Nazioni Unite OCHA opt STRISCIA DI GAZA – Istantanea al 20 novembre 2023

Foto: UNRWA/Mohammed Hinnawi
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L’istantanea fornisce una panoramica completa della crisi umanitaria in corso a Gaza al 20 novembre 2023, comprese le vittime, in particolare tra donne e bambini.

Danni significativi sono stati apportati alle infrastrutture basilari e ai servizi essenziali, colpendo la capacità delle persone di mantenere la propria dignità e gli standard di vita fondamentali.

Questa istantanea evidenzia i dati dell’impatto delle ostilità sulla popolazione di Gaza, dove si è verificata una grave crisi umanitaria.

PUNTI CHIAVE

Il 20 novembre, l’ospedale indonesiano di Beit Lahiya (nord di Gaza) è stato attaccato, provocando, secondo quanto riferito, almeno 12 morti, tra cui pazienti e loro accompagnatori, oltre a numerosi feriti. È la quinta volta che l’ospedale viene colpito dall’inizio delle ostilità. Secondo quanto riferito, è assediato e i pazienti e il personale non sono in grado di andarsene. A causa della mancanza di carburante, questa struttura sanitaria è soggetta a un’interruzione dell’energia elettrica e deve far fronte anche a una grave carenza di acqua, medicinali e forniture essenziali. In questo contesto, il 20 novembre l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che “gli operatori sanitari e i civili non dovrebbero mai essere esposti a un simile orrore, soprattutto all’interno di un ospedale”.

Gli ospedali e il personale medico sono specificamente protetti dal diritto internazionale umanitario (DIU) e tutte le parti in conflitto devono garantire la loro protezione. Gli ospedali non devono essere utilizzati per proteggere obiettivi militari da attacchi. Qualsiasi operazione militare intorno o all’interno degli ospedali deve adottare misure per risparmiare e proteggere i pazienti, il personale medico e gli altri civili. Devono essere prese tutte le precauzioni possibili, compresi avvertimenti efficaci, che tengano conto della capacità dei pazienti, del personale medico e degli altri civili di evacuare in sicurezza. Attacchi e carenze di carburante, medicinali, acqua potabile e altre risorse essenziali hanno fatto sì che la capacità dei posti letto ospedalieri in tutta Gaza sia scesa dai 3.500 letti, prima del 7 ottobre, ai 1.400 letti attuali. A ciò si aggiunge, dopo l’inizio della guerra, l’aumento esponenziale di coloro che richiedono cure. L’OMS denuncia carenze rilevanti per i pazienti con lesioni e altre malattie che richiedono il ricovero ospedaliero.

Il 20 novembre, sono entrati a Gaza, dall’Egitto, circa 40 camion che trasportavano attrezzature mediche, insieme a 180 medici e infermieri. Queste attrezzature e il personale medico sono destinati alla creazione di un secondo ospedale da campo giordano a Khan Younis, nel sud di Gaza, con una capacità di 150 posti letto.

In occasione della Giornata mondiale dell’infanzia, la coordinatrice umanitaria Lynn Hastings ha ribadito il suo appello “a tutte le parti in conflitto affinché proteggano i minori palestinesi e israeliani e i loro diritti”. Secondo il Ministero della Salute (MoH) di Gaza, al 10 novembre, 4.506 minori palestinesi sono stati uccisi e circa 1.500 risultano dispersi; questi ultimi potrebbero essere intrappolati o morti sotto le macerie, in attesa di essere salvati o recuperati. Secondo Save the Children, il numero di minori uccisi finora ha superato le cifre annuali registrate in tutte le zone di guerra dal 2019. Secondo il portavoce militare israeliano, almeno 33 minori israeliani sono stati uccisi il 7 ottobre e altri 40 minori sono tenuti in ostaggio a Gaza.

Il 20 novembre, circa altre 25.000 persone sono fuggite dal nord attraverso il “corridoio” di Salah Ad Deen. A causa della mancanza di spazio nei rifugi esistenti nel sud, migliaia di sfollati interni (IDP) dormono all’aperto, contro le pareti dei rifugi, in cerca di cibo, acqua e protezione. La loro situazione è notevolmente peggiorata nelle ultime 24 ore, poiché sono rimasti esposti alle forti piogge.

Il 19 novembre, verso le 11:30, secondo quanto riferito, le forze israeliane hanno colpito un edificio residenziale nella città di Gaza. L’attacco è avvenuto mentre le persone si accalcavano per prelevare acqua da un’adiacente stazione di desalinizzazione. Di conseguenza, sei palestinesi sono stati uccisi e dieci feriti.

Spostamenti

Il 20 novembre, l’esercito israeliano ha continuato a chiedere e ad esercitare pressioni sui residenti del nord affinché uscissero verso sud attraverso un “corridoio” lungo l’arteria principale del traffico, Salah Ad Deen Road, tra le 9:00 e le 16:00. Il team di monitoraggio dell’OCHA stima che circa 25.000 persone si siano spostate durante il giorno, la maggior parte delle quali sono arrivate a Wadi Gaza su carri trainati da asini o autobus, e alcune a piedi.

Le forze israeliane hanno arrestato alcune persone che si muovevano attraverso il “corridoio”. Gli sfollati interni intervistati dall’OCHA hanno riferito che le forze israeliane hanno istituito un posto di blocco senza personale in cui le persone vengono guidate a distanza per passare attraverso due strutture, dove si pensa sia installato un sistema di sorveglianza. Agli sfollati interni viene ordinato di mostrare i loro documenti d’identità e di sottoporsi a quella che sembra essere una scansione di riconoscimento facciale.

È stato osservato sempre più spesso il movimento di minori non accompagnati e di famiglie separate, comprese donne a cui è stato ordinato di lasciare i propri figli, durante tali spostamenti. In prossimità del corridoio si sono sentiti più volte bombardamenti intensivi.

Il 20 novembre il gruppo di monitoraggio dell’OCHA ha notato un aumento del numero di feriti che attraversavano il “corridoio”. Una donna intervistata ha riferito che proveniva da Tal Az Za’tar a Jabalia, dove la sua casa era stata bombardata e aveva riportato ferite da schegge nell’addome. Stava camminando premendosi un asciugamano sulle ferite. In precedenza, aveva tentato di farsi curare presso l’ospedale indonesiano, ma non era stata ricoverata a causa del collasso dei servizi.

Si stima che a Gaza siano oltre 1,7 milioni le persone sfollate interne. Quasi 900.000 di tali sfollati interni alloggiano in almeno 154 rifugi dell’UNRWA. I rifugi dell’UNRWA ospitano molte più persone rispetto alla capacità prevista e non sono in grado di accogliere i nuovi arrivati.

Il sovraffollamento contribuisce alla diffusione di malattie, tra cui malattie respiratorie acute e diarrea, suscitando preoccupazioni ambientali e sanitarie. In media c’è una doccia ogni 700 persone e un solo bagno ogni 150 persone. La congestione sta influenzando la capacità dell’UNRWA di fornire servizi efficaci e tempestivi.

Si stima che al 1° novembre oltre il 15% degli sfollati interni presentasse disabilità, ma la maggior parte dei rifugi non sono adeguatamente attrezzati per le loro esigenze. I rifugi non dispongono dei materassi e dei letti sanitari necessari, causando ulcere alle persone incapaci di muoversi e altri problemi medici che non possono essere curati in condizioni non sterilizzate. Il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità chiede l’accesso incondizionato e senza restrizioni agli aiuti umanitari e ai soccorsi per le persone con disabilità della Striscia di Gaza.

Nei giorni scorsi, l’UNRWA, in collaborazione con l’ONG “Umanità e Inclusione”, ha fornito kit igienici, dispositivi di assistenza, occhiali, kit di pronto soccorso e kit per neonati a 3.830 persone con disabilità, feriti, bambini e anziani.

VITTIME PALESTINESI

VITTIME ISRAELIANE

GAZA: uccisi 11.078

feriti 27.490

ISRAELE: uccisi 1.200

feriti 5.400

Dati ONU, aggiornati al 10 novembre

Degli 11.078 palestinesi morti, 4.506 sono minori e 3.027 donne. Altri 2.700 circa (di cui 1.500 minori) risultano dispersi.

Traduzione a cura Associazione per la pace Rivoli