L’insegnante palestinese sfollata non si è lasciata scoraggiare dalla guerra di Israele contro Gaza

Asma Mustafa insegna ai bambini sfollati come lei e costretti a vivere in tende precarie. Foto: MEE/Mohammed Baker
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Hala Alsafadi

14 febbraio 2024 – Middle East Eye

Finché vivo insegnerò ai bambini”, afferma Asma Mustafa, vincitrice di un premio per il suo lavoro di docente

Nel 2020, la palestinese Asma Mustafa, che insegna inglese di Gaza, ha vinto il Global Teacher Award, un premio cui partecipano migliaia di insegnanti da 110 Paesi. 

Nonostante viva in un’enclave sotto assedio con un limitato accesso al mondo esterno, Mustafa ha presentato idee creative per insegnare l’inglese con giochi e viaggi immaginari intorno al mondo. 

Quattro anni dopo Mustafa è stata costretta a sfollare nella zona di Al-Mawasi a Rafah, eppure resiste mentre la guerra di Israele continua ad avere un impatto su tutti gli aspetti della vita dei palestinesi.

Fino ad ora Mustafa ha dovuto scappare tre volte, la prima lasciando la sua casa nel nord di Gaza per rifugiarsi in una scuola al sud.

Dopo esserci spostati in una scuola, io e la mia famiglia ci siamo sistemati nella biblioteca. C’erano un sacco di libri. Prima ho cominciato a leggerli ai miei bambini e a quelli dei miei parenti,” dice Mustafa a Middle East Eye.

Non le ci è voluto molto per decidere di usare le sue conoscenze ed esperienze per aiutare anche gli altri bambini sfollati nella stessa scuola. 

Ho detto ai genitori che si trovavano in quella scuola che avrei usato una classe tutti i giorni dalle tre del pomeriggio per insegnare ai bambini e aiutarli ad affrontare la guerra intorno a loro e cercare di dare loro una sensazione di normalità,” afferma.

Ho preso in prestito i libri dalla biblioteca e letto delle storie, poi si discuteva insieme. Ho anche cercato di insegnare qualche parola in inglese, dato che l’ho insegnato per 16 anni.”

Al-Mawasi si trova vicino al confine con l’Egitto. Durante la guerra quest’area è stata definita come zona sicura da Israele, ma ora è a rischio di attacchi poiché l’invasione di Rafah sembra imminente. 

Centinaia di migliaia di persone sono arrivate qui ad al-Mawasi dal nord di Gaza, e al momento vivono in tende di fortuna. 

La consegna di aiuti umanitari resta molto limitata in questa zona sovraffollata. Un muro alto coperto di filo spinato che si vede facilmente separa l’area dalla Rafah egiziana. 

Dopo due mesi di lezioni quotidiane, i bombardamenti israeliani nella zona si sono intensificati. Ancora una volta Asma ha dovuto lasciare il posto che era diventato la sua casa e la classe che aveva dato a lei e ai bambini un po’ di stabilità. 

Questa volta non sapeva dove andare. Così con la sua famiglia sono sfollati all’estremo sud di Rafah, ad Al-Mawasi, e sono finiti a vivere in una tenda che si allaga ogni volta che piove.  

Appena mi sono sistemata in questa tenda e sono riuscita a capire cosa ci fosse successo, ho deciso di continuare quello che avevo cominciato a scuola, perché queste tende sono di nuovo piene di bambini che non vanno a scuola da ottobre,” aggiunge. 

Mustafa e più di due milioni di gazawi lottano non solo per trovare sicurezza e riparo dalle pallottole e dai bombardamenti israeliani, ma anche per servizi essenziali come elettricità, cibo, acqua, medicine e prodotti per l’igiene. 

Guardo ai bambini intorno a me come se fossero un tesoro,” spiega, descrivendo il motivo per cui è diventata un’insegnante volontaria durante la guerra.

Non dovrebbero mai smettere di studiare. Credo che se questi bambini perdono il loro elementare diritto all’istruzione, allora anche il futuro della Palestina andrà perso. 

Il mio dovere in qualità di insegnante è di prendermi cura delle menti degli studenti e di incoraggiarli a lottare per i propri diritti e la propria istruzione indipendentemente dalle circostanze.”

‘Mi mancano i miei libri di scuola’

Mustafa crede che i bambini di Gaza abbiano un disperato bisogno di riparo, cibo e acqua, ma che “bisogna anche prendersi cura dei loro cuori e menti” specialmente con il disagio psichico causato dalla guerra. 

Mentre i bambini in tutto il mondo non vedono l’ora che arrivino le vacanze e i fine-settimana per prendersi una pausa dai loro impegni scolastici, ironicamente i bambini di Gaza non aspettano altro che ritornare a scuola,” commenta.

Voglio bene alla maestra Asma Mustafa, lei è così divertente. Ci aiuta tantissimo mentre siamo qui nelle tende. Ci legge delle storie e poi ne discutiamo con lei, ma comunque vorrei che potessimo tornare nelle nostre classi e studiare normalmente,” dice Lama Kishko, una dei bambini che frequentano le lezioni di Mustafa, anche lei costretta a sfollare varie volte.

Mi mancano i miei libri di scuola e mi manca persino fare i compiti. Questa guerra ha colpito tutte le nostre menti. Sono stanca e voglio solo che finisca, così posso tornare alla mia vita normale,” confessa a MEE.

Anche Nahida Dalloul, un’altra ragazzina che abita in una tenda vicina, ha scelto di frequentare le lezioni quotidiane di Mustafa.

Voglio frequentarle perché non ho imparato niente per quattro mesi. Voglio studiare. Vorrei scrivere nei miei quaderni, vedere i miei compagni e insegnanti, scrivere alla lavagna e disegnare. Vorrei poter fare di nuovo tutto questo,” dice. 

Le lezioni di Mustafa hanno attirato l’ammirazione dei genitori che dicono che è riuscita a creare un’atmosfera che ha distolto l’attenzione dei bambini dalla guerra. Il suo insegnamento li ha aiutati a conoscersi fra di loro e fare amicizie. 

Un papà, la cui bambina frequenta le lezioni di Mustafa, crede che l’insegnante vincitrice di un premio importante abbia tolto un gran peso dalle spalle dei genitori.

Dice: “La maestra Asma ha contribuito a creare una vita nuova per questi bambini, che invece di parlare in continuazione della guerra e della ricerca dell’acqua adesso tornano in tenda con delle storie nuove da condividere con noi. I bambini restano insieme a giocare anche dopo la fine delle lezioni.”

Con l’escalation dell’operazione israeliana nel sud e le minacce di espansione via terra a Rafah, Mustafa e i suoi alunni sono costantemente nell’angoscia di dover lasciare ancora una volta tutto quello che hanno creato in quella zona.

Sono preoccupati perché forse saranno costretti a spostarsi da qualche altra parte perdendo quel senso di comunità che avevano trovato. 

Comunque Mustafa non si lascia scoraggiare da queste paure.

Finché vivo, insegnerò ovunque questa guerra mi costringerà ad andare,” conclude.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)