Redazione di Euromed Monitor
24 agosto 2025 – Euromed Monitor
Territori palestinesi – Israele ha iniziato a mettere in atto il suo piano illegale per distruggere e occupare Gaza City. L’esercito sta attuando contemporaneamente bombardamenti e demolizioni nel sud, nell’est e nel nord, avanzando da tre direttrici verso il centro della città con una campagna di completa distruzione e sistematica cancellazione. Questa escalation segna una nuova fase del genocidio in corso da 23 mesi contro i palestinesi della Striscia di Gaza.
Questo attacco fa seguito all’annuncio ufficiale dell’esercito israeliano, il 20 agosto, della seconda parte dell’operazione Carri di Gedeone, e le sue fasi preliminari e iniziali sono già in corso. Oltre un milione di persone ora è intrappolato in meno del 30% di Gaza City e deve affrontare la minaccia di sfollamento forzato verso il sud in base a un piano inteso a cancellare la città, infliggere sistematiche distruzioni e creare il totale controllo militare.
All’alba del 24 agosto la squadra sul campo di Euro-Med Monitor ha documentato che le forze israeliane hanno fatto esplodere un robot carico di esplosivo nel quartiere di Al-Sharkh, nel nord di Gaza City. Ciò è avvenuto in seguito all’infiltrazione di veicoli militari e bulldozer nella vicina zona di Abu Sharkh, dopo di che il robot è stato utilizzato e fatto esplodere a distanza provocando vaste distruzioni.
Forze israeliane hanno fatto esplodere robot anche nell’area di Al-Wahidi di Jabalia al-Balad e nell’area di Zarqa a sud, distruggendo altre case e quartieri residenziali.
Questa mattina aerei israeliani hanno lanciato violenti attacchi aerei contro Jabalia al-Balad, prendendo di mira la rotonda di Abu Sharkh e il cimitero di Jabalia al-Nazla.
Oltre a schierare robot esplosivi, le forze israeliane hanno intensificato l’uso di droni quadrirotori carichi di casse di esplosivi. Questi droni sganciano il loro carico all’interno di edifici o sui tetti, provocando devastazioni altrettanto gravi di quelle inflitte dai robot o dai bombardamenti aerei.
Negli ultimi giorni la nostra squadra sul campo ha documentato la distruzione di numerosi edifici multipiano e zone residenziali ad Al-Saftawi e Jabalia al-Nazla. Queste aree e i loro sobborghi ospitano ancora un gran numero di abitanti e persone sfollate dal nord di Gaza, che sono state obbligate ancora una volta a scappare sotto incessanti cannoneggiamenti e bombardamenti.
Operazioni di distruzione ad Al-Saftawi, nel nord, sono parte del più complessivo piano dell’esercito israeliano che comprende tutte le zone di Gaza City. Operazioni simili sono in corso nell’est, soprattutto a Tuffah e Shuja’iyya, e nel sud a Zeitoun, dove più di 500 case sono già state distrutte. Anche ad Al-Sabra, utilizzando robot esplosivi e attacchi aerei, sono stati rasi al suolo vari isolati residenziali, comprese case abitate come quella della famiglia Abu Sharia, bombardata giovedì 21 agosto uccidendo otto membri della famiglia, di cui quattro erano bambini.
La continua massiccia distruzione è accompagnata da un modello ricorrente di uccisioni deliberate, le forze israeliane prendono direttamente di mira chiunque si sposti in queste zone, anche chi sta sfuggendo alla morte. É stato il caso di due fratelli, Awad Ihsan Saadallah e Nadine Ihsan Saadallah, uccisi sabato da un attacco aereo che ha colpito un gruppo di civili nei pressi della moschea Hamza a Jabalia al-Nazla.
La continua E spropositata intensità degli attacchi israeliani, insieme alla ridotta capacità e accessibilità dei pochi ospedali funzionanti e la mancanza della difesa civile basilare e di servizi sul campo, rende impossibile un’accurata documentazione delle vittime. L’attuale numero dei morti è quasi sicuramente molto più elevato di quello che è stato annunciato o registrato finora.
Queste pratiche stanno infliggendo conseguenze catastrofiche e irreversibili a centinaia di migliaia di civili che già devono affrontare fame e sfollamento. Sono sottoposti a uccisioni e bombardamenti quotidiani mano a mano che la loro città viene rasa al suolo isolato dopo isolato davanti ai loro occhi, mentre la comunità internazionale rimane inerte e silenziosa di fronte a uno dei crimini di genocidio più efferato della storia contemporanea.
La continua aggressione e l’estensione delle operazioni israeliane per occupare totalmente Gaza City rischiano di scatenare un massacro senza precedenti contro i civili, cancellando ciò che rimane della risposta umanitaria già inadeguata e al collasso.
L’escalation in corso costituisce un nuovo capitolo del genocidio da parte di Israele portato avanti apertamente sotto gli occhi della comunità internazionale, che continua a fornire ai suoi responsabili una copertura politica, finanziaria e militare. Questi massacri non sono episodi fugaci o isolati, ma il risultato calcolato di una politica israeliana ufficiale e dichiarata pubblicamente. La comunità internazionale ha la responsabilità di consentire che avvengano e di avallare le loro conseguenze attraverso il silenzio e l’inazione, il che in molti casi rappresenta una complicità diretta.
Tutti gli Stati, individualmente e collettivamente, devono rispettare i propri obblighi giuridici e agire urgentemente per porre fine a questo genocidio a Gaza, prendendo ogni possibile misura per proteggere i civili palestinesi. Devono imporre il rispetto del diritto internazionale da parte di Israele e delle sentenze della Corte Internazionale di Giustizia chiamando Israele a rispondere dei suoi crimini contro i palestinesi.
Ciò include il fatto di mettere in pratica appena possibile senza alcuna deroga i mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale contro il primo ministro e l’ex-ministro della Difesa israeliani e di consegnarli alla giustizia internazionale, rispettando il principio in base al quale nessuno è immune dall’azione penale per crimini internazionali.
La comunità internazionale deve anche imporre sanzioni economiche, diplomatiche e militari contro Israele in risposta alle sue sistematiche e gravi violazioni del diritto internazionale. Ciò implica il divieto di esportare armi in Israele e la fine dell’acquisto di quelle che produce; la sospensione di ogni forma di appoggio e cooperazione politica, finanziaria e militare; il congelamento dei beni di personalità pubbliche coinvolte nei crimini contro i palestinesi o che incitano a compiere queste azioni; l’imposizione contro costoro del divieto di viaggiare. Oltretutto devono essere sospesi gli accordi commerciali preferenziali e bilaterali che concedono vantaggi economici a favore di Israele, consentendogli di commettere crimini.
La comunità internazionale deve adempiere urgentemente ai propri obblighi legali e morali affrontando le cause profonde delle sofferenze e dell’oppressione del popolo palestinese, che continuano da 77 anni. Deve garantire il suo diritto a vivere in libertà, dignità e autodeterminazione in accordo con le leggi internazionali, porre fine al regime di apartheid imposto dal colonialismo di insediamento israeliano, assicurare il totale ritiro delle forze israeliane sui confini del 1967, eliminare l’assedio illegale contro la Striscia di Gaza, chiamare a rispondere i responsabili israeliani e garantire alle vittime palestinesi il diritto a un risarcimento e una riparazione.
(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)