Come gli attivisti di Durham hanno convinto la municipalità a vietare l’addestramento della polizia in Israele

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Nora Barrows-Friedman 

19 aprile 2018, The Electronic Intifada  

Con voto unanime del consiglio comunale del 16 aprile, Durham, nella Carolina del Nord, è la prima città degli Stati Uniti a vietare i programmi di addestramento tra il dipartimento di polizia e le forze armate straniere, compresa quella di Israele.

La decisione del consiglio comunale è il risultato di continue campagne di cittadini guidate da 10 gruppi locali per i diritti civili e umani che compongono la coalizione “Demilitarize! Durham2Palestina”, sostenuta da circa 1.400 residenti e decine di esponenti di diverse religioni.

La coalizione è affiliata a Jewish Voice for Peace e in particolare alla campagna “Scambio mortale”, che cerca di abolire ufficialmente i rapporti di scambio tra i dipartimenti di polizia degli Stati Uniti e l’esercito e le forze di polizia israeliane.

MJ Edery, leader della sezione di New York della campagna Scambio Mortale, ha detto martedì a The Electronic Intifada che per porre fine a questi programmi il divieto di Durham sugli scambi di polizia “costituisce un esempio per altre città”. Attraverso un lavoro simile con i gruppi locali di base, gli attivisti stanno offrendo un’alternativa a quei programmi “costruendo sicurezza attraverso la solidarietà e la collettività e immaginando [soluzioni] alternative alle carceri, alla polizia, all’ICE [Il Dipartimento della Sicurezza degli Stati Uniti, responsabile del controllo delle frontiere e dell’immigrazione, ndt], ai confini e al militarismo”, ha aggiunto Edery.

Sotto la copertura dell’addestramento antiterrorismo, ufficiali di alto grado dei dipartimenti di polizia degli Stati Uniti e delle agenzie federali si sono recati in Israele per seguire corsi sulle tecniche di controllo delle forze di occupazione.

Ma questi scambi, sponsorizzati dai principali gruppi lobbistici israeliani tra cui l’Anti-Defamation League (ADL), l’American Jewish Committee e l’American Israel Education Foundation, una branca dell’AIPAC [American Israel Public Affairs Committee], sono qualcosa di più della semplice formazione; mirano anche a nutrire il multimiliardario mercato statunitense delle armi e l’industria della “sicurezza nazionale” di Israele, e rafforzano il sostegno ideologico a Israele tra le élite statunitensi.

In una lettera al consiglio comunale di Durham, l’ADL ha denigrato e respinto Jewish Voice for Peace ribadendo il proprio sostegno al programma di scambi fra le polizie.

L’ADL si vanta di aver dal 2004 inviato 200 “dirigenti delle forze dell’ordine” per essere addestrati dalle forze israeliane in tattiche di ” lotta intensiva al terrorismo”.

Il gruppo si è vantato anche del fatto che gli ufficiali che prendono parte ai corsi di formazione “tornano e sono diventati sionisti” – sostenitori dell’ideologia dello Stato di Israele.

L’ex capo della polizia di Durham ha preso parte al seminario nazionale antiterrorismo dell’ADL – come evidenziato nel materiale pubblicitario della società di consulenza sulla sicurezza per cui ora lavora che vanta un prestigioso elenco clienti incluse diverse importanti università.

Starbucks

Questa settimana l’ADL è stata invitata a cooperare con Starbucks alla produzione di materiale per l’addestramento del personale al fine di combattere i “pregiudizi impliciti”, dopo che l’arresto di due uomini di colore in una caffetteria Starbucks a Filadelfia ha suscitato un’indignazione nazionale.

Gli attivisti fanno notare come la pretesa di ADL di proporsi a modello della lotta ai pregiudizi presenti clamorose ed evidenti cadute, specialmente quando si tratta di afroamericani e palestinesi.

Oltre a celebrare il Dipartimento di Polizia Metropolitano di St. Louis per l’omicidio nel 2014 di Michael Brown, un adolescente nero disarmato a Ferguson, nel Missouri, l’ADL ha stigmatizzato gli attivisti di Black Lives Matter [movimento di protesta contro le uccisioni di afroamericani, ndt] per il loro sostegno ai diritti umani palestinesi.

Ha anche una lunga tradizione di islamofobia sui media più diffusi e di denigrazione delle organizzazioni delle comunità palestinese, musulmana e araba.

Formazione

“Non ha senso formare la nostra polizia – o addirittura lasciare che la nostra polizia sia formata – dall’esercito israeliano dopo le cose terribili cui hanno preso parte”, ha dichiarato Ahmad Amireh degli “Studenti per la Giustizia in Palestina” della Duke University a The Electronic Intifada Podcast.

Studenti per la Giustizia in Palestina della Duke University fa parte dell’associazione “Demilitarize! Durham2Palestina”.

Amireh ha detto di aver trascorso del tempo nella Cisgiordania occupata dopo la decisione in dicembre del presidente Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale israeliana, e durante una protesta ha visto le forze israeliane sparare a un uomo palestinese con una bandiera.

“Vedere ciò, affermare che un uomo non possa resistere all’occupazione cui è stato sottoposto tutta la vita senza che gli si spari, è una cosa che non ha alcun modo di affermarsi fra le comunità in America”, ha detto.

Amireh ha detto che, tornato a Durham, ha voluto contribuire a por fine a quel tipo di violenza di Stato e di approccio razzista che sia Israele sia le forze di polizia statunitensi portano avanti.

Con la campagna, gli attivisti hanno sottolineato l’urgenza di abbandonare la militarizzazione “e investire nelle comunità nere e meticce con abitazioni, posti di lavoro, istruzione, salari per vivere e assistenza sanitaria”, che soddisfino i bisogni fondamentali delle persone e rafforzino la sicurezza della comunità, ha dichiarato a The Electronic Intifada Podcast Ajamu Dillahunt, uno studente membro della sezione di Durham del Black Youth Project 100, anch’esso parte della coalizione Demilitarize! Durham2Palestine.

Dopo la vittoria al consiglio comunale, la coalizione continuerà i lavori per garantire che politiche analoghe possano essere approvate in altre città, “per por fine a qualsiasi genere di scambio fra Israele e le forze militari, e per mettere sul tavolo anche l’obbligo per la polizia di rispondere dei propri atti”, ha detto Dillahunt.

(Traduzione di Luciana Galliano)

 

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