Rayhan Uddin e Lubna Masarwa
20 agosto 2025 – Middle East Eye
La commissione per la colonizzazione autorizza 3.400 unità abitative che secondo il ministro delle Finanze lascerà “gli ipocriti dirigenti europei senza niente da riconoscere”
Con un’iniziativa che un ministro ha descritto come la “cancellazione” di uno Stato palestinese “non con slogan ma con azioni concrete”, Israele ha autorizzato la costruzione del progetto di colonizzazione E1 nella Cisgiordania occupata.
Mercoledì la sottocommissione per la colonizzazione dell’Amministrazione Civile [l’organismo militare che governa i territori palestinesi occupati, ndt.] ha approvato la costruzione di 3.400 nuove unità abitative sul territorio palestinese occupato.
La maggior parte di esse verrà costruita nei pressi della colonia già esistente di Maale Adumim, in una zona che intende collegare alcune colonie in Cisgiordania con Gerusalemme est occupata.
Il progetto include 342 unità in una nuova colonia ad Asael, nel sud della Cisgiordania. Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha affermato: “Oggi abbiamo definito una storica situazione di fatto. Con l’E1 abbiamo finalmente realizzato quello che è stato promesso da anni. È un momento fondamentale per la colonizzazione, per la sicurezza e per tutto lo Stato di Israele.”
Per la seconda volta negli scorsi giorni il ministro ha collegato direttamente il progetto con la fine della soluzione a due Stati.
“Lo Stato palestinese sta per essere tolto di mezzo non con degli slogan ma con i fatti. Ogni colonia, ogni quartiere, ogni unità abitativa è un altro chiodo nella bara di questa idea pericolosa,” ha detto Smotrich.
Il ministro, che guida il partito Sionismo Religioso [dell’estrema destra nazionalista religiosa, ndt.], ha chiesto al primo ministro Benjamin Netanyahu di “completare l’operazione mettendo in pratica la piena sovranità su Giudea e Samaria, qui e ora,” facendo riferimento all’annessione formale della Cisgiordania, che Israele ha occupato dal 1967 in violazione delle leggi internazionali.
Il progetto edilizio E1 risale alla fine degli anni ’90, ma la sua messa in pratica è stata rimandata a causa dell’opposizione internazionale.
Sia gli Stati Uniti che l’Unione Europea hanno messo in guardia i successivi governi israeliani dal portare avanti il progetto facendo riferimento al suo impatto sulla soluzione a due Stati.
“I governanti europei non avranno niente da riconoscere”
L’accelerazione dei progetti sembra essere una risposta all’annuncio da parte di Francia, Gran Bretagna, Canada e Australia di aver intenzione di riconoscere lo Stato palestinese durante un incontro alle Nazioni Unite del mese prossimo.
La scorsa settimana Smotrich ha dichiarato che ogni Stato che “cerchi di riconoscere uno Stato palestinese riceverà da noi una risposta sul campo,” non nella forma di documenti o dichiarazioni, ma attraverso la costruzione di “case, quartieri (e) strade”.
Mercoledì ha ripetuto lo stesso concetto affermando: “É venuto il momento di lasciare per sempre nel dimenticatoio l’idea di dividere la terra e di garantire che entro settembre gli ipocriti politici europei non avranno niente da riconoscere.”
Il progetto E1 intende tagliare fuori le comunità palestinesi tra Gerusalemme e la Valle del Giordano, che include una zona storica nota come al-Bariyah o “Deserto di Giudea”, che la Palestina ha presentato alla lista provvisoria dell’Unesco per l’inclusione tra i siti patrimonio dell’umanità.
“Ciò significa anche che la principale strada storica da Gerico a Gerusalemme, esistita per più di 3.000 anni e percorsa da Gesù, verrà totalmente chiusa ai palestinesi,” ha detto la settimana scorsa a Middle East Eye Jamal Juma, coordinatore della campagna “Stop the Wall” [Fermare il Muro, movimento contro la costruzione del muro di separazione costruito da Israele in Cisgiordania, ndt.]
L’isolamento di Gerusalemme est da alcune parti della Cisgiordania obbligherà i palestinesi a fare lunghe deviazioni per viaggiare da varie città e centri urbani.
Il progetto è stato messo in relazione con la frammentazione della Palestina occupata in “bantustan”, un riferimento ai ghetti per soli neri creati nel Sudafrica dell’apartheid.
“Hebron e Betlemme diventeranno altre Gaza, una striscia isolata dalla Cisgiordania. Lo stesso succederà a Ramallah,” ha affermato Juma.
Strada dell’apartheid
A marzo il gabinetto israeliano per la sicurezza politica ha approvato una strada separata per i palestinesi a sud dell’Area E1 che colleghi il nord e il sud della Cisgiordania.
La strada è vista come un passo previo per l’estensione della costruzione di colonie nella zona. In base al progetto il transito dei palestinesi verrebbe deviato lontano dalla Route 1, la principale autostrada che collega Gerusalemme a Maale Adumim, riservandola principalmente per l’uso da parte di israeliani.
“Il governo israeliano sta annunciando apertamente l’apartheid,” sostiene Aviv Tatarsky, ricercatore dell’associazione israeliana per i diritti umani Ir Amim. “Afferma esplicitamente che i progetti dell’E1 sono stati approvati per “seppellire” la soluzione a due Stati e rafforzare la sovranità di fatto. Una conseguenza immediata potrebbe essere l’espulsione di oltre una decina di comunità palestinesi che vivono nell’Area E1.”
Circa 700.000 coloni israeliani vivono in approssimativamente 300 colonie illegali in Cisgiordania e a Gerusalemme est, tutte costruite da quando Israele si è impossessato dei territori nella guerra del 1967.
In base alle leggi internazionali la costruzione di colonie su un territorio occupato è illegale.
(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)