Soldati israeliani uccidono due palestinesi nei pressi di Nablus

Una ragazza sosta sul luogo dove sono stati uccisi i due Palestinesi. Foto: Raneen Sawafta/Reuters
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Redazione di Al Jazeera

11 aprile 2023 – Al Jazeera

L’episodio è accaduto mentre Israele dichiarava che avrebbe bandito i visitatori ebrei da Al-Aqsa per il resto del Ramadan.

Il ministro della difesa Yoav Gallant ha dichiarato che dei soldati israeliani hanno ucciso due palestinesi.

“Elogio le azioni dei soldati che hanno eliminato due terroristi che hanno aperto il fuoco contro di loro vicino a Elon Moreh [nei pressi della città di Nablus in Cisgiordania]”, ha detto Gallant martedì su Twitter.

“Il successo della loro operazione ha impedito un attacco contro cittadini israeliani”, ha dichiarato in seguito Gallant. In precedenza, i militari avevano detto che le loro forze avevano “neutralizzato” due uomini e trovato sul posto fucili e pistole.

Fonti locali palestinesi di Nablus hanno riferito ad Al Jazeera che i corpi dei due uomini identificati come Mohammed Abu Dhraa e Soud al-Titi sono stati sequestrati dall’esercito israeliano.

Le fonti sostengono che Al-Titi era un membro delle forze di sicurezza dell’Autorità Nazionale Palestinese, mentre Abu Dhraa era un ex detenuto che ha trascorso sette anni in una prigione israeliana.

Israele trattiene i corpi dei palestinesi come politica punitiva da decenni. Tuttavia le organizzazioni per i diritti umani hanno affermato che dal 2015 si è verificata una crescita significativa di questa pratica.

Secondo il Jerusalem Legal Aid and Human Rights Center [ONG con sede a Ramallah che combatte contro le violazioni dei diritti umani fornendo sostegno legale gratuito, ndt] Israele attualmente trattiene almeno 105 corpi palestinesi negli obitori, un atto che si configura come punizione collettiva delle famiglie a cui, senza una sepoltura, viene spesso preclusa la possibilità di dare un estremo saluto.

Durante lo scorso anno l’esercito israeliano ha effettuato frequenti raid in tutta la Cisgiordania occupata.

Sotto il governo della destra più estrema nella storia di Israele, insediato alla fine dello scorso anno, i raid si sono intensificati, provocando un pesante tributo sui civili.

Da gennaio sono stati uccisi più di 90 palestinesi e sono morti almeno 19 tra israeliani e stranieri.

La tensione è particolarmente alta poiché il mese sacro musulmano del Ramadan e la Pasqua ebraica coincidono.

La scorsa settimana diverse incursioni della polizia israeliana nel complesso della moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme e attacchi ai fedeli palestinesi hanno provocato dei lanci di razzi su Israele con conseguenti attacchi israeliani contro Gaza, il sud del Libano e la Siria.

Secondo una dichiarazione dell’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu martedì Israele ha annunciato che avrebbe vietato ai visitatori e ai turisti ebrei di accedere al complesso della moschea di Al-Aqsa fino alla fine del Ramadan.

Anche negli anni scorsi Israele ha vietato le visite degli ebrei al complesso durante gli ultimi 10 giorni del Ramadan.

La scorsa settimana sospetti palestinesi armati hanno ucciso tre coloni e qualche ora dopo in un attacco è stato investito e ucciso un turista italiano. Nessuna organizzazione ha rivendicato la responsabilità di ambedue gli attacchi.

Lunedì dei palestinesi in lutto si sono ritrovati per il funerale di un ragazzo di 15 anni ucciso dalle forze israeliane durante un raid nel campo profughi di Aqabat Jaber, vicino a Gerico nella Valle del Giordano.

Il ministero della salute palestinese ha affermato che Mohammad Balhan ha riportato ferite da arma da fuoco alla testa, al torace e all’addome.

L’Associazione dei prigionieri palestinesi ha affermato che durante il raid l’esercito israeliano ha arrestato almeno due persone.

“Esortiamo il mondo a ritenere questo governo [israeliano] responsabile dei suoi crimini”, ha detto il primo ministro palestinese Mohammad Shtayyeh all’inizio della sessione settimanale del governo.

(Traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)