Israele non si preoccupa veramente del destino dei Drusi in Syria

L'abbraccio tra un religioso druso e un militare israeliano il 2 maggio 2025. Foto: Leo Correa/AP
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Gideon Levy

4 maggio 2025 –  Haaretz

A volte è difficile credere a ciò che si legge: il Ministro degli Esteri Gideon Sa’ar chiede alla comunità internazionale di “adempiere al suo compito di proteggere le minoranze in Siria, in particolare la comunità drusa, dal regime e dalle sue formazioni terroriste e a non chiudere gli occhi sui gravi incidenti che là avvengono.”

Israele da molto tempo si è guadagnato una reputazione di sfrontatezza, tuttavia sembra che questa volta abbia superato sè stesso. Il Ministro degli Esteri chiede al mondo di intervenire in aiuto di una minoranza oppressa da un governo in un altro Paese, mentre altri leader politici stanno già agendo in questo senso.

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dato istruzioni, Eyal Zamir delle Forze di Difesa di Israele ha ordinato all’esercito di colpire specifici obbiettivi e il Ministro della Difesa Israel Katz ha già minacciato che Israele risponderà “duramente”; l’esercito israeliano ha già bombardato. Un vero esercito della salvezza che sta difendendo i drusi oppressi.

Il Ministro degli Esteri israeliano non ha il diritto morale di aprire la bocca e proferire una sola parola sull’oppressione di una nazione o di una minoranza e certo non di chiedere al mondo di intervenire in loro difesa. Israele, che chiude gli occhi sull’Ucraina dopo aver fatto la stessa cosa durante la guerra civile in Siria, non ha nemmeno il diritto di chiedere al mondo di aprire gli occhi su ciò che avviene in Siria.

La mancanza di autoconsapevolezza della leadership israeliana supera ogni limite. Quando Gideon Sa’ar parla di un regime oppressivo e di squadre di terroristi dovrebbe prima di tutto parlare del proprio Paese. Non ci sono molti Paesi al mondo in cui un regime oppressivo e criminali terroristi prosperano come in Israele, straziando i membri di un’altra nazione. E come reagisce Israele agli appelli al mondo di intervenire in difesa della nazione oppressa che vive qui? Con urla e grida all’ antisemitismo.

E come risponderebbe Israele ad un intervento militare di un altro Stato o attore che venga in aiuto degli oppressi? Questo è esattamente ciò che hanno detto in passato i Paesi arabi e ciò che dicono adesso Hezbollah e Houthi – intervengono contro Israele per proteggere i palestinesi.

Proprio come i drusi chiedono che Israele intervenga in aiuto dei loro fratelli in Siria, allo stesso modo i popoli nei Paesi arabi chiedono che i loro governi intervengano in favore dei propri fratelli sotto occupazione israeliana.

E che dire dei fratelli di sangue arabi israeliani, che sono stati massacrati a Gaza, in Siria e in Libano? Israele ha mai preso in considerazione di intervenire il loro aiuto?

In Libano Israele ha messo i falangisti contro i palestinesi. Quando il pittore palestinese di Haifa Abed Abadi nel 2014 ha tentato di far uscire sua sorella, che era nata in questo Paese, dal campo profughi assediato di Yarmouk in Siria, Israele ha rifiutato. Ma per “salvare i drusi” Israele è pronto a bombardare.

Provate a immaginare la Francia che bombarda le colonie israeliane nei territori occupati perché le considera “basi terroriste” da cui escono terroristi per danneggiare i palestinesi. Che scalpore si scatenerebbe qui!

La domanda è piena di cinismo. Dopotutto Israele non si preoccupa realmente del destino dei drusi in Siria, esattamente come non si è realmente preoccupato delle vittime del precedente regime siriano. Dopo l’approvazione della legge dello Stato-Nazione è ovvio che il governo non si preoccupa nemmeno dei diritti della popolazione drusa di Israele.

Mobilitarsi in difesa dei drusi della Siria non è altro che un cinico espediente, un nuovo pretesto per attaccare la Siria nella sua debolezza, forse anche un segnale per gli elettori drusi del Likud. Invece di concedere un’opportunità al nuovo regime, Israele si mostra guerrafondaio. Questo è l’unico linguaggio che ha usato negli ultimi anni: colpire, bombardare, sparare, uccidere, demolire il più possibile e ovunque.

Se Israele vuole promuovere la giustizia dovunque, che inizi da casa propria, dove vengono sempre più perpetrati misfatti e crimini contro l’umanità.

Persino la richiesta di Israele al mondo la settimana scorsa di inviare mezzi antincendio per aiutare a domare gli incendi vicino a Gerusalemme, mentre impedisce da oltre due mesi l’ingresso a Gaza di cibo e aiuti umanitari, è una richiesta impudente che avrebbe dovuto essere respinta. Un Paese che mette alla fame due milioni di persone non ha titolo per ricevere aiuto dalla comunità internazionale – sì, anche quando le fiamme minacciano le sue comunità.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)