Redazione di Times of Israel
3 luglio 2019 – Times of Israel
A Tel Aviv la polizia blocca l’incrocio di Azrieli, compie numerosi arresti, ma la maggior parte delle manifestazioni è stata più pacata il giorno dopo la violenza generalizzata per la rabbia provocata dall’uccisione di Solomon Tekah
Mercoledì pomeriggio membri della comunità etiope-israeliana ed altri si sono riuniti nei principali incroci in tutto il Paese mentre Israele si preparava a nuove manifestazioni il giorno dopo violente dimostrazioni contro l’uccisione di un diciannovenne da parte di un poliziotto fuori servizio.
A metà pomeriggio era chiaro che le proteste erano molto più tranquille delle violente dimostrazioni di martedì.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu e altri importanti dirigenti hanno fatto appello alla calma ed hanno promesso di stroncare la violenza, nel contesto della rabbia scatenata dall’uccisione di Solomon Tekah domenica ad Haifa.
All’incrocio di Azrieli a Tel Aviv, un importante nodo viario, la polizia ha impedito sia alle auto che ai manifestanti di arrivare all’incrocio, nel tentativo di evitare la ripetizione del caos generalizzato e della violenza del giorno prima in quel luogo. Come è scesa la notte, l’incrocio è stato riaperto e il traffico scorreva normalmente.
Cinque persone sarebbero state arrestate a Tel Aviv, dove molti dimostranti portavano magliette o simboli che li identificavano come attivisti del Meretz [partito della sinistra sionista, ndtr.] o della Lista Unitaria dei partiti arabi. Si è parlato di sporadici arresti in altre città anche mercoledì, ma le manifestazioni sono state nel complesso tranquille se paragonate ai giorni precedenti.
Da lunedì dimostranti in tutto il Paese hanno bloccato strade, bruciato copertoni e denunciato quella che hanno definito una discriminazione sistematica contro la comunità etiope-israeliana.
Le manifestazioni si sono inasprite martedì, quando alcuni dimostranti hanno incendiato veicoli e si sono scontrati con la polizia e con quanti hanno tentato di attraversare gli improvvisati blocchi stradali.
Secondo la polizia, negli scontri sono rimasti feriti più di 110 poliziotti, tra cui alcuni da pietre e bottiglie lanciate contro di loro, e 136 dimostranti sono stati arrestati per i disordini.
Mercoledì, mentre manifestanti si riunivano sulle principali autostrade e incroci in tutto il Paese, Netanyahu ha rilasciato una dichiarazione in cui riconosce che “ci sono problemi che devono essere risolti,” ma ha avvertito che le autorità “non tollereranno il blocco delle strade.”
“Vi chiedo: risolviamo insieme i problemi facendo rispettare la legge,” ha supplicato i manifestanti dopo un incontro del gabinetto per la sicurezza.
All’inizio della settimana la polizia ha consentito ai dimostranti di bloccare strade in alcune località, ma mercoledì ha avvertito che era pronta ad agire con maggiore decisione.
Il commissario operativo della polizia Moti Cohen ha messo in guardia i manifestanti che non sarebbe più stata tollerata alcuna violenza.
“Non c’è posto per aggressioni a poliziotti, istituzioni e beni pubblici,” ha detto Cohen prima delle proteste previste.
“Non verrà più dato spazio al turbamento dell’ordine pubblico, né al blocco di strade o alla violenza,” ha affermato. “Continueremo a rispondere in modo proporzionato, a fare distinzione tra quanti esercitano il proprio diritto a protestare in un Paese democratico e quanti incitano alla violenza e aggrediscono.”
Mercoledì anche il presidente Reuven Rivlin ha lanciato un appello alla calma: “Dobbiamo smetterla, ripeto, smetterla – e pensare insieme come risolvere tutto questo.
Questa non è una guerra civile. È una lotta condivisa di fratelli e sorelle per la patria comune e il comune futuro. Chiedo a tutti voi di agire in modo responsabile e con moderazione,” ha affermato in un comunicato.
“Dobbiamo consentire che l’inchiesta sulla morte di Solomon segua il suo corso ed evitare la prossima morte [di qualcuno]. Il prossimo attacco. La prossima umiliazione. Siamo tutti impegnati a farlo,” ha detto Rivlin.
Tekah, l’adolescente etiope ucciso, è stato colpito a morte da un poliziotto fuori servizio domenica durante una lite nel quartiere di Kiryat Haim ad Haifa. Un testimone oculare della sparatoria avrebbe detto al Dipartimento per le Indagini della Polizia Interna del ministero della Giustizia (PIID) che, contrariamente alle affermazioni del poliziotto, non pare fosse in pericolo quando ha aperto il fuoco.
L’ufficiale che ha sparato a Tekah è stato arrestato in quanto sospettato di omicidio, ha affermato lunedì il PIID. La pretura di Haifa lo ha in seguito rilasciato agli arresti domiciliari, diffondendo ulteriore rabbia nella comunità [degli etiopi-israeliani, ndtr.]. Sarebbe sottoposto a stretta sorveglianza per timori riguardo alla sua incolumità.
Secondo il notiziario di Canale 12, il poliziotto sostiene di aver mirato verso il basso e che una pallottola è rimbalzata dal terreno, colpendo Tekah. Ha affermato di aver cercato di sedare una rissa per strada in cui si era imbattuto, ma di essere stato aggredito da tre giovani che gli hanno lanciato contro pietre, mettendo in pericolo la sua vita.
Martedì il PIID ha emanato un insolito comunicato, affermando di aver raccolto nuove prove nell’indagine, compresa una testimonianza diretta e immagini di una camera di sicurezza nei pressi della scena.
Informazioni di mezzi di comunicazione in ebraico [affermano che] gli investigatori propendono per un’accusa meno grave di omicidio colposo, indicando che le autorità starebbero accettando la testimonianza secondo cui ha sparato a terra.
Più di 135.000 ebrei di origine etiope vivono in Israele. Gli immigrati arrivarono in due ondate principali, nel 1984 e 1991, ma molti hanno lottato con fatica per integrarsi nella società israeliana. Molti nella comunità lamentano razzismo, mancanza di opportunità e sistematici maltrattamenti da parte della polizia, nonostante le ripetute promesse da parte del governo di occuparsi del problema.
Mentre alle proteste di lunedì hanno partecipato principalmente manifestanti etiopi-israeliani, martedì ha visto una mobilitazione di appartenenti alla società israeliana nel suo complesso, che si sono uniti agli slogan contro la brutalità della polizia nei confronti delle minoranze.
Gli organizzatori della protesta hanno convocato per mercoledì pomeriggio cortei nelle strade in tutto il Paese.
Secondo post sulle reti sociali, gli organizzatori hanno affermato che dimostranti si sono riuniti agli svincoli di Kiryat Ata, nei pressi di Haifa, e di Yokne’am; in piazza Indipendenza ad Afula; agli svincoli di Poleg e a quello di Azrieli a Tel Aviv; davanti alla stazione di polizia di Rosh Ha’ayin; sulla Strada 4 nei pressi di Rishon Lezion e di Yavne; all’entrata nordoccidentale di Gerusalemme; presso le entrate e uscite cittadine lungo la Strada 431; agli svincoli di El Al nei pressi di Lod, di Bilu, di Kastina, della Ashkelon Arena; alla stazione centrale degli autobus di Beersheba.
Mercoledì pomeriggio è stato riportato un intenso traffico in alcune aree di Tel Aviv e di Gerusalemme. Tuttavia molti pendolari che martedì sono rimasti bloccati per ore sulla strada hanno scelto di evitare le autostrade, determinando un traffico ridotto su parti della superstrada di Ayalon che corre attraverso Tel Aviv e intasando il treno ad alta velocità tra le due città.
Il ministero dei Trasporti ha aperto una linea telefonica per israeliani bloccati in code previste a causa delle proteste di massa. La linea telefonica nazionale, che può essere raggiunta al numero *8787, fornirà agli automobilisti aggiornamenti sul traffico e consentirà alle persone di informare su strade bloccate e altri incidenti nella zona in cui si trovano.
Nel contempo il commissario Cohen e il ministro della Sicurezza Pubblica Gilad Erdan si sono incontrati con i dirigenti della comunità etiope-israeliana in un ultimo disperato tentativo di evitare violenti scontri durante le proteste. “Condivido la sofferenza e comprendo la protesta,” ha detto mercoledì Erdan, promettendo di organizzare un’unità interna della polizia per vigilare su denunce di razzismo e avviare azioni disciplinari contro episodi simili.
“La polizia israeliana ha coraggiosamente e onestamente riconosciuto che ci sono state troppe azioni di polizia (nelle comunità di etiopi-israeliani), e ce ne stiamo occupando, anche collaborando con voi,” ha detto ai dirigenti secondo una dichiarazione del suo ufficio. “Ovviamente, c’è ancora molto altro che deve essere affrontato.”
(traduzione di Amedeo Rossi)