Guerra contro Gaza: brutale il contrasto tra come la Gran Bretagna tratta i rifugiati palestinese e quelli ucraini

Una giovane reagisce con paura ai bombardamenti. Foto. Reuters
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Richard Burden

2 aprile 2024 – Middle East Eye

Il governo britannico deve togliere i crudeli ostacoli per i profughi palestinesi che cercano rifugio in Gran Bretagna e contribuire anche a porre fine alle estorsioni a danno dei disperati al valico di Rafah

Rifugiati di Gaza con familiari in Gran Bretagna affrontano sia ostacoli kafkiani da parte del governo inglese che estorsioni sul confine tra Rafah e l’Egitto. Una famiglia che conosco ha fatto l’esperienza di entrambi. Tuttavia, prima di affrontare queste vicende, chiariamo una cosa: il modo per porre fine alle sofferenze a Gaza è un cessate il fuoco immediato e un accesso senza restrizioni nella Striscia.

È assolutamente inaccettabile aspettarsi che i palestinesi lascino la propria patria, benché molti degli estremisti che dominano l’attuale governo israeliano vorrebbero spingerne quanti più possibile oltre il confine con l’Egitto.

La stragrande maggioranza dei palestinesi che vivono a Gaza proviene da famiglie di rifugiati che scapparono lì cacciati dalle proprie case verso nord quando venne creato Stato di Israele nel 1948. I palestinesi la chiamano Nakba, o catastrofe.

Il massacro di Gaza è già più che terribile. Il mondo non deve consentire che l’orrore si trasformi nella Nakba 2.0.

Nessuno suggerisce neppure che la risposta per il popolo ucraino sia andarsene dalla patria di fronte all’aggressione russa. Ma ciò non ha impedito a molti Paesi, compreso il nostro, di aprire le porte per fornire un rifugio sicuro alle famiglie che scappano dal massacro in Ucraina.

Ciò non è altro che la cosa giusta da fare a livello umano e riflette lo spirito della Convenzione Internazionale sui Rifugiati del 1951, di cui Il Regno Unito è uno dei firmatari.

Netto e brutale

Ma il contrasto tra il modo in cui la Gran Bretagna tratta i rifugiati ucraini e quelli che fuggono da Gaza è netto e brutale. Per poter entrare nel Regno Unito chi fugge da Gaza deve dimostrare sia di avere il permesso di ingresso per più di sei mesi che un coniuge o un figlio con meno di 18 anni qui.

Se hai un fratello o una sorella che vive in Gran Bretagna, o sei un anziano vulnerabile con un figlio o una figlia adulti che vivono qui, le norme del Regno Unito ti dicono di scordartelo.

Tali condizioni non sono imposte alle persone che fuggono dall’Ucraina. Infatti, in base al programma “Case per l’Ucraina”, i cittadini britannici sono stati aiutati perché accogliessero in casa loro profughi ucraini, indipendentemente dal fatto che essi abbiano rapporti familiari. E a ragione.

Quando interrogati in parlamento, i ministri britannici spesso dicono che verificheranno casi individuali di palestinesi che scappano da Gaza che i parlamentari porteranno alla loro attenzione. Tuttavia finora ci sono poche prove che le loro parole significhino un granché nella pratica.

Niente obbliga il governo britannico a comportarsi in questo modo. È una decisione politica deliberata da parte sua ed è tempo che i ministri cambino direzione.

Molti membri del parlamento e della Camera dei Lord di vari partiti hanno firmato la lettera aperta della baronessa Bennett al ministro degli Interni che invoca l’introduzione di un regime di visti per i palestinesi modellato su “Case per l’Ucraina”.

Anche due mozioni simili sono state presentate alla Camera dei Comuni.

Tutti questi tentativi meritano il nostro appoggio. Sono necessarie anche azioni, non solo parole, da parte dei ministri britannici.

Estorsione

Ma queste cose sono solo una parte della vicenda. In primo luogo per uscire da Gaza ai rifugiati palestinesi deve essere permesso attraversare il valico tra Rafah e il deserto del Sinai egiziano.

Benché il confine sia direttamente amministrato dall’Egitto, anche Israele ha molta voce in capitolo su chi lo può attraversare e chi no. Dal 7 ottobre non c’è nessun altro modo per lasciare Gaza.

I palestinesi che cercano di andare in Gran Bretagna devono prima inserire il loro nome in una lista fornita alle autorità egiziane e israeliane dal consolato generale britannico a Gerusalemme. Se non sei un cittadino inglese o se non soddisfi i rigidi criteri del governo britannico sulla concessione dei visti non sarai inserito in quella lista.

Anche se la Gran Bretagna inserisce il tuo nome nella lista, ciò non garantisce il permesso di attraversare il valico di Gaza da parte delle autorità egiziane e israeliane.

Se ci sei o sei un palestinese che cerca di andare in un qualunque altro Paese dovrai anche pagare un pesante balzello perché ti sia consentito attraversare fisicamente il valico di Rafah. Di recente ai membri di una famiglia palestinese che conosco sono state fatte pagare quasi 9.000 sterline [oltre 10.000 euro, ndt.] per consentire a una madre con i figli di entrare in Egitto.

So di famiglie a cui è stata chiesta una quantità di denaro anche superiore. I miei amici sono stati sufficientemente fortunati ad avere la disponibilità di quel denaro. Sarebbe semplicemente al di là delle possibilità della stragrande maggioranza dei palestinesi di Gaza, una striscia di terra devastata dalla povertà molto prima dell’ultima invasione israeliana e che non ha avuto un’economia funzionante negli ultimi sei mesi di guerra.

Sembra che nessuno sappia quanto denaro richiesto ai palestinesi al valico di Rafah sia rappresentato da tributi ufficiali del governo egiziano e quanto sia dovuto alla corruzione alla frontiera. In ogni caso si tratta di un’estorsione a danno di persone che a Gaza hanno già vissuto orrori indicibili.

Il governo britannico non solo deve togliere i brutali ostacoli che mette sul percorso dei rifugiati palestinesi che cercano rifugio in Gran Bretagna, soprattutto quando hanno una famiglia o altri rapporti qui. Deve anche, insieme ad altri Paesi, imporre una pressione documentabile sull’Egitto perché finisca l’estorsione a Rafah, sia che derivi da tasse di uscita ufficiali che da iniziative di funzionari corrotti.

Il comune senso del decoro non richiede niente di meno.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle Esta Eye.

Richard Burden è un ex-parlamentare laburista, ministro ombra e presidente del Gruppo Parlamentare Multipartito Gran Bretagna-Palestina. Per oltre 45 anni Burden ha militato in appoggio dei diritti umani e la giustizia in Israele e Palestina. È anche amministratore fiduciario dell’organizzazione benefica Balfour Project e vice presidente degli Amici Laburisti della Palestina e del Medio Oriente (LFPME).

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)