*Nota redazionale: riteniamo interessante per il lettore tradurre questo breve articolo sulla situazione idrica in Israele, nonostante non riguardi direttamente i palestinesi, se non quelli con nazionalità israeliana. Infatti questa scarsità di risorse idriche mette in luce lo sfruttamento indiscriminato del territorio da parte di un sistema economico, principalmente agricolo, che ha utilizzato le risorse idriche per sviluppare una produzione per il mercato con un fortissimo impatto ambientale. Questa situazione smaschera anche la presunta capacità del sistema israeliano di utilizzare al meglio l’acqua a disposizione e la pretesa di Israele di essere un modello da questo punto di vista. Ma soprattutto preannuncia ulteriori problemi per i palestinesi della Cisgiordania e di Gaza. I primi sono già stati vittime per due estati di seguito dell’appropriazione delle acque dei territori occupati da parte dei coloni e dello Stato di Israele, di cui abbiamo dato conto in alcuni articoli che si possono trovare sul sito. Rischiano quindi di vedersi privare ulteriormente delle proprie stesse risorse idriche a favore dei coloni e dei cittadini israeliani. Quelli di Gaza, in cui più del 90% dell’acqua non risponde ai criteri di potabilità stabiliti dall’OMS, importano da Israele una parte del proprio fabbisogno idrico, che rischia di venire decurtato per soddisfare le necessità della popolazione israeliana.
Mentre gli impianti di desalinizzazione forniscono due terzi dell’uso domestico di acqua, le sorgenti di acqua naturale sono essenziali per coprire le altre necessità. Proposti gravi tagli.
2 ottobre 2017, Haaretz,
L’autorità per le acque sta proponendo i tagli più drastici all’uso dell’acqua dell’ultimo decennio, perché alla fine di settembre solo una delle tre principali sorgenti di acqua naturale di Israele era ancora utilizzabile. Le altre due erano al di sotto della linea rossa, il che significa che il pompaggio deve finire.
La decisione è stata anche motivata dalle previsioni di piogge al di sotto della media nel prossimo anno.
Sia il lago Kinneret che l’acquifero montano occidentale erano al di sotto della linea rossa a settembre, che è considerato la fine dell’anno idrologico. L’acquifero costiero era ancora utilizzabile, ma anche questo ha solo una piccola quantità d’acqua da sfruttare, che si trova nella sua parte meridionale.
Quando una sorgente d’acqua scende al di sotto della linea rossa, la qualità dell’acqua viene danneggiata perché l’acqua salmastra si può infiltrare dal mare o da acquiferi circostanti.
Secondo il rapporto annuale emesso dal servizio idrologico statale, nel complesso le fonti di acqua naturale di Israele sono sotto di un milione di metri cubici rispetto ai livelli ottimali, cioè il livello al quale la qualità dell’acqua è maggiormente garantita. Il lago Kinneret è sceso al di sotto della linea rossa mesi fa.
L’acquifero costiero è 618 milioni di metri cubi al di sopra della linea rossa, ma di questi solo 63 milioni di metri cubi nella parte meridionale sono attualmente utilizzabili, perché il resto è già stato contaminato. Questa quantità è circa la metà della produzione annuale di un impianto di desalinizzazione e meno di un decimo del consumo domestico annuale di Israele.
Benché in teoria se ne potrebbe pompare ancora dall’acquifero, ciò danneggerebbe ulteriormente la qualità dell’acqua.
Normalmente gli impianti di desalinizzazione riforniscono due terzi dell’uso domestico di acqua. Ma, poiché le sorgenti di acqua naturale sono essenziali per coprire il resto dei consumi, l’autorità per l’acqua è molto preoccupata per la sua riduzione. Questa preoccupazione è aggravata da previsioni di piogge inferiori alla media nel prossimo inverno, forse anche in modo significativo inferiori alla media.
La scorsa settimana il comitato esecutivo dell’autorità per le acque si è riunito per redigere raccomandazioni sull’uso dell’acqua per il prossimo anno. Le sue decisioni, che verranno inviate per l’approvazione al consiglio direttivo statale, sono di ridurre drasticamente di 130 milioni di metri cubi le destinazioni di acqua dello scorso anno.
Di questi, 80 milioni di metri cubi saranno sottratti ai coltivatori, il che rappresenta una riduzione di decine di punti percentuali. Il resto dovrebbe venire dall’irrigazione comunale di parchi e giardini.
I coltivatori sono furiosi per la proposta. L’associazione di produttori di frutta israeliani, per esempio, ha affermato che il taglio obbligherebbe li a sradicare i loro frutteti.
Ma gli esperti hanno detto al comitato esecutivo che il pompaggio dal lago Kinneret dovrà essere quasi del tutto interrotto – ed anche così si prevede che il lago scenda al suo livello più basso della storia. Hanno anche detto che la maggioranza delle trivellazioni nella Galilea occidentale dovrebbero essere interrotte se si devono evitare danni alle sorgenti di acqua naturale.
L’autorità per le acque sta proponendo i tagli più drastici all’uso dell’acqua dell’ultimo decennio, perché alla fine di settembre solo una delle tre principali sorgenti di acqua naturale di Israele era ancora utilizzabile. Le altre due erano al di sotto della linea rossa, il che significa che il pompaggio deve finire.
La decisione è stata anche motivata dalle previsioni di piogge al di sotto della media nel prossimo anno.
Sia il lago Kinneret che l’acquifero montano occidentale erano al di sotto della linea rossa a settembre, che è considerato la fine dell’anno idrologico. L’acquifero costiero era ancora utilizzabile, ma anche questo ha solo una piccola quantità d’acqua da sfruttare, che si trova nella sua parte meridionale.
Quando una sorgente d’acqua scende al di sotto della linea rossa, la qualità dell’acqua viene danneggiata perché l’acqua salmastra si può infiltrare dal mare o da acquiferi circostanti.
Secondo il rapporto annuale emesso dal servizio idrologico statale, nel complesso le fonti di acqua naturale di Israele sono sotto di un milione di metri cubici rispetto ai livelli ottimali, cioè il livello al quale la qualità dell’acqua è maggiormente garantita. Il lago Kinneret è sceso al di sotto della linea rossa mesi fa.
L’acquifero costiero è 618 milioni di metri cubi al di sopra della linea rossa, ma di questi solo 63 milioni di metri cubi nella parte meridionale sono attualmente utilizzabili, perché il resto è già stato contaminato. Questa quantità è circa la metà della produzione annuale di un impianto di desalinizzazione e meno di un decimo del consumo domestico annuale di Israele.
Benché in teoria se ne potrebbe pompare ancora dall’acquifero, ciò danneggerebbe ulteriormente la qualità dell’acqua.
Normalmente gli impianti di desalinizzazione riforniscono due terzi dell’uso domestico di acqua. Ma, poiché le sorgenti di acqua naturale sono essenziali per coprire il resto dei consumi, l’autorità per l’acqua è molto preoccupata per la sua riduzione. Questa preoccupazione è aggravata da previsioni di piogge inferiori alla media nel prossimo inverno, forse anche in modo significativo inferiori alla media.
La scorsa settimana il comitato esecutivo dell’autorità per le acque si è riunito per redigere raccomandazioni sull’uso dell’acqua per il prossimo anno. Le sue decisioni, che verranno inviate per l’approvazione al consiglio direttivo statale, sono di ridurre drasticamente di 130 milioni di metri cubi le destinazioni di acqua dello scorso anno.
Di questi, 80 milioni di metri cubi saranno sottratti ai coltivatori, il che rappresenta una riduzione di decine di punti percentuali. Il resto dovrebbe venire dall’irrigazione comunale di parchi e giardini.
I coltivatori sono furiosi per la proposta. L’associazione di produttori di frutta israeliani, per esempio, ha affermato che il taglio obbligherebbe li a sradicare i loro frutteti.
Ma gli esperti hanno detto al comitato esecutivo che il pompaggio dal lago Kinneret dovrà essere quasi del tutto interrotto – ed anche così si prevede che il lago scenda al suo livello più basso della storia. Hanno anche detto che la maggioranza delle trivellazioni nella Galilea occidentale dovrebbero essere interrotte se si devono evitare danni alle sorgenti di acqua naturale.
(traduzione di Amedeo Rossi)