Gaza dichiara il disastro da COVID-19 con un sistema sanitario prossimo al collasso

Volontari palestinesi disinfettano una strada di Rafah nel marzo 2020 (Foto by SAID KHATIB / AFP)
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Walid Mahmoud

23 novembre 2020 – ALJAZEERA

Con la mancanza di ventilatori, DPI e medicine, le autorità affermano che l’assedio di Israele rappresenta una “condanna a morte” per i malati di coronavirus di Gaza.

Gaza City – Le autorità sanitarie avvertono che un rapido incremento delle infezioni da coronavirus nella Striscia di Gaza ha raggiunto un “livello catastrofico” e che il sistema sanitario dell’enclave palestinese assediata rischia l’imminente collasso.

Il COVID si sta diffondendo in modo esponenziale a Gaza – uno dei luoghi più affollati della Terra – soprattutto nei campi profughi, e il ministero della Salute ha lanciato l’allarme sulle “disastrose” conseguenze.

Il dottor Fathi Abuwarda, consigliere del ministero della Salute, ha detto ad Al Jazeera che il recente picco di infezioni potrebbe presto diventare incontrollabile, con centinaia di persone che contraggono il virus ogni giorno e nessun posto dove curarle.

“Siamo entrati nella fase della catastrofe e se continuiamo in questo modo, il sistema sanitario crollerà“, ha detto Abuwarda. “La soluzione migliore è un blocco totale per 14 giorni, che consentirebbe alle squadre mediche di controllare e combattere il virus, tendendo aperti solo i negozi di alimentari“.

Abuwarda afferma che il ministero della Salute ha destinato l’ospedale europeo di Gaza per la cura dei pazienti da COVID-19, ma che la capacità dell’ospedale è insufficiente, dato che sono già occupati 300 dei suoi 360 posti letto.

Nella Striscia di Gaza – ha detto – ci sono circa 500 posti letto sparsi per l’enclave costiera…. Ma considerando che a Gaza per ogni chilometro quadrato vivono circa 5.000 palestinesi, questi ospedali non sono in grado di ospitare tutti i casi”.

Anche la mancanza di kit per il test del coronavirus e di dispositivi di protezione individuale (DPI) complica la lotta, poiché Israele continua a imporre restrizioni sulle forniture sanitarie che raggiungono Gaza.

Gaza si trova da più di 13 anni sotto uno stretto assedio di terra, aria e mare da parte di Israele ed Egitto, tagliata fuori dal resto del mondo. Le iniziali speranze che l’isolamento di Gaza l’avrebbe risparmiata dalla pandemia sono state deluse, dal momento che la sovrappopolata regione costiera si trova in grave pericolo a causa di un sistema sanitario fatiscente che non è in grado di gestire l’assalto dei pazienti.

Al 24 agosto nella Striscia di Gaza solo quattro palestinesi risultavano stati infettati dal virus. Fino a lunedì scorso 14.768 persone hanno contratto il COVID-19, con 65 morti. Il numero di casi critici si attesta a 79.

“Una catastrofe imminente”

Le autorità affermano che l’assedio di Israele è una condanna a morte per i malati di COVID-19 di Gaza.

“Nella Striscia di Gaza mancano macchinari per la generazione di ossigeno, ventilatori, equipaggiamento protettivo e materiali per l’igiene”, ha detto il dott. Basim Naim, responsabile delle relazioni internazionali nel governo guidato da Hamas.

“Il 32% dei farmaci di base e il 62% dei farmaci e dei materiali per i laboratori medici non sono disponibili”.

L’ex ministro della Salute ha chiesto alla comunità internazionale e alle agenzie umanitarie di intervenire immediatamente per fermare la “catastrofe imminente”, accusando Israele di limitare l’ingresso delle forniture sanitarie con “il pretesto della sicurezza”.

“La leadership di Hamas non accetterà la morte del popolo palestinese né per fame né consentendone la morte per la pandemia”, ha detto Naim. “Chiediamo alla comunità internazionale di fornirci le risorse finanziarie indispensabili per acquistare tutti gli strumenti necessari per combattere il virus”.

Salama Marouf, a capo dell’ufficio informazioni del governo, ha sottolineato l’esigenza di portare ventilatori salvavita a Gaza. Ha aggiunto che “tutte le misure sono ora sul tavolo, incluso un blocco completo” per tenere i contagi sotto controllo.

Le autorità affermano che, nonostante la mediazione egiziana, Israele si rifiuta ancora di consentire l’ingresso a Gaza dei ventilatori, subordinando la concessione di tale autorizzazione alla restituzione dei corpi dei soldati trattenuti da Hamas dalla guerra israeliana contro Gaza del 2014.

La Striscia di Gaza – un’area costiera lunga 100 km che ospita oltre 2,1 milioni di palestinesi – è stata una delle ultime regioni al mondo ad essere colpita dal COVID-19.

Ma molte persone qui hanno ignorato il consiglio di indossare le mascherine, hanno tenuto grandi feste di matrimonio e proteste contro l’occupazione israeliana e continuano ad interagire nel corso di riunioni di massa.

Abuwarda ha evidenziato lo “scarso impegno” dei palestinesi quando si tratta di indossare le mascherine, di praticare il distanziamento e un’igiene adeguata. “Dobbiamo contare sulla consapevolezza delle persone per fermare la diffusione del virus”, ha detto.

Misure drastiche

L’afflusso di pazienti affetti da coronavirus negli ospedali appropriati minaccia anche quelli destinati ad altre patologie.

“Questi ospedali non sono del tutto preparati per affrontare i pazienti da COVID-19 e ciò avrà un impatto negativo sul servizio sanitario fornito ai pazienti normali”, ha detto Naim.

Molti palestinesi erano favorevoli a che il governo adottasse misure drastiche per frenare la rapida diffusione del coronavirus.

Ma alcuni responsabili affermano di non poter imporre un blocco generale poiché i bisogni minimi essenziali delle persone rimarrebbero insoddisfatti a causa del deterioramento della situazione economica.

Ahmad Abu Mustapha, 35 anni, proprietario di un negozio di apparecchiature elettriche, chiede al governo di applicare un blocco totale per “consentire di salvare vite umane”, anche se ciò imporrebbe sofferenze sul piano economico.

Temiamo per noi stessi, per le nostre famiglie e per i bambini. Vogliamo un blocco totale anche se questo ci danneggierebbe economicamente”, ha detto Mustapha.

Il giornalista Hassan Islayih, 32 anni, concorda sulla necessità di interrompere gli spostamenti all’interno della Striscia di Gaza, sottolineando che “la presa di coscienza della gente non è come dovrebbe essere”.

Oggi – sostiene – la situazione è pericolosa. Alcune persone perderanno il lavoro, il che è triste, ma non c’è altra soluzione che un blocco totale”.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)