Nel 2019 la censura delle IDF ha cancellato duemila notizie

Un soldato dell'IDF cerca di impedire al giornalista di filmare nel villaggio di Nabi Saleh Flash 90
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Haggai Matar

March 9, 2020 – +972

Secondo dati ufficiali, la censura militare israeliana ha vietato del tutto la pubblicazione di oltre 200 articoli e ne ha parzialmente censurati altri 2.000.

Il 2019 è stato un anno di relativa calma per la censura delle IDF [Forze di Difesa Israeliane, l’esercito israeliano, ndtr.]. Secondo i dati ufficiali forniti lo scorso mese a +972 Magazine, Local Call [edizione di +972 in ebraico, ndtr.] e al Movimento per la Libertà di Informazione in seguito a una richiesta in base alla legge sulla libertà di informazione, il censore ha vietato del tutto la pubblicazione di 202 articoli sui mezzi di comunicazione e ne ha in parte censurati altri 1.973.

Rispetto ai dati che avevamo raccolto dal 2011, lo scorso anno ha visto il minor numero di censure dirette di mezzi di informazione dell’ultimo decennio.

In Israele a tutti i mezzi di comunicazione viene richiesto di sottoporre articoli relativi alla sicurezza ed alla politica estera alla censura delle IDF per un controllo prima della pubblicazione. Il censore ricava la sua autorità dalle “regole d’emergenza” emanate dopo la fondazione di Israele e che sono rimaste in vigore fino ad oggi.

Queste norme consentono al censore di cancellare totalmente o parzialmente un articolo, impedendo al contempo ai mezzi di comunicazione di indicare in qualche modo se un articolo è stato modificato. Tuttavia, mentre i criteri giuridici che definiscono la competenza della censura delle IDF sono sia stringenti che piuttosto ampi, la decisione di quali articoli sottomettere al controllo dipende dalla discrezionalità dei direttori dei mezzi di comunicazione.

La riduzione dell’intervento della censura militare nel 2019 è ancora più evidente se confrontata al 2018, l’anno di punta degli interventi censori. Quell’anno ha visto 363 notizie di cui è stata vietata la pubblicazione (circa una al giorno), mentre altre 2.712 sono state parzialmente censurate.

La contrazione dell’ampiezza della censura è stata anche accompagnata da un calo del numero di materiale presentato al censore dai mezzi di comunicazione. Nel 2019 le pubblicazioni hanno sottoposto 8.127 notizie al controllo della censura – circa il 25% in meno dell’anno precedente – che di per sé è stato un numero relativamente basso.

Eppure, persino in un anno “fiacco”, ciò significa che ci sono oltre 200 articoli che i giornalisti hanno considerato degni di nota ma che non hanno potuto rendere pubblici e più di 2.000 articoli che hanno subito un certo tipo di interferenza esterna.

Si tratta ancora di un grande numero, considerando che nessun altro Paese al mondo che si definisca una democrazia impone un simile obbligo ai giornalisti di ricevere l’approvazione ufficiale del governo prima della pubblicazione. Dal 2011 2.863 articoli sono stati eliminati dalla censura e 21.683 sono stati censurati.

Ovviamente la censura militare non condivide informazioni sulla natura delle notizie che nasconde all’opinione pubblica né stila un rapporto mensile di queste attività. Ciò rende ancora più difficile capire perché quest’anno ci sia un simile calo degli interventi censori.

Nel nostro rapporto sul 2018 abbiamo ipotizzato che il picco della censura potesse essere in rapporto con gli attacchi aerei israeliani in Siria e in Libano. Nel 2019 tuttavia i politici israeliani, soprattutto nel periodo delle elezioni di aprile e di settembre, si sono vantati di aver intrapreso tali azioni militari. Questo aspetto pubblico potrebbe fornire una sorta di spiegazione.

I dati che abbiamo visto un anno dopo l’altro indicano un fenomeno complesso e problematico,” afferma Or Sadan, un giurista del Movimento per la Libertà di Informazione, che guida anche il “Centro per la Libertà d’informazione” alla Scuola di gestione in Israele. “Il censore militare impedisce letteralmente al pubblico di avere a disposizione molte informazioni che i mezzi di comunicazione avevano ritenuto valesse la pena raccontare. La stampa libera è uno strumento con cui il pubblico viene a conoscenza degli sviluppi nel Paese, anche su argomenti legati alla sicurezza.”

A dispetto degli aspetti sensibili per la sicurezza,” continua Sadan, “gli organi competenti devono ridurre al minimo possibile i casi in cui l’informazione è oscurata dalla censura e solo in casi estremi, quando c’è un reale timore per la sicurezza nazionale. Continueremo a monitorare questi dati per capirne gli sviluppi nel corso degli anni.”

Un altro aspetto del lavoro del censore sono i suoi interventi negli archivi nazionali israeliani. Da quando gli archivi sono stati messi totalmente in rete e non hanno più una biblioteca fisica aperta al pubblico, il censore militare ha controllato tutto il materiale declassificato, che l’ha a volte portato a nascondere documenti che erano già stati resi pubblici.

Quando nel 2016 è iniziata la digitalizzazione degli archivi, le autorità archivistiche hanno sottoposto al controllo del censore circa 7.800 documenti. A differenza degli articoli, il censore si è rifiutato di informarci su quanto materiale d’archivio sia stato censurato, rispondendo solo che “la grande maggioranza dei documenti è stata approvata per la pubblicazione senza modifiche.”

La crescente mancanza di trasparenza della censura militare è di per sé una causa di preoccupazione. Il censore è totalmente esente dalla legge israeliana sulla libertà d’informazione, e, benché negli ultimi anni si sia offerto volontariamente di rispondere alle domande di +972, le sue risposte nel corso dell’anno si stanno riducendo.

Nelle prime reazioni alle nostre richieste, nel 2016, il censore ha reso pubblico il numero dei documenti di archivio che sono stati censurati e il numero di casi in cui il censore ha chiesto che i mezzi di comunicazione eliminassero informazioni pubblicate senza la precedente approvazione (una media di 250 casi all’anno). Nonostante ripetuti tentativi, negli ultimi anni questi dati non ci sono stati forniti.

Nell’ultima risposta del censore, datata febbraio 2020, non abbiamo neppure ricevuto informazioni sul numero di libri censurati dal censore, un numero che in precedenza era arrivato a varie decine all’anno.

La direttrice della censura militare, generalessa di brigata Ariella Ben-Avraham, nelle prossime settimane darà le dimissioni dal suo incarico, prima del previsto. Secondo varie notizie dei media, andrà a far parte del gruppo israeliano “NSO”, un’impresa informatica che produce materiale spionistico ed è stata associata ai tentativi di molte dittature di spiare giornalisti e difensori dei diritti umani.

Durante il suo primo anno come dirigente della censura, Ben-Avraham ha esteso la sua giurisdizione dai principali mezzi d’informazione alle reti sociali e agli organi d’informazione indipendenti, compreso +972Magazine, chiedendo che sottoponessero alla censura articoli per l’approvazione. Ben-Avraham ha anche deciso di smettere di rispondere alle nostre domande sul numero di volte in cui il censore ha attivamente eliminato articoli che erano già stati pubblicati.

Haggai Matar è un pluripremiato giornalista israeliano e un attivista politico, oltre ad essere direttore esecutivo di “+972 – Promozione del giornalismo dei cittadini”, l’associazione no-profit che pubblica +972 Magazine.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)