Pur migliorate, le restrizioni israeliane sui viaggi in Cisgiordania impongono ancora ai visitatori di segnalare relazioni con i palestinesi

Foto: WAJED NOBANI/APA IMAGES
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Yumna Patel

5 settembre 2022 – Mondoweiss

Sottoposto a pressioni, Israele ha rivisto un elenco di restrizioni draconiane nei confronti degli stranieri in Cisgiordania, ma sempre con la stessa finalità: l’isolamento della società palestinese.

In seguito a pressioni da parte delle autorità politiche statunitensi e europee il governo israeliano ha sottoposto a revisione un elenco di restrizioni draconiane all’ingresso di stranieri nella Cisgiordania occupata, sebbene le organizzazioni per i diritti umani affermino che i regolamenti continuano ad avere la stessa finalità: ingegneria demografica e isolamento nei riguardi della società palestinese

Le restrizioni emendate sono state rese pubbliche domenica sera dal COGAT – l’organismo militare israeliano responsabile dell’attuazione della legge israeliana nei Territori palestinesi occupati – con un documento di 90 pagine dal titolo “Procedure per l’ingresso e il soggiorno degli stranieri nell’area di Giudea e Samaria”, riferendosi al nome biblico usato da Israele per la Cisgiordania.

Le nuove “procedure” del COGAT erano state pubblicate all’inizio di quest’anno, dando luogo ad un’estesa condanna, e inizialmente avrebbero dovuto entrare in vigore a maggio, ma sono state rinviate più volte a causa del ricorso legale dell’organizzazione israeliana per i diritti umani Hamoked.

Le restrizioni emendate pubblicate domenica hanno fatto retromarcia su alcune delle norme più ampiamente criticate, come una precedente disposizione in base alla quale gli stranieri che intrattengano rapporti sentimentali con palestinesi debbano informare le autorità israeliane entro 30 giorni dall’inizio di tale relazione.

Nel nuovo documento è stata anche rimossa una clausola iniziale secondo cui i coniugi stranieri di palestinesi sposati da 27 mesi devono lasciare la Cisgiordania, abbandonando il coniuge e i figli, e trascorrere sei mesi fuori dal territorio per unafase di riflessione”.

È stato inoltre eliminato un limite precedentemente stabilito al numero di studenti e insegnanti stranieri che possono iscriversi alle istituzioni accademiche palestinesi, sebbene siano rimaste le pesanti restrizioni all’ingresso in Cisgiordania nei confronti di studenti e insegnanti stranieri, nonché uomini d’affari stranieri e palestinesi con doppia cittadinanza provenienti dall’estero e in visita nel territorio.

Le nuove regole entreranno in vigore il 20 ottobre e, pare in seguito a pressioni da parte di funzionari statunitensi, saranno sottoposte ad un “periodo di prova” di due anni durante il quale sarà ancora possibile apportare modifiche al regolamento.

Hamoked, l’organizzazione israeliana che ha presentato un ricorso in tribunale contro la normativa, ha affermato che le attuali modifiche costituiscono per lo più dei “cambiamenti estetici”.

“Sono state rimossi dal regolamento alcuni degli aspetti più scandalosi, ma il problema di fondo rimane”, ha sostenuto Hamoked su Twitter.

Israele impedirà a migliaia di famiglie di vivere insieme per ragioni palesemente politiche; l‘esercito israeliano si prende il diritto di gestire anche nei dettagli la società palestinese, interferendo anche con la libertà accademica delle università palestinesi”, afferma l’organizzazione, aggiungendo che continuerà la sua sfida giudiziaria contro il regolamento.

Il significato della revision

Sebbene dal nuovo documento siano state eliminate alcune clausole, come il termine di 30 giorni per notificare al governo una relazione intima con un palestinese, molte delle restrizioni sono rimaste in vigore.

Nella sua nuova versione la normativa ribadisce che se uno straniero inizia una relazione con un palestinese, “il funzionario del COGAT incaricato deve ottenere tale informazione nell’ambito della richiesta di rinnovo o prolungamento del permesso di soggiorno preesistente“.

Inoltre i coniugi dei palestinesi hanno ancora diritto solo a permessi di breve durata che vengono rinnovati – o negati – a discrezione del funzionario COGAT incaricato. Il COGAT si riserva inoltre il diritto di richiedere un deposito fino a 70.000 shekel (~20.000 euro) per garantire che il coniuge straniero lasci il territorio nel caso o nel momento in cui il permesso venga a scadere o venga negato.

In linea con la prassi preesistente, le nuove regole stabiliscono che anche i coniugi stranieri di palestinesi titolari di un documento d’identità della Cisgiordania saranno relegati in Cisgiordania, saranno tenuti a viaggiare attraverso il ponte King Hussein (Allenby) attraverso la Giordania e non potranno viaggiare utilizzando l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, a meno che non ricevano un permesso speciale.

Le stesse regole si applicano ai titolari di passaporto straniero che desiderano visitare la famiglia in Cisgiordania.

Come in base alle disposizioni iniziali, i palestinesi-americani e gli altri palestinesi di nazionalità straniera che desiderino recarsi nella Cisgiordania occupata per visitare la famiglia dovranno comunque richiedere al COGAT un’autorizzazione anticipata e saranno tenuti a rivelare le informazioni personali sui parenti che hanno in programma di visitare, insieme ai dati su qualsiasi terreno di cui siano in possesso o che stiano per ereditare all’interno della regione.

Le nuove normative sembrano offrire una misura positiva per i coniugi stranieri, a cui sarebbe concesso di richiedere permessi a lungo termine rinnovabili (27 mesi), che includono più visite dentro e fuori il territorio, cosa attualmente proibita.

Ma anche queste nuove opzioni richiederanno lunghe procedure per le richieste che, coinvolgendo l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), saranno comunque soggette all’approvazione finale da parte di Israele.

Nel complesso, le norme conferiscono ancora al COGAT il potere discrezionale di determinare chi sarà autorizzato a entrare e soggiornare in Cisgiordania, inclusi lavoratori stranieri, volontari, uomini d’affari, amici e familiari di palestinesi, studenti e insegnanti.

Nessuno dei regolamenti COGAT si applica agli stranieri che visitano gli insediamenti illegali ebraico-israeliani in Cisgiordania per motivi di viaggio, studio, lavoro o per avere una relazione intima con un ebreo israeliano.

A giugno Ahmed Abofoul, un avvocato dell’organizzazione palestinese per i diritti umani Al-Haq, ha discusso con Mondoweiss della normativa, descrivendola come “apartheid in atto”.

È una forma di dominazione molto pericolosa e palese“, afferma Abofoul, aggiungendo che “Israele si rende conto che le visite di stranieri nei territori occupati mettono in evidenza [davanti al mondo] le politiche di apartheid di Israele, questa solidarietà con i palestinesi sta danneggiando Israele sul palcoscenico internazionale, e gli israeliani non vogliono che ciò accada”.

L’ambasciatore degli Stati Uniti esprime “preoccupazione”

Dopo mesi di relativo silenzio da parte dell’amministrazione Biden sulla nuova normativa, domenica l’ambasciatore degli Stati Uniti in Israele Tom Nides ha rilasciato una dichiarazione in cui ha espresso alcune sue “preoccupazioni” sui protocolli resi pubblici.

“Da febbraio l’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme, l’Ufficio per gli affari palestinesi degli Stati Uniti e io ci siamo decisamente confrontati con il governo di Israele su questi progetti normativi – e continueremo a farlo nei 45 giorni precedenti l’attuazione e durante il periodo di due anni di prova”, ha dichiarato Nides.

Continuo a nutrire preoccupazioni per i protocolli resi pubblici, in particolare per quanto riguarda il ruolo del COGAT nel determinare se le persone invitate dalle istituzioni accademiche palestinesi siano qualificate per entrare in Cisgiordania e il potenziale impatto negativo sull’unità familiare.

È importante garantire che tutta questa normativa sia progettata in coordinamento con le principali parti interessate, inclusa l’Autorità Nazionale Palestinese. Mi aspetto che durante il periodo di prova il governo di Israele apporti gli adeguamenti necessari per garantire la trasparenza e il trattamento giusto ed equo di tutti i cittadini statunitensi e degli altri cittadini stranieri che viaggiano in Cisgiordania”, afferma Nides.

Nides non ha rilevato che Israele non ha potere sovrano sulla Cisgiordania e sui suoi abitanti, poiché il territorio è sotto l’occupazione militare israeliana, un’occupazione ampiamente considerata illegale dalla comunità internazionale.

Il governo israeliano ha perseguito per lungo tempo un programma di esenzione dal visto con gli Stati Uniti, che consentirebbe ai cittadini israeliani di recarsi negli Stati Uniti per soggiorni di breve durata senza dover richiedere un visto in ingresso.

Nell’ambito di un programma di esenzione dal visto Israele dovrebbe garantire che i cittadini americani, compresi i palestinesi-americani, ricevano ai confini israeliani un trattamento giusto e paritario, regola che le autorità israeliane sono state a lungo accusate di violare apertamente.

Il Times of Israel [quotidiano israeliano online in lingua inglese, ndt.] ha citato in forma anonima un alto funzionario dell’ambasciata statunitense che avrebbe affermato che i colloqui in corso con Israele su un programma di esenzione dal visto sono due “percorsi paralleli ma separati” rispetto alle restrizioni COGAT.

Queste norme che il COGAT si accinge a promulgare avranno un effetto sui cittadini americani, così come di altri Paesi. Li esamineremo da vicino e continueremo il confronto con il COGAT e altri settori del governo israeliano mentre ci muoviamo lungo il sentiero verso la reciprocità dei visti”, afferma il funzionario.

Il Times of Israel continua citando le parole del funzionario: “I requisiti di reciprocità dell’esenzione dal visto, quando arriveremo a quel punto, sostituiranno alcune di queste norme COGAT che abbiamo qui elencato”, mentre i funzionari statunitensi sarebbero [impegnati] “in una discussione complessa e delicata” con il governo israeliano, anche sulla questione dell'”estensione dei privilegi reciproci a tutti i cittadini statunitensi, compresi i palestinesi-americani”.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)