L’ANP cerca di evitare critiche alle sue violazioni dei diritti umani

L'intervento delle forze di sicurezza palestinesi a Jenin il 16 dicembre 2024. Foto: Nasser Ishtayeh/SOPA Images/LightRocket
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  1. Ramona Wadi

14 gennaio 2025 – Middle East Monitor

Wafa, l’agenzia di notizie ufficiale dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), ha pubblicato i dettagli di un rapporto che descrive le testimonianze di palestinesi imprigionati, torturati e interrogati da Israele a Gaza. Molti prigionieri stanno soffrendo per traumi fisici e psicologici permanenti, afferma il report della commissione dell’ANP per gli affari dei prigionieri e degli ex-prigionieri.

I dettagli sono raccapriccianti. Prigionieri ustionati con acqua bollente, picchiati brutalmente, bagnati con le acque di scarico, aggrediti dai soldati israeliani e privati di cibo e trattamenti sanitari. Ma mentre queste testimonianze sono importanti da registrare, cosa sta facendo l’ANP riguardo all’informazione? Inoltre, cosa sta facendo l’ANP nella Cisgiordania e a Gaza occupate per prendere le distanze da Israele? La risposta: niente.

L’ANP potrebbe aggrapparsi alla narrazione anticoloniale, quando si presenta l’occasione, ma le sue azioni nella Cisgiordania occupata hanno mostrato altro ormai da molti anni. Solo due giorni prima del rapporto Wafa sui palestinesi torturati da Israele, durante una riunione il leader dell’ANP Mahmoud Abbas ha confermato il suo supporto alle operazioni dei servizi di sicurezza a Jenin. Secondo Wafa Abbas ha elogiato i servizi di sicurezza perché “salvaguardano stabilità ed ordine” e ha cercato di collegare in qualche modo le aspirazioni del popolo palestinese con le epurazioni della resistenza palestinese nella Cisgiordania occupata. Naturalmente solo Abbas e i suoi gerarchi potrebbero collegare le due cose insieme e ostentare una sembianza di coerenza.

Se l’ANP ritiene necessario – e certamente lo è – pubblicare i dettagli delle orrende torture contro i palestinesi a Gaza, perché non applica gli stessi criteri ai suoi servizi di sicurezza? Basel Al-Araj è stato ucciso da Israele in collaborazione con i servizi di sicurezza dell’ANP e Nizar Banat è stato picchiato a morte dai suoi servizi di sicurezza – e questi sono solo due esempi noti.

I palestinesi nella Cisgiordania occupata, in particolare a Jenin, vengono terrorizzati dai servizi di sicurezza della ANP per la semplice ragione che la resistenza sta riconoscendo di dover condurre una più ampia lotta anti-coloniale. L’ANP rappresenta più precisamente Israele e la comunità internazionale e non i palestinesi. È una legittima preoccupazione per i palestinesi che l’ANP, per esempio, abbia chiesto 680 milioni di dollari agli USA per addestrare i suoi servizi di sicurezza ed anche per le forniture di veicoli ed equipaggiamento.

Al Jazeera, che l’ANP ha recentemente messo al bando nella Cisgiordania occupata, ha da poco riferito che molti palestinesi che sono stati imprigionati e picchiati dai servizi di sicurezza non si sentono sicuri nel condividere le loro esperienze, neanche con organizzazioni per i diritti umani come Al-Haq. Altro che incolumità e sicurezza di tutti i palestinesi. Forse Abbas si riferisce ai palestinesi che rimarranno dopo le epurazioni? E in quale momento le epurazioni finiranno?

Cosa sta cercando di provare Abbas, che l’ANP può tornare a Gaza per via della comprovata esperienza a Jenin e più in generale nella Cisgiordania occupata? O che sull’ANP si può contare per implementare le stesse tattiche su cui Israele ha fatto affidamento per decenni, fino al genocidio a Gaza? Una cosa risalta: il metodo dell’ANP per annichilire la resistenza palestinese è cooptare palestinesi per imprigionare, torturare e a volte anche uccidere altri palestinesi.

L’Operazione Proteggi la Terra Natale mira solo a proteggere l’ANP ad ogni costo dalle ripercussioni della sua oppressione. I media dell’ANP dovrebbero prenderne atto.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)