Nada Hamdona, scrittrice e insegnante di Gaza.
19 ottobre 2025 – Al Jazeera
Ripristinare il sistema educativo a Gaza è urgente quanto l’assistenza umanitaria. Può aiutare i bambini a iniziare a riprendersi dal trauma.
Quando è stato annunciato il cessate il fuoco a Gaza ho provato una serie di emozioni contrastanti. Ero felice che le bombe fossero finalmente cessate, ma anche preoccupata che potessero riprendere in qualsiasi momento. Ero ottimista sul fatto che potessimo tornare alla vita normale, ma anche preoccupata che questa potesse essere di nuovo di breve durata.
In quanto insegnante di inglese spero che l’istruzione venga ripristinata il prima possibile. L’istruzione è l’unico mezzo per restituire la speranza e aiutare i bambini a iniziare a superare il trauma di due anni di genocidio. Può dare un senso di normalità e uno scopo. Ecco come dovrebbe essere.
Prima dell’inizio del genocidio, insegnavo inglese agli alunni delle scuole elementari e medie presso un centro educativo e una scuola pubblica femminile a Gaza City. La scuola fu distrutta nelle prime settimane di guerra, il centro educativo fu gravemente danneggiato.
Io e la mia famiglia fummo costretti a fuggire da casa. Pochi mesi dopo, iniziai a insegnare in una tenda; si trattava di un’iniziativa locale gestita da volontari. Nella tenda non c’erano banchi: i miei studenti, di età compresa tra i sei e i dodici anni, sedevano per terra. Le condizioni di insegnamento erano difficili, ma ero determinata ad aiutare i bambini a proseguire la loro istruzione.
Alla fine di dicembre 2024 penne, libri e quaderni iniziarono a scomparire del tutto da negozi e mercati. Quando lo si trovava, un quaderno costava dai 20 ai 30 shekel (dai 5 agli 8 euro). Era fuori dalla portata della maggior parte delle famiglie. Quando la carenza di carta, libri e penne divenne palpabile, alcuni dei miei alunni iniziarono ad arrivare in classe senza nulla su cui scrivere; altri raccoglievano ritagli di carta dalle macerie delle case e arrivavano in classe con quelli, altri ancora scrivevano a minuscole lettere sul retro di vecchi fogli di carta conservati dalle loro famiglie. Data la scarsità di penne, spesso diversi bambini dovevano condividerne una sola.
Dato che scrivere e leggere, il fondamento dell’educazione, era diventato così difficile, noi educatori abbiamo dovuto escogitare strategie didattiche alternative. Facevamo recitazioni di gruppo, narrazioni orali e canzoni.
Nonostante la mancanza di materiale, i bambini avevano una straordinaria volontà di continuare a imparare. Vederli lottare con vecchi ritagli di carta mi riempiva di ammirazione e angoscia: ero orgogliosa della loro volontà di apprendere nonostante tutto e la loro perseveranza mi motivava.
Avevo un quaderno speciale che mia nonna mi aveva regalato anni prima, che usavo come diario. Ci scrivevo i miei sogni e i miei segreti. Dopo la guerra ho riempito le pagine di storie di esplosioni di bombe, famiglie senza casa che dormivano per strada, fame mai provata prima e sofferenza per la mancanza anche dei beni di prima necessità.
Un giorno di scuola ad agosto, quando la maggior parte dei miei studenti si è presentata senza carta, ho capito cosa dovevo fare. Ho preso il mio quaderno e ho iniziato a strapparne le pagine, una a una, per darle ai miei alunni.
Con così tanti bambini, le pagine del mio quaderno si sono esaurite in un solo giorno. I miei alunni hanno dovuto quindi tornare ai pezzi di carta o di cartone.
La tregua potrebbe aver posto fine alle bombe, ma i miei studenti sono ancora senza carta e penna. Gli aiuti umanitari hanno ricominciato ad arrivare a Gaza. Stanno arrivando cibo, medicine e materiali per costruirsi dei precari rifugi. Sono tutti elementi essenziali. Ma abbiamo anche urgente bisogno di materiale scolastico e di supporto per rimettere in carreggiata il sistema educativo per i 600.000 scolari di Gaza.
Libri, penne e carta non sono solo materiale scolastico. Sono un’ancora di salvezza che può aiutare i bambini di Gaza a trionfare sulla guerra, sulla distruzione e sulle immense perdite. Sono strumenti essenziali che possono sostenere la loro perseveranza e la loro forza di volontà di vivere, imparare e vedere un futuro migliore.
Con l’aiuto dell’istruzione i bambini possono riprendersi dal trauma della guerra e riacquistare un senso di sicurezza. L’apprendimento restituisce loro una struttura, la sicurezza in sé stessi e la speranza di un futuro migliore necessarie sia per la guarigione della comunità che per la riabilitazione psicologica.
Dobbiamo dare ai bambini che hanno perso due anni di istruzione l’opportunità di scrivere, imparare e sognare di nuovo.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autrice e non riflettono necessariamente la linea editoriale di Al Jazeera.
(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)


