L’avvocato israeliano “antiterrorista” fu condannato per aggressioni contro i palestinesi

Aviel Leitner (a sinistra nella foto) alla conferenza di Shurat HaDin nel febbraio 2020 (Facebook)
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9 dicembre 2020 – Middle East Eye

Aviel Leitner, che lavora per Shurat HaDin, venne incarcerato in seguito a delle aggressioni commesse negli anni ’80 a Gerusalemme est e in Cisgiordania e attribuite al partito di estrema destra Kach

Middle East Eye è in grado di rivelare che un avvocato impegnato in un’organizzazione israeliana che sostiene di essere dedita alla “lotta contro il terrorismo” nel corso degli anni ’80 venne egli stesso condannato per attacchi violenti contro civili e proprietà palestinesi nella Gerusalemme est occupata e in Cisgiordania.

Aviel Leitner, che lavora per lo Shurat HaDin di Tel Aviv, noto anche come Israel Law Center [ONG israeliana dedita ad intentare cause nei confronti di chi critica le politiche israeliane, ndtr.] faceva parte di un gruppo legato al partito di estrema destra Kach [partito di estrema destra razzista dei coloni fondato dal rabbino statunitense Meir Kahane, ndtr.], accusato di aver compiuto sei attacchi nel 1983 e nel 1984. Tra questi una sparatoria vicino a Ramallah contro un autobus che trasportava lavoratori palestinesi, in cui rimasero ferite sei persone.

Leitner, marito di Nitsana Darshan-Leitner, fondatrice di Shurat HaDin, fu infine condannato nel 1986 a 30 mesi di prigione, dopo che le autorità israeliane furono costrette a chiedere la sua estradizione dagli Stati Uniti, dove era fuggito mentre si trovava libero su cauzione.

Le rivelazioni giungono alla vigilia della partecipazione di Shurat HaDin a una conferenza annuale organizzata questo giovedì dalla organizzazione lobbistica filo-israeliana NGO Monitor [associazione filo-israeliana che controlla e calunnia le ong solidali con i palestinesi, ndtr.] di Gerusalemme. Il titolo della conferenza è “Leader del terrorismo attivisti per i diritti umani: smascherare la facciata”.

Tra i relatori alla conferenza via internet ci sono Darshan-Leitner e Noam Katz, il vicedirettore generale e responsabile della diplomazia pubblica per il Ministero degli Affari esteri israeliano.

Sia NGO Monitor che Shurat HaDin sono noti per aver attaccato organizzazioni che documentano le violazioni del diritto internazionale da parte delle autorità israeliane e che forniscono sostegno alla società civile palestinese.

Shurat HaDin si descrive come “in prima linea nella lotta al terrorismo e nella salvaguardia dei diritti degli ebrei in tutto il mondo” e “dedito alla protezione dello Stato di Israele”. Sostiene di lavorare con “le agenzie di intelligence (e) le forze dell’ordine occidentali” e utilizza “i sistemi giudiziari di tutto il mondo per passare all’offensiva contro i nemici di Israele”.

Un’affermazione comune in questi casi è che gli attivisti palestinesi per i diritti umani avrebbero collegamenti diretti o indiretti con il terrorismo.

Secondo Human Rights Watch dal 1967 centinaia di organizzazioni palestinesi sono state proscritte dalle autorità di occupazione israeliane con regolare condanna dei palestinesi per reati di terrorismo nei tribunali militari.

Shurat HaDin sostiene di non essere affiliata al governo israeliano. Ma in un cablogramma diplomatico statunitense trapelato nel 2007 Darshan-Leitner dichiarava ai funzionari statunitensi che “nei suoi primi anni” Shurat HaDin “ha preso indicazioni dal GOI [governo di Israele] su quali casi perseguire”.

Il cablogramma cita Darshan-Leitner che affermava: “L’ufficio legale [israeliano] del Consiglio di sicurezza nazionale (NSC) ha individuato l’uso dei tribunali civili come un modo per fare cose che esso non è autorizzato a compiere”.

Membro del partito Kach

Gli attacchi per i quali Leitner – quando era conosciuto come Craig Arthur Leitner – e altri furono condannati sono stati documentati in una serie di rapporti resi pubblici.

Un rapporto sulla condanna di Leitner pubblicato nel 1986 sul quotidiano ebraico Maariv lo descriveva come attivo nel partito Kach, un movimento di estrema destra fondato dal rabbino Meir Kahane, attivista anti-arabo e politico israeliano noto per le sue opinioni radicali.

In Israele il partito Kach venne bandito nel 1994 dopo che il membro del partito Baruch Goldstein uccise 29 fedeli palestinesi nella moschea Ibrahimi di Hebron.

Secondo un libro del 2011, Jewish Terrorism in Israel [Terrorismo ebreo in israele, ndtr.], degli accademici israeliani Ami Pedahzur e Arie Perliger, Leitner, nato negli Stati Uniti, si trasferì in Israele dopo aver partecipato ai campi estivi della Jewish Defense League (JDL) nei monti Catskill nello Stato di New York, dove “i giovani assorbivano gli insegnamenti di Kahane e imparavano a usare la pistola”.

Il JDL, che venne co-fondato da Kahane, in un rapporto del 2000/2001 è stato descritto dall’FBI come una organizzazione “terrorista di destra”, i cui membri hanno una lunga storia di violenza anti-palestinese.

Secondo la documentazione giudiziaria degli Stati Uniti relativia al suo successivo caso di estradizione, Leitner e altri membri del partito Kach vennero accusati di aver compiuto “sei atti di terrorismo”, tra cui lancio di bombe molotov e attacchi incendiari contro case e veicoli palestinesi a Gerusalemme est e ad Hebron e contro la sede di un giornale a Gerusalemme est.

Nel marzo 1984 tre membri del gruppo, tra cui Leitner, furono arrestati subito dopo un attacco a fuoco che aveva preso di mira, vicino a Ramallah, i lavoratori palestinesi a bordo di un autobus.

L’imputato fu attivo nella pianificazione dell’attacco. Guidò i partecipanti sul luogo dell’attacco e mentre un complice sparava sull’autobus con un fucile M-16, ferendo sei civili arabi, l’imputato li aspettava per portarli via”, si legge in un memorandum.

‘Ricercato in Israele’

Dopo il suo arresto, e nonostante fosse divenuto un testimone di accusa, Leitner fuggi da Israele negli Stati Uniti. Lì, nel gennaio 1986, Leitner fu arrestato a New York all’interno del campus della facoltà di giurisprudenza della Pace University. Un articolo del New York Times sull’arresto lo descriveva come “ricercato in Israele con l’accusa di aver pianificato e condotto attacchi armati contro gli arabi”.

Nell’agosto del 1986, a seguito di vari procedimenti legali, tra cui il rifiuto di concedergli la libertà provvisoria, Leitner tornò in Israele dopo aver accettato un patteggiamento.

Secondo il resoconto di Maariv [popolare quotidiano israeliano, ndtr.], i pubblici ministeri israeliani accettarono di non perseguirlo per la fuga dal Paese e per la violazione di un accordo su una sua testimonianza d’accusa in cambio del suo ritorno volontario in Israele e della sua dichiarazione di colpevolezza relativa a tutte le sei accuse.

Leitner venne condannato a 30 mesi di prigione, ridotti di 13 mesi per il tempo intercorso tra il suo arresto e la fuga negli Stati Uniti.

L’attività di Leitner presso Shurat HaDin non è citata sul sito web dell’organizzazione e la sua pagina LinkedIn attesta che egli sarebbe un “consulente”.

Ha parlato a nome dell’organizzazione in recenti notizie relative a una causa intentata da Shurat HaDin contro la Cina, per la sua presunta negligenza nel trattare e contenere la pandemia da coronavirus.

In un’intervista su un programma audio religioso americano su internet, The Land and the Book [La Terra e il Libro, ndtr.], nel maggio 2019 Leitner è stato presentato come “uno dei fondatori dello Shurat HaDin Israeli Law Center“.

Ha riferito all’intervistatore che Shurat HaDin venne istituito tra il 2001 e il 2002 in risposta agli attacchi contro israeliani da parte dei palestinesi durante la Seconda Intifada.

“In mezzo a tutto quel caos, come gruppo di giovani avvocati abbiamo pensato che probabilmente avremmo potuto svolgere un ruolo”, ha dichiarato.

Tutti nella società pensano che gli avvocati non abbiano la forza per [impegnarsi in] cose così grandi, ma questo è qualcosa che gli avvocati possono fare e tra di noi stavamo cercando di pensare a quale ruolo avremmo potuto assumere … nel contrattacco. Così siamo andati avanti per quasi 20 anni “.

MEE ha contattato Shurat HaDin e NGO Monitor per un commento ma, al momento della pubblicazione, nessuno dei due ci ha risposto.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)