Questi bambini hanno lasciato Gaza ma soffrono ancora di traumi psichici a causa della guerra israeliana

Un bambino di Rafah esprime i suoi sentimenti sul viaggio di tre giorni da Rafah a Betlemme. Foto: Monjed Jadou/Al Jazeera
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Monjed Jadou

19 marzo 2024 – AlJazeera

Attraverso larte e stringendosi gli uni agli altri 68 bambini sfollati a Betlemme stanno affrontando il loro dolore.

Betlemme, Cisgiordania occupata Un gruppo di bambini di Gaza è impegnato in un laboratorio artistico nel Villaggio di SOS Children [organizzazione internazionale impegnata nel fornire una casa e dei legami familiari a bambini orfani di guerra, ndt.] a Betlemme, a 102 km da Rafah, la città più meridionale della Striscia di Gaza.

I bambini stanno lavorando sulla rappresentazione del viaggio di tre giorni che hanno intrapreso da Rafah a Betlemme, un viaggio tortuoso per coprire una distanza che potrebbe essere percorsa in un’ora.

Come per tutti i palestinesi, i loro spostamenti sono impediti dal governo israeliano, che già in tempi normali limita fortemente la possibilità di movimento dei palestinesi, una situazione aggravata dalla guerra che Israele sta conducendo a Gaza.

Questo mese con il sostegno del governo tedesco sessantotto bambini sono stati evacuati dal Villaggio di SOS Chidren a Rafah e inseriti nella struttura dellorganizzazione benefica a Betlemme, accompagnati dagli 11 operatori che si prendevano cura di loro a Gaza.

Esprimere dolore e paura

Per loro salvaguardia e privacy, i bambini di età compresa tra i due e i 14 anni non possono essere intervistati o fotografati direttamente, ma ad Al Jazeera è stato permesso di osservare le loro attività e interazioni.

Una ragazza era concentrata nel ritagliare la parola Rafahe incollarla in un angolo del suo foglio, scrupolosamente intenta nell’operazione con un’espressione triste, spaventata e accigliata.

Da quel punto percorreva la pagina con un filo di lana di un giallo brillante con cui avvolgeva all’interno di un nodo allentato una faccia arrabbiata, quindi lo lo avvolgeva in ampi cerchi fino a raggiungere “Betlemme”, che aveva incollato nell’angolo opposto.

Per quanto già affiatati grazie al tipo di organizzazione degli SOS Villages sembra che durante il loro lungo viaggio verso Betlemme i bambini si siano ulteriormente avvicinati tra di loro.

Un ragazzo si china per aiutare un bambino più piccolo a capire cosa fare con il suo foglio, spiegando che le diverse faccine sonoperché il bambino esprima cosa avesse provato nei diversi momenti del viaggio e aspetta che il suo amico più giovane le posizioni prima di spiegare l’uso del tubetto della colla.

All’altra estremità della stanza un bambino di cinque anni è rimasto impigliato nella sua giacca a causa delle maniche rovesciate. Una sua amica di 14 anni gliela sfila e lo sistema rinfilandogliela, e appena lui è pronto a partecipare all’attività lo tira a sé per abbracciarlo.

Il dottor Mutaz Lubad, esperto in arte e terapia psicologica, afferma che queste sedute di creazione artistica guidata consentono ai bambini di provare un po’ di sollievo, aprendo loro uno spazio per esprimere ciò che hanno in mente attraverso la loro arte.

I bambini elaborano un insieme spaventoso di emozioni: tristezza nel lasciare la propria casa assieme ai tanti bambini le cui famiglie non hanno dato il consenso allo sfollamento, sollievo per la fuga dalla guerra, paura dei rumori forti dopo aver subito i bombardamenti, una gioia fugace nel raggiungere Betlemme e il sogno di tornare a casa, a Rafah.

“Poiché i bambini spesso trovano difficile esprimere verbalmente ciò che provano lavoriamo per esaminare le loro difficoltà attraverso la loro arte”, ha detto Lubad ad Al Jazeera.

Nelle attività artistiche guidate come questa, in cui a tutti viene chiesto di riprodurre lo stesso soggetto, i bambini possono scegliere i colori, le espressioni delle faccine preferite per i diversi punti del loro viaggio e il grado di tortuosità applicato al percorso del filo di lana incollato per rappresentare i loro tre giorni di viaggio.

Alla domanda sul significato dei nodi allentati che alcuni bambini inseriscono nel percorso del loro viaggio Lubad risponde: I nodi rappresentano momenti in cui i bambini sono stati esposti a situazioni di turbamento o spavento, ma il fatto che abbiano generalmente inserito dei nodi allentati dimostra che si tratta di situazioni che sentono di essere in grado di superare.

Il lavoro di un ragazzo è particolarmente espressivo. Quando gli è stato detto che sarebbe stato trasferito da Rafah ha avuto paura dellignoto, di lasciare la sua stanza e la sua casa. Poi durante il viaggio si è sentito di volta in volta preoccupato e stressato finché, alla fine, si è sentito rincuorato trovandosi al sicuro a Betlemme. Tutto ciò si riflette nelle espressioni delle faccine che ha scelto”.

Proteggere i bambini

L’SOS Village di Rafah è ancora aperto e accoglie bambini le cui famiglie sono morte in guerra o che si sono separate dai loro parenti. Molti bambini sono rimasti nella struttura di Rafah in quanto i loro tutori legali hanno rifiutato il loro sfollamento da Gaza.

Mantenere i contatti – quelli già esistenti – con le famiglie dei bambini è un importante elemento per mantenere i legami con la comunità, ma cercare di scoprire quali parenti siano sopravvissuti e quali morti è stato quasi impossibile, dice ad Al Jazeera Sami Ajur, responsabile del programma presso la Children’s Village Foundation a Gaza.

Aggiunge che nonostante le difficoltà che sta affrontando durante la guerra la fondazione continua il suo lavoro e sottolinea che la struttura di Rafah sta anzi cercando sostegno per espandere le sue attività in modo da poter accogliere un numero maggiore dei bambini che ogni giorno a Gaza rimangono orfani o vengono separati dalle loro famiglie.

Il trauma che a Gaza i bambini stanno vivendo a causa della guerra si manifesta in molti modi, tra cui ansia, incontinenza, incubi e insonnia, afferma Ghada Harazallah, direttrice nazionale dei Villaggi dei Childrens Villages in Palestina, aggiungendo che la loro missione proteggere i bambini non è cambiata.

Al tramonto i bambini di Gaza e quelli che vivono nel villaggio di Betlemme avranno un iftar [cena rituale, ndt.] di gruppo per interrompere il digiuno del Ramadan.

La struttura di SOS Childrens Villages nel mondo incoraggia un rapporto di tipo familiare tra i bambini e tra loro e lo staff adulto. Un membro dello staff viene assegnato come genitorea ciascun gruppo di bambini, che vengono cresciuti in gruppi familiaridove possono formare legami reciproci.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)