Ben & Jerry’s annuncia la fine delle vendite nei territori palestinesi occupati

Una coda di persone per comprare il gelato impegnate in una manifestazione per Black Lives Matter a Seattle nel giugno del 2020. Foto AFP
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Alex MacDonald

19 luglio 2021 Middle East Eye

L’azienda produttrice di gelati statunitense afferma che lo smercio dei suoi prodotti nei territori occupati è “incoerente” con i valori dell’azienda

L’azienda produttrice di gelati Ben & Jerry’s ha annunciato che interromperà la vendita dei suoi prodotti nei territori palestinesi occupati.

Lunedì, in un comunicato, la società ha dichiarato [la vendita dei suoi prodotti nei territori palestinesi occupati] “incoerente con i nostri valori”e ha aggiunto che “ascolta e riconosce le preoccupazioni condivise dai nostri clienti e soci fidati.

“Abbiamo una partnership di lunga data con il nostro concessionario, che produce il gelato Ben & Jerry’s in Israele e lo distribuisce nella regione”, si legge nella nota.

“Abbiamo lavorato per cambiare questa situazione e quindi abbiamo informato il nostro concessionario che alla scadenza alla fine del prossimo anno non rinnoveremo il contratto”.

Hanno anche detto che “rimarranno in Israele attraverso un accordo diverso” senza specificare altro.

L’azienda, che sin dalla sua fondazione nel 1978 ha sostenuto una serie di cause per i diritti civili, ha ricevuto critiche per la vendita negli insediamenti illegali nei territori palestinesi occupati dei gelati prodotti in Israele.

Nel 2015 è stata presa di mira dalla campagna BDS in merito alla sua politica in Israele.

‘Grande vittoria’ per la Palestina

Lunedì l’Adalah Justice Project, un’organizzazione pro-palestinese con sede negli Stati Uniti, ha accolto con favore questa decisione e la ha definita una “grande vittoria della lotta palestinese per la libertà”.

Tuttavia l’organizzazione ha aggiunto che continuerà a chiedere un “disimpegno completo da tutti i rapporti commerciali con l’Israele dell’apartheid”.

Ben & Jerry’s ha sostenuto con forza il movimento Black Lives Matter e altre cause progressiste sui social media, ma è rimasta in silenzio a metà maggio quando Israele ha lanciato gli attacchi aerei sulla Striscia di Gaza.

Utenti dei social media hanno criticato l’azienda per essersi proclamata una paladina delle cause per i diritti civili ignorando la difficile situazione dei palestinesi.

L’operazione militare israeliana di 11 giorni sulla Striscia di Gaza a maggio ha provocato l’uccisione di almeno 248 palestinesi e la distruzione di una serie di edifici tra cui scuole, centri medici e uffici della stampa. Anche dodici israeliani sono stati uccisi dai razzi lanciati da Gaza.

(traduzione dall’inglese di Giuseppe Ponsetti)