Redazione di Al Jazeera e altre agenzie
5 dicembre 2023 – Al Jazeera
Israele nega di aver ordinato all’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite di rimuovere le forniture mediche dal suo magazzino nel sud di Gaza.
È emersa una disputa online tra l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e Israele dopo che l’organismo sanitario delle Nazioni Unite ha dichiarato che l’esercito israeliano gli avrebbe ordinato di rimuovere il materiale [medico] dal suo magazzino nel sud di Gaza, affermazione che Israele ha poi negato.
L’“OMS ha ricevuto una notifica” dall’esercito israeliano secondo cui “entro 24 ore dovremmo rimuovere le forniture di materiale sanitario dal nostro magazzino nel sud di Gaza poiché le operazioni di terra lo renderanno inutilizzabile”, ha detto lunedì in un post su X il suo responsabile Tedros Adhanom Ghebreyesus.
Ha chiesto a Israele di ritirare l’ordine e adottare misure per proteggere infrastrutture e ospedali.
Martedì l’esercito israeliano ha ribattuto dicendo di non aver mai lanciato un’ingiunzione del genere. “La verità è che non vi abbiamo chiesto di svuotare i magazzini e lo abbiamo anche chiarito [e per iscritto] ai rappresentanti delle Nazioni Unite competenti,” ha detto su X il COGAT, l’organismo del ministero della Difesa israeliano responsabile degli affari civili palestinesi.
“Da un funzionario delle Nazioni Unite ci aspetteremmo, almeno, di essere più preciso”, ha aggiunto.
“Questa controversia sta divampando sui social media e ci si può aspettare che continuerà,” ha detto Alan Fisher il giornalista di Al Jazeera da Gerusalemme Est occupata.
“Possiamo constatare che l’OMS ha preso la cosa sul serio e ha iniziato a spostare il materiale fuori dal magazzino”, afferma il nostro corrispondente, aggiungendo che il magazzino rifornisce 11 ospedali nel sud di Gaza, e tra i funzionari delle Nazioni Unite ci sono preoccupazioni che la rimozione delle forniture possa determinare un ulteriore sovraccarico per gli ospedali del Sud.
“Ciò potrebbe trasformarsi in una disputa diplomatica più ampia,” osserva.
L’OMS, come altre agenzie delle Nazioni Unite, ha ripetutamente invitato Israele a limitare l’uso della forza per evitare di prendere di mira strutture civili e sanitarie nella sua offensiva militare a Gaza.
“Non c’è nessun posto sicuro a Gaza”
Nel frattempo, lunedì, Lynn Hastings, coordinatrice umanitaria delle Nazioni Unite per i territori palestinesi, ha avvertito che “sta per manifestarsi uno scenario ancora più infernale, in cui le operazioni umanitarie potrebbero non essere in grado di fornire risposte”, aggiungendo che “non esistono le condizioni necessarie per garantire gli aiuti alla popolazione di Gaza”.
Dopo la cessazione di una tregua durata sette giorni le forze militari israeliane si sono spinte nel sud di Gaza, “costringendo decine di migliaia… in spazi sempre più compressi, alla disperata ricerca di cibo, acqua, riparo e sicurezza”, ha affermato Hastings in una nota. “Non c’è nessun posto sicuro a Gaza e non c’è più nessun posto dove andare”.
Dopo che il 7 ottobre Hamas ha lanciato un assalto nel sud di Israele uccidendo più di 1.100 persone, Israele ha bombardato la Striscia di Gaza uccidendo più di 15.900 palestinesi, tra cui 6.600 bambini. Interi quartieri sono stati polverizzati e circa 1,9 milioni di persone, più dell’80% della popolazione, sono fuggite dalle proprie case.
L’OMS ha registrato un numero senza precedenti di attacchi al sistema sanitario della Striscia, di cui 203 contro ospedali, ambulanze, attrezzature mediche, e l’arresto di operatori sanitari.
‘Afflusso di cadaveri’
Nel fine settimana, dopo aver concentrato per più di un mese la maggior parte dei raid aerei e terrestri nel nord di Gaza l’esercito israeliano ha annunciato l’espansione delle sue operazioni nel sud in seguito alla rottura della tregua. La mossa ha suscitato grandi preoccupazioni tra i funzionari sanitari che temono un ulteriore peggioramento di una crisi umanitaria già catastrofica.
“Siamo inondati da un afflusso di cadaveri,” ha detto lunedì ad Al Jazeera Munir al-Bursh, direttore generale del Ministero della Salute di Gaza, descrivendo un sistema sanitario al collasso, incapace di far fronte ai bisogni della popolazione a fronte di una grave carenza del personale e delle forniture mediche.
Le aree del sud sono piene di civili sfuggiti ai bombardamenti nel nord dopo aver obbedito agli ordini israeliani di evacuazione che indicavano il sud di Gaza come uno spazio sicuro. Ma mentre quell’area viene pesantemente bombardata e i carri armati si avvicinano alla principale città del sud, Khan Younis, i civili esprimono un grande senso di paura e frustrazione su dove spostarsi in seguito.
L’OMS ha rilasciato una dichiarazione in cui avverte che l’intensificazione delle operazioni militari di terra a Khan Younis “potrebbe privare migliaia di persone dell’assistenza sanitaria, in particolare da parte dei due principali ospedali della zona, poiché il numero di feriti e malati è in aumento”.
L’agenzia dell’ONU stima che nel sud migliaia di persone si stiano ora rifugiando presso il Nasser Medical Complex e altre 70.000 circa presso l’ospedale europeo di Gaza, provvisto di 370 posti letto.
(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)