Da un database dell’esercito israeliano emerge che almeno l’83% delle vittime di Gaza sarebbero civili.

I corpi di Palestinesi uccisi mentre cercavano il cibo . 20 luglio 2025. Foto: Yousef Zaanoun/Activestills)
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Yuval Abraham

21 agosto 2025 – +972 Magazine

Un’indagine congiunta rivela che dati di intelligence classificati di maggio rivelano che Israele ritiene di aver ucciso nei suoi attacchi a Gaza circa 8.900 militanti, indicando una percentuale di massacri di civili con pochi riscontri nelle guerre moderne.

Un’indagine di +972 Magazine, Local Call e The Guardian rileva che sulla base di dati provenienti da un database interno dell’intelligence israeliana almeno l’83% dei palestinesi uccisi nell’aggressione israeliana a Gaza sarebbe costituito da civili.

I dati ottenuti dal database classificato che registra le morti di militanti di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese (PIJ) contraddicono ampiamente le dichiarazioni pubbliche dell’esercito e dei funzionari governativi israeliani durante la guerra, che hanno generalmente sostenuto un rapporto di 1:1 o 2:1 tra vittime civili e combattenti. Al contrario, i dati classificati corroborano i risultati di diversi studi che suggeriscono che i bombardamenti israeliani su Gaza abbiano ucciso civili a un ritmo con poche analogie nelle guerre moderne.

L’esercito israeliano ha confermato l’esistenza del database, gestito dalla Direzione dell’Intelligence Militare (nota con l’acronimo ebraico “Aman”). Diverse fonti di intelligence a conoscenza del database hanno affermato che l’esercito lo considera l’unico conteggio affidabile dei militanti uccisi. Come ha detto uno di loro: “Non c’è altro posto dove controllare”.

Il database include un elenco di 47.653 nomi di palestinesi di Gaza che Aman ritiene attivi nei ranghi militari di Hamas e PIJ; secondo le fonti, l’elenco si basa su documenti interni delle organizzazioni acquisiti dall’esercito (che +972, Local Call e The Guardian non sono stati in grado di verificare). Il database indica 34.973 di questi nomi come membri di Hamas e 12.702 come membri della Jihad Islamica (pochi militanti sono catalogati come facenti parte di entrambe le organizzazioni, ma questi vengono conteggiati solo una volta nel totale complessivo).

Secondo i dati, ottenuti a maggio di quest’anno, l’esercito israeliano riteneva di aver ucciso dal 7 ottobre circa 8.900 militanti, di cui 7.330 morti considerati certi e 1.570 registrati come “probabilmente morti”. La grande maggioranza di loro erano di basso rango, mentre lesercito sospettava di aver ucciso tra 100 e 300 alti esponenti di Hamas su un totale di 750 nominativi presenti nel database.”

Una fonte a conoscenza del database ha spiegato che nell’elenco al nome di ogni combattente che l’esercito è sicuro di aver ucciso è allegato uno specifico documento dell’intelligence che giustifica tale designazione. +972, Local Call e The Guardian hanno ottenuto i dati numerici dal database senza i nomi o ulteriori rapporti dell’intelligence.

Il bilancio complessivo delle vittime pubblicato quotidianamente dal Ministero della Salute di Gaza (che, come rivelato da Local Call l’anno scorso, è considerato affidabile persino dall’esercito israeliano) non distingue tra civili e militanti. Tuttavia, confrontando i dati sulle vittime tra i militanti ottenuti dal database interno dell’esercito israeliano a maggio con il bilancio totale delle vittime del Ministero della Salute, è possibile calcolare un rapporto approssimativo delle vittime civili causate dalla guerra fino a tre mesi fa, quando il bilancio delle vittime era di 53.000.

Supponendo che tutte le morti, certe e probabili, tra i militanti fossero conteggiate nel bilancio delle vittime, ciò significherebbe che oltre l’83% dei morti a Gaza erano civili. Se si escludessero le morti probabili e si considerassero solo quelle certe, la percentuale di morti civili salirebbe a oltre l’86%.

Fonti di intelligence hanno spiegato che il numero totale di militanti uccisi è probabilmente superiore a quello registrato nel database interno, poiché non include i combattenti di Hamas o della Jihad islamica (PIJ) uccisi ma non identificabili per nome, i cittadini di Gaza che hanno preso parte ai combattimenti ma non erano ufficialmente membri di Hamas o della Jihad islamica (PIJ), né figure politiche di Hamas come sindaci e ministri del governo, che Israele considera anch’essi obiettivi legittimi (in violazione del diritto internazionale).

Tuttavia, ciò non significa necessariamente che il tasso di vittime civili sia inferiore a quello calcolato sopra; anzi, potrebbe essere persino più alto. Studi recenti hanno suggerito che il bilancio delle vittime del Ministero della Salute che attualmente si aggira intorno alle 62.000 sia probabilmente una significativa sottostima del numero totale di vittime dell’attacco israeliano, forse di diverse decine di migliaia.

Falsificare le cifre

Fin dall’inizio della guerra, i funzionari israeliani hanno cercato di respingere le accuse di uccisioni indiscriminate a Gaza, mentre il bilancio delle vittime palestinesi aumentava rapidamente. Nel dicembre 2023, con il totale delle vittime già a quota 16.000, il portavoce internazionale dell’esercito israeliano, Jonathan Conricus, dichiarò alla CNN che Israele aveva ucciso due civili per ogni militante, un rapporto che descrisse come “estremamente positivo”. Nel maggio 2024, quando il bilancio delle vittime aveva raggiunto 35.000, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu affermò che il rapporto era in realtà più vicino a 1:1, un’affermazione che ripeté nel settembre dello stesso anno.

Il numero specifico di militanti che Israele afferma di aver ucciso dal 7 ottobre ha oscillato apparentemente senza alcuna logica. Nel novembre 2023, un alto funzionario della sicurezza suggerì sul sito di notizie israeliano Ynet che Israele avesse già ucciso oltre 10.000 militanti. In una valutazione militare ufficiale presentata al governo il mese successivo questo numero scese a 7.860.

Le misteriose oscillazioni nel numero delle vittime tra i militanti continuarono fino al 2024. Nel febbraio di quell’anno, il portavoce delle IDF affermò che Israele aveva ucciso 13.000 combattenti di Hamas, ma una settimana dopo l’esercito riportò una cifra inferiore, pari a 12.000. Nell’agosto 2024 l’esercito dichiarò di aver ucciso 17.000 militanti di Hamas e PIJ, un numero che si ridusse nuovamente due mesi dopo a 14.000 uccisi “con alta probabilità“. Nel novembre 2024 Netanyahu affermò che il numero era “vicino a 20.000”.

Nel suo discorso di congedo, a gennaio di quest’anno, il Capo di Stato Maggiore uscente Herzi Halevi ha ribadito che dal 7 ottobre a Gaza Israele avrebbe ucciso 20.000 militanti. E a giugno il Centro di studi strategici Begin-Sadat dell’Università di Bar-Ilan, un istituto di destra, ha citato fonti militari che affermavano che il numero di vittime tra i militanti a Gaza ammontasse a 23.000.

Fonti di intelligence hanno riferito a +972, Local Call e The Guardian che alcune di queste affermazioni probabilmente derivavano da un database obsoleto e impreciso gestito dal Comando Sud dell’esercito, che alla fine dell’anno scorso stimava, senza un elenco di nomi, che fossero stati uccisi circa 17.000 militanti. “Questi numeri sono fandonie del Comando Sud”, ha affermato una fonte di intelligence.

I resoconti esagerati del Comando Sud si basavano probabilmente su dichiarazioni di comandanti sul campo i cui subordinati solevano segnalare erroneamente le vittime civili come militanti.

Ad esempio, +972 e Local Call hanno recentemente rivelato un caso in cui un battaglione di stanza a Rafah ha ucciso circa 100 palestinesi, registrandoli tutti come “terroristi”; eppure un ufficiale del battaglione ha testimoniato che in tutti i casi, tranne due, le vittime erano disarmate. Un’inchiesta di Haaretz dell’anno scorso ha rilevato in modo analogo che solo 10 dei 200 “terroristi” uccisi dalla 252ª Divisione nel Corridoio di Netzarim, secondo quanto dichiarato dal portavoce dell’IDF, potevano essere considerati agenti di Hamas.

Nell’aprile 2024 il quotidiano di destra Israel Hayom ha riferito che diversi membri della Commissione Affari Esteri e Difesa della Knesset avevano messo in dubbio l’affidabilità delle cifre relative alle vittime tra i militanti presentate loro dall’esercito. Dopo aver esaminato i dati forniti dall’esercito, i membri della commissione hanno scoperto che la cifra reale era molto inferiore e che l’esercito aveva gonfiato il numero di vittime tra i militanti “per creare un rapporto di 2:1” tra uccisioni di civili e di militanti.

“Stiamo segnalando l’uccisione di molti militanti di Hamas, ma credo che la maggior parte delle persone che segnaliamo come morte non siano realmente militanti di Hamas”, ha dichiarato a +972, Local Call e The Guardian una fonte dell’intelligence che ha accompagnato le forze sul campo. “Le persone vengono promosse al rango di terrorista dopo la loro morte. Se avessi dato retta alla brigata sarei giunto alla conclusione che avevamo ucciso il 200% dei militanti di Hamas nella zona”.

Una fonte ufficiale della sicurezza ha confermato che prima che il database dell’intelligence fosse in uso le cifre fornite dall’esercito riguardo alle vittime tra i militanti, come il numero di 17.000, erano solo una “stima” basata in gran parte sulle testimonianze degli ufficiali. “Il metodo di conteggio è cambiato”, ha detto la fonte. “All’inizio della guerra, [ci basavamo] sui comandanti che dicevano ‘Ho ucciso cinque terroristi'”.

Il database dell’intelligence, al contrario, si basa su un’analisi persona per persona e fornisce le uniche cifre sulle quali l’esercito può “fare affidamento” con un alto grado di certezza, ha spiegato la fonte, anche supponendo che i dati possano essere sottostimati. La fonte ha aggiunto che i numeri dichiarati pubblicamente dai leader politici non sono coordinati con i dati di intelligence disponibili.

L’analista palestinese Muhammad Shehada ha dichiarato a +972, Local Call e The Guardian che i numeri nel database dell’intelligence corrispondono strettamente a quelli a lui trasmessi da funzionari di Hamas e della Jihad islamica palestinese: questi nel dicembre 2024 stimavano che Israele avesse ucciso circa 6.500 dei loro membri, compresi quelli dell’ala politica.

“Mentono continuamente”

Poco dopo il 7 ottobre Yossi Sariel, allora comandante della squadra d’élite di intelligence dell’esercito, l’Unità 8200, iniziò a condividere un aggiornamento quotidiano con i suoi subordinati che mostrava il numero di combattenti di Hamas e della Jihad islamica (PIJ) uccisi a Gaza. Il grafico, secondo tre fonti che lo conoscevano, era chiamato “war dashboard” [pannello di controllo di guerra, ndt.] e veniva presentato da Sariel come misura del successo dell’esercito.

“Insisteva molto su ‘dati, dati, dati'”, ha spiegato uno dei subordinati di Sariel. “[C’era] la necessità di misurare tutto in termini quantitativi. Per dimostrare l’efficienza. Per cercare di rendere tutto più intelligente e tecnologico”. Un’altra fonte ha affermato che era come “una partita di calcio, con gli ufficiali seduti a guardare i numeri salire sul pannello di controllo”. (Yossi Sariel ha rifiutato la nostra richiesta di commento, rimandandoci al portavoce delle IDF).

Il Maggior Generale (in congedo) Itzhak Brik, che ha prestato servizio per molti anni come comandante dell’esercito israeliano e in seguito come Difensore Civico per i Reclami dei Soldati, ha spiegato come questa prospettiva abbia alimentato una cultura della menzogna. “Hanno creato un sistema [in base al quale] più si uccideva, più si otteneva successo, e di conseguenza hanno mentito sul numero di persone uccise”, ha affermato, descrivendo i numeri presentati dal portavoce delle IDF come “uno dei bluff più gravi” nella storia di Israele.

“Mentono continuamente, sia a livello militare che politico”, ha aggiunto Brik. “Per ogni raid il portavoce dell’IDF annunciava: ‘Centinaia di terroristi sono stati uccisi'”, ha continuato. “È vero che centinaia di persone sono state uccise, ma non erano terroristi. Non c’è assolutamente alcuna connessione tra i numeri che annunciano e ciò che sta realmente accadendo”.

Ha aggiunto che nel parlare con i soldati il ​​cui compito era esaminare e identificare i corpi delle persone uccise dall’esercito a Gaza, gli è stato riferito: “Tutti quelli che l’esercito afferma di aver ucciso, per la maggior parte sono [civili]. Punto”.

Sia Hamas che la Jihad islamica palestinese sono state gravemente indebolite dall’offensiva israeliana degli ultimi due anni, che ha ucciso la maggior parte dei vertici delle organizzazioni e danneggiato significativamente le loro infrastrutture militari. Tuttavia, i dati ottenuti dal database dell’intelligence mostrano che Israele ha ucciso solo un quinto di coloro che considera militanti. Stime dell’intelligence americana suggeriscono che Hamas abbia reclutato 15.000 militanti durante la guerra, il doppio di quelli uccisi da Israele.

Ma la diffusa retorica genocida della leadership e degli alti comandi militari israeliani fin dall’inizio della guerra suggerisce l’intenzione di colpire tutti i palestinesi di Gaza, non solo i militanti. La mattina del 7 ottobre, l’allora capo di stato maggiore Herzi Halevi disse alla moglie: “Gaza sarà distrutta”, ha rivelato lei in un recente podcast. E in una registrazione trapelata negli ultimi mesi, trasmessa la scorsa settimana sul Canale 12 israeliano, l’allora direttore di Aman, Aharon Haliva, affermò che “50 palestinesi devono morire” per ogni israeliano ucciso il 7 ottobre, aggiungendo: “e non importa se sono bambini”.

Il diritto internazionale non stabilisce cosa costituisca un rapporto “accettabile” tra le vittime civili, ma piuttosto esamina ogni attacco secondo il principio di “proporzionalità“. A questo proposito, già nel novembre 2023 +972 e Local Call avevano rivelato che dopo il 7 ottobre l’esercito israeliano aveva allentato significativamente le restrizioni sulle vittime civili, autorizzando l’uccisione di oltre 100 civili palestinesi nel caso si tentasse di assassinare un alto comandante di Hamas, e fino a 20 per i suoi subalterni.

Il risultato di questa politica dell’eliminazione fisica e del rafforzamento della cultura della vendetta seguite al 7 ottobre è un tasso di vittime civili a Gaza estremamente elevato per una guerra moderna, affermano gli esperti, anche rispetto a conflitti noti per le uccisioni indiscriminate come le guerre civili siriane e sudanesi.

“Questa percentuale di civili tra le vittime sarebbe insolitamente alta, soprattutto perché si protrae da così tanto tempo”, ha affermato Therese Pettersson dell’Uppsala Conflict Data Programme [Programma statistico sui conflitti di Uppsala, ndt.] (UCDP), che raccoglie dati sulle vittime civili in tutto il mondo. Ha aggiunto che è possibile riscontrare tassi simili tra vittime civili quando si individua una particolare città o battaglia all’interno di un conflitto più ampio, ma “molto raramente” quando si considera una guerra nel suo complesso.

Nei conflitti internazionali monitorati dall’UCDP dal 1989 i civili hanno rappresentato una percentuale maggiore di vittime solo nei genocidi di Srebrenica (1992-95) e Ruanda (1994) e durante l’assedio di tre mesi di Mariupol da parte della Russia (2022), ha affermato Pettersson.

Solo quando ci sarà un cessate il fuoco sarà possibile calcolare con precisione il numero di vittime civili e militanti a Gaza. Ma i dati dell’intelligence indicano che il tasso di vittime civili è di gran lunga superiore alle cifre che Israele ha presentato al mondo negli ultimi due anni.

+972 e Local Call hanno inizialmente contattato il portavoce delle IDF per un commento alla fine di luglio, ricevendo una dichiarazione che non contestava le nostre conclusioni: “Durante tutta la guerra sono state condotte valutazioni di intelligence complete sul numero di terroristi eliminati nella Striscia di Gaza. Il conteggio è un processo di intelligence complesso che si basa sulla situazione delle forze sul campo e sulle informazioni dell’intelligence, incrociando un’ampia gamma di fonti di intelligence”.

Tre settimane dopo, in seguito alla richiesta di commento del Guardian sugli stessi dati, l’esercito ha dichiarato di voler “riformulare” la sua risposta e ha respinto le nostre conclusioni senza ulteriori spiegazioni: “Le cifre presentate nell’articolo sono errate e non riflettono i dati disponibili nei sistemi delle IDF. Durante tutta la guerra vengono condotte continue valutazioni di intelligence sul numero di terroristi eliminati nella Striscia di Gaza, basate su metodologie BDA [valutazioni dei danni da bombardamento] e su verifiche incrociate di varie fonti… [inclusi] documenti provenienti da organizzazioni terroristiche nella Striscia”.

Al momento nessun portavoce ha risposto alla domanda sul perché l’esercito abbia fornito risposte diverse a domande su un singolo set di dati.

Ha contribuito all’articolo Emma Graham-Harrison di The Guardian.

Yuval Abraham è un giornalista e regista che vive a Gerusalemme.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)