In diretta: il raid di Jenin si conclude con la morte di 12 palestinesi e un israeliano

5 luglio 2023 – Middle East Eye

Le truppe israeliane si ritirano dal campo profughi martedì notte dopo un assalto durato due giorni

PUNTI CHIAVE

I residenti di Jenin si svegliano in mezzo alla devastazione

Uccisi tre minorenni su 12 palestinesi

Israele bombarda Gaza dopo il lancio di razzi

Aggiornamenti in tempo reale

Il bilancio delle vittime palestinesi sale a 12 mentre è rimasto ucciso un soldato israeliano

7 ore fa

Buongiorno lettori di MEE,

È stata un’altra notte di conflitto nella Cisgiordania occupata, a Gaza e in Israele.

Ieri notte, secondo l’esercito israeliano, i due giorni di assalto israeliano al campo profughi di Jenin si sono conclusi con la ritirata delle truppe che ha lasciato una scia di devastazione.

Quando poco dopo la mezzanotte le truppe israeliane se ne sono andate gli abitanti hanno dichiarato di aver trovato al loro rientro il caos, con strade distrutte e edifici ridotti in macerie.

Almeno 12 palestinesi sono stati uccisi e più di 100 sono rimasti feriti.

Secondo la Mezzaluna Rossa palestinese quasi un terzo [degli abitanti] del campo profughi, circa 4.000 palestinesi, è fuggito dalle proprie case.

La scorsa notte mentre Israele ritirava le sue forze un soldato israeliano è stato ucciso.

Nell’operazione sono stati utilizzati circa 1.000 soldati israeliani, con l’impiego di elicotteri d’attacco insieme a droni, aerei da combattimento e armi pesanti, con il risultato che numerose proprietà sono state danneggiate o distrutte.

Qualche ora dopo che le forze israeliane hanno iniziato a ritirarsi da Jenin cinque razzi sono stati lanciati da Gaza verso Israele, inclusa la città di Sderot. Non sono stati segnalati feriti.

L’attacco di Israele a Jenin è stato uno dei più pesanti assalti israeliani in Cisgiordania in quasi 20 anni.

L’esercito israeliano ha effettuato contro il campo profughi almeno 20 attacchi con droni.

Aggiornamento a tarda notte

15 ore fa

Il raid israeliano nella città occupata di Jenin, in Cisgiordania, ha ucciso almeno 12 palestinesi quando i militari hanno preso di mira il campo profughi e gli ospedali della zona, in quella che è una delle più vaste operazioni militari in Cisgiordania degli ultimi anni.

L’offensiva è stata diffusamente descritta come uno dei peggiori attacchi israeliani a Jenin degli ultimi due decenni.

Martedì il Ministero della Sanità dell’Autorità Nazionale Palestinese ha confermato la morte di 2 persone, portando il numero totale di palestinesi uccisi ad almeno 12.

Secondo la Ministra della Sanità palestinese May al-Kaila durante il raid le forze israeliane hanno preso di mira anche ospedali, personale medico e ambulanze.

La ministra ha affermato che le forze israeliane hanno fatto irruzione nell’ospedale pubblico di Jenin e hanno aperto il fuoco provocando tre feriti. Kaila ha aggiunto che hanno attaccato anche l’ospedale Ibn Sina.

Nel corso del raid oltre agli ospedali sono state danneggiate anche una chiesa cattolica e una moschea. Le foto condivise online mostrano le finestre della chiesa distrutte ed evidenti danni all’esterno.

Diverse notizie che citano fonti israeliane hanno affermato che martedì le forze israeliane avrebbero iniziato a ritirarsi, mentre i media palestinesi riportano sporadici scontri con le forze israeliane.

“Le forze israeliane hanno iniziato a ritirarsi dal campo di Jenin”, ha detto martedì sera ad AFP [agenzia di stampa francese, ndr.] un portavoce dell’esercito, senza fornire ulteriori dettagli.

Tuttavia, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha avvertito che l’operazione non è stata un evento occasionale, aggiungendo che Israele “continuerà fino a quando sarà necessario” ad impegnarsi in operazioni militari a Jenin.

MEE sta facendo una pausa nella copertura, ma riprenderà presto. Per rimanere aggiornato sulle ultime novità, seguici su Facebook, Instagram, Twitter e TikTok.

La risposta degli Stati Uniti all’assalto in Cisgiordania riafferma la mano libera di Israele

16 ore fa

Il crescente uso da parte di Israele di sofisticate attrezzature militari nella Cisgiordania occupata, inclusi droni ed elicotteri d’attacco Apache, ha incontrato una scarsa reattività da parte dell’amministrazione Biden, cosa che ha sottolineato la mancanza di linee rosse da parte di Washington in risposta all’intensificarsi della violenza nella regione.

Il raid su Jenin è il culmine di settimane di attacchi militari che hanno visto Israele dispiegare armi sempre più pesanti nella Cisgiordania occupata.

“Quando si tratta dell’uso della forza da parte di Israele gli Stati Uniti non pongono assolutamente linee rosse”, ha detto a MEE Marwa Maziad, esperta di relazioni USA-arabo-israeliane, presso l’Università del Maryland.

A giugno per la prima volta in quasi 20 anni elicotteri da combattimento sono stati inviati nella Cisgiordania occupata dopo che un un veicolo di trasporto truppe è stato colpito da quello che i militari hanno definito un ordigno esplosivo improvvisato (IED) abbastanza avanzato”.

Solo due giorni dopo Israele ha ucciso in un attacco con droni vicino a Jenin due membri del ramo militare del movimento della Jihad islamica palestinese e un leader militare di Fatah.

Alcuni esperti hanno affermato che gli Stati Uniti sono preoccupati che l’introduzione da parte di Israele di droni armati nella Cisgiordania occupata abbia l’effetto potenziale di allentare le regole di ingaggio e infiammare ulteriormente le tensioni, ma gli analisti dicono a Middle East Eye che il raid mortale di Israele su Jenin mostra che per l’amministrazione Biden si tratta di una questione irrilevante.

Il bilancio delle vittime sale ad almeno 12

17 ore fa

Il Ministero della Sanità dell’Autorità Nazionale Palestinese ha affermato che il bilancio delle vittime del raid dell’esercito israeliano a Jenin è ora salito a 12 palestinesi.

Per ora il Ministero non ha fornito dettagli sulle circostanze del nuovo decesso.

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà per le violenze in Cisgiordania

18 ore fa

Venerdì il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà a porte chiuse in seguito all’operazione militare israeliana nella città palestinese di Jenin.

Secondo Reuters i diplomatici hanno detto che gli Emirati Arabi Uniti hanno chiesto l’incontro “alla luce degli allarmanti sviluppi in Palestina”.

Le organizzazioni ebraiche statunitensi incolpano Netanyahu per la violenza dei coloni della Cisgiordania

19 ore fa

Una dichiarazione congiunta rilasciata lunedì da 12 organizzazioni ebraiche americane incolpa il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per gli attacchi violenti dei coloni israeliani contro i palestinesi nella Cisgiordania occupata.

“In qualità di leader della comunità ebraica americana non possiamo rimanere a guardare”, viene riportato su Haaretz come parte della dichiarazione firmata da organizzazioni tra cui l’Union for Reform Judaism, il New Israel Fund, J Street e il National Council for Jewish Women.

Le organizzazioni hanno espresso la loro “crescente angoscia e orrore” per la recente ondata di attacchi violenti da parte di coloni ebrei israeliani contro le comunità palestinesi nella Cisgiordania occupata.

Questa violenza “non è venuta dal nulla, ma è in linea con il più ampio programma del governo Netanyahu di espansione degli insediamenti, intensificazione dell’occupazione ed espulsione dei palestinesi”, sostengono le organizzazioni.

“Il primo ministro Netanyahu ha la responsabilità ultima delle politiche messe in atto in Cisgiordania sotto la sua autorità e per la ‘chilul hashem’, dissacrazione del nome di Dio, che è stata scatenata sotto forma di questi spregevoli attacchi violenti”.

Le forze israeliane iniziano a ritirarsi da Jenin

19 ore fa

Nella tarda serata di martedì le forze israeliane hanno iniziato a ritirarsi dalla città palestinese di Jenin dopo aver condotto una delle più pesanti operazioni militari da anni nella Cisgiordania occupata, secondo quanto riportato da diverse testate giornalistiche che citano fonti israeliane.

“Le forze israeliane hanno iniziato a ritirarsi dal campo di Jenin”, ha detto martedì sera ad AFP un portavoce dell’esercito, senza fornire ulteriori dettagli.

Martedì scorso il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che l’operazione a Jenin non è stata un evento occasionale e che Israele “continuerà per tutto il tempo necessario” a impegnarsi in operazioni militari a Jenin.

L’ultimo raid, iniziato lunedì, ha ucciso 11 palestinesi e ha lasciato decine di feriti. Le forze israeliane hanno anche preso di mira diversi ospedali della zona con lacrimogeni e proiettili veri.

Il Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha affermato che i militari sarebbero in grado di “duplicare e riprodurre” l’operazione a Jenin e prendere di mira chiunque “cerchi di danneggiare i cittadini israeliani”.

“Lo seguiremo fino a casa sua, alla sua camera da letto, lo arresteremo e lo assicureremo alla giustizia”, ha detto.

“Quando Israele ha attaccato ci trovavamo in ospedale “

19 ore fa

Rapporto di Middle East Eye da un ospedale di Jenin mentre le forze israeliane continuano il loro raid nella città occupata della Cisgiordania, prendendo di mira gli ospedali e sparando nelle loro vicinanze.

Ci trovavamo all’ospedale governativo di Jenin quando l’esercito israeliano lo ha attaccato con lacrimogeni sparati dai soldati e con droni”, ha detto Latifeh Abdellatif, corrispondente di Middle East Eye.

“Sono stati sparati almeno sei volte dei lacrimogeni all’interno dell’ospedale nonostante fossero presenti pazienti che potevano essere danneggiati dall’inalazione di gas”.

Abdellatif afferma che poco dopo i gas lacrimogeni le forze israeliane hanno sparato proiettili veri nelle vicinanze dell’ospedale, ferendo almeno tre persone. Aggiunge che ci sono stati attacchi simili vicino all’ospedale Ibn Sina.

“Ci sono stati molti casi di soffocamento curati sul posto e sono state portate alcune persone per cure urgenti”, dice.

Potete leggere di più sui rapporti di Abdellatif qui.

Israele attacca gli ospedali, afferma il Ministero della Sanità palestinese

20 ore fa

Il ministro della sanità palestinese May al-Kaila ha dichiarato che le forze israeliane stanno sempre più prendendo di mira ospedali, personale medico e ambulanze.

Kaila ha detto che le forze israeliane hanno fatto irruzione nell’ospedale pubblico di Jenin e hanno aperto il fuoco lasciando tre persone ferite. Ha aggiunto che hanno fatto irruzione anche nell’ospedale Ibn Sina.

“Questa aggressione è un affronto al diritto internazionale e [dimostra] una determinazione ad uccidere [i palestinesi]”, ha affermato.

Martedì pomeriggio le forze israeliane hanno anche preso di mira con lacrimogeni l’ospedale pubblico come riportato dai media locali con video che mostrano persone in fuga dalla struttura circondata da una coltre di fumo.

Anche gli ospedali Khalil Suleiman e Amal sono stati attaccati.

Kaila ha affermato che l’esercito israeliano ha ripetutamente ostacolato e impedito alle squadre di ambulanze palestinesi di raggiungere i feriti.

La coalizione BDS sudafricana chiede il boicottaggio di Israele

1 giorno fa

La sezione sudafricana del movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) chiede al Paese di attuare un boicottaggio di Israele e di perseguire i sudafricani che hanno prestato servizio nelle forze militari israeliane.

La dichiarazione arriva dopo che nelle prime ore di lunedì l’esercito israeliano ha lanciato il suo ultimo raid nella città di Jenin, nella Cisgiordania occupata.

“Il nostro governo afferma di sostenere i principi del diritto internazionale, quindi attendiamo un’azione decisiva dal Sudafrica alle Nazioni Unite, chiedendo il ripristino delle procedure anti-apartheid attraverso sanzioni internazionali e un embargo sulle armi contro lo [Stato di] apartheid israeliano”, ha affermato Roshan Dadoo, coordinatore della coalizione BDS sudafricana.

“Chiediamo inoltre che il nostro governo dichiari persona non grata l’ambasciatore dello [Stato di] apartheid israeliano a Pretoria e rompa le relazioni diplomatiche e qualsiasi altro rapporto”, ha affermato.

La coalizione ha dichiarato che il Sudafrica “ha il dovere morale ed etico di agire contro l’impunità dello Stato israeliano coloniale dell’apartheid e di sostenere il popolo palestinese che resiste [all’] occupazione illegale e ai crimini di guerra commessi contro di loro”.

Il Sudafrica ha una legge che stabilisce che ai suoi cittadini non è permesso di “impegnarsi in attività mercenarie” o fornire “assistenza militare straniera a qualsiasi Stato” a meno che non venga concessa un’autorizzazione speciale. Chiunque violi questa legge è soggetto a detenzione carceraria.

Ci sono stati diversi casi portati dai palestinesi all’Autorità Nazionale di Perseguimento Penale contro i sudafricani che prestano servizio nell’esercito israeliano.

Il bilancio delle vittime sale a 11

1 giorno fa

Dopo la morte di un giovane palestinese martedì il bilancio delle vittime del raid israeliano nella città occupata di Jenin in Cisgiordania è salito a 11 palestinesi.

Secondo i notiziari palestinesi Abd al-Rahman Sa’abneh è morto martedì per le ferite riportate dopo essere stato ferito da proiettili veri sparati da soldati israeliani a Jenin.

Nel raid israeliano danneggiati luoghi di culto

1 giorno fa

Sia una chiesa cattolica che una moschea hanno subito danni a seguito del raid israeliano su larga scala a Jenin.

Il Patriarcato Cattolico di Gerusalemme ha rilasciato una dichiarazione in cui conferma che la chiesa è stata presa di mira dall’offensiva.

Le foto condivise online mostrano le finestre della chiesa distrutte ed evidenti danni all’esterno.

“La città di Jenin sta affrontando un’aggressione israeliana senza precedenti che prende di mira persone e territorio”, ha dichiarato il patriarca Pierbattista Pizzaballa.

La parrocchia cattolica della città ha subito danni a causa di questa aggressione, ha aggiunto.

Lunedì anche la moschea di Al-Ansar è stata presa di mira dalle forze israeliane, che avevano come obiettivo i palestinesi rimasti nella moschea durante la notte.

La moschea, che si trova nel quartiere di Al-Damaj, è stata utilizzata nel corso dei bombardamenti da persone in cerca di sicurezza.

Testimoni oculari hanno affermato che nei locali della moschea sono stati usati proiettili veri e lacrimogeni e che hanno contribuito ai danni anche i bulldozer che hanno scavato intorno alla moschea.

Ministero della Sanità palestinese: oltre 20 persone in gravi condizioni

1 giorno fa

Il Ministero della Sanità palestinese afferma che oltre 100 persone hanno riportato ferite gravi a seguito dell’offensiva israeliana a Jenin. Circa 20 dei feriti sono stati definiti in “gravi condizioni”.

Secondo i media locali le forze israeliane sono ancora nel campo di Jenin e prendono di mira case e persone con colpi di arma da fuoco.

Sono stati sparati lacrimogeni contro la folla anche fuori dall’ospedale principale di Jenin, senza alcuna indicazione di quanto durerà l’offensiva.

La Mezzaluna Rossa afferma che finora oltre 500 famiglie sono state evacuate dal campo.

Per il secondo giorno il campo di Jenin resta tagliato fuori dalle risorse

1 giorno fa

Abitanti e testimoni oculari nel campo di Jenin affermano che a seguito dell’offensiva israeliana per il secondo giorno le persone non hanno avuto accesso alle risorse primarie.

Siamo rimasti senza acqua e senza elettricità, è impossibile contattare chiunque sia rimasto nel campo, ci ha detto un testimone oculare.

Finora oltre 3.000 persone sono state sfollate da Jenin, eppure il campo è stato completamente chiuso, con un numero imprecisato di persone rimaste al suo interno.

Il corrispondente di MEE sul campo afferma anche che le forze israeliane stanno entrando nelle case private ed effettuando arresti, lasciando le persone in uno stato di terrore.

Il Primo Ministro britannico esorta Israele a mostrare “moderazione”

1 giorno fa

Martedì Rishi Sunak, il Primo Ministro del Regno Unito, ha esortato Israele a proteggere i civili palestinesi, mentre le forze israeliane continuano l’offensiva a Jenin per il secondo giorno.

“Ci preme dire che la protezione dei civili deve avere la priorità in qualsiasi operazione militare, e sollecitiamo le IDF [esercito israeliano, ndt.] a mostrare moderazione nelle sue operazioni e chiediamo a tutte le parti di evitare un’ulteriore escalation sia in Cisgiordania che a Gaza, sia ora che nei giorni a venire.”

Sunak ha anche affermato che il Regno Unito chiede a Israele di “aderire ai principi di necessità e proporzionalità nel difendere i propri legittimi interessi di sicurezza”.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




Rapporto OCHA del periodo 30 Maggio – 12 Giugno 2023

https://ochaopt.org/poc/30-may-12-june-2023

1). Un bimbo palestinese di due anni è stato colpito e ucciso dalle forze israeliane (seguono dettagli). Il 1° giugno, un soldato israeliano ha sparato con proiettili veri, ferendo il bambino e suo padre; il bambino è morto, quattro giorni dopo, per trauma cranico. Secondo l’esercito israeliano, riportato dai media, il soldato ha erroneamente identificato l’auto dove erano seduti il padre e il bambino come possibile minaccia di attacco armato contro un vicino insediamento colonico israeliano. In Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, tra il 1° gennaio e il 12 giugno 2023, le forze israeliane hanno ucciso 21 minori palestinesi, rispetto ai 14 uccisi nello stesso periodo nel 2022.

2). Il 9 giugno, a un checkpoint vicino a Rantis (Ramallah), le forze israeliane hanno ucciso un palestinese. Secondo l’esercito israeliano, i soldati stavano ispezionando un veicolo sospettato di essere stato rubato; l’autista avrebbe tentato di afferrare l’arma di un soldato ed è stato colpito e ucciso da un altro soldato. Secondo quanto riferito, un membro delle forze israeliane è rimasto ferito. Il corpo del palestinese è stato trattenuto dalle autorità israeliane. Finora, nel 2023, in Cisgiordania e in Israele, sono stati colpiti e uccisi dalle forze israeliane 13 palestinesi mentre attaccavano o, presumibilmente, tentavano di attaccare soldati israeliani.

3). Il 30 maggio, nei pressi dell’insediamento colonico di Hermesh (tra Jenin e Tulkarm) un colono israeliano è stato colpito e ucciso in una sparatoria con palestinesi. Ad oggi, ciò porta a 21 il numero di israeliani uccisi, nel 2023, in Cisgiordania compresa Gerusalemme est e in Israele, ad opera di palestinesi o in attacchi di palestinesi; nel 2022 erano stati sei, in un periodo equivalente. Tra le vittime anche un cittadino straniero.

4). In Cisgiordania sono stati feriti dalle forze israeliane 382 palestinesi (15 con proiettili veri), tra cui almeno 34 minori (seguono dettagli). Dei feriti, 25 sono stati segnalati durante dieci operazioni di ricerca-arresto. Altri 60 feriti si sono verificati in due episodi in cui le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Askar (Nablus) e nella città di Nablus per effettuare sopralluoghi delle case di famiglia di due palestinesi; uno accusato di aver ucciso una israeliana e le sue due figlie, e un altro accusato di aver ucciso una soldato; i sopralluoghi sono stati effettuati in preparazione della demolizione punitiva degli edifici.

In un altro caso, le forze israeliane hanno sparato, ferendo due palestinesi, un adulto e un bambino; ciò nel contesto di una irruzione nel Campo profughi di Aqabat Jaber (Gerico) per emettere un ordine di demolizione punitiva contro una struttura residenziale.

Altri 41 feriti, tra cui otto minori, sono stati segnalati durante una demolizione punitiva eseguita nella Città Vecchia di Ramallah (vedi maggiori dettagli di seguito).

207 palestinesi sono stati feriti dalle forze israeliane che accompagnavano coloni israeliani i quali hanno lanciato pietre, hanno appiccato il fuoco e sparato contro i palestinesi e le loro case o altre proprietà, a Burqa, Jalud (entrambi a Nablus), Al Mazara’a Al Qibliyeh (Ramallah) e Kafr Thulth (Qalqiliya).

Altri quarantasette (47) palestinesi sono rimasti feriti nei pressi di Beit Dajan (Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqilya) mentre manifestavano contro le restrizioni di accesso e l’espansione degli insediamenti colonici. In un altro caso, le forze israeliane hanno sparato, ferendo un palestinese che stava cercando di raggiungere il posto di lavoro in Israele attraverso un varco abusivo nella Barriera, vicino a Habla (Qalqilya).

Due distinti episodi sono stati registrati presso checkpoints: al checkpoint di Huwwara (Nablus), le forze israeliane hanno aggredito fisicamente e ferito un palestinese di Hebron; mentre al checkpoint del Campo profughi di Shu’fat a Gerusalemme Est, le forze israeliane hanno sparato, ferendo, con cinque proiettili veri, un palestinese di Ramallah, presumibilmente perché l’uomo guidava a velocità sostenuta verso un checkpoint installato all’ingresso di Gerusalemme est. Complessivamente, 325 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, 15 sono stati colpiti da proiettili veri, 35 sono stati feriti con proiettili di gomma, quattro sono stati feriti da schegge, uno è stato aggredito fisicamente e due sono stati feriti da granate assordanti o da bombolette di lacrimogeni.

5). In Cisgiordania, coloni israeliani hanno ferito 17 palestinesi, di cui tre con proiettili veri, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 25 casi (seguono dettagli). Il 30 maggio, nel villaggio palestinese di Jalud (Nablus), coloni israeliani armati, secondo quanto riferito, provenienti dall’avamposto colonico di Ahiya, hanno aperto il fuoco, hanno lanciato pietre e cercato di appiccare il fuoco a una casa palestinese. Sette palestinesi sono stati feriti con pietre e sette case palestinesi e due veicoli sono stati vandalizzati. I coloni erano accompagnati da forze israeliane, che hanno sparato proiettili di gomma e lacrimogeni, ferendo altri cinque palestinesi.

Il 4 giugno, nel villaggio di Burqa, coloni israeliani, secondo quanto riferito, provenienti dall’avamposto di Homesh, hanno ferito 145 palestinesi, la maggior parte curati per inalazione di gas lacrimogeni; hanno anche danneggiato almeno tre case, tre veicoli, una caserma e una struttura di sussistenza. Secondo i media israeliani, i palestinesi avevano lanciato pietre contro di loro, ferendone tre. Dopo l’intervento delle forze israeliane, quattro palestinesi sono stati feriti con proiettili veri e tre con proiettili di gomma, e 137 hanno richiesto cure mediche per inalazione di gas lacrimogeno.

Il 3 giugno, due palestinesi, tra cui una donna, sono stati aggrediti fisicamente e feriti dopo che coloni israeliani erano entrati nel quartiere palestinese di Sheikh Jarrah a Gerusalemme est, attaccando i residenti e danneggiando le case con pietre.

Il 12 giugno, nel quartiere di Ras Al ‘Amud, sempre a Gerusalemme est, coloni hanno aggredito fisicamente e ferito un uomo.

L’8 e il 7 giugno, ad Al Mazra’a Al Qibliya (Ramallah), coloni israeliani, secondo quanto riferito, provenienti dall’avamposto di Haresha, accompagnati dalle forze israeliane, hanno aggredito fisicamente e spruzzato gas al peperoncino ferendo tre palestinesi, tra cui una donna e danneggiando con pietre almeno sei veicoli. Durante lo stesso episodio, altri 15 palestinesi hanno ricevuto cure mediche dopo aver inalato gas lacrimogeni sparati dalle forze armate. Durante il periodo di riferimento, secondo fonti delle Comunità, in sei casi, più di 150 alberi e alberelli sono stati vandalizzati su terra palestinese prossima agli insediamenti israeliani.

Secondo fonti locali e testimoni oculari, in undici episodi segnalati a Duma, Yanun, Deir Sharaf, Madama e Burqa (tutti a Nablus), Ad Deir (Tubas), Kafr as Dik (Salfit), Al Mughayyir (Ramallah), Khallet Sakariya (Betlemme ), coloni hanno appiccato il fuoco ai raccolti, hanno fatto irruzione in case e terreni agricoli, lanciando pietre e causando danni ad almeno nove abitazioni, quattro strutture agricole, tre trattori; hanno vandalizzato due reti idriche e 16 veicoli ed hanno provocato lesioni al bestiame.

In altri due casi, coloni israeliani, secondo quanto riferito provenienti dall’avamposto dell’insediamento di Micha, hanno attaccato terreni agricoli di agricoltori palestinesi di Ein Samiya (Ramallah); altri coloni hanno lanciato pietre contro gli agricoltori, hanno vandalizzato un sistema di irrigazione dell’acqua che serve più di 10 ettari di terra coltivata, due serbatoi d’acqua, quattro strutture agricole, una latrina finanziata da donatori e almeno 15 alberi, compromettendo il sostentamento di almeno 14 famiglie palestinesi. In altri otto episodi, persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno lanciato pietre, danneggiando 14 veicoli palestinesi che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania.

6). Un colono israeliano è stato ucciso (vedi sopra), mentre un altro è rimasto ferito in un attacco a colpi di arma da fuoco. Inoltre, in Cisgiordania, altri cinque sono rimasti feriti in episodi di lancio di pietre (seguono dettagli). Il 6 giugno, un colono israeliano è rimasto ferito e la sua auto ha subito danni ad opera di autori ritenuti palestinesi che hanno sparato contro il suo veicolo in transito tra i checkpoints di Za’tara e Huwwara (Nablus). Le forze israeliane hanno lanciato una caccia all’uomo e istituito posti di blocco, ostacolando l’accesso e il movimento dei palestinesi dentro e fuori l’area (vedi sotto).

In altri tre episodi registrati il 31 maggio, il 2 e l’8 giugno, palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani vicino a Betlemme, Gerico e Gerusalemme, provocando il ferimento di quattro coloni e danni a tre veicoli. Inoltre, in altri due casi segnalati vicino a Ramallah e Nablus, persone ritenute palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, causando, secondo fonti israeliane, danni a due veicoli.

7). Tre membri delle forze israeliane sono rimasti feriti in attacchi palestinesi (seguono dettagli). Il 2 giugno, nei pressi del villaggio di Deir Sharaf (Nablus), un soldato israeliano è stato ferito in un attacco a colpi di arma da fuoco da parte di un autore ritenuto palestinese.

Il 5 giugno, nella città di Huwwara (Nablus), altri due soldati israeliani sono rimasti feriti in un attacco di speronamento con auto da parte di un aggressore ritenuto palestinese. Successivamente, a seguito di entrambi gli attacchi, le forze israeliane hanno condotto operazioni di ricerca-arresto intorno alla città di Nablus, ostacolando il movimento dei residenti. Un palestinese, accusato di aver effettuato l’attacco di speronamento, è stato arrestato.

8). Imminente sgombero forzato a Gerusalemme est. A seguito di procedimenti legali avviati da un’organizzazione di coloni israeliani, un’anziana coppia palestinese corre il rischio imminente di essere sgomberata con la forza dalla propria casa nel quartiere musulmano della Città Vecchia di Gerusalemme. Si stima che 970 palestinesi, tra cui 424 minori, siano a rischio di sgombero forzato a Gerusalemme est a causa di procedimenti simili; tale pratica è incompatibile con il diritto internazionale. Quindici delle famiglie a rischio si trovano nella Città Vecchia.

9). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 14 strutture, comprese cinque case. Di conseguenza, 44 palestinesi, tra cui 19 bambini, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di altri 70. Due delle strutture colpite nella Comunità di Tatrit, a Hebron, erano state fornite da donatori come assistenza umanitaria in risposta a una precedente demolizione. Durante tali fatti, le forze israeliane hanno danneggiato terreni agricoli, un muro, recinzioni metalliche, una rete idrica e 55 ulivi. La metà delle strutture colpite (sette) si trovavano in Area C. E le restanti sette strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, comprese due strutture residenziali nell’area di Wadi Qaddum a Silwan, provocando lo sfollamento di sei famiglie comprendenti 31 persone, tra cui 22 minori. A Gerusalemme Est, cinque delle otto strutture sono state demolite dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane. Inoltre (non conteggiato sopra), durante un’operazione militare israeliana condotta nel Campo profughi di Nur Shams (Tulkarm) in Area A della Cisgiordania, le forze israeliane hanno distrutto una struttura commerciale, compromettendo i mezzi di sussistenza di sette persone.

10). L’8 giugno, forze israeliane hanno fatto irruzione nella città di Ramallah in Area A della Cisgiordania ed hanno demolito con esplosivi il secondo piano di un edificio residenziale a più piani. Si è trattato di una demolizione punitiva della casa di famiglia di un palestinese accusato di aver ucciso due israeliani, e ferito altri, nel novembre 2022. Una famiglia, composta da sei persone, tra cui un minore, è stata sfollata e due famiglie hanno subito danni provocati alle abitazioni adiacenti. Durante l’operazione, 41 palestinesi sono rimasti feriti, tra cui otto minori e un giornalista, che è stato ricoverato in ospedale per fratture al cranio. Secondo quanto riferito, i palestinesi hanno lanciato pietre e oggetti esplosivi contro le forze israeliane e queste ultime hanno usato munizioni vere e proiettili di metallo rivestiti di gomma e gas lacrimogeni. Dall’inizio del 2023, per motivi punitivi sono state demolite 12 case e una struttura agricola, rispetto alle 14 strutture demolite nel 2022 e alle tre nel 2021. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva e come tali sono illegali ai sensi del diritto internazionale.

11). Il 12 giugno, le forze israeliane hanno sfollato per otto ore una famiglia di otto persone della Comunità di pastori di Ibziq (Valle del Giordano), adducendo scopi di esercitazioni militari. Questa Comunità si trova in una “zona di fuoco”, così dichiarata da Israele e ad alto rischio di trasferimento forzato. Le “zone di fuoco” coprono quasi il 30% dell’Area C e ospitano 38 Comunità che comprendono 6.200 persone.

12). In Cisgiordania, le chiusure continuano ad interrompere l’accesso di migliaia di palestinesi a mezzi di sussistenza e servizi (seguono dettagli). Il 6, 7 e 12 giugno, l’esercito israeliano ha eretto cumuli di terra all’ingresso dei villaggi di Beita e Odala (entrambi a Nablus) e di Ya’bad (Jenin), ostacolando il movimento di almeno 32.000 palestinesi. Quest’ultimo tumulo è stato rimosso dopo due giorni, mentre quelli di Beita e Odala erano ancora presenti alla fine del periodo di riferimento. Secondo quanto riferito, queste chiusure sono state la risposta agli spari contro veicoli di coloni israeliani che hanno provocato il ferimento di un colono e di tre membri delle forze israeliane (vedi sopra).

Nell’area H2 della città di Hebron, sono stati segnalati sette checkpoints volanti, rispetto a una media bisettimanale di due dall’inizio del 2023, con conseguenti lunghi ritardi. Inoltre, l’accesso palestinese al villaggio di Al Mughayyir (Ramallah) è stato limitato per il diciottesimo giorno, a partire dalla fine del periodo di riferimento, determinando lunghi tempi di attesa per i pendolari, a causa delle prolungate ispezioni all’ingresso del villaggio.

Per la settima settimana, le forze israeliane hanno chiuso il cancello stradale installato all’ingresso del villaggio di Tuqu’ (Betlemme), limitando il movimento di circa 4.500 persone, e costringendo i residenti e altri ad utilizzare strade sterrate alternative e lunghe deviazioni per accedere a cliniche, scuole e mercati.

13). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 31 casi, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento”, presumibilmente per imporre restrizioni all’accesso. Non sono stati segnalati feriti o danni, anche se il lavoro di agricoltori e pescatori è stato interrotto. In cinque occasioni, bulldozer militari israeliani hanno spianato il terreno all’interno di Gaza vicino alla recinzione perimetrale a Gaza, Khan Younis, Gaza nord e l’area centrale.

Ultimi sviluppi (dopo il periodo di riferimento)

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

In due distinti episodi verificatisi il 13 e 14 giugno, forze israeliane hanno sparato, uccidendo un palestinese autistico durante un’operazione di ricerca-arresto condotta nel Campo profughi di Balata (Nablus) e un altro uomo durante un’operazione di demolizione punitiva nella città di Nablus. Secondo quanto riferito, entrambi gli episodi sono avvenuti durante scontri a fuoco con palestinesi.

________________________________________

Note a piè di pagina

1 Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane; ad esempio da civili israeliani o con razzi palestinesi che non hanno raggiunto il bersaglio, così come quelli la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute

2 In questi rapporti le cifre delle vittime israeliane includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, sono conteggiate separatamente.

La protezione dei dati dei civili da parte dell’OCHA include episodi avvenuti al di fuori dei Territori Palestinesi Occupati (TPO) solo se hanno coinvolto residenti dei Territori Palestinesi Occupati come vittime o responsabili. Durante questo periodo di riferimento, un cittadino straniero che è stato ucciso nel centro di Israele da un cittadino palestinese di Israele non è incluso in questo rapporto, e nemmeno il cittadino palestinese di Israele, che è stato colpito sul posto, e ucciso, dalla polizia.

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Riduzione del numero di permessi di costruzione concessi dallo Stato di Israele ai palestinesi

Redazione di MEMO

13 giugno 2023 – Middle East Monitor

L’agenzia Wafa news ha riferito che durante il primo trimestre di quest’anno la percentuale delle licenze edilizie che lo Stato di Israele ha concesso ai palestinesi nei territori occupati è diminuito del 10%.

L’ufficio centrale di statistiche palestinese ha affermato oggi che nel primo trimestre del 2023 sono stati rilasciati nei territori palestinesi occupati, in totale 2.530 permessi di costruzione, tra cui 1.625 licenze per nuove costruzioni.

I nuovi dati mostrano una diminuzione del 10% del numero di permessi concessi ai palestinesi in confronto all’ultimo trimestre dello scorso anno.

Ai palestinesi sono raramente concesse licenze edilizie dalle autorità israeliane di occupazione, specialmente a Gerusalemme Est occupata.

Inoltre l’istituto centrale di statistica palestinese ha aggiunto che i dati hanno rivelato che il numero dei permessi rilasciati durante il primo trimestre del 2023 è diminuito del 18% in confronto al quarto trimestre del 2022 e di un altro 23% in confronto al primo semestre del 2022.

Ciò è avvenuto dopo che l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) ha riferito lo scorso mese che nel primo trimestre del 2023 le forze israeliane di occupazione hanno demolito, forzato la popolazione locale a farlo o sequestrato 290 strutture possedute da palestinesi in tutta la Cisgiordania e Gerusalemme Est.

“Tutte le strutture tranne 19 sono state colpite dai provvedimenti per la mancanza di permessi di costruzione che sono quasi impossibili da ottenere da parte dei palestinesi” ha spiegato l’OCHA. “Come conseguenza 413 persone, inclusi 194 bambini, sono stati deportati e le vite o l’accesso ai servizi di altre 11.000 sono state compromesse.”

I permessi di costruzione sono rilasciati a prezzi esorbitanti e insostenibili per la maggior parte dei palestinesi, creando un escamotage che consente allo Stato di Israele di annettere una maggior quantità di terra e lasciare i palestinesi in un limbo impedendo loro di sviluppare le infrastrutture. I palestinesi che fanno richiesta di permessi spesso non hanno risposta per anni oppure vedono la loro richiesta rifiutata.

L’OCHA ha aggiunto che “il numero di strutture colpite nel primo trimestre del 2023 è aumentato del 46% rispetto allo stesso periodo nel 2022, che ha visto già il numero più alto di demolizioni registrato nella Cisgiordania e a Gerusalemme dal 2016.”

La politica ampiamente praticata dallo Stato di Israele di demolizioni di case colpendo intere famiglie è un atto di punizione collettiva illegale e è in diretta violazione del diritto internazionale in materia di diritti umani.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Rapporto OCHA del periodo 15 – 29 Maggio 2023

1). A Nablus e Jenin, nel corso di due operazioni di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno ucciso quattro palestinesi e ferito altri 67 (seguono dettagli).

Il 22 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Balata (Nablus), uccidendo tre palestinesi. Secondo testimoni oculari e riprese video online, a uno degli uomini le forze israeliane hanno sparato alla schiena mentre tentava di fuggire dall’area. Successivamente, si è verificato uno scontro a fuoco tra forze israeliane e palestinesi, che ha provocato l’uccisione di altri due palestinesi che, secondo l’esercito israeliano, avevano partecipato allo stesso scontro a fuoco. Durante l’operazione, le forze israeliane hanno demolito una struttura residenziale ed hanno distrutto parzialmente altre due unità usando esplosivi: sei famiglie palestinesi sono state sfollate (ulteriori dettagli di seguito). L’esercito israeliano ha dichiarato che la deflagrazione è stata causata dalla distruzione degli ordigni esplosivi trovati nel sito. 63 palestinesi sono rimasti feriti, di cui quattro con proiettili veri. Fonti mediche hanno riferito che le forze israeliane hanno limitato il movimento delle ambulanze nell’area, ostacolando la fornitura immediata di assistenza medica ai feriti. Secondo le forze israeliane, un soldato israeliano è rimasto ferito.

Il 29 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Jenin, cui è seguito uno scontro a fuoco con palestinesi. Un palestinese è rimasto ucciso; secondo l’esercito israeliano, l’uomo aveva partecipato allo scontro a fuoco e in precedenza era stato coinvolto in attacchi contro israeliani. Durante la stessa operazione, sei palestinesi sono rimasti feriti e altri sei sono stati arrestati. Secondo i media locali, le forze israeliane hanno ostacolato il lavoro dei paramedici e hanno causato danni a un’ambulanza. In Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, tra il 1° gennaio e il 29 maggio 2023, le forze israeliane hanno ucciso 112 palestinesi; più del doppio del numero di morti (53) registrati nello stesso periodo del 2022.

2). A Hebron, un colono israeliano ha sparato, uccidendo un palestinese che era entrato in un insediamento israeliano, secondo quanto riferito, con in mano un coltello. L’episodio è avvenuto il 26 maggio, nell’insediamento di Teneh Omarim (Hebron). Testimoni oculari, citati dai media israeliani, hanno affermato di temere che fosse lì per compiere una aggressione con coltello. Il suo corpo è stato trattenuto dalle autorità israeliane. In Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, dall’inizio del 2023 fino al 29 maggio, i coloni israeliani hanno ucciso cinque palestinesi, tre dei quali erano autori/presunti autori di aggressioni contro israeliani.

3). In Cisgiordania, le forze israeliane hanno ferito 409 palestinesi, tra cui almeno 41 minori; 40 di loro sono stati colpiti con proiettili veri (seguono dettagli).

214 dei ferimenti sono stati registrati durante operazioni delle forze israeliane. Più della metà dei feriti (83) si è verificata durante un’operazione condotta, prima dell’alba, nel Campo profughi di Aqbat Jaber (Gerico), durante la quale le forze israeliane hanno anche arrestato quattordici palestinesi, hanno causato ingenti danni alle case palestinesi ed hanno impedito a paramedici e ambulanze di raggiungere i feriti .

In quattro diversi episodi, le forze israeliane hanno ferito 122 palestinesi mentre scortavano coloni israeliani che sconfinavano in Comunità palestinesi. Di questi, la maggior parte è stata segnalata in due episodi principali: il primo nella città di Nablus, quando i coloni sono entrati nella tomba di Giuseppe; il secondo in prossimità di una sorgente, presso la Comunità palestinese di Qaryut (Nablus) in cui sono stati segnalati scontri.

Altri sessantanove palestinesi sono rimasti feriti nei pressi di Beit Dajan, Beita e Burqa (Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqilya) mentre manifestavano contro le restrizioni di accesso e l’espansione degli insediamenti. I rimanenti quattro ferimenti di palestinesi, tutti colpiti e feriti con proiettili veri, sono avvenuti durante scontri con lancio di pietre contro forze israeliane posizionate all’ingresso della città di Qalqiliya, del Campo profughi di Ayda e del villaggio di Husan (entrambi a Betlemme).

Complessivamente, 340 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, 40 sono stati colpiti da proiettili veri, 16 sono stati feriti con proiettili di gomma, sette hanno riportato ferite da schegge, tre sono stati aggrediti fisicamente e tre sono rimasti feriti perché colpiti da granate assordanti o lacrimogeni.

4). Il 18 maggio, migliaia di israeliani hanno marciato attraverso Gerusalemme Est durante l’annuale Giornata di Gerusalemme “Marcia della Bandiera”, che commemora l’occupazione israeliana di Gerusalemme Est nel 1967. Le autorità israeliane hanno dispiegato migliaia di agenti di polizia ed eretto barriere metalliche fuori dalla Porta di Damasco, bloccando l’accesso dei palestinesi dentro e fuori la Città Vecchia di Gerusalemme. Sono scoppiati scontri tra palestinesi e forze israeliane durante i quali diversi palestinesi, compresi minori e donne, sono stati aggrediti fisicamente e almeno altri dieci sono stati arrestati. Folti gruppi di israeliani sono successivamente entrati nella Città Vecchia di Gerusalemme, gridando insulti e slogans provocatori contro i palestinesi e lanciando oggetti contro i giornalisti, ferendone almeno due. All’inizio dello stesso giorno, le autorità israeliane avevano limitato l’accesso dei palestinesi alla moschea di Al-Aqsa per celebrare le preghiere dell’alba, consentendo l’ingresso solo alle persone di età superiore ai 50 anni. Al mattino, a circa 2.600 israeliani era stato consentito l’accesso al Complesso con il supporto della polizia israeliana. Ne sono scaturiti scontri tra palestinesi e polizia israeliana.

5). In Cisgiordania, coloni israeliani hanno ferito 17 palestinesi, di cui tre colpiti con proiettili veri, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 19 casi (seguono dettagli).

Tra il 19 e il 20 maggio, in tre distinti episodi, sono stati segnalati scontri tra coloni israeliani e palestinesi dopo che coloni israeliani hanno marciato nella Città Vecchia di Gerusalemme e nell’area di At Tur. I coloni hanno lanciato pietre, provocando danni a 17 veicoli di proprietà palestinese e a quattro negozi. Otto palestinesi e due coloni sono rimasti feriti. Le forze israeliane sono intervenute e hanno sparato lacrimogeni e proiettili di gomma ferendo altri cinque palestinesi e arrestandone due.

Il 24 maggio, tre palestinesi sono stati feriti da proiettili veri, e uno da schegge, quando coloni israeliani, scortati dalle forze israeliane, sono entrati nel villaggio palestinese di Burqa (Nablus), attaccando i residenti e danneggiando case, serbatoi d’acqua e rifugi per il bestiame.

Il 26 maggio, secondo quanto riferito, un gruppo di circa 50 coloni israeliani armati, provenienti dall’insediamento israeliano di Adi Ad, ha aperto il fuoco, hanno lanciato pietre e aggredito fisicamente palestinesi che stavano lavorando nella propria terra tra i villaggi di Al Mughayyir e Turmus’aya (a est di Ramallah). Sei palestinesi sono rimasti feriti, di cui due colpiti da proiettili veri. I coloni hanno appiccato il fuoco a cinque veicoli di proprietà palestinese, ne hanno danneggiato altri quattro con pietre, danneggiando anche il foraggio per il bestiame.

Il 29 maggio, a Deir Dibwan (Ramallah), coloni israeliani, secondo quanto riferito provenienti da un avamposto di insediamento eretto recentemente e chiamato Sde Yonatan, hanno lanciato pietre e ferito due agricoltori palestinesi che lavoravano le proprie terre. Durante lo stesso episodio, i coloni hanno lanciato pietre, danneggiando cinque veicoli e una casa, ed hanno dato fuoco a un altro veicolo.

Secondo fonti della Comunità, durante il periodo di riferimento, sono stati vandalizzati, su terra palestinese, in otto episodi separati, più di 500 alberi e alberelli prossimi a insediamenti israeliani. Secondo fonti locali e testimoni oculari, in sei episodi registrati a Qaryut, Sabastiya e Burqa (tutti a Nablus), Ramin (Tulkram) e Beit Ummar (Hebron) coloni hanno appiccato il fuoco a terreni coltivati, causando danni ai raccolti, ed hanno fatto irruzione nei terreni agricoli , danneggiando strutture agricole, condotte idriche e recinzioni metalliche. Nei restanti cinque episodi segnalati in Cisgiordania, persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno lanciato pietre, danneggiando otto veicoli palestinesi.

6). Il 23 e il 29 maggio due coloni israeliani sono stati feriti dal lancio di pietre contro veicoli che viaggiavano lungo le strade della Cisgiordania, presso Nablus e Ramallah. Inoltre, un soldato è rimasto ferito in uno speronamento con auto. In altri tre casi separati, segnalati vicino a Nablus, Jenin e Betlemme, palestinesi hanno sparato contro veicoli israeliani, provocando danni a tre veicoli; e ancora, nei pressi di Ramallah e Gerico, presumibilmente ad opera di palestinesi, sono state lanciate pietre contro veicoli israeliani, danneggiandoli. Fonti israeliane hanno riferito che, durante il periodo di riferimento, in totale, sono stati danneggiati sette veicoli israeliani. In un evento separato, il 21 maggio, sulla strada principale della città di Huwwara a Nablus, un soldato israeliano è rimasto ferito in uno speronamento con auto. L’aggressore è fuggito e le forze israeliane hanno avviato una caccia all’uomo, portando restrizioni all’accesso e al movimento palestinese dentro e fuori l’area interessata.

7). Il 22 maggio, i residenti della Comunità di pastori palestinesi di Ein Samiya a Ramallah si sono trasferiti; ciò a causa delle ripetute violenze dei coloni, della riduzione dei pascoli determinata dall’espansione degli insediamenti, oltre che a causa delle demolizioni e delle minacce alla loro scuola da parte delle autorità israeliane. Un totale di 33 famiglie comprendenti 178 persone, tra cui 78 minori, sono state sfollate. Nella sua dichiarazione del 25 maggio 2023, la coordinatrice umanitaria ad interim, Yvonne Helle ha sottolineato la natura non volontaria del loro sfollamento ed ha espresso preoccupazione per l’ambiente coercitivo in Cisgiordania, che ha portato a sfollamenti simili a Wadi as Seeq e Ras a Tin (entrambe a Ramallah) e nelle Comunità di Lifjim (Nablus), provocando lo sfollamento di oltre 180 palestinesi dall’inizio del 2022. Durante la notte del 23 maggio, coloni israeliani hanno fatto irruzione nella Comunità di Ein Samiya, vandalizzando la scuola della Comunità; inoltre hanno danneggiato cisterne d’acqua e distrutto tre latrine mobili.

8). L’intensificazione delle attività di insediamento israeliano nei pressi del villaggio palestinese di Burqa (Nablus) ha sollevato preoccupazioni per la sicurezza delle persone e l’accesso ai mezzi di sussistenza. Il 18 maggio, l’esercito israeliano ha revocato il divieto di ingresso di israeliani nell’insediamento di Homesh e ha assegnato la terra a un Consiglio regionale di coloni. Il 25 maggio, coloni israeliani hanno iniziato a erigere nuove strutture nell’insediamento. Secondo quanto riferito, queste attività fanno parte di un’iniziativa israeliana per “regolarizzare” l’insediamento che, originariamente, fu costruito su terra palestinese di proprietà privata, negandone l’accesso, fin da allora, ai legittimi proprietari palestinesi. L’insediamento fu evacuato nel 2005 e successivamente ricostituito come scuola religiosa.

9). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 43 strutture, comprese undici abitazioni. Di conseguenza, 56 palestinesi, tra cui 33 minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 200 altri (seguono dettagli).

Una delle strutture colpite era stata fornita da donatori come assistenza umanitaria alla Comunità di pastori di Umm al Kheir a Hebron, situata in un’area designata dalle autorità israeliane come “zona di tiro 917” e dichiarata chiusa per consentire le esercitazioni dell’esercito israeliano.

Più dell’80% delle strutture colpite (35) si trovavano in Area C. Le restanti otto strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, comprese due strutture residenziali demolite nell’area di Wadi Qaddum a Silwan, provocando lo sfollamento di sette famiglie comprendenti 39 persone, di cui 22 minori. Cinque delle otto strutture demolite a Gerusalemme Est sono state demolite dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane. Inoltre (non conteggiato sopra), durante un’operazione militare israeliana nel Campo profughi di Balata, nell’area A della Cisgiordania, le forze israeliane hanno demolito tre strutture residenziali, sfollando sei famiglie comprendenti 34 persone, tra cui 20 minori.

10). Il 23 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel villaggio di Ni’lin (Ramallah) nell’Area B della Cisgiordania e hanno demolito per motivi punitivi la casa a più piani di una famiglia il cui membro, il 9 Marzo 2023, aveva ucciso in Israele un israeliano e ne aveva feriti altri due. Una famiglia, composta da 14 persone, tra cui otto minori, è stata sfollata e due famiglie sono state colpite in altro modo. Dall’inizio del 2023, sono state demolite per motivi punitivi undici case e una struttura agricola, rispetto alle 14 strutture del 2022 e alle tre del 2021. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva e come tali sono illegali ai sensi del diritto internazionale.

11). In due occasioni, per consentire esercitazioni militari, le forze israeliane hanno temporaneamente sfollato, per quattro ore, tre famiglie comprendenti 14 persone, della Comunità di pastori di Al Farisiya-Nab’a al Ghazal, nella Valle del Giordano settentrionale. Questa Comunità si trova in una “zona di fuoco”, così dichiarata da Israele ed è considerata ad alto rischio di trasferimento forzato. Le “zone di fuoco” coprono quasi il 30% dell’Area C e ospitano 38 Comunità che comprendono 6.200 persone.

12). In Cisgiordania le chiusure continuano a interrompere l’accesso di migliaia di palestinesi a mezzi di sussistenza e servizi (seguono dettagli).

Il 23 e il 25 maggio, l’esercito israeliano ha eretto cumuli di terra e ha chiuso il cancello stradale all’ingresso dei villaggi di Shufa (Tulkarm) e Beit Iksa (Gerusalemme), rispettivamente per un giorno e per due ore, ostacolando il movimento di almeno 1.400 palestinesi. Secondo quanto riferito, nel caso di Shufa, ciò è avvenuto in risposta a un episodio di spari contro veicoli di coloni israeliani, che ha provocato il ferimento di un colono.

Inoltre, in due distinti episodi, il 16 maggio l’esercito israeliano ha installato due cancelli stradali: uno all’ingresso della città di Gerico e l’altro su una strada che conduce a terreni agricoli nella Comunità di Al ‘Auja a Gerico, ostacolando l’accesso palestinese dentro e fuori la città di Gerico e verso terreni agricoli. Nell’area H2 della città di Hebron, sono stati segnalati un totale di 12 checkpoints volanti, rispetto a una media bisettimanale di due dall’inizio del 2023, con conseguenti lunghi ritardi. Inoltre, durante il periodo in esame, l’accesso palestinese al villaggio di Al Mughayyir (Ramallah) ha continuato a essere limitato, secondo quanto riferito, a causa del lancio di pietre contro veicoli di coloni israeliani.

13). Nella Striscia di Gaza, in almeno 15 casi, presumibilmente per imporre restrizioni all’accesso, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento” contro palestinesi che si avvicinavano o alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa. Non sono stati segnalati feriti o danni, anche se è stato interrotto il lavoro di agricoltori e pescatori. In tre occasioni, i bulldozer militari israeliani hanno spianato il terreno, all’interno di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale a Rafah, Khan-Younis e nell’Area Centrale. Il 18 maggio, palestinesi si sono riuniti vicino alla recinzione perimetrale nella città di Gaza per protestare contro l’annuale Giornata di Gerusalemme “Marcia della bandiera”. Le proteste hanno portato a scontri tra forze israeliane e manifestanti palestinesi, vicino alla recinzione, provocando il ferimento di 11 palestinesi, tra cui due minori, una donna e un paramedico.

Ultimi sviluppi (al di fuori del periodo di riferimento)

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto

Il 30 maggio, nei pressi dell’insediamento di Hermesh, tra i governatorati di Jenin e Tulkarm nella Cisgiordania settentrionale, in uno scontro a fuoco, un colono israeliano è stato colpito e ucciso da un palestinese. Le forze israeliane hanno lanciato una caccia all’uomo e istituito posti di blocco, ostacolando l’accesso e il movimento dei palestinesi dentro e fuori l’area. In seguito all’accaduto, coloni israeliani hanno attaccato palestinesi e loro proprietà nei villaggi circostanti e agli incroci stradali.

________________________________________

Note a piè di pagina

1 Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane, ad esempio da civili israeliani o colpiti da razzi palestinesi non giunti a bersaglio , così come quelli la cui causa immediata della morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute. In questo periodo di riferimento, un palestinese che è stato ucciso da un colono israeliano viene conteggiato separatamente.

2 Le vittime israeliane in questi grafici includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata della morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, vengono conteggiate separatamente

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Israele, con demolizioni e confische di proprietà, sfolla 50 palestinesi in due settimane

Redazione di The New Arab

20 maggio 2023 – NewArab

Sono più di venti i minori tra i 50 palestinesi sfollati a causa di confische e demolizioni di proprietà, compresi alcuni casi in cui le autorità israeliane hanno costretto le persone a demolire le proprie case.

In due settimane dall’inizio di questo mese Israele ha sfollato 50 palestinesi con demolizioni e confische di proprietà a Gerusalemme Est e in aree della Cisgiordania.

Tra gli sfollati c’erano 23 bambini, ha detto venerdì l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) nel suo rapporto dal 2 al 15 maggio.

Vi sono stati anche casi in cui le autorità israeliane hanno costretto le persone a demolire da sé le proprietà. Ha riguardato Gerusalemme Est e l’Area C della Cisgiordania che è sotto il controllo di Israele.

“Le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 42 strutture a Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, comprese 17 case, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele che sono quasi impossibili da ottenere”, ha affermato l’OCHA.

Ha aggiunto che nove delle strutture, tra cui una scuola, erano state edificate come aiuto umanitario.

Delle 42 strutture in questione, 26 erano ubicate in Area C.

“Le restanti 16 sono state demolite a Gerusalemme Est, compresi due complessi residenziali demoliti nell’area di Wadi Qaddum a Silwan provocando lo sfollamento di sette famiglie comprendenti 39 persone di cui 22 minori”, ha affermato l’OCHA.

Altre sette strutture sono state distrutte dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane”.

Il 7 maggio le forze israeliane hanno distrutto la scuola elementare Jubbet Al-Dhib vicino a Betlemme, suscitando aspre critiche da parte dell’Unione Europea che aveva finanziato il progetto.

L’UE ha dichiarato di essere “sconvolta” alla notizia delle forze israeliane entrate all’alba nel sito della scuola, che secondo un funzionario dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ospitava 45 studenti ed era composta da cinque aule.

Si richiede un blocco affinché Israele “fermi tutte le demolizioni e gli sfratti, che aumenteranno solo le sofferenze della popolazione palestinese e aggraveranno ulteriormente un’atmosfera già tesa”.

“Le demolizioni sono illegali secondo il diritto internazionale, e il diritto dei bambini all’istruzione deve essere rispettato”, ha affermato in una nota l’ufficio del rappresentante UE nei Territori palestinesi.

A parte gli eventi a Gerusalemme Est e nell’Area C, un’altra struttura residenziale è stata distrutta e altre tre danneggiate nell’Area A della Cisgiordania, che dovrebbe essere sotto il pieno controllo dell’Autorità Nazionale Palestinese, ha affermato l’OCHA.

Ne sono responsabili le forze israeliane secondo l’organismo delle Nazioni Unite che ha affermato i fatti essere accaduti durante un’operazione nella città vecchia di Nablus.

Nablus, insieme alla città di Jenin, è stata obiettivo centrale di micidiali raid israeliani in Cisgiordania negli ultimi mesi.

Ad oggi, di quest’anno le forze e i coloni israeliani hanno ucciso oltre 150 palestinesi, in media più di uno al giorno.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




Rapporto OCHA del periodo 2 – 15 maggio 2023

). I dettagli dell’escalation delle ostilità, dal 9 al 13 maggio a Gaza e in Israele, sono disponibili negli aggiornamenti flash di OCHA.

Al momento, nella Striscia di Gaza, le Nazioni Unite hanno accertato l’uccisione di 33 palestinesi; un ulteriore decesso è ancora in fase di verifica. Delle vittime accertate, almeno dodici erano civili, tra cui quattro ragazze, due ragazzi, quattro donne e due uomini. Secondo fonti israeliane e palestinesi, almeno tre delle vittime palestinesi sono state uccise da razzi mal funzionanti ricaduti in Gaza. Secondo il Ministero della Salute (MoH) a Gaza, 190 palestinesi sono rimasti feriti all’interno dell’enclave costiera, tra cui 64 minori e 38 donne. In Israele, secondo fonti sanitarie, i razzi hanno ucciso una donna israeliana e un lavoratore palestinese di Gaza e almeno 40 persone sono rimaste ferite.

2). Il 2 maggio, in una prigione israeliana, è morto un palestinese di Jenin dopo uno sciopero della fame durato quasi tre mesi. Al momento di concludere il presente rapporto, le autorità israeliane stavano ancora trattenendo il suo corpo, insieme a quelli di altri 132 palestinesi. Secondo una Organizzazione per i diritti umani, alcuni dei corpi sono trattenuti dal 2016. Dopo la sua morte, tra il 2 e il 3 maggio, gruppi armati palestinesi di Gaza hanno lanciato razzi e altri proiettili contro Israele, provocando, secondo fonti sanitarie, il ferimento di 11 israeliani e tre stranieri, e danni alle proprietà. Le forze israeliane hanno effettuato attacchi aerei e bombardamenti, secondo quanto riferito, prendendo di mira strutture militari di Gaza. A seguito degli attacchi aerei israeliani, secondo quanto riferito, un palestinese è stato ucciso e altri cinque sono rimasti feriti dalle schegge di un razzo. Inoltre, secondo quanto riferito, sono state danneggiate proprietà civili, tra cui diverse case, una scuola, linee elettriche e idriche.

3). Nel corso di tre operazioni che hanno coinvolto forze sotto copertura e scontri a fuoco con palestinesi, le forze israeliane hanno ucciso sette palestinesi e ferito altri 236 (seguono dettagli).

Il 4 maggio, le forze israeliane sotto copertura hanno fatto irruzione nella Città Vecchia di Nablus, dove hanno circondato e sparato proiettili esplosivi contro un edificio residenziale, uccidendo tre palestinesi, distruggendo una casa e provocando danni ad altre tre case. Secondo l’esercito israeliano, tra le vittime c’erano palestinesi sospettati di aver ucciso, il 7 aprile, tre coloni israeliani tra cui un minore. L’operazione è durata circa tre ore, durante le quali sono rimasti feriti 156 palestinesi, di cui quattro colpiti da proiettili veri. Durante l’operazione è stato necessario evacuare dozzine di scolari e personale della vicina scuola. Più di 50 alunni hanno ricevuto cure mediche dopo aver inalato gas lacrimogeni sparati dalle forze israeliane. Secondo fonti mediche, durante l’operazione le forze israeliane hanno limitato il movimento delle ambulanze nell’area.

Il 6 maggio, le forze israeliane sotto copertura hanno condotto un’altra operazione nel Campo profughi di Tulkarm, dove hanno circondato una casa e hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi. Due palestinesi sono stati uccisi; secondo l’esercito israeliano entrambi avevano partecipato a uno scontro a fuoco con le forze israeliane e avevano precedentemente sparato e ferito un colono israeliano. Due palestinesi sono rimasti feriti e altri due sono stati arrestati, compreso uno dei feriti.

Il 13 maggio, le forze israeliane sotto copertura, usando un autobus palestinese, hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Balata (Nablus), hanno circondato un edificio e hanno sparato a dei palestinesi. Due palestinesi sono stati uccisi da proiettili veri sparati dalle forze israeliane. Secondo l’esercito israeliano entrambi erano armati, mentre testimoni oculari e Organizzazioni per i diritti umani riferiscono che non erano né armati né coinvolti in uno scontro a fuoco. Durante la stessa operazione, altri 78 palestinesi sono rimasti feriti; di cui tre colpiti da munizioni vere.

4). Le forze israeliane hanno ucciso altri quattro palestinesi durante altre tre operazioni, alcune delle quali avrebbero comportato scontri a fuoco con palestinesi (seguono dettagli).

Il 10 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione a Qabatiya (Jenin), dove hanno sparato e ucciso due palestinesi che, secondo l’esercito israeliano, avevano sparato contro di loro. Un passante palestinese è stato ferito ed è morto il giorno successivo per le ferite riportate. Durante l’operazione, i palestinesi hanno lanciato pietre e ordigni esplosivi contro le forze israeliane. Secondo quanto riferito, separatamente, ha avuto luogo anche uno scontro a fuoco.

L’11 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Nur Shams (Tulkarm) dove, secondo quanto riferito, hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi, due dei quali sono rimasti feriti. Durante lo stesso episodio, un anziano palestinese che transitava nell’area,è stato colpito e ucciso dalle forze israeliane. Secondo le forze israeliane, un soldato israeliano è rimasto ferito.

Il 15 maggio, nel Campo profughi di Askar (Nablus), le forze israeliane hanno ucciso un palestinese in un episodio in cui le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni contro palestinesi che lanciavano pietre e petardi contro di loro. Le forze erano entrate nel Campo per un sopralluogo nella casa di famiglia di un palestinese accusato di aver ucciso due coloni israeliani; secondo quanto riferito, intendevano preparare la demolizione punitiva della casa. Un minore palestinese è stato ferito con proiettili veri. Dall’inizio del 2023 fino al 15 maggio, in Cisgiordania (inclusa Gerusalemme est), le forze israeliane hanno ucciso 108 palestinesi, più del doppio del bilancio di vittime (51) nello stesso periodo nel 2022.

5). In episodi separati, registrati ai checkpoints militari israeliani, le forze israeliane hanno ucciso altri due palestinesi, un uomo e una donna (seguono dettagli).

Il 13 maggio, a un checkpoint sulla Linea Verde, vicino all’ingresso di Barta’a (Jenin), le forze israeliane hanno sparato uccidendo un palestinese. Secondo l’esercito israeliano, l’uomo aveva tentato di accoltellare un soldato israeliano; non sono stati segnalati feriti israeliani.

Il 4 maggio, le forze israeliane hanno sparato uccidendo una donna palestinese che aveva accoltellato un soldato israeliano di stanza a un checkpoint sulla Linea Verde, vicino all’ingresso di Barta’a (Jenin) nella città di Huwwara (Nablus). Un soldato israeliano è rimasto ferito. Dall’inizio dell’anno, in Cisgiordania, sono stati colpiti e uccisi dalle forze israeliane 12 palestinesi mentre attaccavano o presumibilmente tentavano di attaccare le forze israeliane.

6). In Cisgiordania sono stati feriti dalle forze israeliane 688 palestinesi, tra cui almeno 72 minori; 54 di loro sono stati colpiti con proiettili veri (seguono dettagli).

Dei feriti, 516 sono stati segnalati durante nove operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte dalle forze israeliane, compresi i 240 feriti palestinesi riportati nelle operazioni menzionate sopra.

In due casi, le forze israeliane hanno ferito nove palestinesi (tutti sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni): il primo caso è stato registrato nella Comunità palestinese di Qaryut (Nablus), in seguito all’ingresso di coloni israeliani (accompagnati da forze israeliane) presso una sorgente; il secondo caso, all’ingresso di Deir Sharaf (Nablus), in seguito al lancio di pietre da parte di coloni israeliani contro veicoli palestinesi.

Altri 145 palestinesi sono rimasti feriti nei pressi di Beit Dajan e Beita (entrambi a Nablus), Kafr Qaddum (Qalqilya), Shufa (Tulkarm), presso il Campo profughi di Al ‘Arrub (Hebron) e nella città di Betlemme, durante manifestazioni contro le restrizioni di accesso, l’espansione degli insediamenti e la morte di un prigioniero palestinese (di cui sopra).

Altri sei palestinesi, tra cui due minori, sono rimasti feriti quando palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane di stanza a un checkpoint recentemente costituito all’ingresso dei villaggi di Al Mughayyir (Ramallah) e Deir Sharaf (Nablus); le forze israeliane hanno usato munizioni vere e proiettili di gomma. In altri episodi, le forze israeliane hanno sparato e ferito due palestinesi che stavano cercando di raggiungere i loro luoghi di lavoro in Israele attraverso brecce abusive praticate nella Barriera, vicino a Habla (Qalqilya).

Dieci feriti aggiuntivi sono stati segnalati durante un caso di confisca a Jubbet adh Dhib (Betlemme) e una demolizione punitiva a Haris (Salfit) (vedere ulteriori dettagli di seguito). Complessivamente, 587 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, 54 sono stati colpiti da proiettili veri, 39 sono stati feriti con proiettili di gomma, tre sono stati feriti da schegge e cinque sono stati aggrediti fisicamente.

7). In Cisgiordania, coloni israeliani hanno ferito cinque palestinesi, di cui tre con proiettili veri, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 28 casi. Ciò si aggiunge al ferimento di nove palestinesi da parte delle forze israeliane nei due episodi summenzionati che hanno coinvolto coloni a Qaryut e Deir Sharaf (entrambi a Nablus) (seguono dettagli).

L’8 maggio, a Jalud (Nablus), coloni israeliani, secondo quanto riferito, provenienti dall’insediamento di Esh Kodesh, hanno aggredito fisicamente e ferito un contadino palestinese mentre lavorava nel suo podere.

Il 10 maggio, a Deir Dibwan (Ramallah), un gruppo di coloni israeliani, alcuni armati, hanno sparato e ferito con proiettili veri due palestinesi ed hanno aggredito fisicamente e ferito un minore palestinese.

Il 12 maggio, a Silwad (Ramallah), vicino all’insediamento israeliano di Ofra, palestinesi si sono scontrati, lanciando pietre, con coloni che pascolavano il loro bestiame su terreni coltivati di proprietà palestinese. Un palestinese è stato ferito con proiettili veri e un altro è stato aggredito e ferito fisicamente.

Secondo fonti della Comunità, durante il periodo di riferimento, più di 870 alberi e alberelli sono stati vandalizzati su terra palestinese prossima agli insediamenti israeliani, anche dove l’accesso palestinese alla terra richiede l’approvazione dell’esercito israeliano; tali danni sono stati segnalati in 13 casi riferiti alla Cisgiordania. In altri dieci casi, registrati a Ein Samiya, Rammun, Silwad, Deir Dibwan e Al Mazra’a al Qibliya (tutti a Ramallah), Biddya (Salfit), Jalud (Nablus), Maghayir al Abeed (Hebron), secondo testimoni oculari e fonti delle Comunità locali, coloni hanno fatto irruzione nelle case e nei terreni agricoli danneggiando raccolti, due strutture residenziali e agricole e provocando danni al bestiame. Nei rimanenti undici casi segnalati in Cisgiordania, coloni israeliani hanno lanciato pietre, danneggiando 11 veicoli palestinesi.

8). In Cisgiordania, in quattro diversi episodi, sono rimasti feriti due coloni israeliani, tra cui una donna (seguono dettagli).

In un episodio registrato il 2 maggio, un palestinese ha sparato a un veicolo israeliano nei pressi di Shufa (Tulkarm).

In altri due casi, persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania, causando danni a due veicoli. Inoltre, a Husan (Betlemme), palestinesi hanno appiccato il fuoco a un veicolo di coloni. Complessivamente, secondo fonti israeliane, sono stati danneggiati almeno quattro veicoli israeliani.

9). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 42 strutture, comprese 17 case. Nove delle strutture erano state fornite da donatori come assistenza umanitaria, inclusa una scuola (maggiori dettagli di seguito). Di conseguenza, 50 palestinesi, tra cui 23 minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 600 altri. Più della metà delle strutture colpite (26) erano in Area C, inclusa una scuola finanziata da donatori. Le restanti 16 strutture sono state demolite a Gerusalemme est, comprese due strutture residenziali demolite nell’area di Wadi Qaddum, a Silwan, provocando lo sfollamento di sette famiglie comprendenti 39 persone, tra cui 22 minori. Altre sette strutture sono state distrutte dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane. Inoltre (non conteggiata sopra), nell’Area A della Cisgiordania, le forze israeliane hanno distrutto una struttura residenziale e causato danni ad altre tre, durante un’operazione delle forze israeliane condotta nella Città Vecchia di Nablus (vedi sopra).

10). Nel sud di Betlemme è stata demolita una scuola finanziata da donatori. Il 7 maggio, adducendo la mancanza di un permesso di costruzione rilasciato da Israele e problemi di sicurezza strutturale, le forze israeliane hanno demolito una scuola palestinese finanziata dall’UE che ospitava almeno 40 alunni di Jubbet Adh Dhib (Betlemme). Cinquantasette scuole in tutta la Cisgiordania sono a rischio demolizione.

In un caso separato, il 10 maggio, l’amministrazione civile israeliana, insieme alle forze israeliane, ha smantellato e confiscato due tende che erano state utilizzate come aule temporanee per gli alunni della scuola di Jubbet adh Dhib. Le tende erano state fornite come assistenza umanitaria in risposta alla demolizione del 7 maggio. Durante la confisca sono scoppiati scontri tra residenti palestinesi e forze israeliane, durante i quali i palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato proiettili di gomma e lacrimogeni; di conseguenza, otto palestinesi sono rimasti feriti. Attrezzature scolastiche, comprese sedie e scrivanie, sono state confiscate dalle forze israeliane.

11). Il 2 e 3 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione nei villaggi di Hajja (Qalqilya) e Haris (Salfit), nell’Area B della Cisgiordania, e hanno demolito per motivi punitivi due case a più piani; appartenevano a famiglie i cui membri avevano ucciso quattro israeliani e ne avevano feriti altri. Tre famiglie, composte da 14 persone, tra cui otto minori, sono state sfollate. Altri nove, tra cui tre minori, sono stati colpiti in forme diverse. Durante la demolizione, i palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane che hanno sparato lacrimogeni, ferendo un palestinese. Dall’inizio del 2023, sono state demolite, per motivi punitivi, dieci case e una struttura agricola, rispetto alle 14 strutture demolite in tutto il 2022 e alle tre nel 2021. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva e come tali sono illegali ai sensi del diritto internazionale, poiché prendono di mira le famiglie di un aggressore, o presunto aggressore.

12). In Cisgiordania, le chiusure continuano ad impedire l’accesso di migliaia di palestinesi a mezzi di sussistenza e servizi (seguono dettagli).

All’ingresso del villaggio di Shufa (Tulkarm), il 2 maggio, l’esercito israeliano ha eretto cumuli di terra e blocchi di cemento e il 14 maggio ha installato un cancello stradale, ostacolando il movimento di almeno 1.400 palestinesi; ciò è accaduto, secondo quanto riferito, in risposta a spari contro veicoli di coloni israeliani che hanno provocato il ferimento di un colono.

Nell’area H2 della città di Hebron, continuano le segnalazioni di numerosi checkpoints “volanti”, principalmente nell’area non riservata della città. Complessivamente, sono stati rilevati un totale di 12 checkpoints volanti, rispetto a una media bisettimanale di due registrata dall’inizio del 2023. Le forze israeliane hanno intensificato i controlli di sicurezza a questi checkpoints, causando lunghi ritardi per le persone in transito (fino a tre ore in alcuni casi ).

13). Nella zona non interdetta dell’area H2 di Hebron, il 3 maggio, a causa di una disputa sulla proprietà, le autorità israeliane hanno emesso un ordine di sgombero definitivo contro due strutture a più piani, tra cui un laboratorio di falegnameria. Questo sgombero inciderebbe sul sostentamento di una famiglia palestinese composta da dieci persone, tra cui otto minori. I palestinesi che vivono nell’area H2 sono esposti a politiche e pratiche israeliane coercitive.

14). Nella Striscia di Gaza, nei pressi della recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, presumibilmente per imporre restrizioni all’accesso, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento” in almeno dieci casi (tutti segnalati prima dell’escalation delle ostilità). Non sono stati segnalati feriti o danni. In una occasione, bulldozer militari israeliani hanno spianato i terreni della zona centrale prossimi alla recinzione perimetrale, all’interno di Gaza. Durante l’escalation delle ostilità, adducendo problemi di sicurezza, le autorità palestinesi locali hanno vietato tutte le attività di pesca al largo della costa di Gaza, per un totale di sei giorni.

Note a piè di pagina

1 Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane (ad esempio da civili israeliani) o colpiti da razzi palestinesi non giunti a bersaglio, così come quelli la cui causa immediata di morte o l’identità dell’aggressore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute.

2 Le vittime israeliane in questi rapporti includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte o l’identità dell’aggressore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, vengono conteggiate separatamente.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Israele demolisce la scuola elementare palestinese di un villaggio cisgiordano vicino a Betlemme

Hagar Shezaf

8 maggio 2023 Haaretz

L’Unione Europea e il Ministero degli Esteri tedesco condannano la demolizione fatta da Israele di una scuola in Cisgiordania frequentata da decine di alunni palestinesi

Domenica l’amministrazione civile israeliana in Cisgiordania ha demolito una scuola elementare palestinese vicino a Betlemme, frequentata da molti studenti, a seguito della sentenza del tribunale distrettuale su una petizione presentata dalla ONG di destra Regavim [ONG israeliana pro-coloni ndt.], co-fondata dal Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich.

La scuola, situata nel villaggio beduino di Jubbet ad-Dib, è stata costruita sei anni fa e accoglieva studenti sia di Jubbet ad-Dib che di Beit Ta’mir. Prima che fosse costruita i bambini della zona dovevano percorrere ogni giorno circa tre chilometri per raggiungere la scuola più vicina. Dopo la demolizione, gli abitanti hanno allestito una tenda nello stesso punto dove programmano di tenere le lezioni.

L’UE, che ha contribuito a finanziare la costruzione della scuola, ha condannato la demolizione definendola una violazione del diritto dei bambini all’istruzione e dicendo di “aver seguito da vicino questo caso e chiesto alle autorità israeliane di non eseguire la demolizione”.

La dichiarazione ha sottolineato inoltre che tali demolizioni sono “illegali ai sensi del diritto internazionale, e il diritto dei bambini all’istruzione deve essere rispettato. L’UE invita Israele a fermare tutte le demolizioni e gli sgomberi, che non faranno che aumentare le sofferenze della popolazione palestinese e rischiano di infiammare le tensioni nel territorio.”

Anche il portavoce del Ministero degli Esteri tedesco ha condannato la demolizione, affermando che la distruzione della scuola “mina” il processo di pace e “sarà discussa con le autorità israeliane”.

Poiché la scuola è stata costruita senza un permesso formale da parte di Israele, il tribunale aveva ordinato l’interruzione dei lavori durante la sua costruzione. Il tentativo di ricevere retroattivamente un permesso per la scuola è stato successivamente respinto. L’avvocato Haytham Khatib della Society of St. Yves, un gruppo cattolico per i diritti umani, ha presentato una petizione contro il rifiuto, ma Regavim ha insistito per la demolizione della scuola.

Il tribunale alla fine si è pronunciato a favore di Regavim, basando la sua decisione su un parere ufficiale emesso nel 2018 in cui si affermava che la scuola aveva problemi di sicurezza e poteva crollare in caso di terremoto.

“Ci dicono che la scuola non è sicura per i bambini, ma non ci permettono di fare nulla. [Non possiamo] ripararla o intervenire su di essa”, dice Halin Musa Sabah, residente a Beit Ta’mir, uno dei proprietari del sito in cui è stata costruita la scuola e zio di uno degli studenti. Secondo Sabah, la scuola “è stata costruita in modo che i nostri figli possano ricevere un’istruzione, che è un diritto di ogni bambino”.

L’attivista Hassan Brijia, membro del comitato contro la barriera di separazione israeliana e gli insediamenti nell’area di Betlemme, afferma che Israele non rilascia permessi di costruzione ai beduini e che la scuola era “essenziale per la vita in questa zona.”

E chiede ” Gli studenti più grandi hanno dieci anni. Rappresentano davvero un tale pericolo per Israele?”.

“L’organizzazione di Bezalel Smotrich [Ministro delle Finanze] ha presentato la petizione contro la scuola e ora Smotrich ne esegue la demolizione”, afferma Brijia – una constatazione con cui Sabah è d’accordo.

“Smotrich ha detto che Huwara deve essere spazzata via e ora ha spazzato via la nostra scuola”, aggiunge Sabah. “Come puoi guardare i bambini che piangono? Come puoi guardare un bambino di sei anni che singhiozza? Come puoi spiegarglielo? Che specie di persona puoi aspettarti cresca in una realtà del genere?”

Dopo che domenica la notizia della demolizione è stata resa pubblica, Regavim ha pubblicato la seguente dichiarazione: “Questo edificio è solo una delle centinaia di scuole illegali costruite in Giudea e Samaria come parte del metodo palestinese di prendere il controllo della terra”.

L’organizzazione ha anche pubblicato un rapporto sull’argomento come elemento della sua guerra in corso contro quelle che dice essere scuole palestinesi illegali nella regione.

Shlomo Ne’eman, capo sia del Consiglio Yesha, organizzazione ombrello che rappresenta gli insediamenti israeliani in Cisgiordania, che del Consiglio regionale di Gush Etzion ha accolto con favore la demolizione, definendola “un altro passo nella nostra continua battaglia per i territori della nostra nazione. Abbiamo ancora molto lavoro da fare”.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)

 




Rapporto OCHA del periodo 28 marzo – 18 aprile 2023

https://www.ochaopt.org/poc/28-march-17-april-2023

1). In Cisgiordania le forze israeliane hanno ucciso sei palestinesi, tra cui un minore, durante operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni delle forze israeliane, alcune delle quali, secondo quanto riferito, hanno comportato uno scontro a fuoco con palestinesi; un altro palestinese è morto per le ferite riportate (seguono dettagli).

Il 28 marzo, un palestinese è morto per le ferite riportate il 22 febbraio quando è stato colpito, con proiettili veri, dalle forze israeliane che operavano nella città di Nablus. Ciò porta a 12 il numero di vittime di quell’episodio; il numero più alto di vittime palestinesi in un singolo caso occorso in Cisgiordania, da quando, nel 2005, l’OCHA ha iniziato a registrare le vittime.

Il 3 aprile, forze israeliane hanno fatto irruzione nella città di Nablus per arrestare i palestinesi coinvolti nella sparatoria, avvenuta a Huwwara il 25 marzo, in cui furono feriti due soldati israeliani. Durante l’operazione, le forze israeliane hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi, uccidendone due. Successivamente, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni contro palestinesi che lanciavano pietre contro di loro; 56 palestinesi sono rimasti feriti e due sono stati arrestati. Durante l’operazione, le forze israeliane hanno ostacolato il lavoro dei paramedici e un’ambulanza è stata colpita da lacrimogeni.

Il 10 aprile, durante un’operazione di ricerca-arresto condotta nel Campo profughi di Aqbat Jaber (Gerico), le forze israeliane hanno ucciso un ragazzo palestinese di 15 anni e ne hanno ferito altri due con munizioni vere; durante tale operazione i palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni. Ad oggi, nel 2023, in Cisgiordania, il numero totale di minori palestinesi uccisi dalle forze israeliane è 17; nel 2022, in un periodo equivalente, erano state 8.

L’11 aprile, vicino a Deir al Hatab villaggio (Nablus), le forze israeliane hanno ucciso due palestinesi e ne hanno ferito un altro. Secondo l’esercito israeliano, prima che le forze israeliane di stanza nelle vicinanze sparassero al loro veicolo, i palestinesi avevano aperto il fuoco contro una postazione militare all’ingresso dell’insediamento colonico di Elon Moreh.

L’8 aprile, all’ingresso del villaggio di Azzun (Qalqiliya), le forze israeliane hanno sparato e ucciso con proiettili veri un palestinese; le prime informazioni provenienti da Organizzazioni per i diritti umani indicano che l’uomo fosse tra i palestinesi che lanciavano petardi contro le forze israeliane posizionate a un checkpoint all’ingresso del villaggio.

Durante il primo trimestre del 2023, il numero di palestinesi uccisi dalle forze israeliane (84) è stato quasi quattro volte superiore rispetto allo stesso periodo del 2022 (22).

2). Un palestinese è stato ucciso e quattro soldati israeliani sono rimasti feriti in due episodi avvenuti a Hebron e a Gerusalemme (seguono dettagli).

Il 1° aprile, a un checkpoint militare israeliano posizionato all’ingresso di Beit Ummar (Hebron), un palestinese ha speronato con un veicolo tre soldati israeliani, ferendoli; successivamente l’uomo è stato colpito e ucciso dalle forze israeliane. Ad oggi, in Cisgiordania, nel 2022, nove palestinesi sono stati colpiti e uccisi dalle forze israeliane mentre attaccavano o presumibilmente tentavano di attaccare forze israeliane.

Il 1° aprile, nei pressi di uno dei cancelli che conducono alla moschea di Al Aqsa, nella Città Vecchia di Gerusalemme, un agente di polizia israeliano ha ucciso un cittadino palestinese di Israele. Secondo la polizia israeliana, l’uomo aveva afferrato l’arma di un agente di polizia e gli aveva sparato due volte. Testimoni oculari contestano questo racconto; inoltre non è stato reso disponibile alcun filmato della telecamera di sorveglianza. Le autorità israeliane hanno aperto un’inchiesta sulla sparatoria. Inoltre, lo stesso giorno, vicino a Jaba’ Junction, a nord-est di Gerusalemme, un uomo armato, ritenuto palestinese, ha aperto il fuoco contro forze israeliane ed è fuggito. Secondo i media israeliani un soldato israeliano è rimasto ferito.

3). Il 7 aprile, tre coloni israeliani, una madre e le due figlie, una delle quali minorenne, mentre percorrevano la Strada 57 nella Valle del Giordano (Tubas), sono state uccise da un uomo armato, ritenuto palestinese. Le due sorelle sono state uccise sul colpo mentre la madre è deceduta tre giorni dopo per le ferite riportate. L’aggressore è fuggito. Le forze israeliane hanno avviato una caccia all’uomo, bloccando le strade principali nella Valle del Giordano. Ciò porta a diciotto il numero di israeliani uccisi, finora, nel 2023, in Cisgiordania, Gerusalemme est e Israele; oltre a un cittadino straniero e un soldato. Nel 2022, in un periodo equivalente, furono sei.

4). In Cisgiordania, sono stati feriti dalle forze israeliane 567 palestinesi (tra cui almeno 91 minori), 25 dei quali sono stati colpiti da proiettili veri (seguono dettagli). Ventisette palestinesi sono rimasti feriti durante 18 operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte dalle forze israeliane in più località, oltre ai 56 palestinesi feriti a Nablus e Gerico (vedi sopra).

Altri 43 feriti sono stati segnalati nelle vicinanze della Moschea di Al Aqsa, nella Città Vecchia di Gerusalemme (vedi sotto). In sei episodi, registrati nelle Comunità palestinesi di Qaryut (Nablus), Deir Ballut (Salfit) e Surif ( Hebron), le forze israeliane hanno ferito 41 palestinesi, a seguito dell’ingresso (all’interno delle Comunità) di coloni israeliani, accompagnati dalle forze israeliane; la maggior parte dei feriti sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno.

In altri quattro episodi, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni contro palestinesi che lanciavano pietre contro i soldati israeliani posizionati presso torrette di osservazione militare e checkpoints volanti; altri 19 palestinesi sono stati feriti agli ingressi di Azzun (Qalqiliya), Beit Ummar (Hebron), Husan e Al Khadr (entrambi a Betlemme).

In un episodio separato, le forze israeliane hanno aggredito fisicamente e ferito un palestinese che cercava di raggiungere il suo posto di lavoro in Israele attraverso un’apertura non autorizzata nella Barriera vicino a At Tayba (Jenin). Altri 380 palestinesi sono rimasti feriti nei pressi di Beit Dajan, Beita e Huwwara (tutti a Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqiliya) durante manifestazioni in occasione della “Giornata della Terra” e contro le restrizioni di accesso e l’espansione degli insediamenti. In una di queste manifestazioni, 216 palestinesi sono rimasti feriti dopo che le forze israeliane hanno sparato proiettili di gomma, lacrimogeni e granate assordanti; i palestinesi hanno iniziato a lanciare pietre, dopo la chiusura dell’ingresso principale del villaggio di Beita (Nablus) da parte delle forze israeliane. Ciò è avvenuto durante una marcia di coloni a sostegno della legalizzazione dell’insediamento di Evyatar, costruito su terra palestinese. Complessivamente, 448 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, 25 sono stati colpiti da proiettili veri, 53 sono stati feriti con proiettili di gomma, 35 sono stati aggrediti fisicamente, cinque sono stati colpiti da granate sonore o lacrimogeni e uno è stato colpito da un veicolo militare.

5). All’inizio del mese musulmano del Ramadan, il 24 marzo, le forze israeliane hanno intensificato la loro presenza dentro e intorno alla Città Vecchia di Gerusalemme. Durante il periodo di riferimento, in sei occasioni, la polizia israeliana ha effettuato operazioni in prossimità della Moschea di Al Aqsa nella Città Vecchia di Gerusalemme. In una di queste occasioni, nelle prime ore del 5 aprile 2023, un gran numero di forze israeliane ha fatto irruzione nella moschea Al Qibli e ha usato la forza per evacuare i palestinesi che si rifiutavano di lasciare la sala della preghiera; per la mattina seguente era previsto l’arrivo al Complesso di coloni e altri israeliani. Le forze israeliane hanno fatto irruzione nella moschea Al Qibli attraverso l’adiacente clinica sanitaria, danneggiando e distruggendo attrezzature, rifornimenti e il muro che separava la clinica dalla moschea. Le forze israeliane hanno sparato granate assordanti, proiettili con la punta gommata e bombolette di gas lacrimogeni; inoltre hanno colpito i palestinesi con manganelli, compresi minori e donne. Secondo le autorità israeliane, i palestinesi hanno lanciato pietre e petardi contro le forze israeliane che avevano fatto irruzione nella Moschea. Complessivamente, le forze israeliane hanno ferito 43 palestinesi, inclusi 12 minori, e ne hanno arrestati altri 440, inclusi 65 minori. La maggior parte dei detenuti è stata rilasciata più tardi, quello stesso giorno, ma hanno ricevuto ordini che impedivano loro di accedere alla moschea di Al Aqsa fino alla fine del Ramadan.

6). In Cisgiordania, coloni israeliani hanno ferito 17 palestinesi, tra cui tre minori, e persone conosciute o ritenute coloni hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 44 casi. Ciò si aggiunge al ferimento di 41 palestinesi da parte delle forze israeliane in sei episodi che hanno coinvolto coloni (seguono dettagli).

Il 29 marzo, il 2 aprile e il 12 aprile, coloni israeliani hanno aggredito fisicamente e ferito cinque palestinesi che coltivavano o pascolavano bestiame vicino a Kisan (Betlemme), Surif (Hebron) e nella Comunità di Ein al Hilwa nella valle del Giordano (Tubas); tra i feriti c’era un uomo anziano.

Altri quattro attacchi si sono verificati ad Al Khadr (Betlemme), Surif (Hebron) e Kifl Haris e Deir Ballut (entrambi a Salfit); questi hanno coinvolto coloni israeliani che hanno fatto irruzione in strutture di sostentamento, lanciando pietre, aggredendo fisicamente e ferendo cinque palestinesi, tra cui un minore, e causando danni ad almeno 18 case palestinesi e quattro veicoli.

Nella Città Vecchia di Gerusalemme, il 6 aprile, un colono israeliano ha aperto il fuoco, ferendo un palestinese di 14 anni.

Il 7 aprile, un altro colono ha aggredito fisicamente un palestinese e ha lanciato pietre contro negozi palestinesi, causando danni ad almeno cinque negozi.

In altri cinque episodi, cinque palestinesi, tra cui un bambino di nove anni, sono rimasti feriti quando coloni israeliani hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi che viaggiavano sulle strade vicino a Nablus, Ramallah, Gerusalemme, Hebron e Salfit.

Secondo fonti della Comunità, durante il periodo di riferimento, più di 1.200 ulivi sono stati vandalizzati su terreni palestinesi vicino agli insediamenti israeliani, anche dove l’accesso palestinese richiede l’approvazione dell’esercito israeliano; tali danni sono relativi a 14 casi, segnalati in Cisgiordania. Altre proprietà palestinesi sono state danneggiate e il bestiame ferito in 12 episodi accaduti a Ramallah, Salfit, Tubas, Betlemme, Hebron, Gerusalemme e Qalqiliya. Secondo testimoni oculari e fonti delle Comunità locali, le proprietà danneggiate includevano strutture residenziali e agricole, trattori, raccolti e una rete idrica. Nei restanti 20 casi segnalati in Cisgiordania, coloni israeliani hanno lanciato pietre, danneggiando 36 veicoli palestinesi.

7). Nei pressi dell’insediamento di Gush Etzion (Hebron), una donna palestinese ha accoltellato e ferito un colono israeliano prima di essere colpita, ferita e arrestata dalle forze israeliane. Un altro colono israeliano è stato ferito e quattro veicoli israeliani sono stati danneggiati in quattro episodi, quando persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania.

8). Secondo dati ufficiali israeliani, il secondo, terzo e quarto venerdì di Ramadan (31 marzo, 7 aprile e 14 aprile), attraverso i tre checkpoints designati lungo la Barriera, sono entrati a Gerusalemme Est circa 240.000 palestinesi in possesso di documenti di identità della Cisgiordania. Le autorità israeliane hanno permesso agli uomini di età superiore ai 55 anni, alle donne di tutte le età e ai minori di età inferiore ai 12 anni di entrare a Gerusalemme Est senza permesso. Circa 1.130 persone su 2,2 milioni di residenti a Gaza sono riuscite a recarsi a Gerusalemme per il Ramadan e la Pasqua.

9). Le forze israeliane hanno limitato il movimento dei palestinesi in diverse altre località della Cisgiordania, interrompendo l’accesso di migliaia di persone a mezzi di sussistenza e servizi (seguono dettagli). In seguito alla sparatoria e all’uccisione di tre israeliani avvenuta il 7 aprile (vedi sopra), mentre lanciavano una caccia all’uomo per trovare l’autore, le forze israeliane hanno intensificato le restrizioni di movimento intorno alle aree nord-orientali della Valle del Giordano. Diverse strade sono state chiuse con cumuli di terra, oltre a intensi controlli di sicurezza ai checkpoints, che hanno comportato lunghi tempi di attesa per i pendolari.

Inoltre, il 9 aprile, le forze israeliane hanno installato un cancello di metallo, blocchi di cemento e un checkpoint stradale sulla strada principale che collega le Comunità di Khirbet ar Ras al Ahmar e Khirbet ‘Atuf, a sud-est di Tubas nella Valle del Giordano, ostacolando il movimento di circa 500 palestinesi.

Il 6 e il 9 aprile, le forze israeliane hanno limitato il movimento di oltre 6.000 palestinesi collocando cumuli di terra a uno degli ingressi di Qusra (Nablus) e chiudendo il cancello stradale all’ingresso di Ras Karkar (Ramallah), presumibilmente in risposta al lancio di pietre da parte di palestinesi contro veicoli israeliani. Le intensificate restrizioni di movimento erano ancora in vigore alla fine del periodo di riferimento.

10). Nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere per i palestinesi, le autorità israeliane hanno demolito dieci strutture palestinesi; inoltre sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di circa 60 persone. Ciò riflette un calo significativo, dall’inizio dell’anno, del numero di strutture demolite o sequestrate(19), rispetto alla media settimanale. In coerenza con una tipica riduzione delle demolizioni israeliane durante il mese di Ramadan.

11). Nella Striscia di Gaza, tra il 5 e il 7 aprile, gruppi armati palestinesi hanno lanciato contro Israele 52 razzi e altri proiettili; 16 razzi sono stati intercettati dal sistema israeliano Iron Dome, 32 sono caduti in aree aperte nel sud di Israele e a Gaza, e due sono caduti nella città di Sderot in Israele, causando danni a una fabbrica. Secondo fonti mediche israeliane, un israeliano è rimasto ferito mentre correva verso i rifugi. Le forze israeliane hanno lanciato molteplici attacchi aerei sparando 59 missili e 7 proiettili contro siti militari appartenenti a gruppi armati della Striscia di Gaza. Non sono stati segnalati feriti palestinesi, ma i siti presi di mira sono stati danneggiati, insieme a proprietà civili, tra cui un ospedale pediatrico, una clinica, una fattoria e quattro case.

12). Sempre nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 25 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento”, presumibilmente per far rispettare le restrizioni all’accesso; quattro pescatori sono stati arrestati, di cui uno anche ferito, e due pescherecci sono stati sequestrati. In due circostanza, i palestinesi hanno tenuto manifestazioni vicino alla recinzione perimetrale israeliana in commemorazione della “Giornata della terra” e in solidarietà con i fedeli recatisi a Gerusalemme. I manifestanti hanno bruciato pneumatici, hanno lanciato pietre e si sono avvicinati alla recinzione; le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni. Di conseguenza, sette palestinesi, tra cui due minori, sono rimasti feriti, di cui quattro colpiti da proiettili veri.

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data.

Ultimi sviluppi

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

Il 18 aprile, nel quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme est, due israeliani sono stati colpiti e feriti; si ritiene che l’autore sia palestinese.

_______________________________________

Note a piè di pagina

1 Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane (ad esempio feriti da civili israeliani o colpiti da razzi palestinesi ricaduti); così come quelli la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute.

2 In questi bollettini le vittime israeliane includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte, o l’identità dell’autore, rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, vengono conteggiate separatamente.

La selezione dei dati dei civili da parte dell’OCHA include episodi avvenuti al di fuori dei Territori Palestinesi Occupati (TPO) solo se hanno coinvolto residenti dei Territori Palestinesi Occupati come vittime o responsabili. Durante questo periodo di riferimento, un cittadino straniero che è stato ucciso, nel Centro di Israele, da un cittadino palestinese di Israele non è stato incluso in questo rapporto, e nemmeno il cittadino palestinese di Israele, che è stato colpito e ucciso dalla polizia.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 14 – 27 marzo 2023

1). A Jenin e Tulkarm, in due operazioni che hanno comportato uno scontro a fuoco con palestinesi, le forze israeliane hanno ucciso cinque palestinesi, tra cui un minore, e ne hanno feriti altri 23; tutti, tranne uno, colpiti con proiettili veri (seguono dettagli).

Il 16 marzo, durante un’operazione diurna, le forze israeliane sotto copertura sono entrate nella città di Jenin: hanno sparato a due palestinesi, uccidendoli. Secondo i resoconti di testimoni oculari e secondo registrazioni video, a uno degli uomini le forze israeliane hanno sparato a bruciapelo, mentre sembrava giacere a terra inoffensivo. Ne è seguito uno scontro a fuoco tra le forze israeliane e i palestinesi. In seguito la Brigata dei martiri di Al Aqsa ha confermato che i due erano propri affiliati, mentre una dichiarazione israeliana indicava che si trattava di persone sospettate di attacchi armati contro israeliani e che erano l’obiettivo dell’operazione. Durante la stessa operazione, le forze israeliane hanno anche sparato e ucciso un ragazzo palestinese di 16 anni che passava in bicicletta. Secondo i referti medici è stato colpito alla schiena con proiettili veri. Ciò ha portato a 16 il numero totale di minori palestinesi uccisi, ad oggi, in Cisgiordania nel 2023, rispetto ai due registrati nello stesso periodo del 2022. Successivamente, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni contro palestinesi che lanciavano pietre contro di loro: 23 palestinesi sono rimasti feriti, di cui 22 da proiettili veri. Un quarto palestinese è stato colpito e ucciso dalle forze israeliane: secondo l’esercito israeliano, stava cercando di aggredirli con un piede di porco. Il 23 marzo, le forze israeliane hanno fatto irruzione a Izbat Shufa (Tulkarem) durante le ore mattutine, hanno circondato un edificio e hanno sparato a un palestinese, uccidendolo. Ciò porta a 64 il numero totale di palestinesi uccisi, in Cisgiordania, nel 2023, durante operazioni delle forze israeliane. Durante l’operazione a Tulkarem un altro palestinese è stato arrestato e il suo veicolo è stato confiscato. Per circa due ore, le forze israeliane hanno chiuso l’ingresso principale del villaggio, ostacolando il movimento dei residenti e impedendo l’accesso ai luoghi di lavoro e alle scuole. Secondo quanto ferito, in nessuna delle suddette operazioni è stata registrato il ferimento di alcun membro delle forze israeliane.

2). A Ramallah e Nablus, due attacchi palestinesi, o presunti attacchi, contro le forze israeliane hanno provocato l’uccisione di un presunto aggressore palestinese e il ferimento di due membri delle forze israeliane (seguono dettagli).

Il 17 marzo, vicino al checkpoint di Beit El/DCO, all’ingresso di Al Bireh (Ramallah), le forze israeliane hanno sparato a un palestinese, uccidendolo. Secondo l’esercito israeliano, l’uomo aveva tentato di accoltellare un soldato israeliano. Non sono stati segnalati feriti israeliani e il corpo dell’uomo è stato consegnato alla sua famiglia. Finora, nel 2023, dieci palestinesi sono stati colpiti e uccisi dalle forze israeliane in Cisgiordania e in Israele mentre aggredivano, o presumibilmente tentavano di aggredire, israeliani.

Il 25 marzo, nella città di Huwwara (Nablus), a un checkpoint, un palestinese ha sparato, ferendo due soldati israeliani prima di darsi alla fuga. Le forze israeliane hanno lanciato una caccia all’uomo, intensificando le restrizioni di movimento dentro e intorno alla città di Nablus ed ostacolando il movimento dei residenti (vedi sotto).

3). Un israeliano è morto per le ferite riportate durante un attacco palestinese avvenuto il 9 marzo 2023, nella parte centrale di Israele; un palestinese di Ni’lin (Ramallah) aprì il fuoco in una strada affollata e due israeliani rimasero feriti. Finora quest’anno, in Israele e in Cisgiordania, in aggressioni palestinesi sono stati uccisi 14 israeliani, rispetto ai tre registrati nello stesso periodo del 2022.

4). In Cisgiordania, sono stati feriti dalle forze israeliane un totale di 246 palestinesi, tra cui almeno 19 minori; 44 di loro sono stati colpiti con proiettili veri (seguono dettagli). Diciannove palestinesi sono rimasti feriti durante sei operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte dalle forze israeliane in diverse località; oltre ai 23 palestinesi feriti a Jenin (vedi sopra). In sei episodi verificatisi nelle città di Nablus, Qaryut, Huwwara e Deir Sharaf, le forze israeliane che accompagnavano coloni all’interno delle Comunità palestinesi hanno ferito 133 palestinesi. La maggior parte è stata curata per inalazione di gas lacrimogeni. Altri 59 palestinesi sono rimasti feriti vicino a Beit Dajan e Beita (entrambe a Nablus), Kafr Qaddum (Qalqilya) e Al Lubban al Gharbi (Ramallah), durante manifestazioni contro le restrizioni di accesso e l’espansione degli insediamenti. Agli ingressi di Azzun (Qalqiliya), Beit Ummar (Hebron), Husan (Betlemme) e An Nabi Salih (Ramallah), le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni contro palestinesi che lanciavano pietre contro i soldati israeliani posizionati presso le torrette di osservazione militare, ferendo altri 12 palestinesi. Complessivamente, 173 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno.

5). In Cisgiordania, in altri 25 casi, coloni israeliani hanno ferito 19 palestinesi, compreso un minore, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi provocando lo sfollamento di sei persone. Ciò si aggiunge al ferimento di 133 palestinesi da parte delle forze israeliane, in sei episodi che hanno coinvolto coloni (seguono dettagli). Il 15, 18, 21, 25 e 26 marzo, coloni israeliani hanno aggredito fisicamente, ed hanno spruzzato liquido al peperoncino, ferendo 14 palestinesi che stavano coltivando o pascolando il bestiame vicino a Deir Jarir e Sinjil (entrambi a Ramallah), Tuba nel sud di Hebron, Humsa Al Bqai’ una Comunità nella valle del Giordano (Tubas) e Qarawat Bani Hassan (Salfit); tra i feriti c’erano un minore e una donna anziana. Il 17 marzo, secondo testimoni oculari palestinesi, un palestinese è stato colpito e ferito con proiettili veri; coloni hanno aperto il fuoco contro il palestinese, in presenza delle forze israeliane. In altri due episodi sperati, avvenuti il 19 e il 27 marzo, due palestinesi sono rimasti feriti quando coloni israeliani hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi che viaggiavano sulle strade vicino a Nablus e Ramallah. Il 25 marzo, coloni israeliani sono entrati a Huwwara, accompagnati dalle forze israeliane, lanciando pietre e ferendo due palestinesi; hanno dato fuoco a due veicoli e danneggiato altri 15 veicoli, tre negozi e cinque case. Secondo fonti della Comunità, durante il periodo di riferimento, più di 220 ulivi sono stati vandalizzati su terreni palestinesi prossimi agli insediamenti israeliani; comprese zone in cui l’accesso da parte di palestinesi richiede l’autorizzazione dell’esercito israeliano. Tali danni sono stati segnalati in sei episodi: vicino a Sinjil (Ramallah), As Sawiya e Burin (entrambi a Nablus), Al Ganoub e Halhul (entrambi a Hebron), Husan (Betlemme) e Deir Istiya (Salfit). Separatamente, a Huwwara (Nablus), nella città di Salfit e a Burqa (Ramallah), coloni israeliani hanno forato le gomme di 30 auto palestinesi, hanno lanciato pietre esparando, provocando danni a quattro case e un altro veicolo. Altre proprietà palestinesi sono state danneggiate e il bestiame è rimasto ferito in dodici episodi registrati a Jenin, Ramallah, Salfit, Tubas, Hebron e Qalqiliya o nelle vicinanze; secondo testimoni oculari e fonti della Comunità locale, le proprietà includevano strutture residenziali e agricole, trattori, raccolti e una rete idrica. Il 26 marzo, a Sinjil (Ramallah), coloni israeliani hanno lanciato una bottiglia incendiaria contro una casa palestinese, appiccandole il fuoco. Di conseguenza, una famiglia palestinese di sei persone, tra cui quattro minori, è stata sfollata e ha perso la maggior parte dei propri averi.

6). Un palestinese ha sparato a un colono israeliano che viaggiava attraverso Huwwara, ferendolo; mentre cercava di fuggire l’aggressore è stato colpito e ferito dalle forze israeliane. In nove episodi di lancio di pietre, ad opera di persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, un altro colono israeliano è rimasto ferito e sono stati danneggiati nove veicoli israeliani che transitavano sulle strade della Cisgiordania.

7). Secondo i dati ufficiali israeliani, nel primo venerdì del Ramadan (24 marzo), attraverso i tre posti di blocco designati lungo la Barriera, sono entrati a Gerusalemme Est, circa 40.000 palestinesi in possesso di documenti di identità della Cisgiordania. Le autorità israeliane hanno consentito l’ingresso in Gerusalemme Est, senza permesso, agli uomini di età superiore ai 55 anni, alle donne di tutte le età e ai minori di età inferiore ai 12 anni. I palestinesi di Gaza, per accedere a Gerusalemme est, devono richiedere i permessi indipendentemente dalla loro età.

8). In diverse località della Cisgiordania, le forze israeliane hanno limitato il movimento dei palestinesi, interrompendo l’accesso di migliaia di persone a mezzi di sussistenza e servizi (seguono dettagli). A Huwwara, a seguito degli attacchi del 19 e 25 marzo, in cui sono rimasti feriti un colono israeliano e due soldati israeliani, le forze israeliane hanno intensificato le restrizioni di movimento dentro e intorno alla città di Nablus per dare la caccia all’autore dell’aggressione. Diverse strade sono state chiuse con cumuli di terra; sono stati intensificati i controlli di sicurezza ai checkpoints, causando lunghe attese per i pendolari. Il 16 e 23 marzo, in risposta a presunti lanci di pietre, da parte di palestinesi contro veicoli con targa israeliana, le forze israeliane hanno limitato il movimento di oltre 8.000 palestinesi, chiudendo il cancello stradale all’ingresso di Jamma’in (Nablus) e collocando cumuli di terra e blocchi di cemento a uno degli ingressi di Khirbet ‘Atuf (Tubas). Le restrizioni di movimento intensificate erano ancora in vigore fino alla chiusura del presente rapporto.

9). Le autorità israeliane, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, ma quasi impossibili da ottenere per i palestinesi, hanno demolito quattro strutture palestinesi a Gerusalemme Est e una quinta nell’Area C, con conseguenze sui mezzi di sussistenza di circa 40 persone. Ciò riflette un calo significativo del numero di strutture demolite o sequestrate rispetto alla media bisettimanale (44), calcolata dall’inizio dell’anno. Ciò è coerente con una tipica tendenza alla diminuzione delle demolizioni israeliane durante il mese di Ramadan. Tutte e cinque le strutture sono state demolite il 23 marzo, prima dell’inizio del Ramadan. Separatamente, le autorità israeliane hanno emesso un ordine di demolizione contro una strada agricola a Sabastiya (Nablus), finanziata da donatori e recentemente resa agibile; lo smantellamento della strada pregiudicherebbe l’accesso dei contadini a circa 10 ettari di terreno agricolo. In Area C, l’ordinanza militare 1797, utilizzata in questo caso, consente la demolizione di strutture non autorizzate entro 96 ore dalla consegna dell’ordinanza militare.

10). A Rafah, nella Striscia di Gaza, un ragazzo palestinese di 14 anni è rimasto ferito dalla esplosione di un residuato bellico (UXO) che stava manipolando.

11). Inoltre, nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 23 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento”, presumibilmente per far rispettare le restrizioni all’accesso; non sono stati segnalati feriti o danni. Inoltre, due palestinesi di Gaza sono stati arrestati dalle forze israeliane al valico di Erez, compreso un paziente di 55 anni che era in cura a Gerusalemme. Sei palestinesi, tra cui tre minori, sono stati arrestati dalle forze israeliane mentre cercavano di entrare in Israele attraverso la recinzione perimetrale.

12). Il 18 marzo, un gruppo armato palestinese di Gaza ha lanciato un razzo contro Israele, senza causare feriti o danni alla proprietà.

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data.

Ultimi sviluppi (al di fuori del periodo di riferimento)

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

– Il 28 marzo, un palestinese è morto per le ferite riportate il 22 febbraio, quando fu colpito dalle forze israeliane che operavano a Nablus; questo ha portato a dodici il bilancio delle vittime di quell’episodio.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 28 febbraio – 13 marzo 2023

1). A Gerico, Jenin e Nablus, durante quattro operazioni con scontri a fuoco con palestinesi, le forze israeliane hanno ucciso 14 palestinesi, tra cui un minore, e ne hanno feriti altri 55; 30 con munizioni vere (seguono dettagli).

Il 1° marzo, le forze israeliane hanno condotto un’operazione di ricerca- arresto nel Campo profughi di Aqbat Jaber (Gerico) ed hanno arrestato 4 palestinesi sospettati di aver ucciso un israeliano durante una aggressione con arma da fuoco verificatasi il 27 febbraio, nella stessa zona. Durante la stessa operazione di ricerca-arresto c’è stato uno scontro a fuoco tra forze israeliane e palestinesi; un palestinese è stato colpito con proiettili veri mentre cercava di fuggire; è stato quindi arrestato, ma è morto successivamente per le ferite. Nello stesso contesto, un altro palestinese è stato colpito con proiettili veri e altri 25 hanno avuto bisogno di cure mediche per inalazione di lacrimogeni. Dopo l’attacco, le forze israeliane hanno rimosso i checkpoints che avevano allestito attorno alla città di Gerico. Il 7 marzo le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Jenin, dove hanno sparato uccidendo 6 palestinesi e ferendone altri 26. Uno dei feriti, un ragazzo di 14 anni, è morto il 9 marzo, a seguito delle ferite subite. Secondo l’esercito israeliano una delle vittime era sospettato di aver sparato e ucciso due israeliani, il 26 febbraio, a Huwwara. Il 9 marzo, le forze israeliane sotto copertura hanno fatto irruzione nel villaggio di Jabaa (Jenin) per arrestare dei palestinesi sospettati di essere responsabili di aggressioni, con armi da fuoco, contro israeliani, proprio in quella zona. All’ingresso del villaggio, le forze israeliane hanno ucciso 3 palestinesi a bordo di un veicolo, affermando che gli stessi avevano aperto il fuoco contro di loro. Un altro palestinese è stato arrestato. Il 12 marzo, vicino al villaggio di Sarra (Nablus), le forze israeliane hanno sparato, uccidendo altri 3 palestinesi, anch’essi a bordo di un veicolo; secondo l’esercito israeliano, avevano aperto il fuoco contro una postazione dell’esercito. Un quarto uomo, presente nel veicolo, si è consegnato. La Brigata dei Martiri di Al Aqsa ha rivendicato come propri affiliati gli uomini uccisi; i loro corpi sono stati trattenuti dalle autorità israeliane. Durante l’episodio, le forze israeliane hanno ferito, con armi da fuoco, altri 3 palestinesi che si stavano recando al lavoro.

2). A Qalqilya due minori sono stati uccisi dalle forze israeliane (seguono dettagli). Il 2 marzo, nel villaggio di Azzun, le forze israeliane hanno sparato alla schiena a un ragazzo palestinese di 15 anni uccidendolo e ferendo altri 2 minori con proiettili veri. Secondo l’esercito israeliano, i soldati hanno sparato a persone sospettate di aver lanciato contro di loro bottiglie incendiarie. Il 10 marzo, all’ingresso della città di Qalqiliya, le forze israeliane hanno ucciso, con armi da fuoco, un palestinese di 16 anni. Le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e candelotti lacrimogeni contro palestinesi che lanciavano pietre ed esplosivi.

Ad oggi, in Cisgiordania, nel 2023 sono stati uccisi dalle forze israeliane, quindici minori palestinesi rispetto ai 2 uccisi, nello stesso arco di tempo, nel 2022.

3). A Qalqilya, all’interno di un nuovo avamposto di insediamento colonico, un colono israeliano ha ucciso, con armi da fuoco, un palestinese (seguono dettagli).

Il 10 marzo, un colono israeliano ha ucciso, con arma da fuoco, un palestinese che era entrato in un avamposto di insediamento a est di Qalqilya. Secondo l’esercito israeliano, l’uomo portava coltelli e ordigni esplosivi. Il suo corpo è stato trattenuto dalle autorità israeliane. Questo porta a 4 il numero di palestinesi uccisi da coloni israeliani in Cisgiordania dall’inizio dell’anno; compresi tre che sono stati uccisi mentre attaccavano, o presumibilmente tentavano di attaccare, israeliani.

4). In Israele, un palestinese della Cisgiordania ha ferito con armi da fuoco, 3 israeliani (seguono dettagli). Il 9 marzo, in un’area centrale di Israele, un uomo di Ni’lin (Ramallah) ha ferito, con armi da fuoco, 3 israeliani; è stato successivamente colpito e ucciso da un agente di polizia fuori servizio. Dopo la sparatoria, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel villaggio di Ni’lin (Ramallah), dove hanno arrestato il padre e il fratello dell’aggressore palestinese e hanno fatto un sopralluogo nella casa di famigli; secondo quanto riferito, in preparazione della sua demolizione punitiva. Durante il raid, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni contro palestinesi che lanciavano pietre e bottiglie incendiarie; 3 palestinesi sono rimasti feriti, due dei quali colpiti da proiettili veri.

5). In Cisgiordania, complessivamente, sono stati feriti dalle forze israeliane 271 palestinesi, di cui almeno 24 minori; dei 271, 39 sono stati colpiti da proiettili veri (seguono dettagli). Oltre ai 55 palestinesi feriti durante le tre suddette operazioni condotte a Gerico, altri 19 sono stati feriti nei Campi profughi di Jenin e Nablus, durante quattro operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte dalle forze israeliane in diverse località. Cinque episodi si sono verificati in conseguenza dell’ingresso di coloni, accompagnati da forze israeliane, nelle Comunità palestinesi di Qaryut, Huwwara e Burin (tutte in Nablus) e Ebron. Le forze israeliane hanno ferito 84 palestinesi; la maggior parte ha dovuto essere curata per inalazione di gas lacrimogeni.

Altri 85 palestinesi sono rimasti feriti nei pressi di Beit Dajan (Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqilya) durante le manifestazioni contro le restrizioni degli accessi e l’espansione degli insediamenti. Ad Azzun (Qalqiliya), Beit Ummar e nel Campo profughi Al ‘Arrub (entrambi in Hebron), le forze israeliane hanno ferito, con proiettili veri e lacrimogeni, 28 palestinesi che lanciavano pietre contro soldati israeliani in servizio presso torrette militari di osservazione.Inoltre, all’ingresso di Azzun (Qalqilya), un soldato israeliano è stato ferito da lanci di pietre da parte di palestinesi. Complessivamente 204 palestinesi hanno dovuto essere curati per inalazione di gas lacrimogeni, 39 sono stati colpiti da proiettili veri, 17 colpiti da proiettili di gomma, 9 feriti da lacrimogeni o granate assordanti.

6). In Cisgiordania coloni israeliani hanno ferito 11 palestinesi, compresi 2 minori, e persone note come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in 24 casi. Inoltre, in cinque episodi in cui erano coinvolti coloni, 84 palestinesi sono stati feriti dalle forze israeliane; 11 sono stati feriti direttamente da coloni (seguono dettagli). Il 3 marzo, vicino a Khirbet Zantua (Hebron), coloni hanno aggredito e ferito 2 pastori palestinesi che pascolavano il proprio bestiame. Il 6 marzo, un bambino palestinese di due anni, una donna e altre 3 persone, tutti membri della stessa famiglia, sono stati feriti da coloni israeliani che erano entrati a Huwwara lanciando pietre contro case e veicoli palestinesi. Nel corso di tale episodio almeno quattro veicoli e due negozi hanno subito danni dal lancio di pietre e dagli spari dei coloni. Le forze israeliane sono intervenute sparando lacrimogeni contro i palestinesi, ferendone 25. Il 7 e 8 marzo, nella città di Hebron, in due episodi separati, coloni hanno attaccato palestinesi lanciando pietre e bottiglie vuote a Tal Rumeida e Wadi Al Hussein, area H2 di Hebron. Un bambino di 8 anni e un altro palestinese sono rimasti feriti, oltre ai danni a case e veicoli. L’8 marzo, ad Al Aqsa Mosque/Monte del tempio nella Città Vecchia di Gerusalemme, un colono israeliano ha spruzzato un palestinese con liquido al peperoncino, ferendolo. L’8 marzo, a An Nassariya (Nablus), un palestinese è rimasto ferito dal lancio di pietre contro la sua auto ad opera di coloni. In sei episodi accaduti nei pressi di A l Mughayyir and Deir Nidham (entrambi in Ramallah), Jit (Qalqiliya), Rujeib (Nablus), e Yasuf (Salfit), a detta delle Comunità, sono stati vandalizzati circa 240 ulivi su terreni palestinesi prossimi alle colonie israeliane; anche in località nelle quali i palestinesi accedono con una preventiva autorizzazione dei militari israeliani. Inoltre, in 18 episodi registrati vicino a Qalqiliya, Nablus, Hebron e Bethlehem, sono state danneggiate proprietà palestinesi e sono stati feriti capi di bestiame; i danni riguardano 12 veicoli, strutture agricole, due cisterne d’acqua e muri in pietra.

7). Palestinesi hanno ferito 4 coloni israeliani ed hanno danneggiato almeno 14 veicoli israeliani in dodici episodi in cui, secondo fonti israeliane, persone palestinesi, o ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania.

8). A Gerusalemme Est e Area C della Cisgiordania, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto a demolire 35 strutture, incluse 13 strutture abitative, perché prive dei permessi di costruzione rilasciati da Israele e quasi impossibili da ottenere. Otto delle strutture erano state donate da progetti di assistenza umanitaria. Il risultato: 74 palestinesi, di cui 32 minori, sono stati sfollati, altri 170 sono stati danneggiati /privati dei mezzi di sussistenza. Ventisette strutture si trovavano nell’Area C , incluse sette (tutte donazioni) demolite in un unico episodio registrato a Mantiqat Shib al Butum a sud di Hebron, con conseguente sfollamento di 4 famiglie, composte da 26 persone, di cui 8 minori. Si tratta della terza demolizione nello stesso luogo da febbraio 2022. Altre otto strutture sono state demolite a Gerusalemme est, incluse due strutture demolite dai proprietari per evitare il pagamento delle multe alle autorità israeliane.

Nel solo mese di febbraio 2023, a Gerusalemme est, c’è stato il numero più alto di demolizioni dall’aprile 2019. Sono state demolite 36 strutture, a fronte di una media mensile di 11 nel 2022.

9). Quattro famiglie palestinesi hanno lasciato il loro luogo di residenza, a causa della costruzione nelle vicinanze di un nuovo avamposto di insediamento israeliano e di un possibile conseguente trasferimento forzato (seguono dettagli).

IL 26 febbraio, a causa di un nuovo insediamento di coloni nelle vicinanze, quattro famiglie palestinesi hanno preso i loro averi e le loro tende ed hanno lasciato Wadi e la Comunità Seeq in Area C (Ramallah), spostandosi in una località tra Sinjil and Jaljiliya, in Area B di Ramallah. Le quattro famiglie sono composte da 27 persone, di cui 16 minori. Mentre negli anni precedenti queste persone si spostavano per motivi stagionali, hanno riferito che l’attuale trasferimento, avvenuto in un momento inusuale, è dovuto all’insediamento colonico e che non hanno intenzione di ritornare.

10). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 39 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento” contro palestinesi, presumibilmente per far rispettare le restrizioni all’accesso; 4 pescatori sono rimasti feriti e un peschereccio è stato danneggiato.

In un altro episodio, un anziano palestinese di Gaza è stato arrestato dalle forze israeliane al valico di Erez, mentre accompagnava un parente che aveva un appuntamento sanitario fuori Gaza. In un altro caso, un minore palestinese è stato arrestato dalle forze israeliane mentre cercava di entrare in Israele attraverso la recinzione perimetrale. Inoltre, in almeno otto occasioni, bulldozer militari israeliani hanno spianato un terreno all’interno di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale di Khan Younis.

11). L’8 marzo a Gaza gruppi palestinesi armati hanno lanciato un razzo contro Israele. Il razzo è caduto in area aperta senza causare feriti o danni.

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data.

Ultimi sviluppi (al di fuori del periodo di riferimento)

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

• Il 16 marzo, le forze israeliane sotto copertura sono entrate a Jenin, dove hanno sparato, uccidendo quattro palestinesi, tra cui un minore, e ferendone almeno altri 23.

• Il 18 marzo, al checkpoint di Beit El/DCO all’ingresso nord di Al Bireh (Ramallah), un palestinese è stato colpito e ucciso dalle forze israeliane.

________________________________________

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

o

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it