Guerra contro Gaza: stime USA mostrano che il numero di vittime di Hamas è molto inferiore rispetto agli obbiettivi israeliani

MEE staff

21 gennaio 2024 – Middle East Eye

L’organizzazione palestinese ha perso solo il 20-30% dei suoi combattenti ed è ben lungi dall’essere sradicata, concludono le agenzie di intelligence USA

Le agenzie di intelligence USA stimano che Hamas abbia perso solo il 20-30% dei suoi combattenti dall’inizio della guerra israeliana contro Gaza il 7 ottobre.

Le stime, le prime dall’inizio della guerra, non rispecchiano l’obbiettivo dichiarato di Israele di “distruggere” l’organizzazione palestinese, che ha di fatto governato la Striscia di Gaza prima dell’ultima invasione israeliana.

Secondo il rapporto di intelligence citato dal Wall Street Journal di sabato, Hamas è tuttora in grado di combattere le truppe israeliane e di lanciare razzi in Israele “per mesi”.

Il rapporto riferisce che i dirigenti israeliani ritengono che siano stati feriti circa 16.000 combattenti di Hamas, circa la metà dei quali probabilmente non tornerà sul campo di battaglia. Tuttavia le stime USA indicano una cifra tra i 10.500 e 11.700 combattenti, con la possibilità che molti tornino in servizio attivo.

Il giornale USA segnala che l’amministrazione Biden ha ridotto per questo motivo le proprie aspettative relativamente alla guerra ed ha esortato Israele a cambiare le tattiche di guerra per condurre operazioni mirate contro i capi di Hamas.

Un alto ufficiale militare israeliano ha detto al giornale che lo scopo di Hamas è di “non perdere” e sopravvivere al conflitto, piuttosto che di vincere.

Secondo gli ultimi dati dell’agenzia di previdenza sociale israeliana, l’attacco di Hamas ad Israele del 7 ottobre ha provocato la morte di circa 1.200 persone, compresi 695 civili israeliani e 373 militari. Più di 200 persone, sia civili che militari, sono state portate a Gaza come ostaggi.

Secondo il Ministero della Sanità palestinese il conseguente attacco israeliano a Gaza ha finora ucciso più di 25.000 palestinesi, per la maggior parte donne e bambini.

L’offensiva ha comportato accuse di genocidio contro Israele ed una causa di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia intentata dal Sudafrica, che chiede misure provvisorie per fermare la guerra.

La maggior parte della popolazione di Gaza, di 2,3 milioni di persone, è stata sfollata dalla guerra e i rapporti dell’ONU indicano che l’assedio imposto da Israele ha spinto la popolazione sull’orlo della carestia.

L’ala armata di Hamas, le Brigate Qassam, non ha dichiarato il numero totale dei suoi combattenti o degli uccisi durante le ostilità.

Secondo il WSJ un rapporto riservato USA di gennaio stima che prima della guerra Hamas avesse tra i 25.000 e 30.000 combattenti che corrispondono alle stime israeliane di almeno 30.000.

Hamas continua a resistere nonostante le perdite

Il generale dell’esercito in pensione Joseph Votel, ex comandante delle operazioni militari USA in Medio Oriente, ha detto al Wall Street Journal che in base alla sua analisi Hamas è tuttora in grado di continuare la lotta nonostante le perdite subite.

Una persona adesso potrebbe dover svolgere due o tre compiti”, ha detto.

Secondo il WSJ persino al nord, dove gli attacchi israeliani hanno distrutto una vasta parte della città, l’organizzazione continua a resistere.

Hamas sta cercando di riaffermare la propria autorità destinando piccoli gruppi di poliziotti e servizi di emergenza a pattugliare le strade”, scrive il giornale citando ufficiali israeliani e abitanti palestinesi.

Il rapporto aggiunge che il lancio di razzi da parte di Hamas in Israele dal centro di Gaza è un altro segnale della resilienza dell’organizzazione.

Un ufficiale dell’esercito israeliano ha anche detto al WSJ che le autorità del Ministero dell’Interno palestinese guidato da Hamas sono persino tornate a Gaza City, anche in zone precedentemente conquistate dall’esercito israeliano durante i combattimenti.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Guerra Israele-Palestina: quale sarà l’impatto dell’allagamento dei tunnel di Gaza con acqua di mare?

Rayhan Uddin a

14 dicembre 2023 – Middle East Eye

Pompare acqua di mare nella rete di tunnel danneggerà le risorse idriche e l’agricoltura – e potrebbe violare il diritto internazionale, dicono gli esperti a MEE

Prima dell’implacabile bombardamento israeliano contro Gaza, per i palestinesi l’accesso ad acqua pulita nell’enclave assediata era già scarsa. Potrebbe essere in procinto di peggiorare ulteriormente.  

Secondo un’inchiesta del Wall Street Journal di mercoledì l’esercito israeliano ha cominciato a pompare acqua di mare nei tunnel usati da Hamas.

La scorsa settimana il WSJ, citando funzionari USA, ha riferito che Israele aveva finito di montare almeno cinque grandi pompe per acqua di mare vicino al campo profughi di al-Shati nel nord di Gaza, pompe che possono attingere acqua dal mar Mediterraneo e spostare migliaia di metri cubi all’ora.

Si dice che funzionari israeliani stiano valutando un piano per allagare i tunnel durante parecchie settimane per tentare di smantellare la rete e indebolire i gruppi armati palestinesi.

Studiosi specializzati in acqua, diplomazia e conflitti hanno detto a Middle East Eye che gli allagamenti avranno effetti dannosi sull’ambiente, fra cui l’inquinamento delle già devastate risorse idriche di Gaza e il danneggiamento delle sue coltivazioni.

Secondo uno degli esperti l’impatto potrebbe costituire una violazione del diritto umanitario internazionale. 

Israele non ha fornito alcun dettaglio ufficiale sul piano di allagamenti, ritenendo l’informazione top secret. La durata e l’intensità delle misure proposte sono perciò sconosciute.

Mentre la portata complessiva e le dimensioni dell’impatto sono poco chiare, possiamo ragionevolmente aspettarci che almeno parte dell’acqua di mare filtrerà nel terreno dai tunnel, particolarmente in zone dove essi sono già stati danneggiati,” dice a MEE Juliane Schillinger, una ricercatrice presso l’Università di Twente, in Olanda. 

Schillinger, specializzata nell’interazione fra conflitti e gestione dell’acqua, afferma che le infiltrazioni potrebbero portare a un inquinamento localizzato del terreno e della falda con acqua di mare. 

È importante tenere presente che qui non stiamo solo parlando di acqua con un alto contenuto di sale – l’acqua lungo la costa mediterranea è anche inquinata da acque reflue non trattate che sono continuamente scaricate nel Mediterraneo dal sistema fognario di Gaza che funziona male,” spiega.

Danni all’agricoltura

L‘acquifero costiero di Gaza, l’unica fonte di acqua nell’enclave assediata, è già inquinato a causa dell’eccessivo pompaggio e dei liquami.

L’acqua è fornita in modo intermittente ai palestinesi nel territorio tramite pompe controllate da Israele che, all’inizio dell’attuale conflitto degli inizi di ottobre, le ha chiuse completamente per parecchi giorni.

Circa il 96% dell’acqua per uso domestico di Gaza è contaminato e non adatto al consumo umano, di conseguenza la maggior parte dei palestinesi conta su autobotti private senza controlli e impianti di desalinizzazione non autorizzati.

Secondo uno studio del 2021 quest’acqua è spesso contaminata. La guerra di Israele contro Gaza ha costretto a chiudere almeno tre dei maggiori impianti di desalinizzazione. 

La pessima qualità dell’acqua di Gaza è il risultato di una situazione in cui non c’è un contesto significativo perché i palestinesi possano determinare una propria gestione delle risorse idriche,” ci dice Michael Mason, professore di geografia ambientale presso la London School of Economics

Mason attribuisce la mancanza di controllo “a effetti duraturi e destabilizzanti del blocco israeliano, a sottosviluppo economico e ai frequenti conflitti armati”.

Aggiunge che ogni prospettiva di ricostruzione post-bellica di infrastrutture idriche si baserà sull’accesso alla falda, che sarà ancora più salinizzata e inquinata dai piani di allagamento.

La guerra l’ha già ulteriormente danneggiata in conseguenza dei danni alle infrastrutture fognarie e delle infiltrazioni di metalli pesanti per l’uso indiscriminato di bombe,” aggiunge Mason. 

Schillinger precisa che nel caso che Hamas abbia immagazzinato materiali tossici nei tunnel, l’inquinamento potrebbe essere accentuato dal dilavamento di tali sostanze nel suolo e nella falda.

L’allagamento con acqua di mare causerebbe danni a lungo termine anche all’agricoltura, già da tempo devastata dalle azioni di Israele.

L’uso agricolo della terra è stato gravemente colpito dagli attacchi militari, dall’occupazione e dall’evacuazione della popolazione,” continua Mason. 

Ipotizzando che il settore agricolo possa in qualche modo risorgere in futuro, la falda acquifera impregnata di sale limiterà enormemente la scelta delle coltivazioni.”

Oltre all’impatto sull’ambiente, il piano di allagamento solleva preoccupazioni sulla sicurezza degli israeliani presi come ostaggi durante l’attacco di Hamas e che potrebbero essere imprigionati nei tunnel.

Lo scorso mese alcuni degli ostaggi rilasciati hanno testimoniato di essere stati tenuti o nei tunnel o in nascondigli.

Violazione del diritto internazionale

Non sarebbe la prima volta che i tunnel vengono allagati per indebolire Hamas: l’Egitto l’aveva fatto con liquami nel 2013 e due anni dopo con acqua di mare.

Il Cairo lo fece per prevenire il contrabbando di armi, risorse e il passaggio di combattenti che sarebbe avvenuto fra il sud di Gaza e la penisola del Sinai. 

Otto anni fa ciò causò l’allagamenti di case e imprese civili, oltre a danni alle risorse idriche e alle colture. 

Probabilmente Israele sosterrà che tale azione è “proporzionata” come obiettivo militare ai sensi del diritto internazionale, dato l’uso della rete da parte dei combattenti palestinesi. 

Mason però aggiunge che causare danni a lungo termine all’ambiente è illegale. 

 “Un allagamento prolungato ed esteso della rete dei tunnel violerebbe le norme di diritto umanitario internazionale consuetudinario che proibiscono atti di guerra intesi a causare, o che ci si aspetta causino, vasti e gravissimi danni a lungo termine all’ambiente naturale,” precisa. 

Tale violazione del diritto umanitario internazionale è resa ancor più probabile perché l’acquifero è essenziale alle necessità della popolazione civile ed è già a un punto di non ritorno da un tracollo a lungo termine.”

Middle East Eye ha contattato l’esercito israeliano a proposito dell’impatto dell’allagamento dei tunnel, ma al momento di andare in stampa non ha ricevuto risposta. 

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)