L’anti-palestinismo è il moderno maccartismo

Un gruppo di filo israeliani manifestano a Londra in opposizione alla dimostrazione davanti all'ambasciata israeliana di manifestanti solidali con la causa palestinese. (Hasan Esen/Anadolu Agency)
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AsaWinstanley

1 ottobre 2019Middle East Monitor

Come sanno i lettori abituali di questa rubrica, nel Regno Unito l’atmosfera maccartista contro i sostenitori dei diritti dei palestinesi sta peggiorando. Ciò è dovuto in parte al consenso della leadership del partito laburista alla campagna diffamatoria che mira a rappresentare il partito come anti-semita. L’anno scorso, l’accettazione da parte del comitato esecutivo nazionale del partito laburista della falsa “definizione operativa” di antisemitismo da parte dell‘IHRA (Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto) ha fornito al documento diffusione e approvazione immeritate, confondendo deliberatamente l’antisemitismo con le critiche ad Israele per essere quello stato razzista che così evidentemente è.

Non sorprende che l’accettazione del documento dell’IHRA abbia portato i consigli comunali che lo hanno adottato a proibire in quanto “antisemite” persino innocue manifestazioni di solidarietà con l’esistenza della Palestina. Forse l’esempio più vergognoso è stato l’anno scorso, quando il consiglio comunale di Tower Hamlets [quartiere del centro di Londra, ndtr.] ha vietato al Big Ride for Palestine [Grande Corsa per la Palestina, gara ciclistica e attività di sensibilizzazione che si svolgono a Manchester e Londra, ndtr.] l’uso dei suoi parchi pubblici e spazi aperti per la manifestazione e i comizi.

Gli organizzatori del Big Ride avevano fatto domanda di autorizzazione presso tutte le istituzioni preposte: inizialmente erano stati mandati dagli impiegati comunali da un ufficio all’altro e poi avevano ricevuto un rifiuto sulla base di un’affermazione completamente pretestuosa, cioè che il Comune non permetteva raduni “politici” nei suoi parchi pubblici. Tale affermazione è stata contraddetta dallo stesso sindaco laburista di Tower Hamlets, John Biggs, che aveva precedentemente usato proprio lo stesso parco richiesto dal Big Ride per uno dei suoi raduni elettorali.

Le email di Tower Hamlets, ottenute grazie alla legge sulla libertà di informazione, hanno rivelato che la vera ragione per il divieto era che gli impiegati comunali avevano deciso che l’evento poteva violare la falsa definizione di antisemitismo dell’IHRA. Perché? Perché il sito web del Big Ride for Palestine afferma, correttamente, che ci sono “paralleli fra l’apartheid in Sud Africa e lo Stato di Israele.”

Il Big Ride for Palestine resta una delle forme di solidarietà verso la Palestina più inoffensive e condivisibili che si possano immaginare. Non progettava un’azione diretta contro i commercianti di armi che potrebbero teoricamente rischiare l’arresto. Non coinvolgeva degli oratori discussi e sobillatori.

Era semplicemente una corsa in bici sponsorizzata per raccogliere fondi per i bambini palestinesi vittime della guerra. Più precisamente, i corridori e i loro sponsor volevano aiutare i bambini di Gaza che soffrono di disturbi da stress postraumatico e altre patologie causate dalle varie guerre israeliane sui territori palestinesi, raccogliendo fondi per comprare degli equipaggiamenti sportivi. Il fatto che Tower Hamlets abbia vietato un evento così perché potenzialmente “antisemita” rivela quanto la definizione di antisemitismo dell’IHRS sia falsa.

Se le cose vanno male da questa parte del canale della Manica, pensate alla situazione degli attivisti per i diritti dei palestinesi nel resto dell’Europa. In Francia e Germania la situazione è persino peggiore, specie in Germania.

Da quando, a maggio, la camera bassa del parlamento tedesco ha approvato una mozione (non-vincolante) di condanna del movimento BDS, questo neo-maccartismo è ulteriormente peggiorato. L’establishment letterario e culturale tedesco ha cominciato a vietare, escludere e, ironia delle ironie, boicottare figure culturali internazionali se sostengono la campagna per i diritti dei palestinesi del movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS).

Più agghiacciante ancora, alle associazioni culturali tedesco-palestinesi è vietato l’uso di spazi pubblici, a causa del loro sostegno al BDS. Questo ha conseguenze di vasto raggio dato che, sostanzialmente, tutta la società civile palestinese sostiene il movimento BDS, che è totalmente non-violento.

Due casi recenti esemplificano questa agghiacciante atmosfera politica maccartista. A giugno, il rapper afro-americano Talib Kweli, famoso per i suoi testi socialmente e politicamente impegnati, è stato escluso da un festival musicale tedesco dopo che si era rifiutato di cedere alle insistenze degli organizzatori di condannare il movimento BDS. Kweli è un sostenitore del BDS da molti anni e, cosa da ammirare, ha rifiutato la richiesta di “censurare me stesso e mentire sul BDS per soldi.”

Più di recente, una città tedesca ha revocato un premio alla scrittrice anglo-pakistana Kamila Shamsie per il suo sostegno al movimento BDS. “I membri della giuria non sapevano che l’autrice era stata un membro del movimento, dal 2014 aveva partecipato e continua a partecipare al boicottaggio del governo di Israele per le sue politiche nei confronti dei palestinesi” ha annunciato il Comune di Dortmund che assegna il premio Nelly Sachs.

Questo modo di fare della censura politica da parte della città di Dortmund nei confronti di una scrittrice importante è stato ampiamente condannato. Fra i critici ci sono Yasmin Alibhai-Brown, editorialista, Naomi Klein, scrittrice e giornalista, e la deputata pachistana Sherry Rehman.

Il blog tedesco che per primo ha attirato l’attenzione sul sostegno di Shamsie al BDS è un sito apertamente razzista. Sebbene in teoria sia di orientamento politico “liberale” quando si tratta di Israele, Ruhrbarone è apertamente anti-palestinese, arrivando addirittura a invocare il genocidio. A novembre dello scorso anno, durante un particolare attacco israeliano contro la popolazione della Striscia di Gaza, il blog Ruhrbarone  ha twittato una vignetta apertamente genocida, chiedendo, presumibilmente allo Stato sionista, di “trasformare Gaza in una Garzweiler”.

Garzweiler è una miniera di carbone a cielo aperto. La richiesta del blogger di decimare e radere al suolo il territorio palestinese assediato, abitato da 2 milioni di persone, quasi tutti civili disarmati, non avrebbe potuto avere intenti più apertamente genocidi. È da notare che gli autori del blog tedesco hanno usato l’inglese in modo da rendere ancor più comprensibili le loro intenzioni.

In Germania sembra che, quando l’obiettivo sono i palestinesi, un linguaggio violento e persino genocida sia ammissibile. Tuttavia movimenti pacifici come il BDS, che cercano di spingere Israele a cambiare le sue politiche razziste che negano ai palestinesi i diritti umani e civili più elementari, sono palesemente proibiti.

Questo, insieme al tentativo di bandire le associazioni culturali palestinesi dalla vita pubblica in Germania, rivela il razzismo insito nel tentativo di mettere oggi al bando il movimento BDS in Europa. L’anti-palestinismo, in tutte le sue forme mostruose, è davvero il maccartismo di oggi.

Le opinioni contenute in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la linea editoriale di Middle East Monitor.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)