Shaimaa Eid
24 marzo 2025 – The Electronic Intifada
Mentre prosegue la rimozione delle macerie a Gaza, i funzionari sanitari segnalano crescenti preoccupazioni per le fibre di amianto contenute nelle polveri sospese nell’aria, con gravi rischi per la salute tra cui asbestosi, cancro e malattie respiratorie croniche.
L’amianto, un materiale fibroso un tempo utilizzato in edilizia per la sua resistenza al calore e al fuoco, è oggi classificato a livello globale come cancerogeno. A causa dei massicci bombardamenti israeliani su Gaza, che hanno distrutto circa il 92% delle unità abitative, l’amianto si è polverizzato e diffuso nell’aria.
Il dottor Shadi Awad, specialista in pneumologia e broncoscopia all’ospedale Al-Shifa, avverte che gli abitanti di Gaza inalano ogni giorno aria inquinata da fumi e residui della distruzione, con un impatto diretto sulla loro salute.
«L’aria contaminata penetra nelle vie respiratorie e danneggia direttamente i tessuti polmonari, provocando infiammazioni croniche e gravi disturbi respiratori. Nei prossimi anni potremmo assistere a un aumento dei casi di malattie polmonari a causa dell’esposizione continua a queste particelle nocive», ha dichiarato a The Electronic Intifada in un’intervista telefonica.
Secondo le Nazioni Unite, enormi quantità di macerie a Gaza contengono amianto, una sostanza vietata in almeno 55 paesi per il suo elevato rischio sanitario.
Le stime dell’ONU indicano che i detriti ammontano a circa 39 milioni di tonnellate, contenenti materiali pericolosi come amianto e ordigni inesplosi, complicando le operazioni di bonifica e mettendo a rischio i civili.
Aria pericolosa
A Shujaiya, quartiere di Gaza City pesantemente danneggiato, Widad al-Soutari, 63 anni, vive tra le rovine della sua casa di tre piani. Mentre cerca di riparare i muri crollati, esprime le sue paure per il dopo-guerra.
«Abbiamo perso la casa e i nostri cari, e ora temiamo di perdere anche la salute», dice. «Vogliamo solo vivere in pace, ma qui non è più sicuro nemmeno respirare l’aria ».
Widad, nonna di cinque nipoti, aggiunge: «Temo che un giorno i miei nipoti saranno condannati a una morte lenta a causa di questa polvere tossica».
Dall’altra parte della città, a Sheikh Radwan, Hala Salama, 55 anni, e la sua famiglia vivono costantemente nell’ansia. Dopo essere sopravvissuti ai bombardamenti israeliani, ora affrontano l’inquinamento causato dalle macerie.
«Soffro di asma e ultimamente sento bruciore al petto e ho difficoltà a respirare senza l’inalatore», racconta.
«Da quando ho saputo dei pericoli dell’amianto, non apriamo più le finestre. Ma la polvere degli edifici distrutti entra comunque. La guerra non ci ha uccisi, ma questa polvere potrebbe farlo».
Hala sottolinea che molti suoi vicini lamentano sintomi simili, senza alcuna campagna di sensibilizzazione o misura per ridurre i rischi.
Il dottor Awad avverte che le cure per le patologie legate all’amianto sono costose e complesse, spesso richiedono broncodilatatori, antibiotici, corticosteroidi e farmaci per la tosse. Nei casi avanzati, quando si sviluppa il cancro, le opzioni terapeutiche sono estremamente limitate.
Case potenzialmente letali
La situazione è ancora più critica nel campo profughi di Beach. Molti abitanti vivono in baracche costruite decenni fa con lastre di amianto.
Muhammad al-Hassani, 30 anni, residente nel campo, esprime le sue preoccupazioni dopo gli ultimi avvertimenti dell’ONU sull’esposizione all’amianto.
«A Beach viviamo in case fatte di amianto. Quello che ho sentito in questi giorni mi ha fatto temere per la mia salute e quella della mia famiglia», dice.
«La gente qui non ha alternative. Fa fatica a permettersi persino i pasti quotidiani».
Ahmad al-Farra, primario di pediatria presso l’ospedale del Complesso Medico Nasser, ha segnalato un aumento di casi legati all’amianto a causa delle ripercussioni ambientali e sanitarie del genocidio israeliano.
In una telefonata con The Electronic Intifada, al-Farra ha dichiarato che Gaza è sull’orlo di una catastrofe sanitaria, con un picco di malattie tra cui tumori e patologie correlate all’amianto.
Ha spiegato che in molte case a Gaza per proteggersi da vento e pioggia gli abitanti hanno utilizzato lastre di amianto per i tetti. Ha anche riferito del pericolo rappresentato dalla presenza di ordigni inesplosi tra le macerie.
Al-Farra ha evidenziato che il sistema sanitario di Gaza è al collasso, con numerose strutture mediche, tra cui ospedali e centri di assistenza primaria, distrutte o danneggiate dagli attacchi israeliani.
Un futuro aumento di patologie legate all’amianto costituirebbe una sfida al di sopra delle capacità del Ministero della Salute locale.
Il dottor Awad insiste sul fatto che ridurre l’esposizione alla polvere è il modo migliore per limitare questi rischi, per esempio indossando mascherine ed evitando le aree più inquinate.
Avverte tuttavia che si tratta di soluzioni temporanee: Gaza ha bisogno di un intervento ambientale e sanitario urgente per scongiurare conseguenze catastrofiche a lungo termine.
Shaimaa Eid è una giornalista di Gaza.
(traduzione dall’inglese di Giacomo Coggiola)


