Nomi e cognomi: sito web filo-israeliano intensifica gli attacchi contro gli studenti che manifestano a favore della Palestina.

Una delle tante manifestazioni studentesche americane
image_pdfimage_print

Gabriella Borter, Joseph Ax e Andrew Hay

11 maggio 2024 – Reuters

Washington – Qualche settimana dopo aver partecipato a una manifestazione a favore dei palestinesi la studentessa egiziano-americana Layla Sayed ha ricevuto un messaggio di testo da un amico che sollecitava la sua attenzione su un sito web dedicato a denunciare persone che promuoverebbero l’odio nei confronti degli ebrei e di Israele.

“Penso che ti abbiano identificata per via della protesta,” ha scritto l’amico.

Quando Sayed ha visitato il sito, chiamato Canary Mission, ha scoperto una foto del raduno del 16 ottobre all’università della Pennsylvania con freccette rosse che la indicavano tra i manifestanti. Il post includeva il suo nome, le due città in cui vive, dettagli sui suoi studi e link ai suoi account sulle reti sociali.

In seguito Canary Mission ha postato una sua foto sui suoi account di X e Instagram etichettandola come “apologeta dei crimini di guerra di Hamas”, un riferimento all’attacco del gruppo di miliziani palestinesi del 7 ottobre in cui secondo i dati israeliani sono state uccise circa 1.200 persone e 253 sono state prese in ostaggio.

In risposta a quell’incursione Israele ha scatenato un’offensiva militare contro la Striscia di Gaza che secondo le autorità sanitarie locali ha ucciso circa 35.000 palestinesi.

Si sono scatenati commenti su Sayed degli utenti delle reti sociali.

“Nessun futuro per quella stronza,” ha scritto un utente di X. “Candidata per la deportazione a Gaza,” ha scritto un altro.

Benché Sayed sia stata da lungo tempo una sostenitrice della causa palestinese, afferma che era la prima volta che partecipava a una manifestazione filo-palestinese all’università di Pennsyilvania, e Canary Mission non ha segnalato nessun’altra attività.

“La mia reazione iniziale è stata di choc totale,” ha detto alla Reuters Sayed, una matricola di 20 anni. “Non ero là per dire che appoggio Hamas. Non ero là per dire che odio Israele. Ero là per dire che quello che sta succedendo in Palestina è sbagliato.”

Afferma che sul momento non aveva capito che uno slogan da cui Canary Mission ha preso spunto, “Quando un popolo è occupato, resistere è giustificato”, è considerato da alcuni come una manifestazione di appoggio alle uccisioni da parte di Hamas. Lei si era unita agli slogan, sostiene, per dimostrare appoggio alle manifestazioni.

In risposta a una domanda presentata attraverso il suo sito web, Canary Mission ha affermato che dal 7 ottobre sta “lavorando giorno e notte” per combattere un’“ondata di antisemitismo” nei campus dei college, anche denunciando persone che appoggiano Hamas.

Secondo i commenti dal sito forniti da un portavoce dall’impresa di pubbliche relazioni con sede a Tel Aviv, Gova10, Canary Mission non ha risposto alle domande relative al profilo di Sayed o agli insulti in rete diretti contro i suoi bersagli.

Mentre Canary Mission si basa su suggerimenti, afferma di verificare quello che pubblica, attingendo da fonti pubblicamente reperibili. I profili di Canary Mission includono link per post sulle reti sociali dei suoi bersagli, discorsi pubblici e interviste con giornalisti.

I funzionari dell’università della Pennsylvania non hanno risposto alle domande riguardo al caso di Sayed.

“La Penn è concentrata sul benessere di ogni membro della sua comunità,” ha detto a Reuters un portavoce dell’università, Steve Silverman, aggiungendo che il personale si attiva per offrire appoggio quando viene a sapere di situazioni problematiche.

Canary Mission è una delle organizzazioni di appoggio più antiche e importanti dei molti gruppi informatici che hanno intensificato le campagne per denunciare chi dallo scoppio della guerra critica Israele, spesso portando a molestie come quelle patite da Sayed. Le persone che stanno dietro al sito tengono nascoste le loro identità, la sede e le fonti di finanziamento.

La Reuters ha analizzato attacchi e messaggi offensivi in rete diretti contro decine di persone prese di mira da Canary Mission dal 7 ottobre.

In base all’analisi di questi post da parte di Reuters, dall’inizio dell’ultimo conflitto a Gaza il sito ha accusato oltre 250 studenti e accademici USA di appoggiare il terrorismo o diffondere antisemitismo e odio contro Israele. Alcuni erano importanti membri di gruppi palestinesi per i diritti umani o sono stati arrestati per reati come blocchi stradali e per aver picchiato uno studente ebreo. Altri, come Sayed, dicono di aver iniziato da poco l’attivismo nel campus e non sono stati accusati di alcun reato.

La Reuters ha parlato con 17 studenti e un ricercatore di sei università USA segnalati da Canary Mission dal 7 ottobre. Includono altri studenti che hanno gridato slogan durante le proteste, dirigenti di gruppi che sostengono affermazioni secondo cui Israele è l’unico responsabile della violenza e gente che nei post sui social media dice che la resistenza armata dei palestinesi è giustificata. Tutti tranne uno hanno affermato di aver ricevuto messaggi di odio o visto commenti al vetriolo su di loro postati in rete.

Alcuni dei messaggi analizzati da Reuters chiedono la loro deportazione o espulsione da scuola o suggeriscono che dovrebbero essere violentati o uccisi.

Negli ultimi mesi sono sorti molti gruppi filo-palestinesi che utilizzano le stesse tattiche per rispondere ai sostenitori di Israele. Essi includono un account X chiamato StopZionistHate e Raven Mission, un sito web lanciato in dicembre che copia Canary Mission mettendo in evidenza persone che accusa di islamofobia o di aiutare a perpetrare atrocità contro i palestinesi.

Raven Mission non ha risposto alle richieste di fare commenti. StopZionistHate ha affermato di voler “garantire che l’opinione pubblica americana sia consapevole della minaccia rappresentata dall’estremismo sionista.”

Accuse di bullismo informatico

Alcuni critici accusano siti di entrambe le parti di bullismo informatico e dossieraggio, che secondo loro possono avere un effetto inibitorio sulla libertà di espressione.

Nei campus dei college USA, dove la guerra di Israele contro Gaza ha scatenato un’ondata di attivismo studentesco, le tensioni sono andate aumentando. Alcune delle manifestazioni filo-palestinesi sono state affrontate da contromanifestanti che le hanno accusate di fomentare l’odio contro gli ebrei e di intimidire gli studenti ebrei nei campus. Entrambe le fazioni si sono scontrate con la polizia.

Dal 7 ottobre il ministero dell’Educazione USA ha aperto indagini su decine di college, notando un’ “allarmante crescita in tutto il Paese” di notizie riguardanti antisemitismo, islamofobia e altre forme di discriminazione e molestie. Si rifiuta di fornire dettagli su queste indagini e se ci sono preoccupazioni riguardo a Canary Mission, Raven Mission o StopZionistHate o a incidenti che questi gruppi hanno segnalato.

Negli USA i gruppi di studenti filo-palestinesi hanno avvertito i partecipanti di portare maschere alle proteste per evitare di attirare un’attenzione indesiderata.

Canary Mission e i suoi difensori sostengono che quelli che promuovono odio e fanatismo dovrebbero essere chiamati a risponderne. Sul suo sito Canary Mission fornisce dettagli accademici e sul datore di lavoro delle persone che profila, chiedendo alle sue decine di migliaia di follower di fare in modo che “i radicali di oggi non siano i dipendenti di domani.”

Dieci degli studenti intervistati da Reuters temono che comparire sul sito possa pregiudicare la loro carriera. Spesso Canary Mission è tra i primi risultati nella ricerca su Google sulle persone che prende di mira e i suoi post sui social media possono attivare centinaia di commenti.

Avvocati e gruppi di sostengno affermano che per chi viene preso di mira ci sono poche possibilità di ottenere giustizia. Tre avvocati hanno detto a Reuters che molto di quanto Canary Mission pubblica è protetto dal Primo Emendamento della costituzione USA sulla libertà di parola.

In generale non è illegale pubblicare informazioni su qualcuno senza il suo consenso quando le informazioni sono accurate e sono state acquisite in modo legale dal contesto pubblico, afferma Eugene Volokh, docente di diritto dell’università della California, a Los Angeles.

Il limite giudiziario della diffamazione è alto, con l’incombenza per il denunciante di dimostrare che il sito ha affermato il falso su di lui, aggiunge Dylan Saba, avvocato di Palestine Legal, che rappresenta gli attivisti filo-palestinesi. Ricorda solo pochi casi in cui gli studenti hanno avuto successo nel far modificare o rimuovere profili da Canary Mission minacciando denunce per diffamazione.

La riservatezza dei dirigenti di Canary Mission pone ulteriori ostacoli.

“Se stai per denunciare qualcuno, devi sapere dove consegnare la notifica,” afferma Saba. Sul suo sito Canary Mission dice che toglierà i profili di persone che “riconoscono i propri errori” e rifiutano quello che descrive come “antisemitismo latente” in gruppi che fanno campagne per il boicottaggio contro Israele per le sue politiche nei territori palestinesi. Pubblica quelle che afferma essere le loro scuse su una pagina “ex-canary” ma non identifica i singoli individui.

Canary Mission ha detto a Reuters che il sito è stato creato nel 2015 per combattere il crescente antisemitismo nei campus dei college. Non ha risposto alle domande su chi lo dirige e finanzia.

Collegamenti con associazioni no-profit israeliane

Una denuncia dei redditi del 2016 di una importante organizzazione benefica ebraica statunitense, la Helen Diller Family Foundation, ha svelato un legame finanziario tra Canary Mission e un’associazione no-profit israeliana chiamata Megamot Shalom. Secondo quel documento, che è stato reso pubblico per la prima volta dal giornale ebraico statunitense The Forward e visionato da Reuters, quell’anno la Fondazione Diller ha dato 100.000 dollari al Central Fund [Fondo Centrale] di Israele contrassegnato come “Canary Mission per Megamot Shalom”.

Il Central Fund è un’organizzazione con sede negli USA che agisce da tramite per gli americani che fanno donazioni deducibili dalle tasse ad associazioni benefiche israeliane. Il suo presidente, Jay Marcus, ha detto a Reuters che la sua organizzazione appoggia solo associazioni di beneficienza ma non ha confermato se Megamot Shalom o Canary Mission siano tra esse, citando la privacy tanto dei suoi donatori come dei beneficiari.

Nonostante vari tentativi, Reuters non ha potuto raggiungere un rappresentante della fondazione Diller. L’organizzazione che sovrintende alla donazione della fondazione Diller, la Jewish Community Federation and Endowment Fund [Fondo della Federazione e Donazione della Comunità Ebraica] di San Francisco, ha menzionato alla Reuters una dichiarazione del 2018 che conferma che la donazione è stata fatta per appoggiare il lavoro di Canary Mission e in cui si sostiene che il gruppo non avrebbe finanziato ulteriormente il sito. La dichiarazione afferma che la federazione aveva stabilito che il Central Fund non aveva rispettato le linee guida stabilite, ma non ha risposto alla richiesta di approfondimenti.

Canary Mission non ha risposto a domande riguardanti Megamot Shalom o i suoi rapporti con il no-profit.

Secondo documenti ottenuti dall’anagrafe israeliana delle imprese, Megamot Shalom venne fondata nel 2016 per “preservare e garantire la forza e l’immagine dello Stato di Israele” attraverso iniziative mediatiche.

Fino al 2022, l’anno più recente per il quale i dati sono disponibili, ha avuto 11 dipendenti, di cui quattro autori di contenuti sui siti. I dati mostrano che l’unico donatore identificato nei documenti dell’anagrafe è il Central Fund, da cui tra il 2019 e il 2022 ha ricevuto 13.2 milioni di shekel (3,3 milioni di euro).

La Reuters non è stata in grado di raggiungere il fondatore di Megamot Shalom, Jonathan Bash, né altri dipendenti citati. Quando la Reuters ha visitato l’indirizzo ufficiale del gruppo a Beit Shemesh, una città a 23 km a sudovest di Gerusalemme, ha scoperto un edificio a un piano chiuso e senza alcun segno di attività.

Un bersaglio sulla schiena”

Dal 7 ottobre Canary Mission ha preso di mira almeno 30 studenti e docenti della Penn.

L’università è uno dei vari campus d’élite al centro della rivolta contro la guerra a Gaza. La sua ex-rettrice, Liz Magill, ha dato le dimissioni in settembre dopo essere finita sotto tiro per la sua gestione di denunce di antisemitismo contro il campus.

Venerdì la polizia ha smantellato un accampamento filopalestinese non autorizzato nel principale cortile della Penn ed ha arrestato circa 33 persone in seguito ad accuse di maltrattamenti e minacce da parte dei manifestanti e deturpazione di monumenti del campus.

Dopo aver scoperto il suo profilo su Canary Mission, Sayed ha consultato il Council on American-Islamic Relations [Consiglio sui rapporti Americano-Islamici], un gruppo di sostegno. Ahmet Tekelioglu, direttore esecutivo della sezione di Filadelfia del CAIR, ha detto che l’associazione le ha offerto un aiuto per togliere le informazioni da internet, ma l’ha avvertita che sarebbe stato difficile avviare un’azione legale contro un gruppo che non è registrato negli USA.

Tekelioglu ha detto a Reuters che, nonostante la “formulazione palesemente negativa”, i commenti di Canary Mission sono stati presentati come citazioni o opinioni, che in genere non possono essere oggetto di una denuncia per diffamazione.

Temendo per la propria sicurezza, Sayed dice di aver tolto la keffiah palestinese che aveva legato al suo zainetto, e sostiene di averlo percepito come “un bersaglio sulla schiena”. Ha evitato di camminare da sola nel campus e ha bloccato il suo profilo Linkedin.

Canary Mission ha profilato anche sette studenti della facoltà di medicina dell’università di Georgetown dopo che sono comparsi in un articolo del 21 dicembre del sito conservatore di notizie Washington Free Beacon intitolato “Alla facoltà di medicina della Georgetown i futuri medici non nascondono il loro sostegno al terrorismo.”

Una di loro, Yusra Rafeeqi, 22 anni, ha detto che i siti web hanno pubblicato una schermata di un post che afferma di aver condiviso privatamente con i suoi follower di Instagram in cui compare un uomo che sventola una bandiera palestinese su un carrarmato israeliano il giorno in cui miliziani di Hamas hanno fatto irruzione dalla barriera di confine tra Gaza e Israele. L’immagine era sottotitolata: “Basta condanne alla resistenza palestinese. Cambiamenti radicali richiedono iniziative radicali.”

“Cacciatela immediatamente,” ha commentato un utente di X su un post di Canary Mission che ha taggato la sua scuola e la clinica in cui fa volontariato.

Rafeeqi dice a Reuters di aver postato l’immagine per sostenere la resistenza a quello che ha descritto come le “violente forze di occupazione” israeliane e nota di non aver fatto commenti sull’uccisione di israeliani da parte di Hamas.

Un rappresentante della Georgetown ha citato a Reuters una dichiarazione rilasciata da Edward Healton, direttore esecutivo della facoltà di medicina, che ha definito “inaccettabile” la pubblicazione di informazioni private di studenti e le segnalazioni di vendette contro chi ne viene ritenuto responsabile. Healton ha affermato che la facoltà condanna antisemitismo e islamofobia e ha incoraggiato gli studenti a riferire di possibili minacce.

Rafeeqi dice di aver provato una “forte inquietudine” per il fatto che questo potrebbe danneggiare la possibilità di proseguire nella sua carriera universitaria in medicina e di continuare a sostenere i palestinesi. “Non mi sento più sicura in questo Paese che una volta chiamavo patria,” sostiene Rafeeqi, i cui genitori sono immigrati dal Pakistan.

Canary Mission e il Washington Free Beacon non hanno risposto a domande relative al caso di Rafeeqi.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)