L’UE sta rigettando e allo stesso tempo appoggiando il genocidio di Israele

Josep Borrell presiede la riunione dei ministri degli esteri dell'Unione Europea il 22 gennaio 2024 Foto: JOHN THYS/AFP
image_pdfimage_print

Ramona Wadi

23 gennaio 2024 – Middle East Monitor

Ciò che vogliamo fare è costruire una soluzione a due Stati. Quindi parliamone”, ha dichiarato il capo della politica estera dell’UE Josep Borrell prima di un incontro a Bruxelles con funzionari israeliani e palestinesi. “Quali altre soluzioni hanno in mente? Espellere tutti i palestinesi? Ucciderli?”

Le domande retoriche di Borrell non si addicono alla sua posizione. Ma gli israeliani hanno escogitato un altro piano: creare un’isola artificiale nel Mediterraneo e mandarvi i palestinesi espulsi. L’idea non è nuova. Nel 2017, Israel Katz, allora ministro israeliano dei Trasporti e dell’Intelligence, suggerì un’isola artificiale al largo della costa di Gaza come primo passo per il collegamento dei palestinesi con il resto del mondo. In qualità di ministro degli Esteri, Katz ha riproposto il piano che è stato respinto dai ministri degli Esteri dell’UE.

Tuttavia, il rifiuto del piano da parte dell’UE, sebbene corretto, non dice nulla sull’integrità morale e politica del blocco quando si tratta del popolo palestinese. Le prove presentate alla Corte internazionale di Giustizia, così come l’aperta difesa da parte di Israele delle sue azioni genocide, non sono riuscite a modificare la posizione passiva dell’UE. Se l’UE non è ancora convinta dell’intento genocida e delle azioni genocide di Israele finora, nonostante il crescente numero di palestinesi uccisi, torturati e feriti dallo Stato dell’apartheid, la proposta di Katz farà altrimenti? Ogni proposta israeliana mira a spazzare via i palestinesi dalla terra di Palestina, a cominciare da Gaza. E tutto ciò che Borrell può fare è ribadire la moribonda diplomazia dei due Stati, perché è ciò che l’UE e il resto della comunità internazionale hanno destinato ai palestinesi.

Per rispondere alle domande di Borrell, sì, Israele vuole espellere tutti i palestinesi e vuole uccidere i palestinesi. Entrambe le opzioni sono praticabili nell’agenda coloniale di Israele. Dal 7 ottobre sono state rilasciate diverse dichiarazioni al riguardo da parte di politici israeliani. I social media sono pieni di filmati di soldati israeliani che celebrano la distruzione di Gaza. L’UE è anche indubbiamente in possesso di una sua raccolta di informazioni, per non parlare del suo coinvolgimento decennale nella debacle politica dell’illusione dei due Stati che ha consentito a Israele di arrivare fino al genocidio con assoluta impunità.

Cos’è la diplomazia dei due Stati in un momento in cui le azioni genocide di Israele sono la prova più evidente che il colonialismo non scende a compromessi, nemmeno in uno scenario in cui l’autonomia politica palestinese è ancora soggetta a imposizioni coloniali e internazionali?

Parlando del compromesso a due Stati Borrell sta liquidando il genocidio di Israele come quasi irrilevante Prima del 7 ottobre l’UE utilizzava questo paradigma politico per dare un fondamento alla normalizzazione della violenza coloniale, al punto che ogni violazione israeliana era separata dall’ideologia e dalla pratica dell’espansione coloniale di insediamento. Questo status quo è stato cancellato. L’UE ora è arrivata al punto di normalizzare il genocidio, pur parlando del paradigma dei due Stati come di qualcosa che vuole realizzare.

La domanda in sé è paternalista: perché i palestinesi non dovrebbero essere in grado di articolare le loro richieste politiche quando e dove vogliono, senza aspettare o essere sollecitati? L’UE ha impresso il marchio della sua politica sulla Palestina facendo dei diritti umani una barzelletta proprio per il modo con cui finge di difenderli. Tuttavia, se le richieste palestinesi non vengono articolate dall’interno e accolte dalla comunità internazionale senza alcun compromesso, l’UE, come il resto del mondo, può considerarsi complice del genocidio da parte di Israele.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la linea editoriale di Middle East Monitor.

(traduzione dall’inglese di Giuseppe Ponsetti)