Un contratto pubblico svela come Israele faccia uso delle foreste per accaparrarsi la terra dei cittadini beduini

Villaggio beduino di Sa'wa al Atrash sotto assedio della polizia Foto: Flash 90
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Meron Rapoport

22 settembre 2022 – +972 Magazine

Un accordo tra la Israel Land Authority e il Jewish National Fund utilizza un linguaggio militare per giustificare la piantumazione di alberi come arma contro gli “invasori”.

Fin dalla sua fondazione lo Stato di Israele ha utilizzato la piantumazione di alberi come mezzo per nascondere il passato o aprire la strada al futuro. Mentre a prima vista la piantumazione di alberi sembra un intervento innocuo, persino vantaggioso da realizzare, in Israele è tutta un’altra storia.

Storicamente lo Stato ha fatto uso della piantumazione degli alberi nel 1948, durante la Nakba [l’espulsione di centinaia di migliaia di palestinesi dalle loro terre e la distruzione di centinaia di villaggi, ndt.], col proposito di occultare i villaggi palestinesi che distruggeva dopo aver espulso gli abitanti. Ma la pratica persiste tutt’oggi come strumento per le ulteriori espropriazioni dei cittadini palestinesi di Israele. In nessun luogo ciò è tanto evidente come nel Naqab/Negev, dove la lotta di Israele contro i cittadini beduini per l’accaparramento della terra sta prendendo la forma di un’operazione militare.

Nuovi documenti scoperti da Local Call [sito online indipendente di documentazione socio-politica in lingua ebraica di cui +972 Magazine è la versione in inglese, ndt.] rivelano fino a che punto le autorità israeliane trattano i propri cittadini come nemici. Sulla base di un contratto tra la Israel Land Authority (ILA), che gestisce terreni di proprietà statale, e il Jewish National Fund-Keren Kayemeth LeIsrael (JNF-KKL), un’organizzazione para-governativa che possiede il 13% della terra in Israele ed è responsabile dei progetti di piantumazione di alberi in tutto il Paese, la polizia israeliana ha incaricato il JNF di piantare boschi nei territori che lo Stato vuole “proteggere” dai beduini per “prevenire occupazioni di terre e intrusioni“.

Secondo il contratto i piani devono essere tenuti “segreti fino alla loro attuazione”, mentre gli abitanti beduini che si oppongono alla piantumazione su terreni di cui rivendicano la proprietà sono definiti una “popolazione criminale (e) ostile“.

Il documento attesta che il imboschimento sarà effettuato dal JNF come appaltatore dell’ILA, e il terreno su cui verranno piantati gli alberi non gli è assegnato. Il valore del contratto è di 15 milioni di shekel [4,41 milioni di euro, ndt.] per il 2022 e di 20,5 milioni di shekel [6 milioni di euro, ndt.] per il 2023. In particolare l’accordo è stato esentato da un appalto pubblico; le istituzioni governative in Israele dovrebbero ricorrere a tali gare d’appalto per tutti i contratti, a meno che non venga presa una decisione contraria espressamente motivata.

Mentre i precedenti contratti di rimboschimento tra l’ILA e il JNF venivano giustificati sulla base delle competenze di quest’ultimo nel piantare boschi, quest’anno assume un particolare rilievo il linguaggio militare. Il nuovo accordo afferma esplicitamente che l’imboschimento si è dimostrato efficace nel prevenire “occupazioni” e che gli alberelli hanno lo scopo di facilitare una “efficace conquista” della terra.

Inoltre, l’accordo stabilisce che la sede di imboschimento venga determinata dopo che gli ispettori dell’ILA, dell’Autorità per i parchi naturali e del JNF abbiano individuato delle “aree ‘critiche’… [in cui] si verifichino ripetute massicce occupazioni caratterizzate da coltivazioni e costruzioni illegali .

Il linguaggio militare potrebbe essere una risposta alle forti proteste condotte a gennaio da abitanti beduini nel villaggio di Sa’wa al-Atrash dopo che le autorità israeliane hanno tentato di realizzare piani di imboschimento sulla loro terra.

“Questo documento mostra come lo Stato stia deliberatamente agendo di nascosto“, ha affermato l’avvocato Myssana Morany di Adalah, un centro legale impegnato nella salvaguardia dei diritti dei cittadini palestinesi di Israele. Il contratto, aggiunge Morany, mostra che per lo Stato e la polizia la piantumazione è diventata un’armacontro la comunità beduina.

Una popolazione criminale’

L’accordo non specifica dove avverrà il nuovo imboschimento, ma dai dati in possesso di Adalah, oltre a quelli ottenuti in seguito ad una precedente istanza presentata dalla Società per la Protezione della Natura in Israele, risulta che più della metà dei progetti di imboschimento realizzati negli ultimi due decenni a scopo di accaparramento di terre hanno avuto luogo nel Naqab. Il documento non fa nessun riferimento al fatto che in molti casi la piantumazione viene effettuata in territori che non sono registrati a nome dello Stato, dal momento che gli abitanti beduini ne hanno rivendicato la proprietà.

All’inizio di quest’anno il JNF ha cercato di piantare alberi vicino alle case del villaggio di Sa’wa al-Atrash, in un terreno su cui decine di anni fa la famiglia al-Atrash ha presentato una richiesta di proprietà e che ha coltivato fino al momento della piantumazione da parte del JNF. A seguito di vaste proteste, violenze della polizia e l’arresto di decine di abitanti, la piantumazione è stata interrotta. Nella circostanza il ministro dell’edilizia abitativa Ze’ev Elkin ha liquidato gli scontri come un “evento di routine”.

Per motivare la necessità dell’individuazione del JNF come partner specifico, il contratto afferma che l’ILA “ha allegato alla sua domanda una lettera del capo dell’Unità delle forze speciali della polizia israeliana e del comandante dell’Unità Yoav ([un’unità di polizia paramilitare incaricata di far rispettare l’ordine all’interno della comunità beduina) che chiariva la necessità e la garanzia dell’esecuzione dell’ imboschimento a scopo di tutela del territorio, ed in particolare la necessità che tali operazioni fossero svolte da un ente pubblico [ovvero il JNF], avvantaggiato dall’avere come compito specifico quello di discutere con una comunità criminale che tenti di contrastare un imboschimento. Non è chiaro con quale autorità la polizia ritenesse di poter stabilire quale agenzia avrebbe dovuto eseguire la piantumazione di alberi.

“Con questa raccomandazione la polizia ha superato il limite”, dice Hussein al-Rifa’a, un attivista sociale coinvolto nella lotta a Sa’wa al-Atrash e in precedenza a capo del Consiglio regionale dei villaggi non riconosciuti nel Naqab. “È un organismo di controllo, non un ente di consulenza, ma nel Naqab tutto è possibile”.

“Questo è un abuso di autorità (della polizia)”, gli fa eco Dafna Saporta, coordinatrice del team del Negev presso l’ONG di pianificazione Bimkom, impegnata contro i metodi di imboschimento dell’ILA e del JNF-KKL. “Che competenza può avere la polizia sull’utilizzo della terra?”

“Siamo di fronte a una valanga di provocazioni e i media ne sono consapevolmente complici”, continua al-Rifa’a. I beduini non sono criminali. Vogliono delle soluzioni, da 70 anni. Come in tutte le popolazioni ignorate dallo Stato, c’è una piccola percentuale di eventi negativi: una persona commette un’azione illegale e l’intera comunità viene etichettata come criminale’”.

E’ tutto nelle stesse mani’

A chiarimento del perché il contratto del JNF è stato esentato dalla gara di appalto anche se si tratta di un ente pubblico, l’accordo afferma che “alcune delle persone che hanno cercato di impedire l’imboschimento (avevano) danneggiato beni e vite umane”, aggiungendo che “un appaltatore privato motivato da considerazioni esclusivamente economiche sarebbe scoraggiato dal lavorare con una comunità ostile”. Il JNF invece è “spinto dalla convinzione… la determinazione dei dipendenti JNF-KKL e il loro impegno nel compito di proteggere la terra è saldo e comprovato alla luce delle esperienze passate“.

Lo spirito militare del progetto di imboschimento “allo scopo di proteggere il territorio” raggiunge il suo apice nella sezione 7.3.3 del documento: ” Nel lavoro con JNF-KKL”, si legge, “i piani dello Stato sono tenuti segreti fino alla loro attuazione. Questa questione è di grande importanza poiché rivelare le operazioni in una fase precedente potrebbe ostacolare l’intervento e mettere in pericolo le forze che operano sul campo”.

In una sentenza del 2001 l’Alta Corte israeliana ha stabilito che la forestazione dovrebbe essere considerata come qualsiasi altro atto di pianificazione e deve quindi essere presentata ai comitati di pianificazione competenti, dove possono essere sollevate obiezioni. Tuttavia, l’ILA afferma che si tratta di “imboschimento agricolo” e non richiede approvazione, aggirando così i comitati di pianificazione. Bimkom, così come altre organizzazioni, ha respinto con forza questa interpretazione.

Nel 2015 la Società per la protezione della natura in Israele ha presentato all’Alta Corte un’istanza contro i piani di rimboschimento nel Naqab per il fatto che provocano gravi danni alla natura e aggirano illegalmente le legittime procedure di pianificazione.

Successivamente è stato istituito il “Comitato Scoop” (dal nome di un alto funzionario dell’ILA) per esaminare i casi designati come “imboschimento agricolo”. Ma le discussioni interne di questo comitato, i cui membri sono per più della metà rappresentanti dell’ILA, del JNF e dell’Autorità per i parchi naturali, non sono pubblicamente consultabili. Un’altra istanza presentata dalla Società per la protezione della natura in Israele contro i piani di imboschimento è stata respinta.

A febbraio Adalah ha presentato all’ILA una richiesta sulla base della libertà di accesso alle informazioni per ottenere i protocolli del comitato e altro materiale relativo al suo lavoro. “Abbiamo ricevuto scarsissimo materiale”, riferisce Morany. L’ILA ci ha detto che alcuni dei documenti sono nelle mani del JNF, a cui si sarebbe rivolta, ma il JNF non li avrebbe forniti. Mi hanno suggerito di contattare il JNF”.

Rivolgersi al JNF è inutile, dice Morany, perché tecnicamente non è un ente governativo e quindi non è obbligato a rispondere alle richieste fatte in base alla libertà di accesso alle informazioni. Ma, alla luce del documento in cui lo Stato ammette apertamente di utilizzare il JNF per mantenere la segretezza dei suoi piani di imboschimento, ora è chiaro, sottolinea Morany, che tutto si trova nelle stesse mani. Lo Stato trasferisce al JNF attività che esso legalmente non può fare”.

“Dobbiamo salvarci da questa valanga di provocazioni

Secondo Saporta si può presumere che, se fossero arrivati ai comitati di pianificazione, i piani di imboschimento avrebbero incontrato delle difficoltà. L’imboschimento è in corso su territori che lo Stato ha definito, nell’ambito del Piano Metropolitano Be’er Sheva, un ‘paesaggio rurale agricolo misto’, cioè, aree destinate all’insediamento e all’espansione dei villaggi beduini. L’imboschimento contravviene a questo piano”, afferma.

Come a Sa’wa, gran parte della forestazione avviene in aree molto vicine alle case degli abitanti beduini, il che non è un caso. In uno dei protocolli del Comitato Scoop che Adalah ha ricevuto, Ilan Yeshuron, il direttore della regione meridionale della divisione per la protezione del territorio dell’ILA, afferma che lo scopo della forestazione è, tra le altre cose, prevenire l’espansione degli insediamenti illegali [beduini] nella zona. Ci stiamo avvicinando a una distanza di qualche decina di metri dai centri abitati, non di più“.

Poiché l’ILA e il JNF non forniscono dati sui loro progetti di imboschimento, è difficile conoscere esattamente la portata dei loro piani, ma si stima che riguardino decine di migliaia di dunam [10 dunam: 1 ettaro, ndt.]. Secondo Adalah ci sono rivendicazioni di proprietà su una parte significativa delle aree imboschite, il che significa che, contrariamente a quanto descritto nel documento ILA-JNF, lo Stato non è il proprietario.

“Dicono che l’obiettivo sia prevenire le occupazioni di terre, ma determinare chi sta occupando indebitamente o meno è una questione giuridica”, afferma Morany. Stanno creando dei fatti compiuti. Non c’è un’indagine legale, manca la trasparenza e qualsiasi procedura di pianificazione”.

L’ILA afferma che il progetto è solo temporaneo e che in seguito, se si modifica la situazione giuridica, gli alberi potranno essere sradicati. Ma questo non rassicura Morany. “È un bluff”, spiega. La piantumazione di alberi impedisce alle persone con diritti di proprietà di utilizzare la terra. Stanno cambiando la situazione e aggirando i processi di regolarizzazione”.

Il tribunale non aiuterà (l’ILA); queste sono terre private beduine, dice Al-Rifa’a, riferendosi principalmente alla valle di Be’er Sheva, dove si trova una grande quota dei villaggi non riconosciuti e dove è stata effettuata gran parte dell’imboschimento. Dal punto di vista legale la proprietà della terra non è stata contestata. La popolazione non è stata trasferita da un’altra parte del Naqab, ma è rimasta lì sin dalla fondazione di Israele”.

Continua: Lo Stato ha cercato di impossessarsi di quest’area in tutti i modi e non c’è riuscito, quindi ora vogliono usare il JNF e la polizia per impossessarsi della terra. Siamo in una brutta situazione, ma dobbiamo sopravvivere a questa valanga di provocazioni”.

Nella sua risposta alla richiesta di commento di Local Call, l’ILA ha dichiarato: “Le operazioni di piantumazione per proteggere e preservare la terra nel Negev sono state effettuate dallo Stato per circa 30 anni nell’ambito della costante opera di protezione delle terre dello Stato e nell’ambito dei doveri dell’ILA stabiliti dalla legge. Si tratta di opere agricole temporanee e reversibili, il cui scopo è quello di preservare il terreno in modo che sia disponibile per qualsiasi uso stabilito dai soggetti autorizzati”.

Continua: L’esperienza pluriennale mostra che la piantumazione di alberi è altamente efficace nel prevenire occupazioni e costruzioni illegali, oltre a gravi danni ambientali dovuti allo scarico di rifiuti e alle discariche illegali, a conservare le acque di deflusso, ecc. Queste piantumazioni protettive vengono svolte in coordinamento con tutti gli organi statali competenti, a seguito di una chiara decisione dell’Alta Corte in materia”.

Riguardo al ruolo delle forze di sicurezza interna nei progetti, l’ILA aggiunge: La polizia è un organismo che assiste l’ILA nello svolgimento delle azioni esecutive in conformità con i poteri di legge e non è affatto coinvolta nella gestione della terra, con tutto ciò che questo implica”.

Nella propria dichiarazione a Local Call la polizia israeliana ha affermato che il suo ruolo è quello di assistere e proteggere le autorità civili nello svolgimento dei loro compiti in seguito a loro specifica richiesta di assistenza. Sottolineiamo che la polizia non interferisce in tutto ciò che riguarda la gestione del territorio, compresi i diritti alla terra, per tutti gli aspetti che ne derivano.

La lettera in questione si riferisce alle difficoltà che gli organismi preposti devono affrontare nell’applicazione della legge, ai rischi connessi e ai vantaggi di lavorare con un ente pubblico alla luce delle circostanze sopra menzionate. Le dichiarazioni sui vantaggi della forestazione come strumento per prendere possesso della terra sono basate su un ruolo professionale e vasta esperienza della polizia israeliana nell’assistenza agli organi esecutivi“.

Meron Rapoport è un redattore di Local Call

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)