Con una mossa senza precedenti, otto Paesi europei stanno per chiedere risarcimenti a Israele a causa delle demolizioni [perpetrate] in Cisgiordania

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Barak Ravid |

19 Ottobre, 2017 | Haaretz

In una lettera, i Paesi chiedono 35.000 dollari [30.000 euro ndt.] come risarcimento per la confisca e la demolizione di strutture che hanno costruito nell’area C, sotto il pieno controllo israeliano.

Otto Paesi europei hanno scritto una lettera di protesta ufficiale a Israele, chiedendo oltre 30.000 euro ($35.400) come risarcimento per la confisca e la demolizione di strutture e infrastrutture che i Paesi hanno costruito nell’area C della Cisgiordania, che è sotto il pieno controllo israeliano.

Un alto diplomatico europeo ha riferito a Haaretz che la lettera, che è la prima di questo tipo, dovrebbe essere spedita fra pochi giorni agli alti funzionari del ministero degli esteri.

Secondo il diplomatico europeo, il Belgio è a capo dell’l’iniziativa. Gli altri Paesi coinvolti nella stesura della lettera sono Francia, Spagna, Svezia, Lussemburgo, Italia, Irlanda e Danimarca. Tutti gli otto Paesi sono membri del Consorzio di Protezione della Cisgiordania, un organismo grazie al quale coordinano l’aiuto umanitario all’area C.

I Paesi protestano contro la confisca dei pannelli solari che hanno installato nei villaggi beduini e contro la demolizione di strutture mobili che sono state finanziate in diversi villaggi beduini per essere adibite ad aule scolastiche.

L’esistenza della lettera di protesta è stata rivelata per la prima volta dal giornale francese Le Monde. Nella lettera gli otto Paesi hanno affermato che se Israele non restituirà senza condizioni il materiale confiscato, chiederanno il risarcimento. La demolizione e la confisca di materiale umanitario, comprese le infrastrutture scolastiche e l’intromissione nella consegna di aiuto umanitario, contravvengono agli obblighi di Israele verso il diritto internazionale e producono sofferenze ai residenti palestinesi, dice la lettera.

La lettera è il secondo passo che questi paesi stanno facendo sulla questione. Un mese e mezzo fa, i diplomatici degli otto Paesi sono venuti ad incontrare il capo del’ufficio responsabile dell’Europa del ministero degli Esteri, Rodica Radian-Gordon, per protestare contro le azioni di Israele nei confronti delle comunità beduine dell’area C.

Secondo un alto funzionario del ministero degli Esteri, l’ambasciatore belga in Israele Olivier Belle ha detto durante la riunione che se Israele non avesse restituito il materiale confiscato, il suo Paese avrebbe formalmente chiesto il risarcimento. Belle è stato l’unico in quella riunione a sollevare la questione del risarcimento, ma nelle successive settimane egli chiaramente si è dato da fare per persuadere i suoi colleghi a trasformare la richiesta in una comune posizione condivisa da presentare ufficialmente a Israele.

Israele respinge categoricamente la richiesta di risarcimenti. La posizione di Israele è che l’attività europea nell’area C non è da considerare aiuto umanitario, bensì un’attività illegale di sviluppo che viene fatta senza un coordinamento con Israele e con l’obiettivo di rafforzare la presenza palestinese nell’area C. La posizione europea, [invece,] è che, in base alla Convenzione di Ginevra, Israele deve occuparsi delle necessità quotidiane della popolazione palestinese dell’area C e dal momento che non lo fa, gli Stati europei subentrano mediante l’aiuto umanitario.

(Traduzione di Carlo Tagliacozzo)