Rapporto settimanale: “Registra, registra” la pulizia etnica di Ein Samiya!

Abu Najeh il capo beduino del villaggio Ein Samiya. Foto: MAJD DARWISH/MONDOWEISS.
image_pdfimage_print

Philip Weiss  

18 giugno 2023 – Mondoweiss

Registra, registra. Parlerò più piano, ma concentrati e scrivi. Quello che è successo ieri è stata una nuova Nakba.” Un anziano palestinese invita il mondo a essere testimone della pulizia etnica di Ein Samiya.

Spesso sentiamo dire che in Cisgiordania è in corso una Nakba al rallentatore. Che, mentre i ministri fascistoidi di Netanyahu affermano l’antico “diritto ebraico” sull’area C [circa il 60% della Cisgiordania, in base agli accordi di Oslo sotto totale ma temporaneo controllo di Israele, ndt.], sempre più villaggi palestinesi vengono soffocati e strangolati e i loro abitanti espulsi per far posto ai coloni ebrei. E pressoché nessuno vi presta attenzione. Perché noi siamo anestetizzati …

Ecco la storia di uno di questi villaggi. Tre settimane fa circa 200 palestinesi che vivevano a Ein Samiya, nella Valle del Giordano, hanno abbandonato le proprie case e messo le loro cose su camion per sfuggire alle continue violenze e vessazioni che hanno subito per anni da parte di tre colonie estremiste ebraiche vicine. I coloni hanno rotto le loro finestre e rubato le loro greggi. L’esercito israeliano è rimasto a guardare senza fare niente per bloccare i criminali ebrei.

Un amico ebreo che è stato a Ein Samiya mi ha detto che sembrava di vedere ebrei in fuga da un pogrom nell’Europa orientale.

Eppure qui negli Stati Uniti non si sente una sola parola riguardo alla pulizia etnica di Ein Samiya. L’amministrazione Biden non ha detto niente su Ein Samiya, anche se fa finta di sostenere l’opposizione alle politiche annessioniste del governo Netanyahu. Nessun giornalista al Dipartimento di Stato ha menzionato Ein Samiya. Le organizzazioni sioniste progressiste non hanno emesso alcun comunicato contro questa vergogna.

Sì, B’Tselem ha emesso una dichiarazione. Lo stesso ha fatto il Norwegian Refugee Council [Consiglio Norvegese per i Rifugiati, Ong norvegese, ndt.], che ha visto distruggere dai teppisti razzisti la scuola che aveva costruito. Al Jazeera ha informato della fuga. Un esperto di Americans for Peace Now [Americani per la Pace Ora, ong sionista USA contraria all’occupazione, ndt.] ha denunciato i politici: Bezalel Smotrich è al potere ed ha dato mano libera ai coloni per spogliare i palestinesi.

“Stiamo assistendo alle tragiche conseguenze delle pratiche israeliane e della violenza dei coloni di lunga data,” ha affermato l’ufficio dell’ONU per il Coordinamento delle Questioni Umanitarie.

Il bravo rabbino Arik Ascherman [di fede ebraica riformata e pacifista, ndt.] ha cercato di proteggere la gente di Ein Samiya, e poi ha spiegato agli israeliani, soprattutto a quelli che manifestano per la democrazia: “Le nostre mani hanno versato questo sangue!”

Ma negli USA politici e associazioni per i diritti umani non hanno alzato la loro voce. Il Dipartimento di Stato non ha detto niente. I sionisti progressisti hanno taciuto. Mentre un pogrom si svolgeva davanti ai nostri occhi.

Visitando i memoriali dell’Olocausto i bambini chiedono: “Perché gli altri non hanno detto niente?” Avendo fatto io stesso questa domanda da bambino, sono orgoglioso di dire che abbiamo informato molte volte della pulizia etnica ad Ein Samiya.

Nello straziante reportage di Mariam Barghouti dal villaggio espulso due settimane fa l’ottantunenne Abu Naje Ka’abneh, il cui magnifico ritratto di Majid Darwish compare all’inizio di questo messaggio, si è così rivolto a Mariam:

Registra, registra. Non fraintendere le informazioni. Parlerò lentamente ma concentrati e scrivi. Quello che è successo ieri è stata una nuova Nakba.”

Una nuova Nakba. Registra, registra.

Abu Naje crede nel potere della parola. E noi stiamo facendo del nostro meglio per avvertire gli americani della crisi dei diritti umani dei palestinesi.

È un grande privilegio essere testimoni. Quindi, per favore, passa parola.

Grazie per avermi letto.

Phil.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)

Comments are closed.