“Proud Boys” e “Liste nere”: gli attivisti BDS negli USA devono affrontare nuove minacce

il suprematista mcinnes
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Nada Elia

Mercoledì 13 settembre 2017 , Middle East Eye

Attivisti nelle università degli USA stanno affrontando nuove minacce da violente organizzazioni suprematiste bianche.

Giusto in tempo per il nuovo anno scolastico, la scorsa settimana l’università di Stanford ha pubblicato un documento che afferma che gli studenti ebrei dei college in California non hanno vissuto situazioni di antisemitismo e si sentono a proprio agio con la loro religione.

Contrariamente a impressioni ampiamente condivise, abbiamo trovato un’immagine della vita nei campus che non è né minacciosa né allarmistica. In generale gli studenti hanno affermato di sentirsi a proprio agio nei loro campus e, più in particolare, a proprio agio come ebrei nei campus che frequentano,” riporta la sintesi del rapporto, aggiungendo che gli studenti intervistati studiano all’università statale di San Francisco, a Berkeley, all’Irvine, all’UCLA e alla Stanford.

Nonostante i risultati del rapporto, organizzazioni ultraconservatrici hanno fatto scritte sui muri dei campus, dalla Georgetown University alla Washington State University fino all’università delle Hawaii, in genere pochi giorni, a volte poche ore, prima che le scuole aprissero le loro porte agli studenti. E, anche se questo inquietante fenomeno non è nuovo, quest’anno potrebbe acquisire maggiore forza, con la crescita a livello nazionale della cosiddetta “alt-right” [estrema destra, ndt.].

Una delle nuove minacce nei campus è “Proud Boys” [“Ragazzi Orgogliosi”], un gruppo di destra di maschi “sciovinisti occidentali” fondato nel 2016, le cui tattiche rivelano un progetto sia antisemita che anti-palestinese ed anti BDS. I “Proud Boys” sono per lo più ex-militari, armati, e alcune sezioni includono membri di colore, il che complica le accuse di “suprematismo bianco”.

Sostengono di promuovere la supremazia dell’ “Occidente”, e un’insegna sulla loro pagina Facebook proclama “I ‘Proud Boys’ non sono alt-right”, anche se spiegano di essere (tra varie altre questioni) a favore delle armi, di Trump, della polizia, contro l’Islam e antifemministi.

Ci sono molte contraddizioni interne all’organizzazione. Per esempio, anche se dichiarano di essere a favore dei gay, durante una protesta all’università di New York nella quale stava parlando Gavin McInnes, il fondatore dei “Proud Boys”, un loro membro è stato sentito dire che dovevano lottare contro “i froci vestiti di nero”.

I “Proud Boys” hanno programmato riunioni e campagne di reclutamento nei campus in tutto il Paese, e le loro conversazioni sui social media rivelano anche un profondo antisemitismo.

Mentre si stanno delineando le linee della battaglia, con molti docenti e dipendenti delle università che si uniscono alla nuova rete “Campus antifascisti” e che si impegnano a non accettare questi gruppi nei propri campus, i “Proud Boys” potrebbero incrementare la violenza, soprattutto in quanto l’ultimo passo dell’iniziazione per l’ammissione al loro gruppo comprende “una grande lotta per la causa.”

Devi picchiare, spaccare la faccia di un antifa [gruppi antifascisti che lottano anche con la violenza contro gli estremisti di destra nelle università e in piazza, ndt.], e magari essere arrestato,” dice McInnis, co-fondatore di “Proud Boys” e di “Vice” [“Vizio”, giornale “libertario” e sito in rete fondato in Canada, ndt.].

Lista nera’ BDS

L’altro nuovo fronte di battaglia dei campus, che finora si è limitato solo a New York, ma con piani dichiarati di prendere di mira persone a livello nazionale, è il nuovo gruppo “BDS fuorilegge”.

Chiamano esplicitamente se stessi una “lista nera”. Nelle scorse settimane studenti, docenti universitari, giornalisti, membri di gruppi no profit e lavoratori della cultura hanno ricevuto questa mail (fornita a MEE da un destinatario):

(Nome) Sappi che sei stato identificato come un sostenitore del BDS.

Secondo le nuove norme dello Stato di New York, singole persone e organizzazioni che si impegnano o promuovono le attività del BDS contro alleati degli USA non riceveranno più finanziamenti pubblici o appoggio.

Inoltre lo Stato e i suoi enti non faranno più affari o ingaggeranno queste organizzazioni e singole persone in quanto sono state considerate problematiche ed anti-americane.

Sei segnato.

Sei stato identificato.

 Hai un ristretto margine di opportunità per smetterla e rinunciare o affrontare le conseguenze delle tue azioni con un procedimento giudiziario. Nel caso tu abbia abbandonato il tuo modo sbagliato di agire del passato, contattaci all’indirizzo admin@outlawbds.com, in modo che il tuo profilo venga eliminato dalla lista nera.

 Per il tuo profilo visitaci qui:

www.outlawbds.com

Poiché le minacce contro i militanti del BDS sono aumentate nel corso degli ultimi anni, avvocati attivisti hanno fondato “Palestine Legal”, un’organizzazione con sede a Chicago che si dedica a difendere i diritti civili e costituzionali di persone che negli USA si pronunciano a favore della libertà dei palestinesi.

Parecchi sostenitori del BDS che hanno ricevuto questa mail hanno contattato l’organizzazione, che ha emesso un comunicato in cui afferma che ogni tentativo di “mettere in una lista nera” i sostenitori del boicottaggio è anticostituzionale e serve esclusivamente per intimidire e minacciare gli attivisti.

In quanto docente consigliera di “Studenti per la Giustizia in Palestina”, membro di “Docenti per la Giustizia in Palestina” all’università ‘Davis’ e organizzatrice del boicottaggio accademico coinvolta in campagne nazionali, ho notato l’effetto agghiacciante che le liste nere sioniste e le campagne di diffamazione hanno avuto su attivisti coinvolti nel movimento per la giustizia in Palestina, soprattutto nei campus in cui gli amministratori puniscono sistematicamente gli studenti che osano chiedere uguaglianza e giustizia per il popolo palestinese,” ha detto a MEE Sunaina Maira, docente di Studi Asiatici e Americani all’università della California “Davis” e membro della campagna USA per il boicottaggio accademico e culturale di Israele.

Le tattiche che i gruppi di attivisti ‘alt-right’ e nazionalisti bianchi stanno utilizzando per attaccare docenti e indebolire la libertà accademica sono state a lungo utilizzate dai sionisti in tutti gli USA per creare quello che Steven Salaita ha chiamato l’ ‘eccezione palestinese’ alla libertà di parola,” ha affermato.

In particolare studenti palestinesi/arabi e musulmani lottano contro la cancellazione della loro identità e contro l’ignoranza della loro storia nelle classi e devono anche fare i conti con il razzismo anti-palestinese/anti-arabo e con l’islamofobia, che nell’attuale periodo storico si è solo intensificata.”

Amministrazioni universitarie sono state anche decisamente implacabili nei confronti di organizzazioni studentesche filo- palestinesi e filo-BDS, come dimostrato dalle misure disciplinari contro di loro.

Per esempio lo scorso anno la Fordham University non ha approvato la formazione di una sezione di SJP [Students per la Justice in Palestine, Studenti per la Giustizia in Palestina, ndt.], e, più di recente, la sezione di SJP all’ UC [Università della California] Irvine è stata messa sotto osservazione per due anni, benché l’ Irvine sia uno dei campus presi in considerazione dallo studio di Stanford, che dimostra che gli studenti ebrei si sentono a proprio agio, sicuri e non minacciati nei campus che frequentano.

Tattica intimidatoria’

Tuttavia alcuni sostenitori del BDS stanno mettendo in ridicolo la minaccia della “lista nera”, in quanto molti hanno postato sulle reti sociali che vogliono essere inclusi in quella bella lista, fornendo dettagli sulla loro adesione e sulla loro militanza. E molte persone inserite nella lista nera stanno anche ignorando la minaccia.

Come illustrato da ‘Palestine Legal’, il messaggio mail di ‘BDS Fuorilegge’ è una tattica intimidatoria senza valore,” ha detto a MEE Remi Kanazi, una poetessa e attivista del BDS di New York che è stata inserita nella lista sul sito “BDS Fuorilegge”.

E’ un altro tentativo, anche se grossolano, di mettere a tacere i palestinesi e gli attivisti del BDS attraverso metodi coercitivi,” afferma. “Ma attualmente il BDS sta solo conquistando terreno. Magari non abbiamo una macchina propagandistica multimilionaria e rappresentanti dello Stato che ci sostengono, ma abbiamo la verità e la storia dalla nostra parte.

Dal movimento ‘Black Lives’ [‘Black Lives Matter’, le vite dei neri valgono, gruppo che lotta contro l’uccisione dei neri da parte della polizia negli USA, ndt.] a gruppi studenteschi e associazioni accademiche in tutto il Paese, la gente si sta facendo avanti, spesso con grave rischio di essere attaccata, per manifestare un appoggio basato sui principi a favore della liberazione dei palestinesi, e questa base non farà che rafforzarsi andando avanti,” ha detto Kanazi.

Con lo scopo ultimo di porre fine alle violazioni dei diritti umani del popolo palestinese, il BDS ha sempre affermato di essere innanzitutto un movimento antirazzista. In quanto tale si oppone e denuncia ogni forma di razzismo, compreso l’antisemitismo. In effetti una percentuale significativa dei membri delle sezioni di “Studenti per la Giustizia in Palestina” a livello nazionale è ebrea, come lo sono molti attivisti all’interno di vari gruppi filo-palestinesi per la giustizia, dalla “Campagna USA per i diritti dei palestinesi” alla “Campagna USA per il Boicottaggio Accademico e Culturale di Israele” fino a “Voci ebraiche per la Pace”, ed altri ancora.

Per quanto ho osservato all’università delle Hawaii, i “Proud Boys” hanno una struttura che presuppone di fare dichiarazioni pubbliche su razzismo ed antisemitismo che sono contraddittorie e confuse,” dice a MEE Cynthia Franklin, docente dell’università delle Hawaii, co-fondatrice di “Jewish Voice for Peace Hawaii” [“Voci ebraiche per la pace- Hawaii”] e membro del collettivo organizzatore della campagna per il boicottaggio accademico e culturale di Israele.

Questa incoerenza e questa idiozia da setta non significa che non vadano presi sul serio,” afferma.

Il loro programma è coerentemente –e violentemente – antisemita, anti-indigeni, razzista e patriarcale,” sostiene Franklin. “Insieme ad altre influenze stanno creando un’insicurezza nel mio campus, dove stanno comparendo delle svastiche. Questo è inquietante e preoccupante, e secondo me, in quanto ebrea che è anche antisionista, richiede nuove strategie organizzative contro l’antisemitismo così come contro il sionismo.”

Quindi, poiché le tensioni politiche nazionali si fanno strada nei campus di tutto il Paese, quest’anno gli studenti e i docenti dovranno indubbiamente acquisire molto più di un sapere puramente accademico.

Nada Elia è una scrittrice e commentatrice politica palestinese della diaspora, che attualmente lavora sul suo secondo libro”Chi chiami ‘minaccia demografica’? Note dall’Intifada globale.” Docente (in pensione) di Studi di Genere e Globali, è membro del collettivo dirigente della campagna USA per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (USACBI).

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autrice e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Eye.

(traduzione di Amedeo Rossi)