Una lettera a Biden su Gaza

Joe Biden The White House – Public Domain
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Sara Roy

21 maggio 2021 – Counterpunch

Caro Presidente Biden,

Le voglio scrivere di Gaza, un luogo su cui negli ultimi 35 anni ho studiato e scritto, un luogo che considero una seconda casa, piena delle persone più gentili e generose che si possano mai incontrare – c’è mai stato? Ma sto scrivendo non solo come studiosa della regione, ma come ebrea e come una [delle persone] i cui genitori sono sopravvissuti ad Auschwitz.

Ho una domanda per lei, Signor Presidente: quando è accettabile la morte di un bambino? O forse dovrei porre la domanda in questo modo: quando diventa inaccettabile la morte di un bambino palestinese? Lei ha vissuto l’indicibile perdita di una figlia [nel 1972 la prima moglie di Biden e la figlia più piccola, di 13 mesi, sono morte in seguito ad un incidente d’auto, ndtr.], quindi si trova in una posizione migliore della maggioranza delle persone per rispondere alle mie domande.

La scorsa settimana, dopo che a Gaza 87 palestinesi sono stati uccisi e oltre 500 feriti, lei ha affermato di non aver riscontrato una “risposta significativamente sproporzionata” da parte di Israele agli attacchi missilistici di Hamas. In quel momento tra i morti c’erano 18 bambini. Non conoscevo nessuno di loro, ma conosco persone che li conoscevano. Mi aiuterebbe per favore a spiegare ai miei amici perché la morte di questi 18 bambini non costituisce una risposta sproporzionata? Ciò fa sorgere un’altra domanda che ho per lei, Signor Presidente: quanti bambini dovranno morire a Gaza prima che lei consideri sproporzionata la risposta di Israele, soprattutto dal momento che ha posto i diritti umani al centro della sua politica estera? Ho bisogno di saperlo in modo da poterlo spiegare ai miei amici. Mentre le scrivo oltre 60 bambini palestinesi sono stati uccisi dal governo di Israele. È sufficiente per poter dare una risposta?

Conosco persone all’interno del nostro governo che lavorano intorno al tema del conflitto israelo-palestinese. Devo dirle qualcosa che ho sentito da uno di loro sulla morte dei bambini di Gaza. Questo individuo riteneva che alcuni dei morti fossero probabilmente figli di funzionari di Hamas, quindi che la loro morte non avesse molta importanza, che fosse quindi accettabile. È questa la risposta alla mia prima domanda? Dovrebbe essere questo il modo in cui spiegarlo ai miei amici? Per favore mi aiuti.

È tragico che dopo più di tre decenni di ricerche e di libri, debba trovare ancora la necessità di discutere a favore dell’umanità dei palestinesi, persino con lei.

Ancora una cosa prima di terminare questa lettera, se mi permette. Riguarda mia madre. Quando è stata imprigionata nel ghetto di Lodz [in Polonia, ndtr.] durante l’Olocausto, ha rischiato la vita nascondendo i bambini che erano stati scelti per essere deportati ad Auschwitz e in altri campi di sterminio. Alla fine i nazisti trovarono i bambini e li mandarono a morire. Ma mia madre ha cercato di salvarli anche se sapeva che non ci sarebbe riuscita. E posso assicurarle che, conoscendola e imparando da lei come ho fatto per tutta la vita, avrebbe fatto lo stesso per qualsiasi bambino, ebreo o cristiano o musulmano, fosse in pericolo. Sarebbe stata inorridita dall’assassinio di bambini in questo terribile conflitto, sia palestinesi che israeliani, e avrebbe inveito contro l’ingiustizia di tutto ciò. E questa è la mia ultima domanda per lei: perché non si è comportato nello stesso modo?

Cordiali saluti,

Dott.ssa Sara Roy

(traduzione dall’inglese di Aldo lotta)