Esternalizzare l’occupazione

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Rod Such

29 Novembre 2018, The Electronic Intifada

The Privatization of Israeli Security by Shir Hever, Pluto Press (2017)

[“La privatizzazione della sicurezza in Israele”] di Shir Hever, Pluto Press (2017)

“La privatizzazione della sicurezza in Israele” di Shir Hever è uno studio sullo sviluppo di imprese private militari e per la sicurezza iniziato in Israele negli anni ’90 e che continua tuttora. Questa tendenza presenta implicazioni per il futuro sia riguardo all’occupazione israeliana della Cisgiordania e di Gaza che al movimento per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni.

Ricercatore di economia e autore di The Political Economy of Israel’s Occupation [“L’economia politica dell’occupazione israeliana] (2010), Hever si basa sul lavoro del politologo Neve Gordon, soprattutto sul libro di Gordon Israel’s Occupation (2008) [“L’occupazione israeliana”, Diabasis, Parma, 2016] e sulla più recente analisi del complesso militare industriale di Israele dell’antropologo Jeff Halper nel suo libro War Against the People (2015) [“La guerra contro il popolo”, Ed. Epoké, Novi Ligure, 2017]. Tuttavia, a differenza di questi studi, Hever si concentra in particolare sulla privatizzazione.

Tra il 1994 e il 2006 cinque grandi industrie belliche di proprietà del governo israeliano vennero vendute a imprenditori privati. Durante lo stesso periodo gli strateghi del governo svilupparono il concetto di “centro versus periferia”, in cui immaginavano che il governo conservasse il possesso delle funzioni fondamentali dell’esercito esternalizzando al contempo le responsabilità considerate marginali, come l’occupazione della Cisgiordania e di Gaza.

Hever ammette che la sua conclusione più discutibile è che, in seguito agli accordi di Oslo del 1993, la dirigenza politica israeliana abbia esternalizzato all’Autorità Nazionale Palestinese l’occupazione, che è stata una funzione centrale dell’esercito israeliano. Riconosce la difficoltà di definire l’ANP come un’impresa privata. Oltretutto nota che l’esercito israeliano inizialmente si oppose all’esternalizzazione dell’occupazione all’ANP ed ha sistematicamente tentato di screditarla come alleato di Israele in materia di sicurezza.

Forze delegate

Hever sostiene che la creazione dell’Esercito del Libano del Sud nel 1979, poco dopo l’invasione israeliana del 1978 e la successiva occupazione del Libano meridionale, ha posto le basi per la successiva decisione di “esternalizzare l’occupazione” in Palestina. L’ELS era una forza delegata da Israele destinata a far apparire che la popolazione libanese appoggiasse l’occupazione israeliana. Israele addestrava, armava e pagava segretamente i soldati e gli ufficiali dell’ELS.

Benché Hever noti che l’ELS non era ufficialmente un’impresa, esso era come una compagnia privata militare e della sicurezza nella misura in cui i soldati al livello più basso dell’ELS “erano motivati dalle opportunità di lavoro piuttosto che dall’ideologia.”

L’ELS ha preparato la strada alla seconda fase dell’esternalizzazione della sicurezza da parte di Israele, rappresentata dalla creazione dell’ANP come parte degli accordi di Oslo e dall’assenso a dare all’ANP il ruolo limitato del mantenimento della sicurezza in alcune delle principali città della Cisgiordania.

Hever ammette che ci sono sostanziali differenze tra l’ELS e l’ANP, soprattutto che l’ELS mancava di legittimazione all’interno del Libano. Israele non ha finanziato l’ANP, né ha addestrato le forze della sicurezza palestinese; pertanto l’ANP ha goduto di un certo grado di legittimazione tra i palestinesi.

Tuttavia, essendo priva di potere sovrano, l’ANP è diventata inevitabilmente uno strumento dell’occupazione israeliana. Hever sostiene che questo era l’obiettivo originario dei dirigenti politici israeliani.

Però l’esercito israeliano non sopportava questa decisione politica ed ha resistito alla cessione della sua autorità su alcune città della Cisgiordania. Peccato che Hever non fornisca nessuna documentazione della sua affermazione, se non citando uno studio di Kobi Michael pubblicato in Militarism and Israeli Society [“Militarismo e società israeliana”] (2010).

Minacciato dall’esternalizzazione, scrive Hever, l’esercito israeliano “ha utilizzato la propria autorità professionale e le proprie capacità di produrre rapporti di intelligence per attaccare la legittimità dell’ANP agli occhi del governo israeliano ed esercitare pressioni sul governo israeliano per autorizzare l’uso di mezzi letali contro le forze dell’ANP.”

Di conseguenza l’ANP non è stata “completamente soggetta agli interessi israeliani e l’ANP ha perseguito politiche che configgevano direttamente con gli interessi israeliani,” scrive Hever, citando gli esempi dell’ANP che persegue il riconoscimento come Stato da parte delle Nazioni Unite e la sua decisione del 2009 di appoggiare il boicottaggio dei prodotti delle colonie israeliane.

Ciononostante Hever afferma che in Cisgiordania l’ANP svolge ancora per Israele funzioni relative alla sicurezza. E poiché l’ANP non ha né sovranità né deve dar conto al popolo palestinese, ha finito per giocare un ruolo di subappaltatore.

Occasionalmente questo ruolo è stato evidente, come quando prigionieri politici rilasciati da Israele sono finiti come prigionieri politici detenuti dall’ANP, portando al fatto che l’organizzazione sia vista da molti palestinesi come fornitrice di “servizi carcerari al governo di occupazione israeliano.”

Occupazione israelo-statunitense

Nel suo capitolo “Esternalizzare l’occupazione” Hever dimostra che l’esempio più ovvio della privatizzazione dell’occupazione è stato quando Israele ha contrattato compagnie private per gestire posti di blocco nella “zona di congiunzione”, le aree adiacenti alle colonie illegali israeliane o ai confini dell’armistizio del 1949 noti come Linea Verde.

Benché i posti di blocco a Gerusalemme continuino ad essere gestiti dalla polizia di frontiera israeliana e quelli provvisori – noti anche come “posti di blocco volanti” – continuino ad essere gestiti dall’esercito, la maggior parte dei checkpoint della zona di congiunzione è stata privatizzata.

La ragione di questa privatizzazione, afferma Hever, è proteggere il governo israeliano dalle critiche per ogni violazione dei diritti umani commessa ai posti di blocco privatizzati. Tuttavia questo argomento non è documentato da esempi.

Se questo è stato il motivo di Israele per evitare di essere considerato responsabile, lo scopo non è stato raggiunto. Molte delle più note uccisioni di palestinesi ai checkpoint continuano ad essere causate dai soldati e dalla polizia di frontiera e sono state rese pubbliche da osservatori di associazioni per i diritti umani.

Gli attivisti del BDS faranno tesoro delle informazioni nel capitolo “Dimensioni Globali della Privatizzazione della Sicurezza in Israele”, che include studi di caso dettagliati sui servizi di sicurezza privatizzati offerti a Israele da G4S e HP, entrambe imprese boicottate dal movimento.

Oltretutto Hever mostra come il crescente aiuto militare USA ad Israele abbia agito come incentivo per la privatizzazione.

La tendenza alla privatizzazione all’interno degli stessi USA, diventata lampante durante le invasioni dell’Afghanistan e dell’Iraq, ha influenzato anche i dirigenti israeliani.

Come gli USA, dove membri dell’esercito e dello spionaggio lasciano il lavoro nel settore statale e poi si spostano verso incarichi ben remunerati nelle imprese della sicurezza, la creazione di tali compagnie secondo Hever ha contribuito ad arricchire alti ufficiali dell’esercito israeliano che “hanno iniziato a passare in gran numero dagli enti della sicurezza statale a compagnie della sicurezza privata.”

La ricerca di Hever sottolinea la necessità di ulteriori campagne BDS che prendano di mira chi rende più facile l’occupazione e i finanziamenti da parte degli USA che arricchiscono così tante persone in quella che di fatto è l’occupazione congiunta israelo-statunitense della Palestina. Per gli attivisti che monitorano lo sviluppo di società che traggono profitti dall’occupazione il libro di Hever è una risorsa preziosa.

Rod Such è un ex curatore delle enciclopedie “World Book” ed “Encarta” [una cartacea e l’altra digitale, entrambe pubblicate negli USA, ndt.]. Vive a Portland, Oregon, ed è attivo nella campagna di Portland “liberi dall’occupazione”.

(traduzione di Amedeo Rossi)