazioni di solidarietà con le famiglie a rischio di sgombero forzato. In due episodi occorsi a Burqa (Nablus), in seguito all’ingresso di coloni israeliani in villaggi palestinesi (vedi sotto), 54 persone sono rimaste ferite allorquando palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane e queste ultime hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni. Ulteriori 48 feriti sono stati segnalati ad Al Lubban ash Sharqiya, Abu Dis e Seikh Jarrah (vedi sotto).

Il 9 e il 21 febbraio, forze israeliane hanno bloccato l’ingresso principale di Al Lubban ash Sharqiya (Nablus), ostacolando l’accesso di circa 2.800 persone ai mezzi di sussistenza e ai servizi. Il primo blocco è stato effettuato quando coloni israeliani si sono radunati all’ingresso del villaggio, per protestare contro il continuo lancio di pietre contro i loro veicoli da parte di palestinesi. Nella seconda circostanza, secondo quanto riferito, palestinesi avevano lanciato pietre contro le forze israeliane, che hanno sparato lacrimogeni, alcuni dei quali sono finiti all’interno del complesso di due scuole; due studenti sono stati curati per aver inalato gas lacrimogeno, e le lezioni sono state sospese per un giorno; secondo il preside della scuola, tale sospensione ha riguardato almeno 700 studenti. Inoltre, l’8 febbraio, le forze israeliane hanno bloccato la strada principale che collega l’Università Al Quds con la città di Abu Dis a Gerusalemme. Palestinesi hanno lanciato pietre contro forze israeliane, che hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni, ferendo sette palestinesi, di cui uno con proiettili veri.

In Cisgiordania forze israeliane hanno effettuato 139 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 198 palestinesi. Almeno tre delle operazioni hanno innescato scontri durante i quali sono state lanciate pietre contro forze israeliane che hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e gas lacrimogeno: quattro palestinesi sono stati feriti. Il governatorato di Ramallah ha registrato il numero più elevato di operazioni (30) e il governatorato di Gerusalemme il maggior numero di arresti (62).

A Sheikh Jarrah, palestinesi, coloni israeliani e forze di polizia si sono scontrati quasi ogni giorno. Trentacinque palestinesi sono stati feriti da forze israeliane e almeno 16, tra cui un minore, sono stati arrestati dalla polizia israeliana. La tensione è salita in previsione dello sgombero forzato, poi sospeso (vedi sopra) e a seguito dell’estemporaneo insediamento, vicino alle case dei palestinesi, dell’ufficio di un membro del parlamento israeliano che intendeva protestare per riferiti attacchi incendiari contro coloni del quartiere.

In Area C e a Gerusalemme Est, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto i proprietari a demolire 29 case di proprietà palestinese ed altre strutture [seguono dettagli]. Di conseguenza, sono state sfollate 23 persone, inclusi undici minori, e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di altre 300 circa. Complessivamente, in Area C, sono state demolite 24 strutture, tre delle quali erano state fornite come assistenza umanitaria in risposta a precedenti demolizioni. Queste [24] includevano tre strutture situate in due Comunità pastorali nel sud di Hebron, in aree designate dalle autorità israeliane come “zone di tiro” per l’addestramento militare. Cinque strutture sono state demolite a Gerusalemme Est; due dalle autorità e tre dai proprietari per evitare le tasse comunali ed i possibili danni agli effetti personali e alle strutture vicine. Nella Comunità di pastori di Ras at Tin (Ramallah), le autorità israeliane hanno emesso un ordine di avvertimento contro una scuola [palestinese] finanziata da donatori; già nel settembre 2020, in due momenti diversi, parti della scuola furono abbattute.

Il 14 febbraio, a Silat al Harithiya (Jenin), le autorità israeliane, per motivi “punitivi”, hanno demolito con esplosivo il secondo piano di un edificio residenziale a due piani, sfollando una famiglia composta da sei persone, tra cui quattro minori. La casa è una delle tre per le quali le autorità israeliane hanno programmato la demolizione, in quanto appartenenti alle famiglie di tre uomini accusati di essere coinvolti nell’uccisione di un colono israeliano avvenuta il 16 dicembre. Durante la demolizione il primo piano dell’edificio ha subito gravi danni ed è stato dichiarato inabitabile; di conseguenza, altre due famiglie, composte da nove persone, inclusi tre minori, sono state sfollate.

In Cisgiordania, nel corso di quattro episodi, coloni israeliani hanno ferito otto palestinesi e persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in 23 casi [seguono dettagli]. Sette palestinesi sono rimasti feriti e almeno cinque auto e altre proprietà sono state vandalizzate a Burqa e Al Ganoub (Hebron). In sei casi, circa 330 alberi e alberelli di proprietà palestinese sono stati sradicati o vandalizzati vicino agli insediamenti israeliani intorno a Salfit, Yasuf e Kafr ad Dik (tutti nel governatorato di Salfit), Surif (Hebron), Kafr Ra’i (Jenin) e Shufa (Tulkarm ). Secondo fonti della Comunità e testimoni oculari, a Sheikh Jarrah, coloni hanno forato i pneumatici di 13 auto di proprietà palestinese e hanno recintato un terreno davanti a una casa. Altri sei attacchi sono stati registrati intorno a Ramallah, Nablus, Salfit e Hebron, tra cui l’irruzione in case, il furto di attrezzature agricole e il danneggiamento di un impianto idrico e di condutture idriche. In quattro circostanze, nella Comunità di Mak-hul, nella valle del Giordano settentrionale (Tubas), coloni hanno attaccato pastori palestinesi e le loro mucche causando danni al raccolto. In altri tre casi, nei circondari di Gerusalemme, Hebron e Nablus, coloni hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi, ferendo un palestinese e provocando danni ad almeno tre veicoli. Nella zona H2 della città di Hebron, controllata da Israele, coloni hanno lanciato pietre contro tre case palestinesi.

In 50 casi, persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, ferendo cinque coloni israeliani e provocando danni ai veicoli.

Nell’area di Ibziq, nella Valle del Giordano, in più occasioni, tra il 9 e l’11 febbraio, le forze israeliane hanno costretto almeno sette famiglie palestinesi a evacuare le loro case, per la maggior parte della giornata, per far posto ad esercitazioni militari israeliane. Quarantadue persone, tra cui 17 minori, sono state temporaneamente sfollate. Le forze israeliane hanno anche condotto esercitazioni militari intorno alle Comunità di pastori di Bardala, Khirbet Samra ed Ein al Hilwa, nella valle del Giordano settentrionale, in un’area designata da Israele come “zona di tiro”, interrompendo le attività lavorative di sussistenza e l’accesso ai servizi e, in un caso, causando danni alla rete idrica e alle colture.

Vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa di Gaza, in almeno 25 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, a quanto riferito per far rispettare [ai palestinesi] le restrizioni di accesso [loro imposte]. Ciò [il numero di casi di fuoco di avvertimento] rappresenta un incremento di oltre il 200% rispetto alla media bisettimanale registrata nel 2021. Al largo della costa settentrionale di Gaza, le forze israeliane hanno arrestato sette pescatori, tra cui tre minori ed hanno confiscato la loro barca, prima di liberarli tutti. Per due volte, ad Est di Rafah e di Khan Younis, le forze israeliane [sono entrate nella Striscia] ed hanno spianato terreni vicini alla recinzione, causando danni ad almeno 1,5 ettari di terra coltivata.

Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

Il 22 febbraio, vicino al villaggio di Al Khadr (Betlemme), le forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo palestinese di 13 anni. Secondo le autorità israeliane, il ragazzo aveva lanciato una bottiglia incendiaria contro le forze israeliane

Il 22 febbraio, un tribunale israeliano ha sospeso lo sgombero forzato di una famiglia palestinese dalla loro casa a Sheikh Jarrah (Gerusalemme Est). Lo sgombero, conseguente ad una causa legale avviata dai coloni, era previsto per marzo e la sospensione fornisce alla famiglia una tregua temporanea, fino a quando non sarà fissata una ulteriore udienza in tribunale.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it

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17 israeliani arrestati per aver aggredito dei palestinesi in Cisgiordania il mese scorso

Nir Hasson

16 febbraio 2022 – Haaretz

Nell’incidente sono rimasti feriti tre palestinesi, dopo che un convoglio di auto ha attraversato il villaggio di Hawara in Cisgiordania e alcuni passeggeri hanno scagliato pietre contro veicoli e negozi

Mercoledì la polizia ha arrestato 17 persone sospettate di aver aggredito dei palestinesi e di aver causato danni alle proprietà nel villaggio di Hawara in Cisgiordania il mese scorso.

I sospettati, alcuni dei quali provenienti dal nord, da colonie in Cisgiordania e Gerusalemme, sono sotto inchiesta da parte della polizia con l’accusa di aggressione, partecipazione a raduni illegali e danni alla proprietà per motivi razzisti. La loro detenzione potrebbe essere estesa oltre la giornata di mercoledì.

Nell’incidente, avvenuto a gennaio, una carovana di circa 30 veicoli ha attraversato il villaggio di Hawara.

Un video clip mostra nella carovana diverse persone sporgersi dai finestrini delle macchine, seguiti da un’auto con musica a tutto volume. A lato della strada, dietro il convoglio si possono vedere dei soldati israeliani e una jeep dell’esercito. Un altro video mostra due persone uscire da un’auto rossa con targa israeliana e lanciare pietre contro una macchina sul ciglio della strada per poi tornare di corsa verso l’auto rossa.

Secondo i palestinesi nel corso dell’incidente tre persone sono rimaste leggermente ferite e nel villaggio diversi negozi e veicoli sono stati danneggiati.

Secondo una fonte della sicurezza il fatto è avvenuto durante le celebrazioni per il rilascio dalla prigione di un colono dell’insediamento di Yizhar che era stato condannato lo scorso anno, quando era minorenne, per aver aggredito dei palestinesi.

La scorsa settimana è stato annunciato che, in seguito all’aumento nel corso delle ultime settimane degli attacchi contro i palestinesi, il corpo di polizia che si occupa dell’estremismo di estrema destra in Cisgiordania è stato diviso in due unità, nel tentativo di consentire una risposta più rapida agli attacchi da parte dei coloni.

Ha contribuito a questo articolo Hagar Shezaf.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




Rapporto OCHA del periodo 25 gennaio- 7 febbraio 2022

In Cisgiordania, un totale di 218 palestinesi, inclusi 28 minori, sono stati feriti dalle forze israeliane [seguono dettagli].

La maggior parte, 204 persone, è rimasta ferita durante le proteste contro gli insediamenti [colonici] svolte a Kafr Qaddum (70 feriti), Beita (15) e Beit Dajan (119). Undici palestinesi sono rimasti feriti nel corso di sei operazioni di ricerca-arresto: i residenti palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni e proiettili di gomma; questi episodi si sono verificati in Kafr ‘Aqab (Gerusalemme), in Deir Jarir, nel Campo profughi di Al Am’ari (Ramallah) e nella città di Gerico. Complessivamente, un palestinese è stato ferito con arma da fuoco e 49 da proiettili di gomma; la maggior parte dei rimanenti è stata curata per inalazione di gas lacrimogeno.

Il 1° febbraio, il Procuratore Generale di Israele ha autorizzato il ripristino dell’insediamento [colonico avamposto] israeliano di Evyatar su terreno privato palestinese vicino al villaggio palestinese di Beita (Nablus); l’insediamento era stato precedentemente evacuato [da Israele]. Da quando, nei primi giorni di maggio 2021, iniziarono, nelle vicinanze di Beita, le periodiche proteste contro tale avamposto e contro altri insediamenti, nove palestinesi sono stati uccisi e oltre 5.300 sono stati feriti, di cui 186 con proiettili veri e 965 con proiettili di gomma; i rimanenti sono stati curati per aver inalato gas lacrimogeno.

Il 6 febbraio, un’anziana donna israeliana è morta per le ferite causate dall’esplosione di un razzo palestinese lanciato [da Gaza] durante le ostilità del maggio 2021.

In Cisgiordania le forze israeliane hanno effettuato 70 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 126 palestinesi. La maggior parte delle operazioni e degli arresti si è avuta nei governatorati di Betlemme, Hebron e Gerusalemme. In due casi, la polizia israeliana ha fatto irruzione negli uffici di Al Waqf (una organizzazione islamica), ha confiscato attrezzature per ufficio, compresi i computer, ed ha consegnato a due palestinesi il divieto, per due settimane, di entrare nel complesso di Haram al Sharif / Monte del Tempio.

In Area C ed a Gerusalemme Est, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato, o costretto i proprietari a demolire, 53 case di proprietà palestinese ed altre strutture. Di conseguenza, sono state sfollate 26 persone, inclusi tredici minori, e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di altre 400 circa [seguono dettagli]. In Area C, complessivamente, sono state demolite cinquanta strutture, cinque delle quali erano state fornite come assistenza umanitaria in risposta a precedenti demolizioni. Il 1° febbraio, vicino al checkpoint di Al Jalama a Jenin, sono state confiscate 30 bancarelle, colpendo il sostentamento di 120 persone, di cui 45 minori. Altre venti strutture, di cui sette residenziali, sono state demolite in otto diverse Comunità dell’Area C. Tre strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, in Silwan e Jabal al Mukabbir, incluse due abitazioni autodemolite dai proprietari per evitare tasse comunali e possibili danni agli effetti personali ed alle strutture vicine. A Khirbet Sarura e Khirbet al Fakheit, entrambi a Massafer Yatta (Hebron), le autorità israeliane hanno emesso ordini di demolizione contro un asilo e una struttura abitativa, posti entrambi in un’area designata dalle autorità israeliane come “zona di tiro” per l’addestramento militare: i palestinesi che vi risiedono stanno affrontando un contesto coercitivo che li mette a rischio di trasferimento forzato.

Il 1° febbraio, nel Campo profughi di Shu’fat (Gerusalemme Est), le autorità israeliane hanno parzialmente demolito un appartamento e ne hanno sigillato la parte rimanente, sfollando una famiglia palestinese composta da sei persone, tra cui tre minori. Questa misura punitiva è conseguente all’uccisione di un israeliano, nella Città Vecchia di Gerusalemme, da parte di un membro della famiglia sfollata; l’uccisore era stato colpito e ucciso sul posto dalle forze israeliane.

In Cisgiordania, coloni israeliani hanno ferito due palestinesi in due episodi, e persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in 20 casi [seguono dettagli]. Il 4 febbraio, a Sheikh Jarrah (Gerusalemme Est), un colono israeliano ha aggredito e ferito fisicamente un palestinese durante una manifestazione contro gli sgomberi forzati e le demolizioni. Il 3 febbraio, vicino all’insediamento israeliano di Havat Gal (Hebron), coloni israeliani hanno aggredito fisicamente e spruzzato con liquido al peperoncino un ragazzo di 14 anni che stava pascolando le pecore. Vicino agli insediamenti israeliani di Bruqin, Yasuf e Kafr ad Dik (Salfit), nonché a Mantiqat Shi’b al Butum e Al Ganoub (Hebron), in sei episodi, sono stati sradicati o vandalizzati circa 140 alberi e alberelli di proprietà palestinese. In tre episodi, riportati da palestinesi, coloni hanno pascolato il bestiame su terreni appartenenti a palestinesi di Khirbet Samra (Tubas), causando danni ai loro raccolti. In altri tre casi, accaduti a Kisan e Khirbet Zanuta (Hebron), coloni hanno lanciato pietre contro agricoltori palestinesi e hanno impedito loro di pascolare il bestiame; gli aggressori hanno anche ucciso una pecora e ne hanno ferito altre quattro. A Kafr ad Dik (Salfit) e Qaryut (Nablus), un impianto idrico e una fattoria sono stati vandalizzati da coloni israeliani che avevano fatto irruzione in queste Comunità. Nell’area H2 della città di Hebron, coloni hanno lanciato pietre contro pedoni e negozi palestinesi, danneggiando almeno cinque veicoli e tre negozi; alcuni negozi hanno dovuto chiudere per diversi giorni a causa dei ripetuti lanci di pietre.

In Cisgiordania, in 21 casi, persone conosciute come palestinesi, o ritenuti tali, hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, ferendo un colono israeliano e danneggiando veicoli.

Il 7 febbraio, nella zona di Kardala (valle del Giordano settentrionale), le forze israeliane hanno condotto addestramenti militari in un’area circostante la Comunità di pastori di Kardala (Tubas); l’area è designata [da Israele] come “zona di tiro”. Due mucche sono state uccise, altre tre sono state ferite e l’accesso della Comunità ai servizi è stato interrotto.

Vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa di Gaza, in almeno 43 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, presumibilmente per far rispettare [ai palestinesi] le restrizioni di accesso [loro imposte]. In una occasione, ad est di Khan Younis, le forze israeliane [sono entrate nella Striscia ed] hanno spianato il terreno vicino alla recinzione. Secondo quanto riferito, in tre casi, cinque palestinesi di Gaza sono stati arrestati dalle forze israeliane mentre tentavano di entrare irregolarmente in Israele attraverso la recinzione. La maggior parte dei palestinesi, bloccati nell’enclave [di Gaza], non possono richiedere permessi israeliani di uscita, anche quando la loro destinazione è la Cisgiordania; meno che mai quando è Israele.

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Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

L’8 febbraio, forze israeliane sotto copertura sono entrate nella città di Nablus; qui hanno ucciso tre palestinesi all’interno di un’auto. Secondo le autorità israeliane, citate dai media israeliani, le vittime erano membri di un gruppo armato palestinese che aveva compiuto attacchi contro le forze israeliane. In conseguenza di ciò, in Cisgiordania, i palestinesi hanno effettuato proteste contro le uccisioni e in alcune aree è stato annunciato uno sciopero generale.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it

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Rapporto OCHA del periodo 11- 24 gennaio 2022

Due aggressioni (o presunte tali) ad opera di palestinesi contro forze israeliane hanno provocato l’uccisione di un presunto aggressore, il ferimento e l’arresto di un altro e il ferimento di un soldato israeliano [seguono dettagli]

Il 17 gennaio, allo svincolo di Gush Etzion (Hebron), un palestinese di 39 anni avrebbe tentato di accoltellare un soldato israeliano che poi gli ha sparato, uccidendolo; alla fine del periodo di riferimento [di questo Rapporto] il corpo del presunto aggressore era ancora trattenuto dalle autorità israeliane. L’11 gennaio, a un checkpoint vicino all’ingresso dell’insediamento [colonico] di Hallamish (Ramallah), un palestinese ha guidato la sua auto contro soldati israeliani, ferendo se stesso e un soldato. Forze israeliane, hanno arrestato l’uomo. Le due famiglie dei presunti colpevoli hanno dichiarato che il loro parente soffriva di disturbi psicologici.

Tre palestinesi sono morti nel contesto di tre distinte operazioni militari israeliane [seguono dettagli]. Il 12 gennaio, nel villaggio di Jilijliya (Ramallah), durante un’operazione di ricerca, le forze israeliane hanno arrestato, bendato e ammanettato, per circa un’ora, un uomo di 80 anni. Poco dopo il ritiro delle forze israeliane, poiché l’uomo non manifestava alcun movimento, è stato portato in ospedale dove è stato dichiarato morto. Le autorità israeliane hanno annunciato un’indagine. Il 17 gennaio, un attivista palestinese di 65 anni è morto per le ferite riportate il 5 gennaio; in quella circostanza, l’uomo era intervenuto nel corso di una operazione di confisca, da parte della polizia israeliana, di un’auto senza licenza nella Comunità di Umm al Kheir (Ebron), ed era stato investito da un carro attrezzi che non si era fermato. Secondo i media israeliani, in quel caso, l’autista del camion era stato colpito e ferito alla testa da pietre lanciate da palestinesi. Il 24 gennaio, nel campo profughi di Qalandiya (Gerusalemme), le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni su palestinesi che lanciavano pietre contro di loro; sei palestinesi sono stati feriti da proiettili di gomma. Molteplici candelotti lacrimogeni sono caduti vicino a un Centro sanitario dell’UNRWA, dove un paziente di 57 anni ha inalato gas lacrimogeni all’interno dell’ambulanza che lo trasferiva in ospedale; l’uomo è morto alcune ore dopo. In una dichiarazione rilasciata il 26 gennaio, l’UNRWA ha invitato le autorità israeliane a indagare sull’episodio, riferendo che il personale sanitario aveva fatto appello alle autorità israeliane per fermare gli spari e consentire ai pazienti di uscire in sicurezza dalla struttura.

In Cisgiordania 135 palestinesi, inclusi 22 minori, sono stati feriti dalle forze israeliane in scontri [seguono dettagli]. Il numero maggiore di feriti, 46 persone, tra cui almeno sei minori, sono stati registrati in tre episodi accaduti a Burqa e Beita (entrambi a Nablus), dove coloni israeliani avevano fatto irruzione ed avevano attaccato le Comunità, con conseguente scambio di lanci di pietre con palestinesi; le forze israeliane sono intervenute sparando lacrimogeni e proiettili di gomma. Altri 16 feriti sono stati registrati nella città di Nablus, durante scontri tra residenti palestinesi e forze israeliane, in seguito all’ingresso di un gruppo di israeliani in visita a un sito religioso. Palestinesi sono stati feriti anche durante le proteste contro gli insediamenti vicino a Beita (28) e Kafr Qaddum (23) nei governatorati di Nablus e Qalqiliya; undici sono rimasti feriti vicino al checkpoint di Beit El a Ramallah, durante manifestazioni di protesta contro l’arresto, da parte delle forze israeliane, di quattro studenti universitari dell’Università di Birzeit. Un uomo è stato aggredito fisicamente e ferito dalle forze israeliane durante una demolizione a Hebron (vedi sotto), e altri tre durante un’operazione di ricerca-arresto a Betlemme. Complessivamente, due palestinesi sono stati feriti da proiettili veri, 24 da proiettili di gomma e la maggior parte degli altri ha necessitato di cure per aver inalato gas lacrimogeni.

In Cisgiordania le forze israeliane hanno effettuato 88 operazioni di ricerca-arresto, arrestando 148 palestinesi. La maggior parte delle operazioni si è svolta nei governatorati di Gerusalemme ed Hebron. In un episodio separato, il 18 gennaio, le forze israeliane hanno fatto irruzione in una scuola del villaggio di Deir Nidham (Ramallah) ed hanno aggredito fisicamente e arrestato due studenti di 17 anni per aver lanciato pietre, a quanto riferito. Secondo il preside, durante il confronto fisico tra personale scolastico, studenti e forze israeliane, queste ultime hanno danneggiato finestre, sedie e banchi della scuola. Le lezioni per gli oltre 210 studenti sono state sospese per il resto della giornata.

Le forze israeliane hanno continuato a bloccare con cumuli di terra gli ingressi principali dei villaggi di Sabastiya, Burqa e Al Mas’udiya (tutti in Nablus), nelle vicinanze dei quali, il 16 dicembre, un colono israeliano era stato ucciso con arma da fuoco; queste misure hanno costretto circa 8.000 palestinesi a dover effettuare lunghe deviazioni, rendendo difficoltoso il loro accesso ai mezzi di sussistenza e ai servizi. Inoltre, a intermittenza, le forze israeliane hanno continuato a presidiare l’insediamento israeliano di Shavei Shomron, controllando i veicoli palestinesi e provocando lunghi ritardi. Le forze israeliane hanno anche spianato terreni e collocato cumuli di terra sulle strade agricole di Deir al Ghusun (Tulkarm) e sul monte Sabih (Nablus), impedendo ai palestinesi l’accesso ai terreni agricoli.

Nelle prime ore del mattino del 19 gennaio, nella zona di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme Est, le forze israeliane hanno sfrattato con la forza una famiglia allargata composta da 12 persone, tra cui due minori, ed hanno poi demolito la loro casa. L’operazione era iniziata il 17 gennaio, quando le forze israeliane avevano demolito le strutture commerciali del complesso, ma non avevano sfrattato le persone. Secondo il Comune di Gerusalemme, il terreno è stato destinato alla costruzione di una scuola per bambini con disabilità. Durante l’operazione sono state arrestate circa 20 persone, tra membri della famiglia ed attivisti. Stati Membri hanno espresso preoccupazione al Consiglio di Sicurezza ONU in merito alle misure fisiche utilizzate dalle forze israeliane durante l’operazione. Ancora a Sheikh Jarrah, alla fine di gennaio o all’inizio di febbraio 2022, un’altra famiglia [palestinese] sarà probabilmente sfrattata in modo forzoso, a seguito di una causa legale intentata da coloni.

Le autorità israeliane, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, hanno demolito o costretto i proprietari a demolire 20 strutture di proprietà palestinese. Di conseguenza, 39 persone sono state sfollate, inclusi 19 minori, e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di altre 38 [seguono dettagli]. Quindici delle strutture erano in Area C e cinque a Gerusalemme Est. A Khirbet Al Fakheit (Hebron), in un’area designata dalle autorità israeliane come “zona di tiro”, sono state demolite otto strutture, tra cui abitazioni, ricoveri per animali e una cisterna d’acqua; cinque di esse erano state fornite come assistenza umanitaria.

In Cisgiordania, in tre episodi, coloni israeliani hanno ferito tre palestinesi, e in 14 casi, persone note come coloni israeliani o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi [seguono dettagli]. Il 24 gennaio, nella città di Huwwara (Nablus), durante un raid, coloni hanno ferito un palestinese ed hanno fracassato i vetri di almeno cinque auto e di almeno due negozi. Il 21 gennaio, in un terreno agricolo vicino al villaggio di Burin (Nablus), coloni hanno aggredito e ferito fisicamente cinque attivisti israeliani per i diritti umani, hanno appiccato il fuoco a uno dei loro veicoli e ne hanno danneggiato un altro. A Deir Sharaf e Qaryut (Nablus), Yassuf (Salfit), Massafer Yatta (Hebron) e Mazra’a al Qibiliya (Ramallah) sono stati sradicati o vandalizzati almeno 550 alberi e alberelli di proprietà palestinese.

In Cisgiordania, in 18 episodi, persone conosciute come palestinesi, o ritenuti tali, hanno lanciato pietre o bottiglie molotov contro veicoli israeliani, ferendo due israeliani e provocando danni ai veicoli. Inoltre, il 15 gennaio, nel sud di Hebron, in un insediamento “avamposto” [illegale, cioè, anche per Israele] una sinagoga è stata data alle fiamme da palestinesi, a quanto riferito.

Vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa di Gaza, in almeno 25 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, presumibilmente per far rispettare [ai palestinesi] le restrizioni di accesso [loro imposte]; non sono stati segnalati feriti. In tre occasioni, le forze israeliane [sono entrate all’interno della Striscia ed] hanno spianato terreni adiacenti alla recinzione.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina:https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

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Rapporto OCHA del periodo 16 novembre – 6 dicembre 2021

Durante il periodo in esame, in quattro attacchi perpetrati da palestinesi, un civile israeliano è stato ucciso, mentre altri due civili e cinque membri delle forze di sicurezza israeliane sono rimasti feriti [seguono dettagli]. I quattro aggressori palestinesi, di cui due minorenni, sono stati uccisi dalle forze di sicurezza israeliane.

Gli episodi includono un’aggressione con arma da fuoco, due aggressioni con coltello nella Città Vecchia di Gerusalemme ed uno speronamento con auto a Tulkarm. ll 17 novembre, nella Città Vecchia di Gerusalemme, un ragazzo palestinese di 16 anni di Al ‘Isawiya (Gerusalemme Est) ha accoltellato e ferito due agenti della polizia di frontiera israeliana ed è stato ucciso dalla polizia israeliana. Il 21 novembre, un palestinese del Campo profughi di Shu’fat (Gerusalemme est) ha sparato uccidendo un civile israeliano e, a quanto riferito, ferendone un altro e ferendo due agenti della polizia di frontiera israeliana. È stato ucciso sul posto dalle forze israeliane. Inoltre, il 4 dicembre, fuori dalla Città Vecchia di Gerusalemme, vicino alla Porta di Damasco, un palestinese di 25 anni di Salfit ha accoltellato e ferito un civile israeliano ed ha cercato di accoltellare un poliziotto di frontiera israeliano. Le forze israeliane hanno sparato e ucciso il palestinese sul posto. Per quanto riguarda tali uccisioni sul posto, l’Ufficio delle Nazioni Unite dell’Alto Commissario per i Diritti Umani (OHCHR) ha sollevato preoccupazioni di possibili esecuzioni extragiudiziali. Secondo le autorità israeliane, gli agenti hanno agito in linea con il protocollo di sicurezza stabilito e hanno adottato le misure appropriate per limitare ulteriori perdite di vite umane. Il 6 dicembre, al checkpoint di Kafriat (Tulkarm), un altro sedicenne palestinese si è lanciato, in auto, contro una cabina di sicurezza, ferendo una guardia di sicurezza israeliana. Le altre guardie hanno sparato e ucciso l’aggressore. I corpi dei quattro palestinesi sono stati trattenuti dalle autorità israeliane.

A seguito degli attacchi di cui sopra, in tre diverse occasioni, le forze israeliane hanno chiuso per diverse ore sia i cancelli che conducono alla Moschea di Al Aqsa, sia le strade che conducono alla Città Vecchia di Gerusalemme, impedendo ai residenti di raggiungere le loro case. Le forze israeliane hanno anche effettuato molteplici operazioni di ricerca-arresto nel Campo profughi di Shu’fat e Al ‘Isawiya, dove vivevano due degli autori, arrestando diversi parenti. In entrambe le località sono seguiti scontri tra residenti palestinesi e forze israeliane, con almeno quattro palestinesi feriti. Coloni e altri israeliani sono scesi nelle strade della Città Vecchia di Gerusalemme e nei principali incroci stradali della Cisgiordania per protestare contro gli attacchi: alcuni di essi hanno lanciato pietre contro auto e case palestinesi e provocato danni alle proprietà.

A Tammun (Tubas), in scontri scoppiati durante un’operazione di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno sparato ed ucciso un palestinese 26enne e ne hanno ferito un altro. Inoltre, in Cisgiordania, gli scontri con le forze israeliane hanno provocato il ferimento di 441 palestinesi, tra cui 97 minori [seguono dettagli]. La maggior parte dei ferimenti è stata segnalata durante scontri legati alle manifestazioni settimanali tenute contro le attività di insediamento nei pressi di Beita (319) e Beit Dajan (51), entrambe nel governatorato di Nablus. Altri 26 feriti sono stati segnalati in scontri scoppiati con le forze israeliane conseguenti all’ingresso di israeliani in un luogo religioso della città di Nablus; 11 durante cinque operazioni di ricerca-arresto a Tubas, Gerusalemme e Ramallah; 28 in sette episodi verificatisi nell’area H2 della città di Hebron e a Nablus (vedi sotto). I rimanenti ferimenti sono stati registrati in tre diversi episodi accaduti nel Governatorato di Hebron e nella Città Vecchia di Gerusalemme (vicino alla Porta di Damasco), dove i palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni e proiettili di gomma. Tra i feriti: 3 sono stati colpiti da proiettili veri, 59 da proiettili di gomma, 364 sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni e i restanti 15 sono stati aggrediti fisicamente o colpiti da bombolette di gas lacrimogeno.

I 28 palestinesi feriti citati sopra (18 dei quali alunni) hanno inalato gas lacrimogeni o sono stati aggrediti fisicamente e feriti da forze israeliane nel corso di 7 episodi che hanno coinvolto scuole di Al Lubban ash Sharqiya (Nablus) e dell’area H2 della città di Hebron [seguono dettagli]. In H2, secondo quanto riferito, studenti palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane e queste ultime hanno sparato candelotti lacrimogeni contro il vicino complesso scolastico; 15 ragazze sono state curate per inalazione di gas lacrimogeno e gli studenti di tre scuole vicine sono stati evacuati a causa dell’intensità del gas. In Al Lubban ash Sharqiya, in cinque episodi, le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni e bombe assordanti agli studenti, interrompendo le lezioni e costringendo gli studenti a lasciare la scuola: 13 palestinesi sono rimasti feriti, tra cui tre studenti, mentre altre 70 persone circa hanno inalato gas lacrimogeno, ma non hanno avuto bisogno di cure mediche. Questi episodi si sono verificati dopo che coloni israeliani si erano radunati vicino alla scuola per protestare di essere stati colpiti da pietre lanciate dai locali della scuola.

A Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa, in almeno 35 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento [verso palestinesi], verosimilmente per far rispettare le restrizioni all’accesso. Non sono stati segnalati feriti. Sette pescatori palestinesi sono stati arrestati e due barche sono state confiscate dalle forze israeliane. Bulldozer militari israeliani hanno condotto cinque operazioni di spianatura del terreno all’interno di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale. Le autorità israeliane hanno arrestato due uomini al valico di Erez, compreso uno che accompagnava la moglie per cure mediche a Gerusalemme Est. Altre tre persone, tra cui un minore, sono state arrestate mentre, secondo quanto riferito, cercavano di entrare [illegalmente] in Israele attraverso la recinzione perimetrale.

In Cisgiordania le forze israeliane hanno effettuato 100 operazioni di ricerca-arresto, arrestando 132 palestinesi. La maggior parte delle operazioni è stata svolta in Gerusalemme Est (33) e nel governatorato di Hebron (31), seguite da Betlemme (19) e Ramallah (14). Tra il 18 novembre e il 1° dicembre, le forze israeliane hanno chiuso rispettivamente gli ingressi principali di Mantiqat Shi’b al Butum (Hebron) e Deir Nidham (Ramallah), costringendo i residenti palestinesi a fare lunghe deviazioni e creando loro gravi difficoltà ad accedere ai servizi ed ai mezzi di sussistenza.

Il 30 novembre, nell’area di Ibziq della Valle del Giordano, almeno sei famiglie palestinesi sono state costrette, per otto giorni, ad evacuare le loro residenze per consentire gli addestramenti militari israeliani. Di conseguenza, 38 persone, tra cui 17 minori, sono state temporaneamente sfollate, senza che fossero fornite loro sistemazioni alternative.

In Cisgiordania, a causa della mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, sequestrato o costretto i proprietari a demolire, un totale di 62 strutture di proprietà palestinese, di cui undici donate come assistenza umanitaria [seguono dettagli]. In totale, 55 persone sono state sfollate, inclusi 18 minori, e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di altre 3.000 persone circa. Quarantaquattro delle strutture erano situate in Area C (tra esse le undici donate come assistenza umanitaria). Nella Comunità Mirkez di Massafer Yatta (Hebron), le autorità israeliane hanno demolito otto case, cisterne e strutture legate al sostentamento. Questa zona è designata come “zona di tiro” per l’addestramento militare e i suoi 1.300 residenti sono sottoposti ad un contesto coercitivo che li mette a rischio di trasferimento forzato. A Khirbet Atuf, situata nell’Area C del governatorato di Tubas, le autorità israeliane hanno smantellato e confiscato circa 1.800 metri di un acquedotto finanziato da donatori. Tredici delle strutture si trovavano a Gerusalemme Est: sei di esse sono state demolite dai proprietari palestinesi per evitare tasse comunali e possibili danni ad altre strutture [adiacenti] e ad oggetti personali. Altre cinque strutture sono state demolite a seguito di una sentenza della Corte Suprema Israeliana che fa riferimento a un ordine militare del 2011; tale ordine individua, sul “versante Gerusalemme” della Barriera, una zona cuscinetto di sicurezza, dove la costruzione è vietata. Tale zona interessa Sur Bahir in Area A e la Comunità di Al Khas (Betlemme) in Area B. Tre famiglie composte da nove persone, tra cui tre minori e una donna anziana, sono state sfollate.

Il 28 novembre, il Tribunale Distrettuale di Gerusalemme ha respinto il ricorso dei residenti contro 58 ordini di demolizione emessi dalle autorità israeliane contro decine di strutture di proprietà palestinese situate nell’area Wadi Yasul di Silwan (Gerusalemme Est), mettendo centinaia di persone a rischio imminente di sfollamento. Wadi Yasul ospita circa 700 palestinesi, ma è stato destinato dalle autorità israeliane a diventare “area verde”. Negli ultimi 15 anni sono stati sempre respinti gli sforzi dei residenti per cambiare in “residenziale” la destinazione dell’area.

In Cisgiordania, 25 attacchi di coloni hanno provocato quattro feriti palestinesi e danni alle proprietà [seguono dettagli]. Otto di questi episodi hanno visto il lancio di pietre contro veicoli e case palestinesi nelle aree di Ramallah, Nablus e Hebron, con conseguente ferimento di due palestinesi, uno dei quali minore, e danni ad almeno 13 veicoli palestinesi. A Sheikh Jarrah sono state forate le gomme di 13 auto di proprietà palestinese. Altri tre attacchi sono stati registrati a Shufa (Nablus), Khirbet Sarura e Ash Shyukh (entrambi a Hebron), comprendenti l’irruzione in case, il furto di attrezzi agricoli, il danneggiamento di tre serbatoi d’acqua e il taglio di parte di una conduttura dell’acqua. Nella Comunità di Ein al Hilwa, nella Valle del Giordano settentrionale (Tubas), coloni israeliani hanno attaccato pastori palestinesi e le loro mucche, uccidendo tre mucche. Nei pressi dei villaggi di Yanun e Jalud (entrambi in Nablus) e Khallet Athaba’ a Hebron sono stati danneggiati oltre 130 alberi e alberelli.

Nei governatorati di Gerusalemme, Nablus e Gerico palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, ferendo dieci coloni. Secondo fonti israeliane, in Cisgiordania il lancio di pietre ha danneggiato 35 auto israeliane. In un altro episodio accaduto il 1° dicembre, due israeliani, di cui uno colono, dopo essere entrati nel centro di Ramallah, sono stati attaccati e la loro auto è stata data alle fiamme da palestinesi; sono stati soccorsi dalle forze di sicurezza palestinesi.

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Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

L’8 dicembre, nel quartiere di Sheikh Jarrah, in Gerusalemme Est, una colona israeliana è stata accoltellata e ferita. La presunta autrice, una ragazza palestinese, è stata arrestata.

Il 10 dicembre, nel contesto delle proteste settimanali contro l’attività di insediamento colonico a Beita (Nablus), le forze israeliane hanno ucciso un palestinese.

Il 13 dicembre, a Nablus, durante scontri seguiti ad un’operazione di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno ucciso un 30enne palestinese.




Rapporto OCHA del periodo 2 -15 novembre 2021

Il 5 novembre, nel villaggio di Deir al Hatab (Nablus), forze israeliane hanno ucciso un 15enne palestinese.

L’uccisione è avvenuta nel contesto di proteste durante le quali palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane che hanno sparato con armi da fuoco e lanciato lacrimogeni. A quanto riferito, l’esercito israeliano ha aperto un’indagine.

In Cisgiordania, complessivamente, le forze israeliane hanno ferito 190 palestinesi [seguono dettagli]. 135 sono rimasti feriti durante le proteste contro le attività di insediamento vicino a Beita (126) e Beit Dajan (9), nel governatorato di Nablus. Altri 47 palestinesi sono rimasti feriti negli scontri avvenuti nei pressi del checkpoint DCO [Ufficio di Coordinamento Distrettuale] (Ramallah). Un palestinese è stato ferito in At Tuwani (Hebron), durante un’operazione di ricerca-arresto; i rimanenti feriti sono dovuti a scontri scoppiati tra palestinesi e forze israeliane nei governatorati di Betlemme ed Hebron. Nel complesso, un palestinese è stato ferito da proiettili veri e 27 da proiettili di gomma, sette sono stati aggrediti fisicamente e i rimanenti sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno. Oltre a quelli feriti direttamente dalle forze israeliane, a Beita, 11 palestinesi sarebbero stati feriti mentre scappavano dalle forze israeliane, o in circostanze che non è stato possibile verificare. Inoltre, nell’area di Betlemme, un uomo è stato ferito da un ordigno inesploso mentre raccoglieva rottami metallici in una zona dichiarata da Israele “area militare chiusa”.

In Cisgiordania forze israeliane hanno effettuato 65 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 92 palestinesi. Il maggior numero di operazioni è stato registrato in Hebron, seguito da Betlemme.

In almeno 4 occasioni, in Gaza, vicino alla recinzione perimetrale ed al largo della costa, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento [verso palestinesi], apparentemente per far rispettare le restrizioni di accesso [loro imposte]. Non sono stati segnalati feriti. Bulldozer militari israeliani, [entrati] all’interno della Striscia di Gaza, hanno spianato il terreno vicino alla recinzione perimetrale, ad est di Khan Younis. Durante tale operazione sono stati danneggiati 7.000 metri quadri di terreno coltivato ad ortaggi. In un altro caso, un uomo è stato arrestato mentre, secondo quanto riferito, cercava di entrare in Israele attraverso la recinzione perimetrale.

Per mancanza di permessi edilizi israeliani, le autorità israeliane hanno demolito, sequestrato o costretto i proprietari palestinesi ad autodemolire 49 strutture, sfollando 38 persone e pregiudicando, in grado diverso, i mezzi di sussistenza o l’accesso ai servizi di quasi altre 400 persone [seguono dettagli]. Fra le strutture demolite in Area C c’è una moschea, otto strutture abitative e 23 strutture di sostentamento, distribuite in 16 Comunità. Otto strutture, comprese due abitazioni demolite dai proprietari, sono state demolite in Gerusalemme Est.

Coloni israeliani hanno ferito 20 palestinesi e cinque volontari israeliani; persone note come coloni israeliani (o ritenuti tali) hanno danneggiato o rubato il raccolto di dozzine di ulivi [seguono dettagli]. A Khallet Athaba’ (Hebron), palestinesi hanno lanciato pietre contro coloni israeliani che avevano eretto una tenda; alcuni fra questi ultimi hanno ferito cinque palestinesi, di cui tre con armi da fuoco. Nello stesso contesto, alcuni coloni hanno dato fuoco a una tenda ed a cinque veicoli palestinesi, tra cui due ambulanze. Altri undici palestinesi sono stati feriti, con pietre, da coloni che avevano fatto irruzione nei villaggi di Burin e Burqa (Nablus) e nel quartiere di Ras al Amud a Gerusalemme Est; in questa seconda località sono state vandalizzate anche diverse auto. In Hebron, nella zona di Saadet Tha’lah, tre pastori, tra cui due donne, sono stati aggrediti fisicamente. A Huwwara (Nablus), coloni hanno aggredito fisicamente e ferito un altro agricoltore che stava raccogliendo olive ed hanno ucciso tre vitelli. Inoltre, a Surif (Hebron), coloni hanno lanciato pietre e ferito cinque volontari israeliani che scortavano raccoglitori di olive palestinesi. A Burin e nell’area Ash Shuyukh di Hebron, coloni avrebbero vandalizzato circa 120 ulivi e rubato il raccolto di altre dozzine di ulivi. Secondo quanto riferito, in diversi episodi accaduti a Nablus ed Hebron, coloni hanno vandalizzato pozzi d’acqua e serbatoi mobili, telecamere di sorveglianza e una struttura abitativa. Nella zona H2 di Hebron, mentre coloni molestavano palestinesi, un colono è stato colpito e ferito da pietre lanciate da palestinesi.

Nel governatorato di Gerusalemme e nella Valle del Giordano, palestinesi, o persone ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, ferendo tre coloni. In Cisgiordania, secondo fonti israeliane, il lancio di pietre da parte di palestinesi ha danneggiato 30 auto israeliane.

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Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

Il 16 novembre, a Tubas, durante un’operazione di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno ucciso un palestinese di 26 anni.

Il 17 novembre, nella Città Vecchia di Gerusalemme, un ragazzo palestinese 16enne ha accoltellato due agenti di polizia israeliani ed è stato successivamente colpito a morte.




Rapporto OCHA del periodo 5 – 18 ottobre 2021

Secondo fonti israeliane, le forze israeliane hanno sparato uccidendo un 14enne palestinese e ferendo un altro ragazzo, poi arrestato: entrambi stavano lanciando bottiglie incendiarie contro veicoli israeliani.

L’episodio è avvenuto il 14 ottobre, nei pressi del checkpoint dei Tunnel che controlla l’accesso all’area di Gerusalemme per chi arriva dalla Cisgiordania meridionale. Sempre il 14 ottobre, nell’area di Qalandiya (Gerusalemme), ad un posto di blocco “volante”, un palestinese ha investito e ferito gravemente un agente della polizia di frontiera israeliana. Le forze israeliane gli hanno sparato ferendolo gravemente alla testa.

In Cisgiordania, complessivamente, le forze israeliane hanno ferito 159 palestinesi [seguono dettagli]. La maggior parte (115) è rimasta ferita durante le ininterrotte proteste contro le attività di insediamento vicino a Beita (90 feriti) e Beit Dajan (25 feriti) nel governatorato di Nablus. Altri otto palestinesi sono stati curati per aver inalato gas lacrimogeni sparati dalle forze israeliane che erano intervenute nel villaggio di Burin a Nablus, durante una incursione di coloni (vedi sotto). I restanti feriti sono stati registrati principalmente durante scontri in prossimità di checkpoint. Nel complesso, cinque palestinesi sono stati colpiti da proiettili veri e 25 da proiettili di gomma, 21 sono stati aggrediti fisicamente o colpiti da granate sonore; i rimanenti sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni. Oltre a quelli feriti direttamente dalle forze israeliane, cinque palestinesi sarebbero rimasti feriti nel villaggio di Beita, mentre scappavano dalle forze israeliane, o in circostanze che non è stato possibile verificare.

Intorno alla Città Vecchia di Gerusalemme, è stato registrato un incremento della violenza, con numerosi feriti o arrestati [seguono dettagli]. Il 10 ottobre, palestinesi hanno manifestato contro l’abbattimento di parti di un cimitero islamico vicino alla Città Vecchia; alcuni di loro hanno dato fuoco a un container appartenente alla municipalità di Gerusalemme. Le demolizioni erano iniziate lo scorso anno; erano state interrotte dopo un ricorso legale, ma sono riprese dopo una ordinanza del tribunale israeliano. Complessivamente, durante il periodo di riferimento [di questo rapporto], intorno alla Città Vecchia, 24 palestinesi sono stati colpiti da granate sonore o proiettili di gomma sparati dalle forze israeliane; tre israeliani (due coloni e un agente della polizia di frontiera) sono stati aggrediti fisicamente da palestinesi mentre 19 palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane.

In Cisgiordania le forze israeliane hanno effettuato 113 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato circa 150 palestinesi. Il governatorato più colpito è stato quello di Gerusalemme.

In almeno 23 occasioni, in Gaza, vicino alla recinzione perimetrale e al largo della costa, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento [verso palestinesi] apparentemente per far loro rispettare le restrizioni di accesso. Non sono stati segnalati feriti. All’interno di Gaza, nella zona di Rafah, in prossimità della recinzione perimetrale, bulldozer militari israeliani hanno effettuato la spianatura di terreno. Sempre nell’area di Rafah, forze israeliane hanno confiscato un peschereccio ancorato a sei miglia nautiche dalla costa di Gaza, ben all’interno dell’area di pesca attualmente consentita [ai palestinesi] dalle autorità israeliane, cioè 15 miglia al largo della costa meridionale di Gaza. Le forze israeliane hanno anche arrestato due palestinesi (uno è un ragazzo) che, secondo quanto riferito, tentavano di entrare in Israele attraverso la recinzione perimetrale.

In Area C, per mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito o sequestrato 23 strutture di proprietà palestinese, sfollando quattro persone [seguono dettagli]. Gli sfollati vivevano nella Comunità di pastori di Az Za’ayyem (Gerusalemme). Dodici strutture, prevalentemente residenziali, sono state smantellate nella Comunità di pastori di Ras at Tin, a Ramallah, colpendo 50 persone. Si stima che siano circa 350 gli agricoltori e le rispettive famiglie della Comunità di Tayasir, nella Valle del Giordano, colpiti dalla demolizione di una strada agricola pavimentata. Le restanti demolizioni includono strutture di sussistenza ad Haris (Salfit) e Ma’in (Hebron).

Coloni israeliani hanno ferito sette palestinesi, mentre persone note come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato o rubato il raccolto di oltre 1.600 alberi, principalmente ulivi [seguono dettagli]. Quattro dei feriti sono stati colpiti con pietre da coloni israeliani che avevano fatto irruzione nel villaggio di Burin (Nablus), causando danni a case ed alberi. Nel villaggio di Yasuf, a Nablus, una donna è stata spruzzata con liquido al peperoncino da coloni che hanno anche lanciato pietre contro altri palestinesi che raccoglievano le olive. Gli altri due sono stati feriti a Hebron. Agricoltori palestinesi, testimoni oculari e proprietari di terreni (in alcuni casi avvalorati da rapporti del Ministero dell’Agricoltura) riferiscono che, dal 12 ottobre, inizio della raccolta annuale delle olive, nei villaggi intorno a Nablus, Hebron, Salfit e Ramallah, oltre 1.400 alberi, principalmente ulivi, sono stati vandalizzati o ne sono stati rubati i frutti. Molti di questi alberi erano stati piantati [su terreni di proprietà palestinese] in prossimità di insediamenti colonici israeliani. I restanti 200 alberi danneggiati sono stati segnalati da proprietari, poco prima dell’inizio della stagione. Coloni hanno anche vandalizzato diverse auto a Marda (Salfit) e Beit Iksa e nel quartiere di Silwan (entrambi a Gerusalemme).

Nel governatorato di Ramallah, persone note come palestinesi, o ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, ferendo un colono. In Cisgiordania, secondo fonti israeliane, il lancio di pietre ha danneggiato 22 auto israeliane.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina:https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it