In segreto Israele ha permesso che Hamas ricevesse milioni di dollari al mese

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Mark Mazzetti e Ronen Bergman

11 dicembre 2023 –The Sidney Morning Herald

Tel Aviv

Poche settimane prima del 7 ottobre, quando Hamas ha lanciato il suo attacco mortale contro Israele, il capo del Mossad è arrivato a Doha, Qatar, per un incontro con funzionari qatarini.

Per anni questo governo ha mandato a Gaza milioni di dollari al mese – soldi che hanno contribuito a sostenere l’amministrazione di Hamas. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha non solo tollerato, ma incoraggiato quei pagamenti.

Secondo varie persone a conoscenza delle discussioni segrete, durante i suoi incontri a settembre con funzionari qatarini, al capo del Mossad, David Barnea, è stata posta una domanda che non era all’ordine del giorno: Israele voleva che continuassero con i pagamenti?

Recentemente il governo di Netanyahu ha deciso di continuare con la stessa politica, quindi Barnea ha detto di sì. Il governo israeliano approvava ancora i soldi inviati da Doha.

Permettere i pagamenti – miliardi di dollari lungo circa un decennio – è stato un azzardo di Netanyahu che pensava che un flusso regolare di denaro avrebbe mantenuto la pace a Gaza, il luogo di partenza degli attacchi del 7 ottobre, mantenendo Hamas concentrato sul governare, non combattere.

I pagamenti qatarini, apparentemente un segreto, erano da anni ampiamente conosciuti e discussi sui media israeliani. I critici di Netanyahu li denigrano perché parte di una strategia per “comprare la tranquillità” e, dopo gli attacchi, questa politica è al centro di un’impietosa revisione. Netanyahu si è scagliato contro queste critiche definendo “ridicola” l’ipotesi che avesse cercato di rafforzare Hamas.

In interviste con oltre venti politici israeliani, USA, qatarini e di altri governi mediorientali, attuali e del passato, The New York Times ha scoperto nuovi dettagli sulle origini di questa politica, sulle controversie scoppiate nel governo israeliano e fino a dove Netanyahu si è spinto per proteggere i qatarini dalle critiche e per far continuare il flusso di denaro.

I pagamenti facevano parte di una serie di decisioni di leader politici israeliani, ufficiali dell’esercito e funzionari dell’intelligence – tutti basati sulla valutazione sostanzialmente errata che Hamas non fosse né interessata né capace di un attacco su larga scala. Il Times aveva in precedenza riferito di errori dell’intelligence e di altre supposizioni sbagliate all’alba degli attacchi.

Persino quando l’esercito israeliano ha ottenuto i piani di battaglia di un’invasione di Hamas e gli analisti hanno notato significative esercitazioni terroristiche subito al di là del confine con Gaza, i pagamenti sono continuati. Per anni funzionari dell’intelligence israeliana hanno persino scortato un addetto qatarino dentro Gaza, dove distribuiva soldi da valige piene di milioni di dollari.

Il denaro del Qatar aveva destinazioni umanitarie, come pagare i salari del governo a Gaza e comprare combustibile per alimentare una centrale elettrica. Ma ora i funzionari dell’intelligence israeliana credono che i soldi abbiano giocato un ruolo nel successo degli attacchi del 7 ottobre, quanto meno perché le donazioni hanno permesso ad Hamas di dirottare parte per proprio budget verso operazioni militari. Autonomamente l’intelligence israeliana ha da tempo ipotizzato che il Qatar usasse altri canali per finanziare segretamente l’ala militare di Hamas, un’accusa che il governo del Qatar ha respinto.

Un funzionario qatarino ha dichiarato: “Ogni tentativo di gettare un’ombra di incertezza sulla natura civile e umanitaria dei contributi del Qatar e sul loro impatto positivo è infondato.”

Un funzionario dell’ufficio di Netanyahu ha dichiarato che vari governi israeliani hanno permesso al denaro di arrivare a Gaza per motivi umanitari, non per rafforzare Hamas. Ha poi aggiunto: “Il primo ministro Netanyahu ha agito per indebolire significativamente Hamas. Ha condotto tre importanti azioni militari contro Hamas, nel corso delle quali sono stati uccisi migliaia di terroristi e comandanti di Hamas.”

Hamas ha sempre affermato pubblicamente la sua intenzione di eliminare lo Stato di Israele. Ma ogni pagamento testimoniava l’opinione del governo israeliano che Hamas fosse una seccatura di scarso rilievo, forse persino una risorsa politica.

Già nel dicembre 2012 Netanyahu aveva detto al noto giornalista israeliano Dan Margalit che era importante mantenere forte Hamas come contrappeso all’Autorità Palestinese in Cisgiordania. In un’intervista Margalit ha affermato che Netanyahu gli aveva detto che avere due fazioni forti antagoniste tra loro, fra cui Hamas, avrebbe alleggerito la pressione su di lui nei negoziati per creare uno Stato palestinese.

Un funzionario dell’ufficio del primo ministro ha detto che Netanyahu non ha mai rilasciato tale dichiarazione. Ma nel corso degli anni Netanyahu ha esposto quest’idea ad altri.

Se l’esercito israeliano e i leader dell’intelligence hanno ammesso errori che hanno condotto all’attacco di Hamas, Netanyahu si è rifiutato di affrontare tali temi. E con una guerra a Gaza, per il momento il regolamento di conti politico con l’uomo che ha ricoperto la carica di primo ministro per 13 degli ultimi 15 anni è sospeso.

I critici di Netanyahu dicono che al centro di questo suo approccio verso Hamas ci fosse un cinico piano politico: tener tranquilla Gaza per restare al potere senza risolvere la minaccia di Hamas o il ribollente scontento palestinese.

Per oltre un quindicennio l’idea di Netanyahu è stata che, se compri la tranquillità e fai finta che il problema non esista, puoi aspettare che svanisca,” dice Eyal Hulata, consigliere della sicurezza nazionale israeliana dal luglio 2021 fino all’inizio di quest’anno.

Cercare l’equilibrio

Netanyahu e i suoi assistenti della sicurezza hanno cominciato lentamente a riconsiderare la loro strategia verso la Striscia di Gaza dopo parecchi, sanguinosi e inconcludenti conflitti militari contro Hamas.

Tutti ne avevamo abbastanza di Gaza,” dice Zohar Palti, ex direttore dell’intelligence per il Mossad. “Abbiamo tutti detto ‘Dimentichiamoci di Gaza’, perché sapevamo che eravamo a un punto morto.”

Nel 2014, dopo uno dei conflitti, Netanyahu ha tracciato un nuovo corso – enfatizzare una strategia per cercare di “limitare” Hamas mentre Israele si concentrava sul programma nucleare iraniano e sui suoi eserciti per procura, incluso Hezbollah.

Questa strategia è stata sostenuta da ripetute valutazioni dell’intelligence secondo cui Hamas non era né interessata né capace di lanciare un grande attacco in Israele.

Durante questo periodo il Qatar è diventato un finanziatore chiave per la ricostruzione e le attività di governo a Gaza. Una delle nazioni più ricche al mondo, il Qatar, ha da sempre sostenuto la causa palestinese e, più di tutti i suoi vicini, coltivato stretti legami con Hamas. Queste relazioni si sono rivelate preziose in settimane recenti poiché funzionari qatarini hanno contribuito a negoziare la liberazione degli ostaggi israeliani a Gaza.

L’opera del Qatar a Gaza durante questo periodo è stata approvata dal governo israeliano. Netanyahu ha persino fatto pressione su Washington per conto del Qatar. Nel 2017, quando i Repubblicani spingevano per imporre sanzioni finanziarie contro di esso per il suo sostegno ad Hamas, ha spedito funzionari della difesa a Washington. Secondo tre persone a conoscenza del viaggio, gli israeliani hanno detto ai parlamentari USA che il Qatar giocava un ruolo positivo nella Striscia.

Yossi Kuperwasser, ex capo della ricerca dell’intelligence militare israeliana, afferma che alcuni ufficiali vedevano i benefici di mantenere un “equilibrio” a Gaza. “La logica di Israele era che Hamas avrebbe dovuto essere forte abbastanza da governare Gaza,” dice, “ma sufficientemente debole da essere controllata da Israele.”

Le amministrazioni di tre presidenti americani – Barack Obama, Donald Trump e Joe Biden – hanno ampiamente appoggiato il fatto che i qatarini giocassero un ruolo diretto nel finanziare le operazioni a Gaza.

Ma non tutti erano d’accordo.

Avigdor Lieberman [politico dell’estrema destra laica, ndt.], mesi dopo essere diventato ministro della Difesa israeliano nel 2016, scrisse una nota segreta a Netanyahu e al capo di stato maggiore dell’esercito israeliano dicendo che Hamas stava lentamente sviluppando le sue capacità militari di attaccare Israele e sostenendo che Israele avrebbe dovuto attaccare per primo.

L’obiettivo di Israele è “garantire che il prossimo scontro tra Israele e Hamas sia la resa dei conti finale,” scrisse nel documento datato 21 dicembre 2016, una cui copia è stata visionata dal Times. Un attacco preventivo, disse, avrebbe potuto eliminare la maggioranza dei “leader dell’ala militare di Hamas”.

Netanyahu respinse il piano preferendo il contenimento invece dello scontro.

Valige piene di contanti

Durante un incontro di gabinetto del 2018, gli assistenti di Netanyahu presentarono un nuovo piano: ogni mese il governo qatarino avrebbe fatto pagamenti in contanti per milioni di dollari direttamente alla gente di Gaza quale parte di un accordo di cessate il fuoco con Hamas.

Lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno, avrebbe monitorato la lista dei destinatari per cercare di garantire che i membri dell’ala militare di Hamas non ne avrebbero beneficiato direttamente.

Valige piene di contanti ben presto cominciarono ad attraversare il confine di Gaza.

Ogni mese funzionari della sicurezza israeliani incontravano Mohammed al-Emadi, un diplomatico qatarino, al confine tra Israele e la Giordania. Da qui veniva portato in auto al valico di frontiera di Kerem Shalom e a Gaza.

Secondo ex funzionari israeliani e USA, all’inizio Emadi portava con sé da distribuire 15 milioni di dollari americani, con pagamenti di 100 dollari dati in località prescelte a ogni famiglia approvata dal governo israeliano,

I fondi dovevano servire a pagare salari e altre spese, ma un diplomatico occidentale che ha vissuto in Israele fino all’anno scorso ha detto che da tempo i governi occidentali pensavano che Hamas ne incassasse una parte.

I soldi sono intercambiabili,” dice Chip Usher, un analista del Medio Oriente presso la CIA fino al suo pensionamento quest’anno. “Tutto quello che Hamas non doveva sottrarre al suo bilancio poteva essere usato per altri scopi.”

Yossi Cohen, che si è occupato del Qatar per molti anni quale capo del Mossad, si è interrogato sulle politiche israeliane riguardo ai soldi per Gaza. Durante l’ultimo anno in cui ha gestito il servizio di spionaggio credeva che ci fosse poco controllo su dove finissero i soldi.

Nel giugno 2021 Cohen nel suo primo discorso pubblico dopo il pensionamento ha detto che i soldi qatarini alla Striscia di Gaza erano “fuori controllo”.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)