Perché un parlamentare israeliano dell’estrema destra ha fatto irruzione nella moschea Al-Aqsa?

L'estremista Itamar Ben Gvir prega dopo l'irruzione alla Moschea di Al Aqsa. Foto: MENAHEM KAHANA/AFP
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Nabil Al-Sahli

5 aprile 2022 – Middle East Monitor 

Giovedì scorso un parlamentare israeliano dell’estrema destra ha fatto irruzione nei cortili della moschea Al-Aqsa. Durante l’azione l’estremista Itamar Ben-Gvir è stato protetto da una massiccia presenza della polizia. La sua incursione rientra nel contesto dell’obiettivo israeliano politico-strategico a lungo termine di ebraizzare la Gerusalemme occupata e i suoi monumenti religiosi, il più importante dei quali è il Nobile Santuario di Al-Aqsa.

È evidente che con le sue mosse aggressive il governo di occupazione cerchi l’escalation a Gerusalemme in generale e nella moschea Al-Aqsa in particolare. Già sostiene la divisione temporale e spaziale fra i nativi gerosolimitani palestinesi e i coloni ebrei con lo scopo ultimo di imporre l’ebraizzazione come fatto compiuto.

Il ritmo delle irruzioni nella moschea Al-Aqsa da parte di figure politiche e religiose sioniste è aumentato, come sono cresciute anche le richieste di dividere la moschea fra musulmani ed ebrei, e a ciò è stato dedicato molto tempo nel dibattito fra vari partiti israeliani.

L’intenzione delle ripetute incursioni nella moschea da parte dello Stato israeliano d’apartheid è di permettere agli ebrei di svolgervi le preghiere talmudiche cosa che “giustificherebbe” l’abietta richiesta di dividere Al-Aqsa, così come in passato la falsa giustificazione fu usata per dividere la moschea di Abramo [tomba dei Patriarchi per gli ebrei, ndtr.] a Hebron. Vale la pena di far notare che Israele non si fermerà a questo obiettivo di breve termine. È ben noto che i leader israeliani e i coloni ebrei estremisti vogliono distruggere tutti i luoghi di preghiera musulmani nel Nobile Santuario e costruire al loro posto un tempio.

Richieste di dividere e occupare la moschea di Al-Aqsa per costruire un tempio non sono nulla di nuovo, sono state fatte con veemenza dal 1967, quando Israele occupò e successivamente annesse la parte orientale di Gerusalemme, un’annessione che rimane illegale ai sensi del diritto internazionale. Fra chi ha avanzato queste richieste ci sono leader politici, militari, religiosi ed esponenti dei diritti umani dello Stato di occupazione. Sono spesso molto visibili durante le campagne elettorali israeliane, quando i candidati rivaleggiano fra loro per attrarre il crescente voto dei coloni.

Una delle irruzioni più gravi fu quella dell’11 luglio 1971 da parte di un gruppo di dodici giovani del movimento Betar [del sionismo revisionista di destra, ndt.]. Cercarono di pregare nella moschea Al-Aqsa quando agli ebrei era proibito dalle stesse autorità religiose [ebraiche] di entrare nel complesso. Undici giorni dopo un altro gruppo di ebrei dello stesso movimento riuscì a pregare nella moschea.

L’irruzione più pericolosa nel Nobile Santuario Al-Aqsa avvenne il 28 settembre 2000 da parte dell’allora leader del partito di destra Likud Ariel Sharon, protetto da decine di soldati e coloni. Quella “visita provocatoria” scatenò l’Intifada (Insurrezione) di Aqsa, durante la quale furono uccisi e feriti migliaia di palestinesi.

Nel 2009 ci fu il record di irruzioni israeliane nella moschea Al-Aqsa. Nel settembre di quell’anno membri di un’unità della polizia di occupazione conosciuta come gli “esperti di esplosivi” si aggirarono nel santuario e nella moschea. Nello stesso mese gli scontri fra fedeli musulmani, polizia israeliana e gruppi di ebrei dentro la moschea Al-Aqsa e ai suoi ingressi si conclusero con 16 palestinesi feriti e numerosi arresti.

Negli ultimi anni le incursioni contro Al-Aqsa e i suoi cortili sono aumentate. L’anno scorso in maggio durante il mese del Ramadan coloni estremisti protetti dalla polizia e dall’esercito di occupazione sono entrati nel santuario, una mossa che ha causato una sollevazione che ha coinvolto palestinesi nei territori occupati, inclusi quelli occupati nel 1948 [cioè in Israele, ndt.] come anche più in generale nella diaspora. L’unità nazionale è stata stabilita in modo chiaro ed evidente.

L’irruzione dentro Al-Aqsa da parte di Itamar Ben-Gvir non è la prima e non sarà l’ultima da parte di un israeliano, politico, giudice o membro dei vari servizi di sicurezza. Gruppi di coloni ebrei estremisti protetti da polizia ed esercito di occupazione israeliani entrano frequentemente dentro Al-Aqsa.

Quello che è certo in tutto ciò è che Israele ha cominciato ad accelerare i suoi piani di ebraizzare Gerusalemme e passare alla fase in cui riusciranno a costruire un tempio a spese della moschea benedetta di Al-Aqsa.

Alcuni analisti credono che l’incursione di Ben-Gvir suggerisca che Israele intende avvantaggiarsi dell’intrinseca tendenziosità filoisraeliana riguardo all’occupazione dell’amministrazione Biden e di altri alleati occidentali. Facendo ciò spera anche di avvantaggiarsi della scandalosa e continua divisione politica palestinese per rafforzare la sua morsa su Gerusalemme ed ebraizzarne tutti gli aspetti della vita.

Incursioni nel Nobile Santuario di Al-Aqsa e la sua profanazione da parte di coloni ebrei illegali e altri colonizzatori sionisti, indipendentemente dalla loro affiliazione politica, riflette le decisioni prese dai vari governi israeliani che si sono succeduti per controllare la moschea e imporvi un’assoluta sovranità israeliana ebraica. L’idea della divisione temporale e spaziale della moschea non è più solo uno slogan, sta già accadendo come preludio all’ebraizzazione della città occupata di Gerusalemme, il cui primo obiettivo è la benedetta moschea di Al-Aqsa, il terzo luogo di culto più sacro dell’Islam.

Ciò richiede una risposta da parte del mondo arabo e islamico per far pressione sulla comunità internazionale per una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, vincolante per tutti gli Stati membri, incluso Israele, al fine di prevenire la divisione della moschea Al-Aqsa e che condanni tutte le misure israeliane volte a cambiare il carattere della città di Gerusalemme in generale e della moschea in particolare. Ciò darà anche maggiore rilievo alla dimensione araba e islamica del problema di Gerusalemme e al rischio a cui è esposta Al-Aqsa. La richiesta che l’Onu metta in pratica le sue risoluzioni emesse dal 1967 e relative alla città di Gerusalemme, alla moschea di Al-Aqsa e a tutte le altre zone sacre può quindi essere posta con maggiore serietà. Tali risoluzioni richiedono la cessazione dell’espansione delle colonie, il loro smantellamento e l’annullamento dei cambiamenti forzati imposti dall’occupante Stato di Israele.

Essendo cominciato da pochi giorni il mese del Ramadan del 2022, resta la domanda se vedremo o no un’altra sollevazione palestinese contro le continue politiche israeliane di ebraizzazione come le incursioni di coloni nel Nobile Santuario della moschea di Al-Aqsa.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la linea editoriale di Middle East Monitor.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)