Amany Mahmoud
31 maggio 2022 – Chronique de Palestine
Gaza assiste al collasso della sua popolazione di api e accusa Israele di utilizzo irresponsabile, o meglio doloso, di insetticidi.
La Striscia di Gaza è testimone di una drammatica riduzione delle api che un tempo popolavano i terreni agricoli e i giardini in tutta l’enclave costiera.
Molti abitanti di Gaza accusano Israele di uccidere e allontanare deliberatamente le api spruzzando pesticidi tossici vicino ad alveari e alberi in fiore nelle zone vicine alla barriera di separazione, che sono anche state pesantemente devastate dai bulldozer col pretesto della sicurezza.
La produzione di miele costituisce un’attività agricola importante nella Striscia di Gaza. È anche uno dei prodotti di più facile produzione, non necessitando che del nettare delle piante in fiore.
Ma il settore è anche uno dei più colpiti dalle attività israeliane, in quanto la maggior parte della produzione si trova nei pressi della barriera di separazione da Israele (la Palestina del 1948).
A causa dell’espansione urbana e della carenza di terreni agricoli a Gaza, molti apicultori sistemano gli alveari al confine orientale con Israele, dove sul lato israeliano vi sono parecchie coltivazioni.
Le api attraversano liberamente il confine e ritornano, impollinando anche le colture all’interno della Striscia di Gaza.
A Gaza ci sono due stagioni per il miele, la primavera e l’estate. La stagione primaverile, quando la fioritura è abbondante, produce miele di miglior qualità e in grande quantità.
In estate i fiori sono quasi inesistenti e gli apicultori devono nutrire le api con lo zucchero, il che limita la qualità e la quantità del miele.
Secondo il Ministero dell’Agricoltura di Gaza, finora l’anno 2022 ha registrato un calo della produzione di miele, con sole 50 tonnellate rispetto alle 200 abituali degli anni precedenti.
Secondo il Ministero il calo è dovuto a diverse ragioni, di cui la principale è che Israele prende di mira gli alveari e le fattorie adiacenti con pesticidi tossici e spiana i terreni, sommandosi alle fluttuazioni meteorologiche che hanno provocato la morte di alcune colonie di api e la migrazione di altre.
L’apicultore Ahmed Wafi possiede 55 arnie. Dice a Al-Monitor che quest’anno ha potuto produrre solo 5 chili di miele, contro circa 13 dello scorso anno.
“Le pratiche israeliane sono la principale causa del degrado della stagione produttiva delle api. Le attività dei bulldozer sui terreni agricoli e i pesticidi spruzzati sugli alberi e sui fiori hanno fatto morire un gran numero di api, il che ha notevolmente ridotto la produzione”, lamenta.
Wafi ha aggiunto che il calo di produzione nuocerà a tutti i consumatori che aspettano con impazienza il nuovo raccolto, perché molti di loro usano il miele locale per cucinare e anche come cura delle malattie e sono restii ad acquistare miele di importazione, che considerano di peggior qualità rispetto al prodotto locale.
Le attività israeliane nella regione rischiano di far scomparire la professione a Gaza. Vi è anche stato un enorme rialzo dei prezzi delle arnie, oltre a rischi e pericoli cui gli agricoltori devono far fronte lungo la barriera di separazione [con Israele, ndt.], dove rischiano di essere colpiti da soldati israeliani là dispiegati.
L’agricoltore Jamal al-Daya possedeva 130 arnie, ma ha dovuto lasciare questa attività dopo che il suo alveare è stato distrutto da aerei da guerra israeliani durante l’ultima serie di attacchi israeliani nel maggio 2021.
“Non penso di riprendere lo stesso mestiere. La produzione di miele è diminuita con la morte di migliaia e migliaia di api, per non parlare dell’aumento dei prezzi delle arnie: il prezzo di un’arnia arriva a 600 shekel israeliani (180 dollari), contro i 200 (60 dollari) di prima”, spiega a Al-Monitor.
Imad Ghazal, responsabile della Società cooperativa degli apicultori di Gaza, dichiara che l’apicultura è uno dei settori agricoli più importanti della Striscia di Gaza e occupa circa 320 apicultori.
Aggiunge che l’enclave costiera ospita circa 18.000 arnie disposte lungo i confini orientali, con una produzione annuale di 200 tonnellate di miele, una quantità che soddisfa l’80% della domanda locale.
“La produzione è notevolmente diminuita a causa delle angherie israeliane”, ha detto Ghazal a Al-Monitor.
“Il miele palestinese è considerato uno dei migliori al mondo, soprattutto quello di sidr [giuggiolo, ndt.]. La Palestina è anche una meta per le popolazioni di api, in quanto il clima è temperato e le colture agricole sono abbondanti. Israele tuttavia ha cercato deliberatamente di distruggere questo settore.”, aggiunge, accusando le attività dell’occupante del forte calo della produzione e del peggioramento della qualità del miele.
Sempre secondo Ghazal il calo di produzione del miele quest’anno era atteso, per via della reiterata irrorazione di pesticidi sulle colture agricole da parte degli aerei israeliani.
“Le quantità potrebbero diminuire ancor di più se si considera la situazione di tensione a Gaza e la possibilità di un’escalation militare che minaccia la distruzione della maggior parte delle arnie,” dice.
“Ci sono decine di apicultori che negli ultimi anni hanno rinunciato al loro mestiere a causa della ripetuta distruzione delle loro arnie, e del fatto che Israele impedisce l’importazione di trattamenti fungicidi, in particolare contro la varroa [acaro che attacca le api, ndt.], col pretesto del doppio uso di questi prodotti, che potrebbero presumibilmente essere utilizzati nella resistenza armata. Di conseguenza, migliaia di api sono morte, la produzione ha subito un duro colpo e la resa economica è stata ridotta”, conclude.
Amany Mahmoud è una giornalista palestinese indipendente e una giovane militante che si occupa di questioni politiche e sociali.
(Traduzione dal francese di Cristiana Cavagna)