Mai Abu Hasaneen
25 giugno 2021 Al Monitor
Le donne vengono uccise a un ritmo allarmante nella Striscia di Gaza, dove un sistema politico tradizionalista dà ancora priorità alle questioni politiche rispetto alla giustizia e alla protezione della vita delle donne.
“Ho pianto per così tanto tempo, sentendomi sola e senza speranza, chiedendomi perché non ho un fratello che mi tenga tra le sue braccia e mi faccia sentire al sicuro; un fratello al quale raccontare l’ingiustizia, l’oppressione e le percosse prolungate con manganelli e bastoni che ho sopportato, come se non fossi un essere umano. Gli direi come sono diventata un’anima vecchia in un corpo giovane”, ha scritto Istabrak Baraka, 17 anni, le sue ultime parole prima di essere picchiata a morte dal marito il 16 giugno nella Striscia di Gaza.
Baraka, incinta di tre mesi, si stava preparando a sostenere gli esami finali delle superiori quando suo marito l’ha uccisa.
Il giorno della sua morte, la polizia ha anche annunciato che una donna sulla quarantina era stata uccisa dai suoi fratelli in una disputa sull’eredità. Il 23 maggio, gli agenti di polizia hanno trovato il corpo di una ragazza di 16 anni sepolta vicino a una strada laterale a Jabalia, 15 giorni dopo la sua scomparsa. Un’indagine ha rivelato che era stata uccisa dal padre.
Secondo il Palestinian Center for Policy Research and Strategic Studies,sono morte in media 22 donne l’anno dal 2012 al 2019 in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza vittime della violenza domestica. A detta del Women’s Center for Legal Aid and Counseling il numero è salito a 38 nel 2020, quando la pandemia di COVID-19 ha costretto le persone a rimanere a casa. Per il Palestinian Center for Human Rights sei donne sono morte finora per violenza domestica quest’anno, di cui una in Cisgiordania e cinque nella Striscia di Gaza.
I dati mostrano che le vittime provenivano da diverse classi sociali e sono state uccise in molti differenti modi. Il denominatore comune è che sono state tutte soggette ad abusi fisici e psicologici.
Le donne palestinesi vivono sotto leggi obsolete risalenti all’epoca ottomana, britannica, giordana ed egiziana che molti sostengono non siano più adeguate nel 2021. La Palestina ha aderito a diversi accordi internazionali sui diritti delle donne nell’ultimo decennio, inclusa la Convenzione delle Nazioni Unite sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne nel 2014.
La legge giordana sui diritti della persona è in vigore in Cisgiordania e la legge sulla protezione della famiglia è valida nella Striscia di Gaza. I critici affermano che alcune clausole sono discriminatorie nei confronti delle donne nonostante degli emendamenti che promuovono l’uguaglianza. Nel frattempo la magistratura di Gaza continua a comminare pene lievi o ridotte contro gli aggressori.
Nadia Abu Nahla, direttrice della sezione di Gaza del Comitato Women’s Affairs Technical Committee, ha parlato con Al-Monitor delle ragioni principali che stanno dietro all’aumento delle uccisioni di donne nei territori palestinesi. Ha detto che la mentalità sessista in casa, nella comunità e nel sistema politico è una delle ragioni principali dietro le molteplici forme di violenza contro le donne. Ha aggiunto che le uccisioni di donne negli ultimi anni non costituiscono “crimini d’onore”; piuttosto, ha affermato, sono legate a conflitti in materia di eredità, libertà individuali delle donne o litigi familiari dovuti alle dure condizioni di vita.
Abu Nahla ha aggiunto che il sistema politico palestinese, dominato da forze arretrate come tribù, gruppi religiosi e fazioni radicali, non ha saputo approvare leggi e adottare politiche per combattere la violenza contro le donne.
Ha spiegato: “Noi, come movimento femminista, stiamo premendo da anni per una legge che protegga le famiglie dalla violenza. Abbiamo preparato un disegno di legge al riguardo che è stato presentato al Consiglio dei Ministri [nel 2012]. Quest’ultimo ha aggiunto emendamenti che non garantivano la protezione delle donne dalla violenza di genere e, nonostante le nostre riserve, ha approvato la bozza nel 2018. Ma il Presidente palestinese non ha approvato la legge a causa dell’opposizione dei leader tribali”.
“Stiamo conducendo campagne di sensibilizzazione sulla violenza contro le donne attraverso uffici legali a Gaza che forniscono sostegno psicologico e sociale e rappresentanza e supporto legale”. Ha aggiunto che la sua organizzazione ha ricevuto 750 segnalazioni durante il lockdown nel 2020 e circa 400 segnalazioni al mese sono pervenute ai numeri telefonici di emergenza dall’inizio di quest’anno.
Tahani Qasem, coordinatrice del progetto Hayat per la protezione e l’emancipazione delle donne e delle famiglie legato al Center for Women’s Legal Research, Counseling and Protection di Gaza, ha dichiarato ad Al-Monitor che il centro ha ricevuto 500 denunce di violenza contro le donne l’anno scorso e ha risposto con sostegno psicologico, sociale ed economico. Ha poi aggiunto che sono stati dati rifugio e assistenza in 52 casi a donne costrette a sopportare le violenze a causa delle loro pessime condizioni economiche.
Qasem ha spiegato che tra i servizi forniti dal gruppo ci sono il sostegno psicologico, sociale ed economico alle donne maltrattate affinché escano da situazioni di violenza.
L’autrice femminista di Gaza Hedaya Chamoun ha detto ad Al-Monitor che le vittime non dovrebbero essere ridotte a numeri. Ogni donna che è stata uccisa ha una storia e la sua vita contava.
Ha affermato che l’assassinio delle donne dovrebbe diventare una causa sociale e morale non limitata alle istituzioni che si occupano dei diritti delle donne, poiché minaccia il tessuto sociale palestinese che già soffre di devastanti crisi economiche, politiche e sociali dovute all’occupazione israeliana.
(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)