Tre giorni sotto attacco: i palestinesi di Tulkarem descrivono il “più violento” raid israeliano da anni

Il funerale di un palestinese ucciso durante l'incursione al campo profughi di Tulkarem. Foto: MOHAMMED NASSER/APA IMAGES
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Qassam Muaddi

24 aprile 2024 – Mondoweiss

Non è la prima volta che gli occupanti assalgono Nur Shams”, dice a Mondoweiss l’abitante del campo Baraa al-Ghoul, “ma questa volta è stato diverso perché le forze di occupazione hanno impiegato una violenza senza precedenti.”

Un terrore senza precedenti” continua ad assillare i palestinesi nel campo profughi di Nur Shams a Tulkarem, due giorni dopo che l’esercito israeliano ha terminato l’invasione del campo durata 52 ore, in cui ha ucciso 14 palestinesi, almeno nove dei quali secondo gli abitanti erano civili disarmati.

Giovedì notte 18 aprile l’esercito israeliano ha annunciato di aver avviato “una vasta operazione” a Nur Shams, il campo di due chilometri quadrati adiacente alla città di Tulkarem, nel nord ovest della Cisgiordania occupata. L’invasione aveva per obbiettivo la “Brigata Tulkarem” che opera nel campo dal 2022.

Non è la prima volta che gli occupanti assalgono Nur Shams”, dice a Mondoweiss Baraa al-Ghoul, un abitante di Nur Shams. “Ma questa volta è stato diverso perché le forze di occupazione hanno impiegato una violenza senza precedenti durante il raid. Nei precedenti assalti se un carro armato arrivava a un punto senza uscita tra i vicoli del campo faceva retromarcia e cercava un’altra via di accesso. Questa volta hanno semplicemente demolito qualunque cosa si trovassero di fronte”.

I soldati aggressori si avvicinavano alle case che sospettavano nascondessero combattenti della resistenza e la prima cosa che facevano era lanciare una granata dalle finestre e dalle porte anche se dentro c’erano dei civili e senza essere certi che ci fossero dei combattenti”, racconta al-Ghoul. “L’intero campo è rimasto chiuso dentro le case, in attesa che in qualunque momento un missile penetrasse nelle case. I miei figli erano terrorizzati, consapevoli di quanto avveniva al di fuori e piangevano senza sosta”, racconta.

I soldati entravano nelle case cercando i combattenti e arrestavano uomini a caso. Il mio vicino, Rajai Sweilem di 39 anni, è stato arrestato in casa sua di fronte ai suoi quattro figli e portato fuori in strada”, ricorda al-Ghoul. “Dopo che l’esercito di occupazione si è ritirato è stato trovato a terra morto con il corpo pieno di proiettili. Era soltanto un lavoratore, niente altro.”

Oltre alle persone uccise dalle forze israeliane, due anziani sono morti durante il raid a causa delle condizioni di salute in quanto hanno loro impedito di raggiungere un centro medico.

Nasr Ghreifi, un noto e rispettato membro della comunità di poco più di settant’anni, aveva un appuntamento per la dialisi all’ospedale”, dice a Mondoweiss Hussein Ali, un altro abitante.

Non ha potuto uscire di casa per via dell’incursione e le sue condizioni sono peggiorate ancor più a causa del caldo e della completa mancanza di elettricità”, specifica Ali. “E’ morto in casa sua e il suo corpo è rimasto tra i membri della famiglia per due giorni fino al ritiro degli occupanti”, aggiunge.

Infrastrutture distrutte

Dopo il ritiro dell’esercito israeliano i media locali hanno riferito di una vasta distruzione delle infrastrutture del campo, comprese strade devastate e case parzialmente o totalmente demolite. A causa dei danni alle infrastrutture sono stati anche interrotti i servizi essenziali.

Tutte le strade del campo erano asfaltate prima che gli occupanti iniziassero il raid”, dice al-Ghoul. “Adesso per camminare sull’asfalto dobbiamo uscire dal campo. Sono state distrutte anche le tubature della rete fognaria, riportandoci alla mente come appariva il campo decenni fa”, racconta. “La gente compra l’acqua in serbatoi di 3 metri cubi trasportati da camion e l’elettricità è stata riallacciata a una parte del campo solo martedì, mentre la maggioranza delle case è tuttora senza elettricità”, aggiunge.

In totale circa 60 case di Nur Shams sono state o completamente distrutte o danneggiate dopo essere rimaste abitabili durante l’ultima invasione israeliana. L’attacco si è aggiunto alle distruzioni provocate da precedenti raid israeliani – finora 18 negli ultimi due anni.

Nur Shams, il terzo angolo del “nord”

Nel 2021 le forze israeliane hanno intensificato i raid in Cisgiordania, nelle città e nei campi profughi, specialmente nel nord, durante l’operazione ‘Spezzare l’Onda’, quando sono sorti gruppi locali di resistenza. Nel 2022 tre gruppi armati locali a Tulkarem si sono uniti sotto il nome di ‘Brigata Tulkarem’.

Il gruppo ha affrontato le forze di assalto israeliane in scontri a fuoco urbani. Il campo profughi di Nur Shams è stato preso particolarmente di mira dall’esercito israeliano, costituendo una triangolazione di conflitti armati con le forze israeliane insieme a Jenin e Nablus.

Dall’inizio dell’anno 40 palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane a Tulkarem, segnando il più alto numero di vittime in qualunque città della Cisgiordania occupata fino a questo momento. Con l’ultima invasione israeliana di Tulkarem il numero di palestinesi uccisi dalle forze israeliane o dai coloni in Cisgiordania è salito a 168 da gennaio e a 487 da ottobre 2023.

Qassam Muaddi è il redattore per la Palestina di Mondoweiss

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)