Il ruolo dei sionisti negli attacchi contro gli ebrei iracheni negli anni ’50 ‘confermato’ da rapporti di agenti segreti e polizia

profughi iracheni arrivati in Israele nel 1951. Foto: Wikimedia
image_pdfimage_print

Rayhan Uddin

19 giugno 2023 – Middle East Eye

Lo storico anglo-israeliano Avi Shlaim cita ‘prove inconfutabili’ di ex agenti ebrei che dimostrano attentati dinamitardi da parte di sionisti in alcuni siti per incoraggiare l’emigrazione in Israele

Lo storico anglo-israeliano Avi Shlaim ha detto a Middle East Eye che un rapporto della polizia e un’intervista con un ex agente segreto sionista stanno alla base delle sue affermazioni circa la scoperta di “prove inconfutabili” del coinvolgimento di Israele negli attentati dinamitardi che hanno fatto fuggire gli ebrei dall’Iraq agli inizi degli anni ‘50.

Pubblicata all’inizio di questo mese, l’autobiografia di Shlaim,Three Worlds: Memoirs of an Arab-Jew, [Tre mondi: memorie di un ebreo arabo], descrive la sua infanzia di ebreo iracheno e il successivo esilio in Israele.

Include anche ricerche su vari attentati dinamitardi in Iraq che fra il 1950 e il 1951 causarono l’esodo di massa dal Paese di ebrei, la maggioranza dei quali, come lui e la sua famiglia, finiti in Israele.

Domenica Shlaim ha riferito a Middle East Eye di aver scoperto “prove inconfutabili della partecipazione negli attentati di agenti segreti sionisti “. 

Fra le prove lo storico ha citato una sua lunga intervista con Yaakov Karkoukli, ex membro del movimento sionista clandestino a Baghdad negli anni ‘50. 

Karkoukli, 89enne al tempo del colloquio con Shlaim per il libro, fu un collaboratore di Yusef Basri, un agente segreto sionista in Iraq condannato dalle autorità irachene per aver attuato attentati dinamitardi che presero di mira ebrei iracheni. 

‘Terrorizzare, ma non uccidere’

All’epoca, gli attentati dinamitardi presero di mira un caffè, un’autoconcessionaria e una sinagoga, oltre ad altri attacchi contro comunità e attività commerciali ebraiche. 

Karkoukli ha affermato che Basri mise in atto tre di quegli attacchi contro siti ebraici su ordine di Meir Max Bineth, un agente dell’intelligence israeliana che rifornì Basri di granate e tritolo.

Oltre alle armi, Bineth avrebbe fornito a Basri mappe, informazioni e istruzioni che includevano l’ordine di ‘terrorizzare, ma non uccidere’.

Basri e Shalom Salih Shalom, un altro agente sionista clandestino, furono condannati per gli attentati dinamitardi e giustiziati dalle autorità irachene. 

Anche un terzo agente clandestino, Yusef Khabaza, fu condannato a morte in absentia, ma fuggì dall’Iraq.

Karkoukli sostiene che l’attacco contro la sinagoga Masuda Shemtov a Baghdad nel gennaio 1951, l’unico attentato dinamitardo di quel periodo che provocò vittime tra gli ebrei, non fu direttamente eseguito da agenti sionisti, ma da arabi musulmani.

Bineth, che avrebbe dato gli ordini a Basri, si sarebbe poi suicidato dopo l’arresto da parte delle autorità egiziane per il suo sospetto coinvolgimento nell’affare Lavon, la fallita operazione israeliana sotto copertura per collocare bombe in Egitto e incolpare la Fratellanza Musulmana e i comunisti (egiziani). 

I funzionari israeliani hanno da tempo respinto qualsiasi coinvolgimento di clandestini sionisti o di agenti israeliani negli attacchi contro ebrei iracheni e danno invece la colpa ai nazionalisti iracheni. 

“Questa non è una testimonianza indiretta, ma direttamente di un partecipante,” ha detto Shlaim a MEE, riferendosi alla sua intervista con Karkoukli.

“Vero, questa è storia orale e perciò non conclusiva, sebbene sia impensabile che Karkoukli si sia inventato tutta la storia.” 

Ma lo storico ha aggiunto che Karkoukli ha fornito prove più decisive della sua testimonianza, nella forma di un verbale di polizia. 

Rapporto di polizia

Shlaim ha ricevuto una copia del rapporto della polizia di Baghdad sul processo a Basri e ai suoi complici che Karkoukli ottenne da un ufficiale della polizia irachena in pensione.

Il documento, la cui traduzione è inclusa nel libro e che è stato inviato a MEE, include dettagli delle confessioni sia di Shalom che di Basri, in cui essi ammettono di aver lanciato bombe contro obiettivi ebraici iracheni. Nella sua confessione Shalom implica anche Khabaza.

 “Tranne gli investigatori della polizia nessuno avrebbero potuto avere tutti i dettagli contenuti in questo rapporto,” ha affermato Shlaim. “Chiaramente non è un’invenzione, ma ho fatto un ulteriore passo per confermarne l’autenticità.”

Lo storico ha spiegato di aver confermato la veridicità del rapporto della polizia grazie al giornalista iracheno Shamil Abdul Qadir, in possesso del dossier della polizia di Baghdad lungo 258 pagine sugli interrogatori dei supposti agenti sionisti. 

Abdul Qadir ha verificato il rapporto della polizia e detto che si basa sul dossier in suo possesso. Un’immagine della sua copertina è stata visionata da MEE.

“Il rapporto della polizia che ho riprodotto nel mio libro è perciò una prova inconfutabile del coinvolgimento del movimento clandestino sionista negli attentati dinamitardi,” ha affermato Shlaim. ” Questa è la pistola fumante, per così dire.”

Attacco alla sinagoga

Secondo Karkoukli l’attacco alla sinagoga Masuda Shemtov, in cui restarono uccisi quattro ebrei, fu eseguito da un musulmano di origini siriane, Salih al-Haidari. 

Karkoukli ha sostenuto di essere “l’unica persona al mondo ” a sapere chi compì quell’attacco. 

Ha affermato che ad Haidari fu proposto l’attacco da un poliziotto iracheno corrotto che aveva ricevuto una mazzetta dal movimento clandestino sionista. Secondo Shlaim non ci sono altre prove che corroborino questa affermazione. 

In seguito agli attacchi dinamitardi circa 110.000 ebrei fuggirono dall’Iraq, la maggioranza per insediarsi nel nascente Stato di Israele. 

Oltre 800.000 ebrei lasciarono o furono espulsi da vari Paesi del Medioriente e del Nord Africa fra il 1948 e gli inizi degli anni ‘80. 

Nel 2005, il 61% degli ebrei israeliani erano di completa o parziale discendenza mizrahi, il termine sociologico coniato per riferirsi agli ebrei dalla regione dopo la creazione di Israele. 

Gli attacchi contro ebrei iracheni iniziarono meno di due anni dopo la pulizia etnica che avvenne in quella che i palestinesi chiamano la Nakba (catastrofe) che portò alla fondazione dello Stato di Israele nel 1948. 

Durante la Nakba le forze sioniste uccisero 13.000 palestinesi, distrussero e spopolarono circa 530 villaggi e città, commisero almeno 30 massacri ed espulsero 750.000 persone. 

Furono uccisi oltre 6.000 ebrei israeliani, fra cui 4.000 soldati e 2.000 civili, insieme a circa 2.000 militari dai Paesi arabi. 

Nel libro Shlaim sostiene che gli ebrei iracheni non subirono l’antisemitismo fino agli anni ’40, quando furono sospettati di essere coinvolti nell’invasione britannica dell’Iraq nel 1941 e nella Nakba.

Aggiunge che il progetto sionista trasformò gli ebrei in tutti i Paesi arabi da cittadini rispettati a qualcosa di simile a una quinta colonna alleata del nuovo Stato ebraico.

(Traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)