Per sopravvivere, Israele deve colpire subito l’Iran

Illustrazione di Yael Bogen
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Benny Morris
30 Giugno 2024 – Haaretz
 

Se Israele si dimostrerà incapace di distruggere il progetto nucleare iraniano con armi convenzionali, potrebbe non avere altra scelta che ricorrere alle sue armi non convenzionali.

* Nota Redazionale

Lo storico israeliano Benny Morris è noto per i suoi lavori sul 1948, in cui è stato tra i primi a raccontare la pulizia etnica compiuta dalle milizie sioniste prima e dall’esercito israeliano poi a danno dei palestinesi: la cosiddetta Nakba.
Inizialmente su posizioni di sinistra, ormai da anni Morris si è spostato decisamente a destra. In questo articolo interviene sulla questione iraniana proponendo addirittura un attacco con armi non convenzionali per distruggere gli impianti nucleari iraniani. Pur esprimendo il nostro profondo dissenso dalle argomentazioni dello storico, riteniamo interessante proporre le sue argomentazioni.

Il Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir ha descritto la risposta israeliana all’attacco missilistico dell’Iran contro Israele del 13 aprile come un dardaleh – in gergo calcistico un tiro fiacco. É stato riferito che la rappresaglia israeliana avrebbe distrutto un piccolo impianto radar isolato non lontano da Natanz, uno dei siti dove l’Iran produce uranio arricchito. Purtroppo – poiché Ben-Gvir è un ministro pericoloso e spregevole – aveva ragione.

Il governo israeliano – ovvero il primo ministro corrotto e incompetente di Israele, Benjamin Netanyahu – temeva che una risposta più forte (e adeguata), come un attacco all’impianto di Natanz, avrebbe portato a una significativa reazione da parte dell’Iran. Teheran potrebbe ad esempio attivare il suo alleato libanese, Hezbollah, per effettuare massicci lanci di razzi o fare fuoco con i propri missili contro le città israeliane e infrastrutture essenziali.

Un giorno potrebbero essere resi noti i verbali delle riunioni del gabinetto di guerra ristretto tenutesi prima della risposta israeliana. Sapremo allora se i generali presenti – il Ministro della Difesa Yoav Gallant, l’ex Capo di Stato Maggiore dell’IDF Ten. Gen. Gadi Eisenkot, il Presidente del Partito di Unità Nazionale Benny Gantz e il Capo di Stato Maggiore dell’esercito israeliano Ten. Gen. Herzl Levi – hanno raccomandato un attacco più potente e se Netanyahu ha convinto i membri del gabinetto ad accontentarsi dell’attacco “dardaleh”.

Negli ultimi 15 anni Netanyahu ha generalmente agito con estrema esitazione e moderazione di fronte agli attacchi dell’Iran, compiuti attraverso i suoi alleati o direttamente, contro Israele e i suoi interessi. Ma, cosa ben più significativa e grave, a parte le sue dichiarazioni bellicose Netanyahu non ha fatto quanto necessario per impedire all’Iran di dotarsi di un’arma nucleare, nonostante i leader iraniani dichiarino senza sosta il loro intento di distruggere Israele. La moderazione di Israele nel 2010-2012 e negli anni successivi era dovuta a una carenza di mezzi? Quest’uomo disonesto aveva altri, reconditi motivi? Non c’è modo di saperlo.

In ogni caso siamo arrivati al momento della verità e una decisione è necessaria. Secondo una serie di rapporti l’Iran è sul punto di raggiungere il 90% di arricchimento dell’uranio e ha accumulato materiale sufficiente, se potenziato, a produrre un arsenale di bombe nucleari. Gli attacchi contro Israele degli ultimi otto mesi da parte dell’Iran, dei suoi emissari e dei suoi alleati – Hamas, gli Houthi, Hezbollah e varie milizie in Siria e in Iraq – costituiscono una ragione sufficiente per tentare di distruggere le capacità strategiche dell’Iran, incluse le sue risorse balistiche.

Il mondo dovrebbe sostenere e certamente comprendere una simile operazione israeliana. Ma anche se non lo facesse, sicuramente la sopravvivenza del Paese dovrebbe essere più importante per i suoi abitanti di eventuali condanne internazionali e persino di sanzioni, se venissero imposte (anche se dubito che si tratterebbe di sanzioni significative).

Non c’è momento migliore per sferrare all’Iran un colpo strategico, data l’attuale asimmetria di forze tra i due Paesi. Israele ha un vantaggio schiacciante nelle forze aeree grazie ai suoi avanzati aerei stealth F-15 e F-35, oltre a una superiorità impressionante per quanto riguarda armi antiaeree e antimissile. Le forze aeree iraniane sono dotate di velivoli inferiori e non dispongono di sistemi missilistici antiaerei e antimissile avanzati. Ma nei prossimi anni è probabile che questa superiorità strategica di Israele venga meno.

Ma, soprattutto, Israele ha uno straordinario vantaggio (secondo quanto riportato dalla stampa estera): possiede un arsenale nucleare, mentre l’Iran attualmente può solo aspirare ad averne uno. L’Iran probabilmente terrà conto di questa asimmetria quando valuterà se rispondere a un attacco israeliano alle sue strutture e infrastrutture nucleari.

Israele è in grado, utilizzando armi convenzionali, di distruggere – o almeno di danneggiare gravemente – gli impianti di produzione di missili, droni e razzi dell’Iran e i suoi siti nucleari, che sono sparsi su un’ampia area e almeno alcuni dei quali sono sepolti in profondità nel sottosuolo? Non lo so, ed è probabile che non lo sappiano nemmeno i generali di Israele. La guerra è il regno dell’imponderabile e, in larga misura, della fortuna. Ma distruggere il progetto nucleare iraniano, e la capacità di attacco dell’Iran, è un imperativo esistenziale se Israele vuole sopravvivere. Dato il profondo odio degli ayatollah per Israele e la loro plausibile irrazionalità, un arsenale nucleare iraniano segnerà la fine di Israele.

Una volta che gli ayatollah avranno le armi nucleari e i mezzi per farne uso, potrebbero usarle contro Israele – e lasciare ad Allah il compito di proteggerli da un contrattacco israeliano. Dopo tutto, abbiamo a che fare con fanatici messianici e religiosi.

E anche se l’Iran si astenesse dal lanciare le sue armi nucleari, il solo fatto di possederle, insieme al suo desiderio e alla sua politica dichiaratamente orientati alla distruzione di Israele (di cui abbiamo visto abbondanti prove in questi nove mesi), scoraggerebbe potenziali investimenti e immigrati dal raggiungere Israele e spingerebbe molte brave persone a fuggire dal Paese.

In un contesto di ripetuti, futuri attacchi orchestrati dagli iraniani contro Israele, come il 7 ottobre, Israele declinerebbe costantemente fino a scomparire.

Le organizzazioni sunnite, e forse i Paesi sunniti vicini, riconoscerebbero la debolezza di Israele (e dell’America) e la forza dell’Iran e molto probabilmente si unirebbero all’anello di Stati ostili guidato da Teheran, e non c’è alcuna garanzia che i leader dell’Europa e degli Stati Uniti – forse con l’ambiguo Donald Trump piuttosto che il filo-sionista Biden al timone – verrebbero in nostro aiuto.

Tutto ciò deve far pensare che, se Israele si dimostrerà incapace di distruggere il progetto nucleare iraniano con armi convenzionali, potrebbe non avere altra scelta se non quella di ricorrere alle sue armi non convenzionali (a meno che gli Stati Uniti non inviino le proprie forze armate, il che sembra estremamente improbabile vista la mancanza di determinazione americana dopo i fallimenti in Iraq e Afghanistan).

Ribadisco, Israele può aspettarsi i rimproveri dei media internazionali, dei ragazzini ignoranti e sconsiderati dei campus e di svariati leader mondiali, ma godrà anche della comprensione, se non del sostegno attivo, di molti membri della comunità internazionale.

Temo che siamo arrivati al momento della verità e che Israele – auspicabilmente nei prossimi mesi, sotto una guida più competente – debba agire. Altrimenti, Allah yerahmu (che Allah abbia pietà di noi).

(traduzione dall’inglese di Giacomo Coggiola)