Israeli Academics ,Regno Unito
11 gennaio 2021 israeliacademics uk
Gli accademici esprimono ferma opposizione alla imposizione da parte del governo della definizione “intrinsecamente viziata” ed esortano le università britanniche, fedeli al proprio impegno a favore della libertà accademica e della libertà di parola, a respingerla mentre continua incessante la loro lotta contro ogni forma di razzismo, antisemitismo compreso
Appello perché venga respinta la “definizione operativa di antisemitismo” dell’IHRA [International Holocaust Remembrance Alliance, organizzazione intergovernativa fondata nel 1998 al fine di rafforzare, promuovere e divulgare l’educazione sull’Olocausto, n.d.tr.].
Destinatari: vicerettori, membri dei senati accademici, tutti gli altri docenti nonché studenti in Gran Bretagna & l’Onorevole Gavin Williamson, Segretario di Stato all’Istruzione
Oggetto: la “definizione operativa di antisemitismo” dell’IHRA
Noi, nella doppia veste di docenti universitari britannici e cittadini israeliani, siamo fermamente contrari all’imposizione sulle università inglesi da parte del governo della “definizione operativa di antisemitismo” dell’IHRA. Facciamo appello a tutti i senati accademici affinché respingano il documento dell’IHRA ovvero, qualora esso sia già stato adottato, si adoperino per revocarlo.
Rappresentiamo un gruppo eterogeneo per ambito disciplinare, appartenenza etnica e fascia di età. Ci accomuna un’esperienza protratta di lotta al razzismo. Per tale motivo abbiamo espresso critiche ad Israele per le sue persistenti politiche di occupazione, espropriazione, segregazione e discriminazione nei confronti del popolo palestinese. La nostra prospettiva storica e politica è fortemente condizionata dai molteplici genocidi dei tempi moderni, in particolare dell’Olocausto, nel quale diversi di noi hanno perduto membri delle proprie famiglie estese. La lezione che siamo determinati a trarre dalla storia è l’impegno a combattere tutte le forme di razzismo.
È proprio in virtù di queste prospettive personali, accademiche e politiche che siamo sconcertati per la lettera che Gavin Williamson, Segretario di Stato all’Istruzione, ha inviato ai nostri vicerettori in data 9 ottobre 2020. Sotto l’esplicita minaccia di sospendere i finanziamenti, la lettera cerca di forzare le università ad adottare la controversa “definizione operativa di antisemitismo” proposta inizialmente dalla Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto (IHRA). Combattere l’antisemitismo in tutte le sue forme è un’esigenza imprescindibile. Tuttavia il documento dell’IHRA è intrinsecamente viziato tanto da pregiudicare tale lotta. Inoltre esso rappresenta una minaccia nei confronti della libertà di parola e di insegnamento, oltre a costituire un attacco sia contro il diritto all’autodeterminazione dei palestinesi sia contro la battaglia per la democratizzazione di Israele.
Il documento dell’IHRA è stato ampiamente criticato in numerose occasioni. Qui ci limitiamo ad accennare ad alcuni aspetti particolarmente negativi nell’ambito dell’istruzione universitaria. Il documento consiste di due parti. La prima, citata nella lettera di Williamson, è una definizione di antisemitismo articolata come segue:
“L’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio per gli ebrei. Manifestazioni di antisemitismo verbali e fisiche sono dirette verso gli ebrei o i non ebrei e/o le loro proprietà, verso istituzioni comunitarie ebraiche ed edifici utilizzati per il culto”.
Tale formulazione è così vaga nel linguaggio oltre che carente nel contenuto da risultare inutilizzabile. Per un verso, essa si affida a termini poco chiari quali “una certa percezione” e “può essere espressa come odio”. Per contro, omette di menzionare elementi chiave quali “pregiudizio” e “discriminazione”. Ma soprattutto questa “definizione” è nettamente più debole e meno efficace dei regolamenti e delle leggi già in vigore o in via di adozione in ambito universitario.
Inoltre le pressioni esercitate dal governo sulle università perché adottino una definizione creata esclusivamente per un’unica forma di razzismo testimoniano un’attenzione esclusiva per le persone di origine ebraica, come se queste meritassero maggiore protezione di altri individui che subiscono regolarmente simili se non peggiori manifestazioni di discriminazione e razzismo.
La seconda parte del documento dell’IHRA presenta ciò che descrive come undici esempi di antisemitismo contemporaneo, sette dei quali si riferiscono allo Stato di Israele. Alcuni di questi “esempi” travisano la nozione di antisemitismo. Essi ottengono altresì un effetto dissuasivo nei confronti di quei docenti e studenti universitari che intendano legittimamente criticare l’oppressione esercitata da Israele sui palestinesi oppure che vogliano studiare il conflitto israelo-palestinese. Infine, interferiscono con il diritto che abbiamo in quanto cittadini israeliani di partecipare liberamente alle vicende politiche israeliane.
Per dare un’idea, un esempio di antisemitismo è “[affermare] che l’esistenza dello Stato di Israele è una espressione di razzismo”. Un altro atto antisemita, secondo il documento, è “richiedere ad [Israele] un comportamento non atteso da o non richiesto a nessun altro Stato democratico”. Sarebbe sicuramente legittimo, tanto più in ambito accademico, poter discutere se Israele, in quanto autoproclamato Stato ebraico, sia “un progetto razzista” oppure una “Nazione democratica”.
Attualmente la popolazione sotto il controllo di Israele comprende 14 milioni di persone, di cui quasi 5 milioni sono privi dei diritti fondamentali. Dei 9 milioni rimanenti il 21% (circa 1,8 milioni) sono stati sistematicamente discriminati da quando è stato fondato lo Stato israeliano. Questa discriminazione si manifesta in decine di leggi e politiche riguardanti i diritti di proprietà, l’istruzione e l’accesso alla terra e alle risorse. Tutte le persone che fanno parte dei 6,8 milioni a cui è negato l’accesso ad una piena democrazia sono non-ebrei. Un esempio emblematico è la “legge del ritorno”, che consente a tutti gli ebrei – ma solo agli ebrei – che vivono in qualsiasi parte del mondo di emigrare in Israele ottenendo la cittadinanza israeliana, diritto estendibile a coniugi e discendenti. Al contempo, si nega invece a milioni di palestinesi ed ai loro discendenti, sfollati o esiliati, il diritto di ritornare nella loro madrepatria.
Tali leggi e politiche statuali discriminatorie in altri sistemi politici contemporanei o del passato – si tratti di Cina, USA o Australia – vengono legittimamente e regolarmente passate al vaglio dagli specialisti e dall’opinione pubblica, criticate variamente come forme di razzismo istituzionalizzato e paragonate a certi regimi fascisti, compreso quello della Germania prima del 1939. In realtà, le analogie storiche sono uno strumento comune nella ricerca accademica. Tuttavia secondo il Segretario all’Istruzione soltanto quelle riguardanti lo Stato di Israele d’ora in poi vengono proibite agli studiosi e agli studenti in Inghilterra. Nessuno Stato dovrebbe essere al riparo da tali legittime discussioni accademiche.
Inoltre, mentre il documento dell’IHRA considera qualsiasi “accostamento della politica contemporanea israeliana a quella dei nazisti” una forma di antisemitismo, molti in Israele, sia al centro sia alla sinistra della scena politica, hanno fatto paragoni simili. Un esempio recente è una dichiarazione del 2016 di Yair Golan, membro della Knesset (il parlamento israeliano) ed ex vice-comandante dello stato maggiore dell’esercito israeliano. Un altro è il confronto fra Israele e il nazismo allo stadio iniziale fatto nel 2018 dall’illustre storico e politologo vincitore del premio Israele Zeev Sternhell, che è stato fino alla sua recente scomparsa uno dei massimi esperti di fascismo. Tali analogie vengono spesso fatte regolarmente anche negli editoriali dell’autorevole quotidiano israeliano Haaretz.
L’uso di tali analogie non è affatto nuovo. Per dare un’idea, alla fine del 1948 un illustre gruppo di intellettuali, fra cui Albert Einstein e Hannah Arendt, e rabbini ebrei pubblicò una lettera sul New York Times in cui accusò Menachem Begin (futuro primo ministro di Israele) di essere alla guida di “un partito politico molto vicino per organizzazione, metodi, filosofia politica e mobilitazione della società ai partiti nazista e fascista.”
Con i suoi undici “esempi”, il documento dell’IHRA è già stato utilizzato per reprimere la libertà di parola e la libertà di insegnamento (vedi qui, qui, qui). È preoccupante che sia servito a bollare la lotta contro l’Occupazione e l’espropriazione da parte di Israele come “antisemita”. Come hanno dichiarato in una lettera al Guardian [quotidiano inglese di centro-sinistra, ndtr.]122 intellettuali arabi e palestinesi:
“Crediamo che nessun diritto all’autodeterminazione debba includere il diritto di sradicare un altro popolo e impedirgli di tornare nella sua terra, o qualsiasi altro mezzo per garantire una maggioranza demografica all’interno dello Stato. La rivendicazione da parte dei palestinesi del loro diritto al ritorno nella terra da cui loro stessi, i loro genitori e nonni sono stati espulsi non può essere interpretata come antisemita… È un diritto riconosciuto dalle leggi internazionali come dichiarato nella risoluzione 194 del 1948 dell’assemblea generale delle Nazioni Unite….Rivolgere indistintamente l’accusa di antisemitismo contro chiunque consideri razzista l’attuale Stato di Israele, nonostante l’effettiva discriminazione istituzionale e costituzionale su cui si basa, equivale a garantire a Israele l’impunità assoluta.” [ cfr Zeitun ndr]
In una recente lettera l’onorevole Kate Green [del Partito Laburista, ndtr.], Segretaria di Stato Ombra dell’Istruzione, ha approvato l’imposizione del documento dell’IHRA alle università inglesi, affermando: “Potremo [combattere l’antisemitismo] soltanto se ascolteremo e ci confronteremo con la comunità ebraica.” Ciononostante, in qualità di cittadini israeliani residenti in Gran Bretagna, molti di origine ebraica, insieme con altri appartenenti alla comunità ebraica britannica, chiediamo che anche la nostra voce venga ascoltata, e riteniamo che il documento dell’IHRA rappresenti un passo nella direzione sbagliata. Esso fa oggetto di attenzione esclusiva la persecuzione degli ebrei; inibisce la libertà di parola e di insegnamento; priva i palestinesi del proprio diritto di parola nello spazio pubblico britannico ed infine impedisce a noi, cittadini israeliani, di esercitare il nostro diritto democratico di contestare il nostro governo. Per questi ed altri motivi, persino il redattore originale del documento dell’IHRA, Kenneth Stern, ha ammonito:
“Gruppi ebraici di destra hanno preso la “definizione operativa” che includeva alcuni esempi su Israele…, e hanno deciso di strumentalizzarla. … [Questo documento] non ha mai avuto l’intenzione di diventare un codice da utilizzarsi in ambito universitario contro i discorsi di incitamento all’odio… eppure [da parte della destra è stato usato come] un attacco contro la libertà di parola e di insegnamento, e non danneggerà soltanto i sostenitori della causa palestinese, ma anche l’università, gli studenti ebrei e lo stesso mondo della ricerca. …Sono sionista. Tuttavia nelle… università, la cui finalità è l’esplorazione delle idee, anche gli antisionisti hanno diritto di espressione. … Inoltre, all’interno della comunità ebraica si discute se essere ebreo si traduca necessariamente nell’essere anche sionista. Ignoro se ci sia una risposta a questo quesito, ma tutti gli ebrei dovrebbero temere il fatto che sia in pratica il governo a stabilire per noi quale sia la risposta. (The Guardian, 13 dicembre 2019).”
Queste preoccupazioni sono condivise da molti altri, fra cui centinaia di studenti britannici, esperti di antisemitismo e razzismo, oltre a numerosi gruppi ed associazioni palestinesi ed ebraici impegnati nella difesa della giustizia sociale sia in Gran Bretagna sia in altre parti del mondo, quali l’Institute of Race Relations [istituto di ricerca antirazzista britannico, n.d.tr.], Liberty [ovvero Consiglio Nazionale per le Libertà Civili, organizzazione apartitica per i diritti fondamentali e le libertà nel Regno Unito, n.d.tr.], l’ex giudice della Corte di Appello Sir Stephen Sedley e il rabbino Laura Janner-Klausner.
Ci uniamo alla richiesta che le università britanniche rimangano fermamente ancorate alla libertà di parola e di insegnamento. Sollecitiamo le università britanniche a continuare a lottare contro ogni forma di razzismo, antisemitismo compreso. Il documento dell’IHRA è viziato e rende un cattivo servizio a tali obiettivi. Noi pertanto ci appelliamo a tutti i senati accademici affinché respingano i decreti governativi che ne impongono l’adozione, ovvero, qualora esso sia già stato adottato, si adoperino per revocarlo.
Firmatari:
- Prof. Hagit Borer FBA, università Queen Mary di Londra
- Dr. Moshe Behar, università di Manchester
- Dr. Yonatan Shemmer, università di Sheffield
- Dr. Hedi Viterbo, università Queen Mary di Londra
- Dr. Yael Friedman, università di Portsmouth
- Dr. Ophira Gamliel, università di Glasgow
- Dr. Moriel Ram, università di Newcastle
- Prof. Neve Gordon, università Queen Mary di Londra
- Prof. Emeritus Moshé Machover, King’s College di Londra
- Dr. Catherine Rottenberg, università di Nottingham
- PhD Candidate Daphna Baram, università di Lancaster
- Dr. Yuval Evri, King’s College Londra
- Dr. Yohai Hakak, Brunel università di Londra
- Dr. Judit Druks, University College Londra
- PhD Candidate Edith Pick, università Queen Mary di Londra
- Prof. Emeritus Avi Shlaim FBA, università di Belfast
- Dr. Hagar Kotef, SOAS, università di Londra
- Prof. Emerita Nira Yuval-Davis, università di East London, Premio dell’Associazione internazionale di Sociologia del 2018 per eccellenza nella Ricerca e nella Prassi .
- Dr. Assaf Givati, King’s College Londra
- Prof. Yossef Rapoport, università Queen Mary University di Londra
- Prof. Haim Yacobi, University College Londra
- Prof. Gilat Levy, London School of Economics
- Dr. Noam Leshem, università di Durham
- Dr. Chana Morgenstern, università di Cambridge
- Prof. Amir Paz-Fuchs, università del Sussex
- PhD Candidate Maayan Niezna, università del Kent
- Prof. Emeritus, Ephraim Nimnie, Queen’s University Belfast
- Dr. Eytan Zweig, università di York
- Dr. Anat Pick, Queen Mary, università di Londra
- Prof. Joseph Raz FBA, King’s College di Londra, vincitore del Tang Prize per lo Stato di Diritto, 2018
- Dr. Itamar Kastner, università di Edinburgo
- Prof. Dori Kimel, università di Oxford
- Prof. Eyal Weizman MBE FBA, Goldsmiths, università di Londra
- Dr. Daniel Mann, King’s College di Londra
- Dr. Shaul Bar-Haim, università dell’Essex
- Dr. Idit Nathan, University of the Arts Londra
- Dr. Ariel Caine, università Goldsmiths di Londra
- Prof. Ilan Pappe, università di Exeter
- Prof. Oreet Ashery, università di Oxford, Turner Bursary 2020
- Dr. Jon Simons, in pensione
- Dr. Noam Maggor, università Queen Mary di Londra
- Dr. Pil Kollectiv, università di Reading, docente dell’HEA
- Dr. Galia Kollectiv, università di Reading, docente dell’HEA
- Dr. Maayan Geva, università di Roehampton
- Dr. Adi Kuntsman, università metropolitana di Manchester
- Dr. Shaul Mitelpunkt, università di York
- Dr. Daniel Rubinstein, Central Saint Martins, University of the Arts, Londra
- Dr. Tamar Keren-Portnoy, università di York
- Dr. Yael Padan, University College di Londra
- Dr. Roman Vater, università di Cambridge
- Dr. Shai Kassirer, università di Brighton
- PhD Candidate Shira Wachsmann, Royal College of Art
- Prof. Oren Yiftachel, University College di Londra
- Prof. Erez Levon, università Queen Mary di Londra
- Prof. Amos Paran, University College di Londra
- Dr. Raz Weiner, università Queen Mary di Londra
- Dr. Deborah Talmi, università di Cambridge
- Dr. Emerita Susie Malka Kaneti Barry, università di Brunel
- Dottorando Ronit Matar, università di Essex
- Dottorando Michal Rotem, università Queen Mary di Londra
- DR. Mollie Gerver, università di Essex
- Prof. Haim Bresheeth-Zabner, SOAS
- Dottorando Lior Suchoy, Imperial College di Londra
- Dr. Michal Sapir, Independente
Accademici israeliani che appoggiano nel resto del mondo:
- Prof. Amos Goldberg, The Hebrew University di Gerusalemme
- Dottorando Aviad Albert, università di Colonia
- Dr. Noa Levin, Centre Marc Bloch, Berlino
- Prof. Paul Mendes-Flohr
- Dr. Uri Horesh
- Prof. Roy Wagner, ETH di Zurigo
- Prof. Dmitry Shumsky
- Prof. Nurit Peled-Elhanan, Università Ebraica e David Yellin Academic College
- Prof. Arie Dubnov, università George Washington
- Prof. Natalie Rothman, università di Toronto
- Dr. Anat Matar, università di Tel Aviv
- Dr. Ido Shahar, università di Haifa
- Prof. Nir Gov, Weizmann Institute
- Prof. Emeritus Amiram Goldblum, Università Ebraica di Gerusalemme
- Dr. Itamar Shachar, università di Gent, Belgio
- Prof. Emeritus Jacob Katriel, Technion – Israel Institute of Technology
- Dr. Eyal Shimoni, Weizmann Institute of Science
- Dr. Gilad Liberman, Harvard Medical School
- Prof. Emeritus Emmanuel Farjoun, Università Ebraica di Gerusalemme
- Prof. Avner Ben-Amos, università di Tel Aviv
- Dr. Alon Marcus, The Open University di Israele
- Dr. Uri Davis, università di Exeter, Exeter, università UK & AL-QUDS
- Prof. Emeritus Avishai Ehrlich, The Academic College di Tel Aviv- Giaffa
- Prof. Naama Rokem, università di Chicago
- Dr. Marcelo Svirsky, università di Wollongong
- Prof. Atalia Omer, università di Notre Dame
- Prof. Emeritus, Jose Brunner, università di Tel Aviv
- Dr. Michael Dahan, Sapir College
- Dr. Naor Ben-Yehoyada, Columbia University
- Dr. Shai Gortler, università del Western Cape
- Dr. Roni Gechtman, università Mount Saint Vincent, Halifax, Canada
- Prof. Ivy Sichel, UC Santa Cruz
- Prof. Ofer Aharony, Weizmann Institute
- Prof. Outi Bat-El Foux, università di Tel-Aviv
- Dr. Elazar Elhanan, CCNY
- Dr .Ofer Shinar Levanon
- Prof. Emeritus Isaac Nevo
- Prof. Emerita Nomi Erteschik-Shir, università Ben-Gurion del Negev
- Prof. Yinon Cohen, Columbia University
- Dottorando Revital Madar
- Prof. Yael Sharvit, UCLA
- Prof. Emeritus Isaac Cohen, università statle di San Jose
- Dr. Kobi Snitz, Weizmann Institute of Science
- Dr. Irena Botwinik, Open University, Israele
- Prof. Niza Yanay, università Ben Gurion
- Prof. Julia Resnik, Università Ebraica di Gerusalemme
- Prof. Charles Manekin, università di Maryland
- Prof. Jerome Bourdon, università di Tel Aviv
- Dr. Ilan saban, università di Haifa
- Dottoranda Netta Amar-Shiff, università Ben Gurion
- Prof. Emeritus Ron Kuzar, università di Haifa
- Dr. Yanay Israeli, Hebrew università di Gerusalemme
- Prof. Emeritus Avner Giladi, università di Haifa
- Prof. Emerita Esther Levinger, università di Haifa
- Prof. Emeritus Micah Leshem, università di Haifa
- Prof. Jonathan Alschech, università della Northern British Columbia
- Prof. Emeritus Yehoshua Frenkel, università di Haifa
- Prof. Yuval Yonay, università di Haifa
- Prof. Emerita Vered Kraus, università di Haifa
- Dr. Amit G., università israeliane
- Dr. Shakhar Rahav, università di Haifa
- Prof. Emeritus Yoav Peled, università di Tel Aviv
- Prof. Emerita Linda Dittmar, università del Massachusetts
- Prof. Emeritus Uri Bar-Joseph, università di Haifa
- Dr. Ayelet Ben-Yishai, università di Haifa
- Gilad Melzer, Beit Berl College
- Prof. Raphael Greenberg, università di Tel Aviv
- Prof. Emerita Sara Helman, università Ben Gurion
- Dr. Itamar Mann, università di Haifa
- Dr. Tamar Berger
(traduzione dall’inglese di Stefania Fusero)