Shireen Abu Akleh: le forze israeliane aggrediscono il corteo funebre che accompagnava la bara prima dell’inumazione.

Le forze israeliane impediscono ai palestinesi in lutto di portare la bara del giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh alla chiesa di Gerusalemme il 13 maggio 2022 (AFP)
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Huthifa Fayyad, Latifeh Abdellatif , Lubna Masarwa

venerdì 13 maggio 2022 – Middle East Eye

Nonostante l’aggressione da parte delle forze israeliane, in migliaia hanno sfilato nella Città Vecchia di Gerusalemme per dire addio alla giornalista palestinese

Questo venerdì le forze israeliano hanno lanciato granate assordanti e aggredito i palestinesi che accompagnavano la bara della giornalista assassinata Shireen Abu Akleh all’esterno dell’ospedale di Gerusalemme, prima del suo servizio funebre e della sua inumazione nella Città Vecchia.

Alcuni palestinesi in lutto hanno insistito per portare il suo feretro sulle spalle dall’ospedale francese Saint-Louis alla Chiesa cattolica romana della Città Vecchia, prima di trasportarla al luogo dell’inumazione, il cimitero del monte Sion.

Prima che potessero lasciare la cinta dell’ospedale le forze israeliane li hanno aggrediti, spinti indietro e hanno fatto irruzione nel cortile.

Secondo fonti palestinesi almeno 14 persone sono state arrestate e 33 ferite dalla repressione israeliana.

Una ripresa in diretta di Al Jazeera ha colto il momento in cui i palestinesi in lutto hanno quasi lasciato cadere il feretro sotto gli attacchi delle forze israeliane.

Givera al-Budeiri, una collega di lunga data e amica intima di Abu Akleh ha descritto dal vivo in diretta la violenta repressione contro i partecipanti al funerale riuniti fuori dall’ospedale.

“Forze dell’occupazione stanno attaccando l’ospedale. Ora stanno sparando proiettili. Stiamo parlando di un ospedale, non di una zona di conflitto,” ha affermato, addolorata e trattenendo le lacrime.

“Persino nella sua morte Shireen ha denunciato le azioni delle forze di occupazione,” ha detto un altro giornalista di Al Jazeera.

Qualche istante dopo gli israeliani li hanno obbligati a mettere la bara su un’automobile e hanno permesso loro di lasciare l’ospedale, purché non in corteo. Decine di persone all’ospedale volevano unirsi alla processione e gli è stato impedito.

Quando il feretro è finalmente arrivato alla chiesa cattolica romana decine di altre persone stavano aspettando di assistere al servizio funebre per Shireen Abu Akleh.

Un degno tributo”

Venerdì migliaia di palestinesi musulmani e cristiani di Gerusalemme e della comunità palestinese in Israele, anche di Haifa e Nazareth, sono arrivati per rendere omaggio alla nota giornalista nella chiesa della Città Vecchia.

“Una Nazione unita, alza le tue mani e la tua voce,” hanno scandito i palestinesi prima del servizio funebre. “Musulmani e cristiani, fate sentire la vostra voce insieme.”

Anche molti dei colleghi e amici giornalisti di Abu Akleh erano presenti al funerale.

La stimata giornalista era nota e molto rispettata dai telespettatori del mondo arabo, soprattutto in Palestina, dove la sua morte ha avuto risonanza tra personalità di tutto lo spettro politico e sociale.

La sua uccisione, gli attacchi contro altri giornalisti e la repressione contro il suo corteo funebre hanno unito i palestinesi in quello che è stato descritto come un raro momento di unità nazionale. Nella Città Vecchia di Gerusalemme sono stati dedicati ad Abu Akleh servizi funebri, con bandiere palestinesi che sventolavano.

“Guardo queste scene del funerale di Shireen e si tratta sia di una commemorazione della sua vita che anche di una grande rabbia per il modo in cui è stata uccisa,” ha detto a Middle East Eye l’avvocatessa palestinese Diana Buttu.

“Shireen ha toccato ogni casa palestinese. Ogni casa araba. Ha portato la Palestina al mondo arabo e attraverso di lei il mondo ha compreso cosa significhi essere palestinesi,” ha aggiunto Buttu.

“Vedere queste migliaia di persone in un omaggio così degno di Shireen. Era veramente una persona che ha fatto del suo meglio per garantire che le nostre storie venissero ascoltate e non posso dire quanto io sia orgogliosa di dire che era mia amica.”

Dopo la messa di suffragio una grande folla ha portato la bara di Abu Akleh a 300 metri dalla chiesa fino al cimitero del monte Sion, con poliziotti pesantemente armati schierati nella Città Vecchia.

Forze speciali israeliane si sono ammassate fuori dalla chiesa, arrestando e aggredendo molte persone che sventolavano le bandiere palestinesi.

Tuttavia migliaia di palestinesi decisi a dare un addio degno ad Abu Akleh hanno sfilato lungo la stretta via che porta al cimitero.

Una croce di fiori, portata davanti alla bara da una folla di musulmani e cristiani, alla fine è arrivata alla tomba.

Lì, in un momento straordinario, rappresentanti delle varie denominazioni cristiane di Gerusalemme hanno fatto suonare insieme le campane delle chiese, un gesto di unità raramente visto nella storia della città.

Coperta da una bandiera palestinese, che le autorità israeliane hanno vietato ai sostenitori di portare, alla fine il feretro di Abu Akleh è stato calato nella terra in un appezzamento vicino ai suoi genitori.

Restrizioni israeliane prima del funerale

Poco prima del funerale le forze israeliane hanno imposto un certo numero di restrizioni. I palestinesi vi hanno visto un tentativo di ostacolare il rito e di limitare il numero di persone presenti.

Hanno vietato le bandiere palestinesi durante il funerale e imposto il divieto di manifesti e canti di canzoni nazionaliste.

Giovedì notte il fratello di Abu Akleh è stato convocato per essere interrogato, un’iniziativa che molti hanno visto come un tentativo di fare pressione sulla famiglia e ostacolare la cerimonia del venerdì.

Secondo fonti locali giovedì forze israeliane hanno fatto irruzione nella casa di Abu Akleh, cercando di togliere una bandiera palestinese che era stata innalzata in suo onore.

Da quando è stata uccisa le forze israeliane hanno mantenuto una massiccia presenza poliziesca a Gerusalemme. Nonostante le restrizioni e la pesante repressione, migliaia di palestinesi hanno giurato di riunirsi per il servizio funebre e di sfilare accanto alla sua bara fino alla sepoltura.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)