Germania: banca pubblica blocca il conto di un gruppo ebraico di attivisti per la pace

Una manifestazione a Berlino nella ricorrenza della Nakba. Foto: Jewish Voice
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 Pauline Ertel

28 marzo 2024 – Middle East Eye

La Berliner Sparkasse Bank ha chiesto a Jewish Voice for Just Peace in the Middle East di rivelare la lista e gli indirizzi dei suoi membri.

In Germania una banca pubblica ha congelato il conto di un’organizzazione ebraica antisionista e chiesto al gruppo di rivelare la lista di tutti i suoi membri.

Martedì Jewish Voice for Just Peace in the Middle East [Voce Ebraica per una Giusta Pace in Medio Oriente] ha annunciato che il suo conto presso la Berliner Sparkasse era stato bloccato il 26 marzo con effetto immediato. 

“Nel 2024 ancora una volta soldi ebrei sono confiscati da una banca tedesca: la Berliner Sparkasse blocca il conto di Jewish Voice,” ha dichiarato in un comunicato Jewish Voice sulle sue piattaforme social.

Il gruppo ha ricevuto una lettera dalla banca che lo informava che entro il 5 aprile doveva presentare alla Berliner Sparkasse una lista di tutti i membri, completa di indirizzi, documentazione fiscale, dichiarazione dei redditi e altri documenti interni per “aggiornare i dati dei clienti “.

La lettera, visionata da Middle East Eye, specifica anche che queste misure fanno parte di “disposizioni normative ” che obbligano la Berliner Sparkasse a “controllare a intervalli regolari i dati archiviati relativi ai nostri clienti “.

“È una lettera molto inquietante. Sembra che collaborino con l’ufficio statale di polizia giudiziaria,” ha detto a MEE Wieland Hoban, presidente di Jewish Voice.

Jewish Voice ha detto di non sapere se dietro la decisione ci siano state pressioni governative o se sia stata adottata dalla banca stessa. 

La banca ha anche minacciato di rescindere il contratto e chiudere il conto se i documenti richiesti non verranno presentati entro la scadenza. Il blocco del conto è una “misura precauzionale”, si dichiara nella lettera.

“In quanto azienda pubblica la banca è vincolata dal diritto pubblico e non può perciò congelare arbitrariamente i conti senza fornire una spiegazione, cosa che non ha fatto,” ha specificato Jewish Voice nella sua dichiarazione.

L’organizzazione ha assunto un avvocato che ha confermato che il blocco del conto è illegale e costituisce una violazione del contratto, ha detto Hoban.

‘Non nel nostro nome’

Jewish Voice è stata fondata a Berlino nel 2003 e inizialmente era la sezione tedesca dell’organizzazione European Jews for a Just Peace, fondata ad Amsterdam nel 2002. 

“Ci uniamo agli ebrei in Europa e nel mondo per asserire che la colonizzazione e l’occupazione della Palestina da parte di Israele e l’oppressione del popolo palestinese non sono compiute nel nome e nell’interesse degli ebrei di tutto il mondo. ‘Non nel nostro nome!’”, si legge nel sito web.

Jewish Voice è una delle più importanti associazioni filopalestinesi in Germania e negli ultimi mesi ha aiutato a organizzare manifestazioni, cortei, eventi e conferenze in varie città tedesche. 

L’organizzazione ha detto che la decisione è arrivata in concomitanza con le ripercussioni suscitate dalla programmazione del Palestine Congress, una conferenza di tre giorni che dovrebbe svolgersi ad aprile a Berlino. L’evento è finanziato dalla vendita dei biglietti e dalle donazioni, per le quali Jewish Voice ha offerto l’uso del proprio conto. 

“Bloccandoci il conto lo Stato vuole privare il congresso di finanziamenti,” ha detto a MEE Hoban, il relatore principale dell’evento.

“Ciò che è successo mostra a quali estremi lo Stato voglia bloccare e vessare il movimento palestinese tedesco. Persecuzioni e minacce politiche sono ovunque. Contro di noi abbiamo lo Stato, ma non ci faremo intimidire.”

MEE ha contattato la Berliner Sparkasse per un commento, ma al momento di andare in stampa non ha ricevuto risposta.

In risposta al blocco del conto attivisti e giornalisti hanno rivelato che anche il partito tedesco di estrema destra Alternative für Deutschland ha un conto presso la stessa banca berlinese. 

Congresso Palestinese di Berlino

Il Congresso Palestinese di Berlino presenta una vasta gamma di oratori, organizza tavole rotonde e seminari, fornisce una rete e organizza spazi per il movimento filopalestinese in Germania. 

“Insieme discuteremo le prospettive del nostro movimento sulla base di una risoluzione comune. Si discuteranno e si decideranno iniziative concrete da intraprendere nei posti di lavoro, nelle università, nelle scuole, nel mondo dell’arte e della cultura,” recita il sito web di Palestine Congress.

Fra gli oratori di spicco Yanis Varoufakis, ex ministro greco delle Finanze, Ali Abunimah, giornalista palestinese e fondatore del portale di informazione Electronic Intifada e il medico palestinese Ghassan Abu Sitteh, che ha passato 43 giorni operando negli ospedali di Gaza.

Fin dal suo annuncio l’evento è finito sotto un pesante attacco. La polizia ha perquisito le case degli organizzatori e i media tedeschi hanno definito la conferenza un “summit dell’odio” antisemita, un “congresso di odiatori degli ebrei” e una “vergogna” per Berlino. 

Politici e membri di alto calibro del governo berlinese, fra cui il Senato di Berlino, hanno minacciato di vietare l’evento.

Christian Hochgrebe, assessore agli Affari Interni berlinese, ha annunciato che al momento il Senato di Berlino sta raccogliendo e valutando dati. 

Lea Rosh, direttrice del gruppo di supporto del memoriale dell’Olocausto ha detto: “Abbiamo appreso con indignazione che si è pianificato un congresso che ovviamente non contribuisce al discorso critico, ma al contrario alla rete di gruppi anti-israeliani e antisemiti. Chiediamo che l’evento sia messo al bando.” 

Tuttavia gli organizzatori del congresso hanno detto che non ci sono basi legali per un potenziale bando.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)