Le guerre dell’antisemitismo

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Karl Sabbagh, Le guerre dell’antisemitismo, Skyscraper Publications, novembre 2018, pp. 272.

Hilary Wise – 17 dicembre 2018,Middle East Monitor

Con accuse di antisemitismo che occupano regolarmente le prime pagine coinvolgendo personaggi di alto profilo come Ken Livingtone [ex-sindaco laburista di Londra dal 2000 al 2008, ndtr.] o l’ex rabbino capo britannico Jonathan Sacks, chi può essere all’oscuro del fatto che è in corso un’appassionata lotta? Tuttavia, qual è la realtà che sta dietro questi titoli?

La meticolosa analisi dei fatti di Karl Sabbagh è di un tempismo perfetto. Insinuazioni e accuse contro persone che fanno campagna per i diritti dei palestinesi, ovviamente, continuano da decenni, ma gli ultimi due anni hanno visto un massiccio incremento dell’ampiezza e nell’intensità degli attacchi, soprattutto contro la Sinistra, compreso il leader del partito Laburista Jeremy Corbyn. Mentre la possibilità di una vittoria dei laburisti si profila sempre più vicina, organizzazioni come il “Jewish Labour Movement” [Movimento degli Ebrei Laburisti] (JLM), “Labour against Anti-Semitism” [Laburisti Contro l’Anti-semitismo] (LAAS), il “Board of Deputies of British Jews” [Comitato dei Deputati Ebrei Britannici], la Campaign against Anti-Semitism [Campagna contro l’Antisemitismo] (CAA) ed altri hanno intensificato la campagna. Questo libro è quindi sia un resoconto di attività del passato che un avvertimento sul peggio che deve ancora venire.

Per chi non è informato sulla storia della regione, il capitolo introduttivo fornisce un riassunto chiaro, compresa una confutazione punto per punto dei miti spesso ripetuti utilizzati per giustificare l’iniziale e continua espulsione ed oppressione della popolazione nativa della Palestina. Ne consegue che, di fronte a simili prove inconfutabili, l’unica risorsa a disposizione della lobby filo-israeliana è cercare di far tacere le critiche.

I diversi metodi utilizzati emergono da una serie di resoconti personali. Lo scrittore e musicista Tom Suarez ha scoperto che il CAA non solo ha chiesto che venisse escluso come oratore, sia in Gran Bretagna che negli USA, ma ha fatto anche campagna perché ovunque gli fosse negato un ingaggio come musicista. Tony Greenstein, ben noto blogger e attivista a favore dei diritti dei palestinesi, ha fornito un dettagliato resoconto di cosa significhi essere trascinato di fronte alla Commissione Costituzionale Nazionale del partito Laburista, in un lungo e traumatico processo pseudo-legale. Centinaia di membri del partito sono stati denunciati in questo modo da gruppi di persone che controllano minuziosamente internet, non tanto per cercarvi affermazioni antiebraiche quanto critiche contro Israele. I numeri che ne risultano consentono alla lobby di accusare quello laburista come un partito che non è stato attivo nell’estirpare l’”endemico” antisemitismo tra i suoi membri.

Jeremy Corbyn ed altri leader del partito sono oggetto di critiche per non aver risposto rapidamente e nettamente agli attacchi. La politica dei gesti rassicuranti e le proteste di innocenza sembrano avere semplicemente rinvigorito la campagna contro il partito Laburista.

Nel suo capitolo che si occupa dei gruppi di controllo, Sabbagh dimostra quanto utilizzino qualunque cosa, da citazioni decontestualizzate a pure e semplici invenzioni, compresi scambi orali che non possono essere verificati. Di fatto il CAA, un’associazione benefica riconosciuta è specializzata nella scoperta (spesso inventata) di incidenti di antisemitismo e nell’intimidazione di individui e gruppi che fanno campagna o di luoghi di riunione che ospitano eventi a favore dei palestinesi. Il suo esplicito obiettivo è “ottenere conseguenze disastrose, che siano penali, professionali, finanziarie o di immagine” per chi critica Israele. Hanno chiesto che vengano avviate azioni penali per “discorsi di odio” dalla procura generale e che docenti universitari che parlano a favore dei diritti dei palestinesi vengano licenziati. Come molte persone prese di mira possono testimoniare, anche se le accuse si dimostrano false, una volta che la calunnia viene lanciata il danno è fatto. Pubbliche smentite (raramente fatte) possono non essere lette, e molte persone non si possono permettere di adire a vie giudiziarie. La risposta ad altri che dicono la verità è chiara: denuncia Israele e ciò può succedere anche a te. Esempi della reale criminalizzazione delle critiche contro Israele negli Stati Uniti dovrebbero servire come avvertimenti per chiunque in questo Paese.

Il vergognoso ruolo giocato dai media è un tema ricorrente nel libro di Sabbagh. Il fatto che i “sondaggi” della CAA sull’opinione pubblica ebraica siano stati presentati come estremamente approssimativi, tra gli altri da leader e commentatori ebraici, non ha impedito a molti dei principali media dal citarli come fonti di informazione affidabili.

Per esempio affermazioni infondate secondo cui un terzo degli ebrei britannici stanno prendendo in considerazione l’idea di emigrare sono semplicemente citate come un fatto. L’assurda, quasi isterica reazione del rabbino Sacks a un commento assolutamente banale di Jeremy Corbyn è un esempio calzante. Non un solo mezzo di comunicazione importante ha seriamente messo in discussione il suo incredibile paragone con il famoso discorso su “fiumi di sangue” di Enoch Powell [politico ultraconservatore inglese, ndtr.].

L’analisi di Sabbagh sui mezzi di comunicazione più importanti a questo riguardo è confermata da un recente rapporto della “Media Reform Coalition” [Coalizione per la Riforma dei Media, insieme di gruppi inglesi della società civile per la ricerca e campagne per migliorare l’informazione, ndtr.] (illustrato nell’Appendice). Mostra che inesattezze diffuse e ripetuto hanno teso a promuovere il concetto che il partito Laburista è istituzionalmente antisemita.

Al centro del libro si trova la controversia relativa alla definizione di antisemitismo dell’”International Holocaust Remembrance Alliance” [Alleanza Internazionale per il Ricordo dell’Olocausto] (IHRA), dato che essa diventata l’arma prediletta della lobby israeliana. In sé la definizione è indiscutibile, ma alcuni degli esempi presuntamene “utili” relativi ad Israele – che la lobby ha lottato con le unghie e coi denti perché venissero inclusi – sono molto sospetti. Lo scopo apertamente dichiarato è di confondere ogni critica di Israele con l’antisemitismo. Sabbagh lo dimostra nel dettaglio e segnala il pericolo della sua adozione, citando numerose opinioni giuridiche, compresa quella di avvocati che di fatto hanno formulato la definizione originale.

Altri documenti fondamentali che vengono forniti sono trascrizioni del documentario di Al Jazeera “La Lobby”, che evidenza le interferenze del governo israeliano sulla politica britannica. Una serie di documentari simili più recenti sulla lobby negli USA non è stata messa in onda, ma fortunatamente è filtrata su internet. È incluso anche un resoconto delle accuse di antisemitismo fatte contro la baronessa Jenny Tonge [ex deputata del partito Liberal Democratico, espulsa dal partito con accuse di antisemitismo per aver difeso i diritti dei palestinesi, ndtr.] quando ha presieduto un incontro in parlamento.

L’effetto cumulativo di tutti questi dati attentamente studiati e chiaramente presentati è profondamente agghiacciante. Le implicazioni per la libertà di parola in Gran Bretagna – la base fondamentale della nostra democrazia – sono ineludibili. Sfortunatamente, praticamente per definizione i principali media molto probabilmente non recensiranno una pubblicazione che rivela il loro approccio di parte e negligente verso uno dei principali problemi dei nostri tempi. Speriamo che il passaparola e il potere delle reti sociali attirino i lettori che questo libro merita.

(traduzione di Amedeo Rossi)