Maureen Clare Murphy
14 dicembre 2021 – THE ELECTRONIC INTIFADA
Nei giorni scorsi Israele ha ucciso due palestinesi nella Cisgiordania occupata settentrionale.
Jamil Kayyal è stato ucciso domenica notte a Nablus, mentre venerdì Jamil Abu Ayyash è stato colpito alla testa da uno sparo durante una protesta nel vicino villaggio di Beita.
La loro morte giunge quando Defense for Children International-Palestine [ONG internazionale per la difesa e sostegno dei diritti dei minori, ndtr.] ha dichiarato che questo è stato l’anno più letale per i ragazzi e le ragazze palestinesi dal 2014.
Jamil Kayyal, di 31 anni, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco quando i palestinesi hanno tentato di respingere le forze di occupazione che domenica notte stavano effettuando a Nablus un’incursione a scopo di arresto.
Secondo i resoconti dei media Kayyal è stato ferito al petto, e successivamente dichiarato morto in ospedale dove è stato trasportato dai paramedici palestinesi.
Le autorità israeliane hanno affermato che le truppe gli avrebbero sparato contro dopo che Kayyal avrebbe lanciato un “ordigno esplosivo” – come esse sono solite denominare le bottiglie molotov – contro i soldati responsabili dell’assalto.
Nel corso degli ultimi anni diversi palestinesi sono stati uccisi con il pretesto di aver detenuto o lanciato bottiglie molotov, inclusa l’imboscata di ottobre del quattordicenne Amjad Abu Sultan vicino alla città di Betlemme in Cisgiordania.
Un articolo del quotidiano di Tel Aviv Haaretz suggerisce che la sparatoria mortale contro l’adolescente sia stata premeditata.
Uso eccessivo della forza
L’uso eccessivo della forza è una caratteristica importante dell’occupazione militare israeliana della Cisgiordania e della Striscia di Gaza.
Secondo il Palestinian Center for Human Rights l’uccisione del trentunenne Jamil Abu Ayyash a Beita, un villaggio vicino a Nablus, il 10 dicembre è stato un “ulteriore crimine legato ad un uso eccessivo della forza”.
Secondo l’organizzazione per i diritti umani i soldati hanno sparato ad Abu Ayyash colpendolo al capo anche se “non rappresentava alcuna minaccia imminente”, durante una delle frequenti proteste a Beita contro l’esproprio delle terre del villaggio.
A settembre un altro uomo, Muhammad Ali Khabisa, è stato ucciso dalle truppe israeliane con uno sparo alla testa nel corso delle proteste a Beita.
Gli abitanti di Beita protestano contro la costruzione di una colonia su una collina appartenente ai villaggi palestinesi.
Il nuovo avamposto, chiamato Evyatar, è stato fondato a maggio. Israele ha precedentemente evacuato Evyatar ma in seguito ad un accordo stipulato con i coloni ha permesso che gli edifici vi restassero.
Nel contesto delle proteste di Beita, dal momento del loro inizio a maggio, sono rimasti uccisi diversi palestinesi inclusi due amici, entrambi minorenni.
I due si aggiungono, secondo Defense for Children International-Palestine, ad altri 76 ragazzi e ragazze uccisi fino ad ora nel corso di quest’anno dalle forze di occupazione israeliane e da civili israeliani armati, rendendolo l’anno più letale per i minori dal 2014.
Quell’anno Israele condusse un’offensiva di 51 giorni nella Striscia di Gaza uccidendo più di 2.200 palestinesi, tra cui circa 550 bambini.
Nel 2021, secondo un monitoraggio delle vittime da parte di The Electronic Intifada, in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e a Gaza, sono stati uccisi dalle forze di occupazione israeliane e da civili armati in totale circa 325 palestinesi.
Nello stesso periodo, nel contesto dell’occupazione, sono stati uccise dai palestinesi sedici persone tra israeliani e cittadini stranieri in Israele.
Secondo Defense for Children International-Palestine, nel maggio di quest’anno sessanta minorenni palestinesi sono stati uccisi in seguito agli attacchi israeliani a Gaza durante un’offensiva militare di 11 giorni.
Inoltre sette minori sono stati uccisi da razzi lanciati da gruppi palestinesi a Gaza, che sono caduti a breve distanza mancando i loro obiettivi situati in Israele.
Secondo Defense for Children International-Palestine durante l’aggressione di maggio “le forze israeliane hanno ucciso minori palestinesi usando proiettili sparati da carri armati, munizioni vere e missili lanciati da droni armati, aerei da guerra ed elicotteri Apache di origine statunitense”.
Israele prende di mira le case
Molti minori sono stati uccisi insieme a più generazioni della loro famiglia nella sacralità delle loro abitazioni.
Dal 2008 Israele ha preso di mira indiscriminatamente le case palestinesi a Gaza come parte della sua strategia militare durante ripetute offensive contro l’enclave costiera assediata.
Secondo Al Mezan, un’organizzazione per i diritti umani con sede nel territorio, quasi la metà dei palestinesi uccisi a Gaza durante l’assalto del 2014 “sono stati presi come bersaglio all’interno delle loro case”.
Tra il 2008 e il 2019 “le forze israeliane hanno preso di mira nella Striscia di Gaza 46.599 case, di cui 11.291 distrutte e 35.308 parzialmente distrutte”, aggiunge l’associazione per i diritti umani.
Non solo questa pratica uccide intere famiglie all’interno delle loro case, ma il prendere come obiettivo le abitazioni “serve a ridurre gli standard abitativi” e contribuisce al deterioramento delle “condizioni sociali ed economiche e del tenore di vita delle famiglie nella Striscia di Gaza”, rileva Al Mezan.
La politica e la pratica sono “mirate a distruggere e impedire la vita familiare a Gaza” e costituiscono un atto disumano che configura il crimine di apartheid.
Le organizzazioni per i diritti umani, tra cui Al Mezan, chiedono alla Corte Penale Internazionale di mettere al centro l’apartheid nelle sue indagini sui crimini di guerra in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.
(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)